Storia del Venezuela
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[modifica] Il periodo spagnolo
Il Venezuela venne colonizzato dalla Spagna nel 1522. Gli spagnoli stabilirono il loro primo insediamento permanente nell'odierna città di Cumanà.
Quando arrivarono gli spagnoli, le popolazioni indigene erano principalmente agricoltori e cacciatori che vivevano divisi in gruppi lungo la costa e lungo il corso del fiume Orinoco. Nueva Toledo bene fondata in Venezuela nel 1522.
Un piano di colonizzazione del Venezuela da parte della Germania degli Asburgo, che doveva essere finanziato dai banchieri Fugger, non si concretizzò mai.A metà del XVI secolo nell'odierno Venezuela c'erano poco meno di 2000 europei.
L'apertura delle miniere d'oro a Yaracuy introdusse la schiavitù, inizialmente con le popolazioni indigene, successivamente con schiavi importati dall'Africa. Il primo vero successo della colonia fu un notevole incremento dell'allevamento di bestiame, favorito dal territorio pieno di vaste pianure , i llanos.
La società che si sviluppò in seguito era così primitiva da richiamare quella feudale, con proprietari terrieri spagnoli che amministravano i loro “feudi” di terra.
Durante il XVI secolo e XVII secolo, le province che costituiscono l'odierno Venezuela vennero per lo più trascurate. I vicereami di Nuova Spagna e Perù (situati nei territori precedentemente occupati dalle capitali degli imperi Aztechi e Inca) erano interessati a sfruttare le miniere d'oro ed argento del territorio, ma non svilupparono mai l'economia e l'agricoltura del Venezuela scaricandosi a turno la responsabilità del territorio venezuelano.
Nel diciottesimo secolo si formò una seconda società venezuelana lungo la costa dove vennero stabilite grandi piantagioni di cacao (dove lavoravano numerosissimi schiavi africani). Molti schiavi neri potevano essere anche trovati nelle haciendas nei llanos.
La provincia del Venezuela passò sotto la giurisdizione del Vicereame di Nuova Granada (creato nel 1717). La provincia venne poi trasformata nel Capitanato Generale del Venezuela nel 1777. La Compañía Guipuzcoana de Caracas esercitò il monopolio del commercio con l'Europa.
[modifica] Il Diciannovesimo secolo: l'indipendenza
I venezuelani iniziarono ad essere insofferenti nei confronti della dominazione spagnola alla fine del XVIII secolo. Le contemporanee guerre Napoleoniche in Europa indebolirono la potenza imperiale spagnola e il popolo venezuelano iniziò ad autogovernarsi dopo il colpo di stato del 19 aprile 1810, dichiarando poi l'indipendenza dalla Spagna il 5 luglio 1811. Dopo numerosi anni di guerra, nei quali morì quasi la metà della popolazione bianca del Venezuela, il paese raggiunse la definitiva indipendenza nel 1821, sotto il comando del suo figlio più famoso: Simòn Bolìvar.
Il Venezuela, insieme agli odierni stati di Colombia, Panama ed Ecuador, fece parte della Repubblica di Gran Colombia fino al 1830, anno in cui se ne separò e divenne uno Stato a se. La maggior parte della storia venezuelana del XIX secolo fu caratterizzata da periodi di instabilità politica, regimi dittatoriali di numerosi caudillos e da turbolenze rivoluzionarie.
A partire dal 1870 il Venezuela ha assistito a un crescente aumento della centralizzazione economica e politica. Il presidente Antonio Guzmàn Blanco(1870-1888) prese controllo dei ricavi dei clienti attraverso un’ alleanza con i caudillos locali e con il settore finanziario.
Cipriano Castro (1899-1908) e Juan Vicente Gomez (1908-1935) fondarono invece un esercito professionale con una struttura di comando centralizzato. Queste istituzioni ebbero un ruolo vitale per far sì che, al contrario di molti altri paesi proprietari di vaste risorse petrolifere, il Venezuela conoscesse un periodo di crescente stabilità politica a seguito dei grandi proventi ottenuti attraverso il petrolio dopo il 1920.
[modifica] Il ventesimo secolo
La prima metà del XX secolo fu caratterizzata da svariati periodi di autoritarismo, tra cui ricordiamo quello del generale Juan Vicente Gomez durante il quale il Venezuela divenne uno dei principali esportatori mondiali di petrolio.
Alla sua morte il comando venne preso da una giunta militare fino a quando il politico di sinistra Ròmulo Betancourt e il suo partito, la "AD" (Acciòn Democratica – Azione Democratica) ottennero la maggioranza dei seggi in un'assemblea costituente che nel 1946 stabilì La nuova Costituzione del paese.
Un ben noto scrittore, Ròmulo Gallegos, candidato del partito di Betancourt, divenne il primo presidente del Venezuela eletto democraticamente. Nel giro di otto mesi Gallego venne però spodestato da un golpe militare capeggiato da Marcos Pèrez Jiménez, che venne a sua volta sostituito nel 1958.
Dopo quest'ultimo evento e il progressivo scemare degli interessi militari nella vita politica del paese, il Venezuela ha beneficiato di una tradizione di governo civile e democratico. L'elezione di Ròmulo Betancourt, che fu presidente dal 1958 al 1964, decretò l'inizio di questa “nuova era”.
Negli anni sessanta l'AD e il partito democristiano COPEI (comitato di organizzazione politica elettorale indipendente) restrinsero le elezioni in Venezuela ad una competizione esclusiva tra questi due partiti. Questo sistema prese in nome di puntofijismo.
Il 27 febbraio 1989 vide lo scoppio di numerosi disordini e contestazioni nel paese, e si stima che migliaia di cittadini venezuelani furono uccisi dopo che l'allora presidente Carlos Andrés Perez (membro del partito AD ) decise di sospendere temporaneamente i diritti costituzionali dei cittadini, acconsentendo l'uso di mezzi violenti da parte delle forze armate per contrastare i disordini.
Questo portò al tentativo di attentato (fallito) del 1992 nei confronti del presidente. Nel 1998 Hugo Chavez, uno dei capi del tentativo del 1992, venne eletto presidente, decretando così la fine dell'era dell'AD e del COPEI.
[modifica] Chàvez e la “Rivoluzione Bolivariana”
L'elezione di Chavez nel 1998 determinò una nuova era della politica venezuelana, la cosiddetta “quinta Repubblica”: una nuova Costituzione, un nuovo nome (“La Repubblica Bolivariana di Venezuela”), e nuove relazioni tra le classi sociali ed economiche del paese. Nel 1999 i votanti hanno approvato il referendum per la nuova Costituzione.
I sostenitori di Chavez chiamano il progetto simbolizzato dal presidente come la Rivoluzione Bolivariana, e si organizzano in assemblee di partito locali chiamate i Circoli Bolivariani.
Il presidente ha dovuto anche a fronteggiare forti opposizioni alle sue politiche. Nel 2001 venne indetto Uno sciopero nazionale dei lavoratori, seguito da un tentativo di colpo di Stato nell'aprile del 2002 e da un altro sciopero generale del lavoro nel dicembre dello stesso anno. Quest'ultimo ha causato la chiusura della compagnia nazionale petrolifera (PDVSA) per due mesi con gravi conseguenze per l'economia venezuelana.
Nell'agosto 2004 Chavez ha indetto un referendum per la sua riconferma. Il 59% dei votanti si è espresso in suo favore. Il risultato è stato contestato da uno studio statistico di Roberto Rigobòn (MIT) e Ricardo Hausmann (Università di Harvard), che sostengono di aver trovato prove statistiche per cui il voto sarebbe stato manipolato. D'altro canto il Centro Carter e l’ Organizzazione degli Stati Americani hanno certificato il referendum come rappresentativo della volontà popolare, e lo stesso Jimmy Carter lo ha definito sicuramente più serio delle elezioni in Florida durante le elezioni presidenziali americane del 2000.
Il presidente Chavez è stato da poco rieletto, alla fine del 2006.
Per maggiori informazioni sulla politica e sulla vita dell'attuale presidente venezuelano si consiglia di consultare la voce a lui dedicata su wikipedia: Hugo Chavez.
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