Rubin Carter
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Rubin "Hurricane" Carter (6 maggio 1937) è stato un pugile tra il 1961 e il 1966, ma è più conosciuto per essere stato accusato di triplice omicidio il 3 giugno 1966 a Paterson, New Jersey, condannato a tre ergastoli e successivamente scarcerato nel 1985.
La questione dell'innocenza o colpevolezza di Carter rimane un mistero: o il sistema giudiziario americano ha sottratto un triplice omicida alla pena alla quale due diverse giurie l'avevano condannato, oppure ha imprigionato un innocente per circa vent'anni.
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[modifica] La gioventù
Carter è cresciuto a Paterson, New Jersey, assieme a sei fratelli. I suoi genitori provvedevano senza problemi al sostenimento familiare e all'educazione degli altri sei figli senza particolari problemi. Rubin invece ha cominciato presto ad avere problemi con la giustizia, e venne assegnato ad un riformatori per aggressione e furto poco dopo il suo quattordicesimo compleanno.
Carter scappò dal riformatorio nel 1954 e si arruolò nell'esercito americano a 17 anni. Qualche mese dopo, dopo aver completato l'addestramento a Fort Jackson, Carolina del Sud, fu spedito in Germania, dove, stando alla sua autobiografia del 1974, cominciò ad interessarsi alla Boxe. Tuttavia, Carter non era un buon soldato, e dovette presentarsi davanti alla corte marziale per ben 4 volte a causa della sua insubordinazione. Nel maggio del 1956, L'esercito lo congedò, definendolo "inadatto al servizio militare". La sua carriera militare durò 21 mesi.
Tornato nel New Jersey, Carter fu arrestato e scontò dieci mesi a causa della sua fuga dal riformatorio. Poco dopo il suo rilascio, Carter fu arrestato per una serie di crimini, tra i quali aggressione e rapina ad una donna di colore di mezza età. Rimarrà nella prigione di stato del New Jersey per i prossimi quattro anni.
[modifica] La carriera da pugile
Mentre era in prigione, Carter riesumò il suo interesse per la boxe, e subito dopo il suo rilascio, avvenuto nel settembre 1961, diventò professionista. alto 1 metro e 70 centimetri circa, Carter era mediamente più basso di un peso medio, ma combatté per tutta la sua carriera in questa categoria. Testa rasata, baffi prorompenti, sguardo aggressivo e fisico possente facevano di lui una presenza intimidatoria sul ring, decenni prima che tale "look" divenisse consuetudine nel pugilato. Il suo stile aggressivo e la potenza dei suoi pugni (che gli fruttarono molti KO) catturavano l'attenzione, facendolo diventare un beniamino del pubblico, e gli fruttarono il soprannome "Hurricane" (Uragano). Dopo aver battuto avversari come Florentino Fernandez, Holley Mims, Gomeo Brennan e George Benton, il mondo della boxe cominciò a notarlo. Ring Magazine lo inserì nella sua "Top 10" riguardante gli sfidanti al titolo dei pesi medi nel luglio del 1963.
Combatté sei volte nel 1963, con quattro vittorie e due sconfitte. Restò nella parte bassa della "Top 10" fino al 20 dicembre, quando sorprese il mondo della boxe mandando al tappeto il passato e futuro campione del mondo Emile Griffith due volte nel primo round, vincendo per KO tecnico.
Questa vittoria fece guadagnare a Carter il terzo posto nel ranking degli sfidanti al titolo dei pesi medi, che apparteneva a Joey Giardello. Carter vinse altri due incontri (uno contro il futuro campione dei pesi massimi Jimmy Ellis) nel 1964, prima di sfidare Giardello a Philadelphia, in un match di 15 round valido per il titolo il 14 dicembre. Carter combatté bene, ma i giudici dichiararono Giardello campione ai punti all'unanimità. La maggior parte della stampa protestò; un sondaggio svolto fra i giornalisti presenti a bordo ring mostrò che 14 giornalisti su 18 ritenevano Carter vincente: il pugile comunque non fece mai un reclamo ufficiale.
Dopo questo incontro, Carter cominciò a perdere posizioni nel ranking. Combatté nove volte nel 1965, ma perdé quattro dei cinque incontri disputati contro avversari di livello (Luis Manuel Rodriguez, Harry Scott e Dick Tiger). Tiger, in particolare, mandò al tappeto Carter tre volte nel loro incontro. "È stata", disse Carter, "la peggior sconfitta della mia vita - dentro e fuori dal ring".
[modifica] Gli Omicidi
Il 17 giugno 1966, alle 2:30 del mattino circa, due uomini di colore entrarono nel "Lafayette Bar and Grill" a Paterson, New Jersey, ed aprirono il fuoco. Il barista, Jim Oliver, ed un uomo, Fred "Cedar Grove Bob" Nauyoks, vennero uccisi sul colpo. Una donna, Hazel Tanis, morì circa un mese dopo, aveva la gola, lo stomaco, l'intestino, la milza, il polmone sinistro e un braccio perforati dai proiettili. Una terza persona, Willie Marins, sopravvisse all'attacco, ma perse la vista ad un occhio.
Un noto criminale, Alfred Bello, che si aggirava nei pressi del Lafayette per commettere un crimine quella stessa notte, vide la scena. Bello fu una delle prime persone presenti nella scena del crimine e chiamò un operatore telefonico per avvertire la polizia. Una residente al secondo piano del Lafayette, Patricia Graham, vide due uomini di colore salire in una macchia bianca e partire verso ovest, lontano dal bar. Un'altra persona, Ronald Ruggiero, sentì gli spari, e affacciatosi dalla finestra vide Bello correre per Lafayette Street. Sentì anche lo stridere degli pneumatici una macchina bianca sfrecciare verso ovest, con due uomini di colore nei sedili anteriori. La macchina di Carter coincideva con quella vista dai testimoni; la polizia fermò Carter e un altro uomo, John Artis, e li portarono al Lafayette circa trenta minuti dopo la sparatoria. Nessuno dei testimoniriconobbe in Carter o Artis uno dei criminali, nemmeno Marins quando la polizia portò Carter e Artis all'ospedale per farli identificare dall'uomo ferito.
Comunque, nella macchina di Carter la polizia trovò una pistola calibro 32 dei proiettili per fucile calibro 12 - lo stesso calibro usato dagli assassini. Carter e Artis furono interrogati in commissariato. Nel pomeriggio, entrambi vennero sottoposti al test del poligrafo. L'esaminatore John J. McGuire trasse le seguenti conclusioni: "dopo un'attenta analisi dei risultati dati dal poligrafo, è opinione dell'esaminatore che i soggetti stavano mentendo alle domande. Ed erano coinvolti nel crimine. I soggetti negano qualsiasi connessione col crimine". Il poligrafo non era comunque giudicato attendibile, e quindi era inammissibile come prova. Carter e Artis furono rilasciati il giorno stesso.
[modifica] Il primo processo
Sette mesi dopo, Bello rivelò alla polizia che quella sera c'era un altro uomo con lui, tale Arthur Dexter Bradley. Dopo un'ulteriore interrogatorio, Bello e Bradley identificarono Carter come uno dei due uomini di colore armati che avevano visto fuori dal bar la notte degli omicidi ; Bello identificò anche Artis come l'altro uomo armato. Basandosi su questa ulteriore prova, Carter e Artis vennero arrestati e incriminati.
Anche se la difesa fece presente che gli accusati non corrispondevano alla descrizione che i testimoni oculari avevano dato il 17 giugno, i due andarono avanti con la loro testimonianza. questo, più la prova dell'identificazione della macchiina di Carter fornita da Patricia Valentine e le munizioni trovate nella macchina di Carter convinsero la giuria (composta da 12 persone bianche) che Carter e Artis erano gli assassini. Entrambi gli uomini vennero incriminati e condannati alla prigione a vita.
Durante la sua prigionia, Carter scrisse la sua autobiografia "The Sixteenth Round: From Number 1 Contender to #45472" (Il sedicesimo round: da sfidante numero 1 a numero 45472), pubblicata nel 1974. Sostenne la sua innocenza, ed ottenne il sostegno della gente, che spingeva per la grazia o per un nuovo precesso. Bob Dylan gli dedicò una canzone, "Hurricane" (1975), sostenendo l'innocenza di Carter. Nel frattempo, Bello e Bradley ritrattarono la testimonianza data nel 1967, tale ritrattazione fu usata come base per la mozione atta ad ottenere un nuovo processo. Ma il giudice Larner, che aveva presieduto sia il processo originale che la ritrattazione di Bello e Bradley, negò la mozione.
Gli avvocati della difesa formularono un'altra mozione, basata sulle prove che vennero alla luce durante il processo della ritrattazione (tra le quali un nastro della polizia contenente un'interrogazione a Bello). Anche se Larner negò anche questa mozione, la Corte Suprema del New Jersey concesse a Carter e Artis un nuovo processo nel 1976.
Siccome Bello aveva dato molte versioni dei fatti avvenuti quella notte, il procuratore Humphreys fece ripetere a Bello la sua versione dei fatti analizzandolo con due diversi poligrafi. Entrambi dichiararono che Bello era sincero, uno dei poligrafi giunse alla conclusione che Bello era entrato nel Lafayette Bar subito dopo o addirittura durante la sparatoria.
[modifica] Il secondo processo
Durante il nuovo processo, Bello accantonò la ritrattazione e tornò a sostenere la testimonianza del 1967, identificando Carter e Artis come i due uomini armati che aveva visto al Lafayette Grill. Carter e Artis furono ancora una volta giudicati colpevoli, questa volta da una giuria che includeva due afroamericani, in meno di nove ore.
Carter e Artis furono quindi condannati per l'ennesima volta alla prigione a vita.
[modifica] Appello alla Corte Federale
Tre anni dopo, gli avvocati di Carter promossero una petizione per appellarsi alla Corte Federale. Ebbero successo; nel 1985, il giudice della Corte Federale Haddon Lee Sarokin sentenziò che Carter e Artis non avevano avuto un processo equo, affermando che l'accusa era "basata su motivazioni razziali". I procuratori del New Jersey si appellarono senza successo contro la decisone di Sarokin alla Terza Corte d'Appello, e anche alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che si rifiutò di ascoltare il caso. La Corte Suprema non deve accettare tutti gli appelli ad essa rivolti, può decidere quali ascoltare e quali no, e questo è quello che successo all'appello della contea di Passaic.
Nonostante i procuratori della contea di Passaic avessero potuto processare Carter e Artis per una terza volta, decisero di non farlo. I testimoni erano irreperibili o morti, il costo di un terzo processo sarebbe stato altissimo, e non era chiaro cosa sarebbe scaturito da un'eventuale terzo processo. Nel 1988, i procuratori del New Jersey archiviarono una mozione per allontanare gli atti d'accusa originali portati contro Carter ed Artis nel 1966, facendo quindi cadere tutte le accuse.
[modifica] Artis e Carter oggi
John Artis, dopo essere stato rilasciato sulla parola nel 1985, fu ancora incarcerato nel 1986 per traffico di cocaina e possesso di un'arma rubata. Ora è ai servizi sociali, in Virginia.
Carter ha vissuto in una fattoria poco fuori Toronto, Ontario, Canada, dal 1988, ed è stato direttore esecutivo dell'Associazione per la Difesa dei Condannati per Errore (ADWC) dal 1993 al 2005. Ora lavora come motivatore. Il 14 ottobre 2005, Rubin Carter ha ricevuto il Dottorato Honoris Causa in Legge dall'Università di New York, di Toronto e anche dalla Griffith University (Brisbane, Australia) grazie al suo lavoro per l'ADWC.
Il record della carriera pugilistica di Carter è di 27 vittorie, 12 sconfitte e un pareggio in 40 incontri, con 8 knockouts e 11 knockouts tecnici. Ha ricevuto la cintura di Campione del Mondo dal World Boxing Council nel 1993.
La vicenda di Carter ha ispirato un film nel 1999, Hurricane - Il grido dell'innocenza (The Hurricane), con Denzel Washington nel ruolo di protagonista.
Carter vive in Delaware Ave. Recentemente la sua casa ha preso fuoco e lui si è traferito.