Radicalismo
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I termini Radicalismo e Radicale sono in uso sin dalla fine del XVIII secolo nelle scienze politiche per indicare quei partiti che esprimono favore o cercano di indurre riforme politiche senza compromessi, inclusi cambiamenti dell'ordine sociale di maggiore o minore portata. Il Radicalismo storico va distinto dall'uso contemporaneo del termine "radicale" negli USA, meramente volto ad indicare gli estremismi di destra o di sinistra, ad esempio la sinistra radicale.
[modifica] Il "radicalismo" delle origini
Storicamente, i fini radicali originali della libertà e delle riforme elettorali in Gran Bretagna si ampliarono con le Rivoluzioni americana e francese, sicché alcuni radicali arrivarono a perseguire il repubblicanesimo, l'abolizione dei titoli, la ridistribuzione della proprietà e la libertà di stampa.
[modifica] Il radicalismo del XIX secolo
Nel XIX secolo sia nel Regno Unito, sia in Europa continentale, il termine "radicale" venne ad indicare un'ideologia progressista liberale. In molte nazioni europee (si pensi a Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca, Olanda, Francia) alla fine dell'ottocento la contrapposizione politica era tra Conservatori e Liberali. I primi erano, spesso, espressione dei latifondisti, della alta borghesia e del patriziato nobiliare. I secondi, invece, raccoglievano gli intellettuali, la piccola e media borghesia, i piccoli contadini. I Conservatori, ben presto, si fecero portatori anche di istanze reazionarie circa i rapporti tra Stato e Chiesa, soprattutto in quei paesi (Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, etc.) dove era riconosciuta una religione di Stato. I Liberali, invece, facendosi portatori di istanze di rinnovamento e ricambio economico-sociale, si fecero portatori anche di una netta separazione tra Stato e Chiesa. All'interno del pensiero politico liberale, che solitamente si incarnava in partiti posizionati al centro degli schieramenti politici, si formò una frangia particolarmente attenta alle questioni sociali ed alle istanze laiche, che ha fondato un filone culturale autonomo situato appunto alla estrema sinistra del movimento culturale liberale. I sostenitori di tale liberalismo progressista e di sinistra sono dunque i cosiddetti radicali.
In Italia l'esperienza politica del Radicalismo può riferirsi a (fra parentesi viene indicata la collocazione politica)
- il Partito Radicale Storico, dal 1877 al 1922 (sinistra)
- il Partito Radicale, dal 1955 al 1989 (sinistra)
- il Partito Radicale Transnazionale (PRT), dal 1989 noto anche come "Transnational Radical Party" e "Nonviolent Radical Party, Transparty and Transnational" (non si presenta alle elezioni)
- la Lista Pannella e Pannella Riformatori, dal 1992 al 1995 (centro-destra)
- la Lista Pannella-Sgarbi, nel 1996 (centro-destra)
- la Lista Emma Bonino, dal 1999 al 2004 (opposizione a entrambi i poli)
- la Lista Pannella-Bonino, nel 2001 (opposizione a entrambi i poli)
- i Radicali Italiani, dal 2001 (opposizione a entrambi i poli fino al 2004, centro-sinistra dal 2005)
- la Lista Luca Coscioni, nel 2005 (non presentatasi alle elezioni)
- la Rosa nel pugno, dal 2005 (centro-sinistra)
- il Movimento Federativo Radicale, nato nel 1982 (centro-sinistra)
- i Radicali di sinistra, dal 2004 (sinistra)
- i Riformatori Liberali, dal 2005 (centro-destra)
- i Radicali Europei, nel marzo del 2006 (opposizione ad entrambi i poli)
All'estero l'esperienza politica del Radicalismo può riferirsi
- in Argentina alla Unión Cívica Radical
- in Danimarca alla Sinistra Radicale
- in Francia al Parti radical de gauche (PRG) e al Parti radical valoisien
- in Svizzera al Partito Liberale Radicale (PLR), detto anche Parti radical-démocratique (PRD) o Freisinnig-Demokratische Partei (FDP)