Sant'Angelo in Formis
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[modifica] Sant'Angelo in Formis
Sant'Angelo in Formis, frazione di Capua (CE), sita a circa 4 km a nord-ovest dal capoluogo comunale, alle falde del Monte Tifata (602 m di altitudine), famosa per l'omonima Basilica Benedettina in stile bizantino, che sorge nella parte più antica del borgo.
L'abitato si suddivide in tre "quartieri": i moderni Sant'Iorio e Rione Case a valle, l'antico Sant'Angelo in Formis più a monte.
Fin dall'antichità il luogo era probabilmente abitato; in epoca romana vi sorgeva il Tempio di Diana Tifatina (dal nome del monte), di cui alcuni reperti sono ora conservati al Museo Campano in Capua. Dal X secolo d.C., sui resti del tempio, venne edificata una prima chiesa, mantenendo le parti del basamento e della pavimentazione resistita nei secoli, nonché le colonne romane ripristinate per dividere le navate.
[modifica] La basilica di San Michele Arcangelo
Lungo il declivio occidentale del monte Tifata troviamo la chiesa dedicata a Michele Arcangelo. Inizialmente nei documenti l’edificio è indicato come ad arcum Dianae, per ricordare che sorgeva al di sopra dei resti del tempio dedicato alla dea della caccia; mentre più tardi ci si riferisce a questa basilica con le denominazioni ad Formas, Informis o in Formis. L’interpretazione etimologica della nuova denominazione è controversa: da una parte l’ipotesi è che derivi dal termine latino forma, acquedotto, e che stia ad indicare la vicinanza di un condotto o di una falda; mentre dall’altra si è fatta derivare dalla parola informis, senza forma, e quindi spirituale. I resti dell’antico tempio di Diana furono rinvenuti nel 1877, e si è notato che la basilica ne ripercorre il perimetro, aggiungendo le absidi al termine delle navate. La prima costruzione della basilica si può far risalire all’epoca Longobarda (non sono poche le chiese che i longobardi dedicarono all’Arcangelo Michele), alla fine del VI secolo. Al tempo del vescovo di Capua Pietro I, che rivestì tale carica tra il 925 e il 938, la chiesa fu donata ai monaci di Montecassino, che volevano costruirvi un monastero. La chiesa fu poi tolta ai monaci e ridonata loro nel 1072 dal principe di Capua Riccardo I. L’allora abate Desiderio di Montecassino(il futuro papa Vittore III) decise di ricostruire la Basilica (1072 - 1087), rispettando ancora gli elementi architettonici di origine pagana. A lui si devono gli affreschi di scuola "bizantino-campana" che decorano l'interno e che costituiscono uno tra i più importanti e meglio conservati cicli pittorici dell'epoca nel sud Italia.
[modifica] L’architettura
L’edificio si presenta come una basilica a tre navate, triabsidata e senza transetto. La chiesa è preceduta da un portico a cinque fornici, accessibile tramite quattro gradini di marmo. Gli archi laterali sono ogivali, mentre quello centrale è a tutto sesto: questa soluzione può essere dovuta alla volontà di impostare gli archi in numero maggiore rispetto alle navate. Due pilastri laterali e quattro colonne sorreggono gli archi. Due colonne sono di granito e due di marmo cipollino e, come i capitelli corinzi, sono materiale di spoglio ed è molto probabile che provengano dal tempio di Diana. Sul lato destro della chiesa si erge il campanile. Nell’illustrazione dei possedimenti dell’Abbazia di Montecassino è rappresentata la donazione del 1072 e la chiesa è ad una sola navata con il portico a tre archi, mentre il campanile si trova a sinistra. Il campanile, inoltre, è a sinistra anche nell’affresco dell’abside maggiore della basilica, nel modellino della chiesa in mano a Desiderio, dove però l’edificio presenta tre navate. La miniatura dovrebbe quindi rappresentare la chiesa come era al momento della donazione di Riccardo, mentre il modellino nell’abside starebbe a rappresentare i lavori fatti compiere da Desiderio di Montecassino. Il campanile in entrambi i casi è però situato a sinistra, mentre attualmente si erge alla destra della costruzione: si è ipotizzata una sua ricostruzione in seguito ad un crollo. Il primo livello è costruito con conci disposti in modo regolare e vi è inserito un fregio con decorazioni zoomorfe, mentre il secondo piano è intervallato da bifore. Al XII secolo risalgono il portico esterno con nuovi affreschi e, molto probabilmente, la ricostruzione del campanile.
[modifica] La decorazione
Qualunque sia stato l’intervento di Desiderio, possiamo dire che la decorazione pittorica fu iniziata sotto il suo abbaziato, come testimoniano il già citato ritratto nell’abside, dove ha il nimbo quadrato che designa i viventi, l’epigrafe sul portale d’ingresso nonché l’affinità stilistica della decorazione con alcuni manufatti provenienti dallo scriptorium dell’abbazia. La perdita degli affreschi di Montecassino e l’importanza tributata a questi ultimi dalle fonti rende ancora più interessante lo studio delle degli edifici superstiti che gravitavano nella sua orbita. Sant’Angelo è la nostra principale possibilità di conoscenza, ma la sua decorazione non può essere considerata semplicemente un sostituto di quella cassinese, anche se ne rimane un’importante testimonianza. Il programma decorativo occupa le navate, le absidi e la controfacciata; è molto ampio e presenta spunti di notevole interesse. Lungo le pareti della navata centrale sono rappresentate scene del Nuovo Testamento su due registri, tranne per la Crocifissione e l’Ascensione, che occupano entrambi i registri; nelle navatelle, sempre su due registri, sono invece narrate le storie dell’Antico Testamento; sulla controfacciata è affrescato il monumentale Giudizio Universale. Nei pennacchi delle arcate della navata centrale, ai piedi delle narrazioni cristologiche, si trovano i Profeti (a sinistra: la Sibilla Persica o Eritrea; Davide, Salomone, [Crocifisso], Osea, Sofonia, Daniele, Amos, [distrutto]; a destra: Isaia, Ezechiele, Geremia, Michea, Balaam, Malachia, Zaccaria, Mosè, Abdia) che sottolineano il legame tra gli episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Nell’abside maggiore è rappresentato il Cristo in trono tra i quattro simboli degli Evangelisti, sotto i quali si trovano Desiderio e San Benedetto, che racchiudono i santi Michele, Gabriele e Raffaele. Nell’absidiola sud c’è la Vergine tra due Angeli. Il ciclo dell’Antico Testamento, di cui rimangono in totale quattordici scene, è molto danneggiato e accanto a brani illeggibili ne sono rimasti alcuni molto ben conservati. Si tratta di scene tratte da Genesi ed Esodo, come la Cacciata dei Protoparenti, le storie di Caino e Abele, le storie di Noè, quelle di Abramo e Isacco e infine, tratta da Giudici, la storia di Gedeone. Insieme a quelle della navata centrale, le scene delle navatelle costituiscono un insieme unico, che risponde alla volontà di esplicitare i nessi tra le due economie testamentarie, cioè di dimostrare che l’Antico Testamento era nient’altro che il «Nuovo coperto di un velo», come spiegavano i celebri versi di Sant’Agostino. Questo tipo di decorazione che metteva a confronto Antico e Nuovo Testamento si ritrovava a San Pietro in Vaticano, che sicuramente fu il modello di tutte le decorazioni successive di questo genere, anche se la disposizione delle scene in Sant’Angelo è insolita. Nei monumenti che presentavano il tema della Concordanza tra Testamenti in genere gli episodi dell’Antico Testamento erano sulla parete destra della navata centrale, mentre quelli del Nuovo sulla parete sinistra; in altri casi erano affrescati lungo tutta la navata centrale su due registri sovrapposti. La disposizione di Sant’Angelo può essere dovuta alla volontà di far risaltare il ciclo cristologico rispetto a quello veterotestamentario, oppure può sottintendere un significato più profondo: come l’Antico Testamento è ombra del Nuovo, così gli episodi che lo illustrano vanno visti nell’ombra delle navate laterali, per preparare l’osservatore alla Rivelazione dispiegata invece nella luce della navata centrale. L’influenza dei principali monumenti romani si può notare anche in un altro particolare: sotto i due registri delle navate laterali in Sant’Angelo si possono vedere i ritratti degli abati nei medaglioni, che richiamano i ritratti dei pontefici nei celebri tondi di San Paolo fuori le mura. Il tema principale svolto dagli affreschi è quello dell’abolizione dei sacrifici dell’Antico Testamento operata da Cristo per mezzo della Crocifissione. Il significato tipologico del ciclo di Caino e Abele, di Noè, di Abramo e Isacco è abbastanza evidente, e la loro comprensione è facilitata dal fatto che tali scene erano ripetute spesso negli edifici e commentate altrettanto spesso nei testi. Tuttavia ci sono scene meno frequenti, come quella di Gedeone, che a Sant’Angelo in Formis è per la prima volta rappresentata nell’arte monumentale, anche se esempi precedenti possono essere rintracciati nelle illustrazioni dei manoscritti. Per approfondire l’analisi iconografica delle singole scene si rimanda alla Bibliografia.
[modifica] Nelle vicinanze
Di fronte alla Basilica si apre un piazzale a terrazza, che offre una splendida panoramica su Capua.
Nei pressi della frazione:
- il Bosco di San Vito e Sansò, cornice naturale del Tifata con flora tipica della macchia mediterranea, oltre a rovi di more ed alberi di fico di crescita spontanea;
- le Tombe dei Garibaldini, sepolti qui dopo il trionfale assedio di Capua del 1860;
- il Ponte Annibale, che attraversa il Volturno, collegando la frazione con l'abitato di Triflisco (fraz. di Bellona), e che sorge sul luogo dove forse un tempo vi era il ponte utilizzato dall'esercito cartaginese, per attraversare il fiume durante la seconda guerra punica e conquistare così Capua (216 a.C.).
[modifica] Bibliografia
- Barral I Altet Le pavement médiéval de l’église de Sant’Angelo in Formis (Campanie) in Mosaïque. Recueil d’hommage a henri Stern, Paris 1982, pp.55-60
- F. De’ Maffei, Sant’Angelo in Formis , I. Il complesso monastico e il committente nell’ambito del primo romanico campano, in Commentari, XVII, 1976
- F. De’ Maffei, Sant’Angelo in Formis, II. La dicotomia tra scene dell’Antico Testamento e l’originario ceppo bizantino , in Commentari XVIII, 1977
- G. Gunhouse, The Fresco Decoration of Sant’Angelo in Frmis, PhD, Johns Hopkins University, 1992
- C. I. Minott, The Iconogaraphy of the Frescoes of the Life of Christ in the Church of Sant’Angelo in Formis, PhD, 1967.
- A. Mappert-Schmidt, Die Fresken von S.Angelo in Formis, Zürich 1967
- O. Morisani, Gli affreschi di Sant’Angelo in Formis, Napoli 1962
- V. Pace, La Campania, Milano 1997
- H. Toubert, Un’arte orientata. Riforma gregoriana e Iconografia, Milano, Jaka Book, 2001
- J. Wittstein, Sant’Angelo in Formis et la peinture médiévale en Campanie, Gèneve 1960.
[modifica] Voci correlate
- Architettura bizantina
- Ordine di San Benedetto
- Capua (CE)
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