Vieni avanti cretino
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Paese: | Italia |
Anno: | 1982 |
Durata: | 98' |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | comico |
Regia: | Luciano Salce |
Soggetto: | Franco Bucceri, Roberto Leoni |
Sceneggiatura: | Gianfranco Bucceri, Roberto Leoni |
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Fotografia: | Erico Menczer |
Montaggio: | Antonio Siciliano |
Musiche: | Fabio Frizzi |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
Vieni avanti cretino è un film del 1982 di Luciano Salce.
Il titolo è un esplicito omaggio alla famosa battuta dei Fratelli De Rege, e con essi alla tradizione dell'avanspettacolo italiano. Infatti molti degli sketch proposti nella pellicola sono veri e propri classici dell'avanspettacolo, come ad esempio l'equivoco dentista / casa di appuntamenti. Altri sketch furono improvvisati direttamente sul set, come la celeberrima sequenza del dialogo tra pugliesi con i sottotitoli in arabo e la canzone anglo-iberico-pugliese La filomegna. Molto originali sono l'apertura e la chiusura del film, puro meta cinema.
[modifica] La trama
Il film si apre con un monologo di Lino Banfi in un camerino ricavato in una toilette (al confronto con quelli lussuosi destinati alle star di Hollywood).
Pasquale Baudaffi è appena uscito dal carcere. Ad accoglierlo e a dargli una mano trova il cugino Gaetano, che lo aiuterà anche a cercare un lavoro.
Da questa premessa partono una serie di sketch concatenati. In primo luogo c'è la visita allo studio dentistico, che però Pasquale crede essere una casa d'appuntamenti, con i memorabili, spassosi dialoghi intrisi di equivoci con l'assistente del dentista e l'ingegnere in sala d'attesa. Seguiranno poi gli strampalati tentativi di trovare un lavoro, come garagista (alle prese con una bella ladra), cameriere (con una coppia di fidanzati indecisi e il capo dal cognome Gargiulo che fa rima con...), guardiacaccia (con la coda di un uccello), perito elettronico (con un capo schizofrenico, il Dr. Tomas, che lo porta ad un esaurimento che ricorda Tempi moderni) e così via.
Memorabile è pure l'incontro con lo sconosciuto prete pugliese, condito da schiaffoni e parlato in strettissimo dialetto sottotitolato in arabo.
Nel finale, Pasquale dedica una serenata flamenca, cantata e ballata, all'amata Filomena (Filomena, muy hermosa, è scappata da Canosa...)
Il film si chiude con l'intervento dello stesso Luciano Salce, a giudicare l'interpretazione di Banfi: viene condannato alla fucilazione da parte di un plotone armato di torte di panna.
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