Stefano Durazzo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Cardinale | |
![]() Stefano Durazzo della Chiesa cattolica |
|
Proclamato | 28 novembre 1633 da papa Urbano VIII |
Nato | 16 giugno 1594, Genova |
Ordinato | |
Consacrato | |
Vescovo | |
Deceduto | 11 luglio 1667, Roma |
Cardinale Titolo cardinalizio Collegio cardinalizio · Concistoro Tutti i cardinali |
Stefano Durazzo (Multedo, Genova, 16 giugno 1594 - Roma, 11 luglio 1667), cardinale italiano e arcivescovo di Genova.
Indice |
[modifica] Vita
Proveniva da una delle famiglie della nuova nobiltà di Genova. Studiò a Roma.
Fu creato cardinale il 28 novembre 1633 dal papa Urbano VIII.
Fu arcivescovo del capoluogo ligure dal 1635 al 1664.
Ebbe forti contrasti col doge, rifiutandosi di incoronare il doge Agostino Pallavicini, che pretendeva di ricevere la corona regale. Il doge voleva affermare che il suo potere veniva da Dio, e quindi aveva potere anche nella e sulla Chiesa. Il contrasto si accentuò a motivo della sua volontà di controllo degli ospedali e delle confraternite (le Casacce), che rappresentavano in quel tempo una rete associativa molto potente, con un notevole peso economico e sociale. Queste pensavano di dipendere solo dal potere civile e rifiutavano l'intervento riformatore dell'arcivescovo.
Fu poi incaricato della legazione di Bologna, per tenerlo lontano dalla sua città. Quando rientrò nel 1642 le lotte con il governo riesplosero. Il cardinale non voleva nessun controllo sul seminario da parte governativa. Per rappresaglia gli fu negata qualsiasi sovvenzione. Nel sinodo del 1643 le sue decisioni furono criticate da quella parte del clero che era refrattaria ad ogni riforma.
Un nuovo conflitto lo oppose al Senato. Quando nel 1647 Durazzo impose una tassa del 4% a favore del seminario, anzitutto sui redditi certi della mensa arcivescovile e del Capitolo della Cattedrale ed inoltre su tutti i benefici dei parroci e sui benefici semplici della Diocesi, da osservarsi in virtù di santa obbedienza e sotto pena di sospensione a divinis, la levata di scudi fu molto forte e ci fu un ricorso al papa.
Dopo il 1648 il Senato si rivolse più volte a Roma, e nel 1649 il doge Giacomo de' Franchi chiese ufficialmente l'allontanamento dell'arcivescovo. La diocesi era divisa. Una parte del clero era irritata per l'imposizione della tassa per il seminario; altri, e con loro molti laici, erano dalla parte del cardinale: fra essi la mistica Virginia Centurione Bracelli e Anton Giulio Brignole Sale, che rinunciò a una promettente carriera pubblica, per entrare nella Compagnia di Gesù.
Favorì i religiosi, in modo particolare i gesuiti, i cappuccini e i teatini, che inviò anche in Corsica per predicare le missioni.
Fondò la Congregazione dei Missionari Urbani per la predicazione missionaria in città, e chiamò gli oratoriani e i Preti della Missione, verso cui aveva una stima particolare.
Fece due visite pastorali alla diocesi; la seconda fu tra il 1650 e il 1654. Riorganizzò la diocesi, istituendo trentaquattro nuove parrocchie.
Nel 1655 scrisse che finalmente era riuscito ad evitare l'ingerenza nella vita del seminario di un certo magistrato laicale, che s'intrometteva nel governo di esso e nella scelta degli alunni.
In occasione della peste del 1656 si prodigò eroicamente, al punto di ottenere l'appellativo di Borromeo di Genova. Dopo la peste del 1656 soggiornò a Roma (1659-1661). Al suo ritorno la situazione era ancora critica, per cui, complice la grave malattia che l'aveva colpito, rinunciò al governo di Genova e si ritirò a Roma. Aveva appena firmato la rinuncia che il Senato decise di spostare il trono dogale, obbligando i canonici ad accompagnare il Senato quando prendeva parte alle cerimonie liturgiche solenni.
Morì a Roma nel 1667.
[modifica] Figura
Fu pastore e capo autorevole. Partecipava alle missioni, confessava volentieri, era il primo ai ritiri mensili e annuali del clero. Favorì le Quarantore e incrementò la devozione all'Eucarestia. Unì fermezza e senso religioso. Fu autorevole e autoritario. Ma si afferma che dietro la sua tempra d'acciaio c'era un autentico cuore sacerdotale.
Fece costruire a sue spese il seminario, e fondò la congregazione dei missionari di san Vincenzo de' Paoli.
Fu zio del cardinale Marcello Durazzo (creato nel 1686).