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Discussione:Zeri (MS) - Wikipedia

Discussione:Zeri (MS)

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note:


Il territorio di Zeri fu un antichissimo crocevia appenninico in cui i primi insediamenti abitativi, formati da piccoli villaggi risalgono probabilmente ai popoli liguri. Già nell’età del bronzo queste zone dovevano essere abitate visto che nel 1938, durante la costruzione della strada Rossano – Arzelato, furono ritrovate tre urne ricoperte da una lastra di pietra alte circa 13 cm con un diametro di 20 cm. Queste contenevano ossa combuste appartenenti a soggetti diversi. La pratica dell’incenerimento indica l’arrivo di una cultura diversa in un territorio che utilizzava il rito inumatorio. Questa tomba rappresenta al momento una testimonianza culturale unica in questa area appenninica. Il ritrovamento di una Statua Stele (1948) e di ceramiche risalenti all’età del ferro stanno ad indicare, assieme alla presenza di alcuni toponimi, che Zeri fu sin dai tempi antichi un nodo viario di grande importanza. Lungo una rete di tratturi e passi montani sul crinale che divide la Valle della Magra da quella della Vara si svilupparono le comunicazioni sin dall'antichità e questa parte dell'Appennino rappresentò sicuramente un importante sito di transito e di collegamento tra le colonie romane di Luni e di Velleia, vicino a Piacenza. La "Via Regia" o "Salaria"di cui ancor oggi esistono le tracce, lungo la direttrice Monte Gottero (1.639 m.)- Monte Cornoviglio (1.162 m.), rimase via di rilevante interesse almeno fino al secolo XVIII. La storia di Zeri fu comunque sempre legata alle vicende della città di Pontremoli e della Lunigiana. Il toponimo Lunigiana si trova nei documenti scritti a partire dalla prima metà del secolo XIII ("in provincia Lunisanae"). La Lunigiana, come del resto altre parti d'Italia, dopo la caduta dell'impero romano (476) fu occupata da Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, Franchi. Carlo Magno nell'802 investì la famiglia degli Adalberti del possesso di gran parte della Lunigiana. Eredi degli Adalberti sono i Malaspina, che presero questo nome nel XII secolo quando uno dei membri incominciò ad essere così chiamato. I possessi dei Malaspina in Lunigiana vennero riconfermati dall'imperatore Federico II nel 1220 e l'anno seguente ebbe inizio la divisione del casato nei due rami dello "spino secco" e dello "spino fiorito" con conseguente ripartizione delle terre a destra e a sinistra del corso del fiume Magra. Si crearono così due feudi i cui capoluoghi furono Mulazzo e Filattiera. In seguito queste proprietà furono suddivise variamente tra i diversi discendenti che spesso entravano in lotta tra loro per questioni di confini. Un Diploma di Federico I del 1164 (fonte non certa) avrebbe concesso alla famiglia dei Malaspina i privilegi su Zeri ("Cerri cum tota curia"), ma subito dopo passò a Pontremoli. Le vicende di Zeri andarono di pari passo con Pontremoli. La città prima fu infeudata alla famiglia Genovese dei Fieschi, poi il dominio di Castruccio Castracani degli Antelminelli, in seguito i Rossi, gli Scaligeri, gli Sforza, i Visconti si successero più volte nel controllo della città che nel tempo vide transitare papi , imperatori e personaggi importanti: Federico Barbarossa, Matilde di Canossa, Carlo VIII, Carlo V. Durante la signoria dei Fieschi i "villani" furono ammessi nel consiglio generale del comune pontremolese. Nel più antico "Liber consiliorum" conservato, del 1495, vengono citati "Antonius Bollerii de Ziro, Parassacchus Pellicis de Ziro, Joannes Paulus Sclavi de Rossano, Antonius Simonis Bertolini de Codulo, Michael Janelotii de Arzelata". Sino al periodo delle riforme leopoldine il comune di Pontremoli aveva suddiviso il contado in quattro quartieri: del Piano, della Magra, del Verde e di Zeri e Rossano. Di quest'ultimo facevano parte anche San Cristoforo, Oppilo, Careola, Arzelato, Torano, Cavezzana Gordana, Campoli e Navelunga. Comunque Zeri ebbe sempre una identità dipendente forte e fiera, con confini ben definiti che la portarono spesso a controversie territoriali. Nel 1502 ci furono controversie con gli abitanti di Torpiana di Zignago, villaggio situato nella Val di Vara appartenente ai Genovesi, che si protrasse per molti anni, scaturendo nel 1574 in un conflitto armato. Per sanare la vicenda il Governatore di Pontremoli e la repubblica genovese concordarono la sospensione delle ostilità e gli accordi furono definiti da un atto notarile rogato da Giovanni Rolando Villani. Un’altra controversia fu quella sorta a partire dal 1526 tra Rossano e Suvero per l'utilizzo del Bosco di Gambatacca. Questa contesa durò secoli, caratterizzata da scontri armati e da accordi momentanei come quello del 1645 che stabiliva una mediazione: Suvero avrebbe utilizzato un terzo del bosco e Rossano la parte rimanente. La controversia ebbe altre tappe: nel 1695, quando furono addirittura cambiati i confini, lasciando ai Suveresi solo una piccola parte del bosco di Gambatacca e poi ancora nel 1720 con la chiusura dei passi della Val di Vara e nel 1783 quando il marchese Giuseppe Malaspina di Villafranca, feudatario di Suvero, concordò con Pontremoli confini definitivi. Zeri si ribellò nuovamente, questa volta contro Pontremoli, dopo la battaglia di Pavia nella quale il re di Francia Francesco I fu sconfitto e Carlo V diventava così padrone dell'Italia, La causa fu il rifiuto di concorrere alle spese di mantenimento delle truppe spagnole (4000 fanti venuti in Lunigiana al comando dello spagnolo Aldana) e per protestare scesero in città in circa ottocento provenienti dalla Valdantena, Arzengio, Zeri, Rossano, Guinadi e Traverde. Nell'occasione ci furono scontri con i "burgenses" prima a Casa Corvi e poi fuori delle mura cittadine. Un importante ruolo di mediazione per pacificare gli animi fu svolta da frate Mario da Zeri, guardiano del convento di San Francesco di Pontremoli. Dopo un periodo di dominazione Spagnola, Pontremoli assieme a Zeri fu ceduta alla Repubblica di Genova nel 1647, che tre anni dopo la rivendette al Granduca di Toscana. Il dominio fiorentino durerà sino alla fine del '700 e costituirà un periodo di grande sviluppo economico e mercantile grazie alle agevolazioni fiscali concesse dal Granduca ad alcune famiglie pontremolesi. Molte furono le riforme avviate dal granduca Pietro Leopoldo che trasformarono la Toscana in uno dei territori meglio ordinati d'Europa, una di questa, l'unificazione amministrativa eliminò gradualmente tutte le autonomie. Nel 1777 fu sciolto il consiglio generale del comune di Pontremoli di cui le valli di Zeri facevano parte e trasformato in una comunità retta da un gonfaloniere di nomina granducale assistito da sei priori e da un consiglio di diciotto membri. In questo modo si modificarono successivamente anche i confini e con alcuni "quartieri pontremolesi" furono istituiti i comuni di Caprio e di Zeri. Nel mese di luglio del 1786 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena visitò la Lunigiana e arrivò anche a Zeri. Del suo viaggio ci ha lasciato una relazione molto interessante sotto il profilo storico, pubblicata nel 1970 dall'editore Olschki di Firenze (Relazioni sul Governo della Toscana). Uno dei momenti storici per la popolazione di Zeri accadde il 25 maggio 1789 quando un esercito Napoleonico di circa 300 soldati guidato dal Maresciallo Graziani prende la via per Zeri. La popolazione insorse al tentativo di occupazione e in armi, guidata dal sacerdote Giovanni Monali, affrontò il nemico e lo respinse fin verso Borgotaro. Dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione Pontremoli e Zeri tornarono prima sotto il Granducato di Toscana per poi essere annessa nel 1848 al Ducato di Parma. Proprio alla vigilia di questa cessione gli zeraschi, che erano contrari così come i pontremolesi, incitati alla mobilitazione da un prete pontremolese, parroco di san Colombano, don Giovanni Matteo Farfarana, ripresero le armi strappate ai francesi più di cinquant'anni prima e conservate gelosamente. I pontremolesi armarono la guardia civica e alcuni fucili furono assegnati agli zeraschi che scesero in Val di Magra in centocinquanta, guidati dall'avvocato Domenico Giumelli, dal parroco di Codolo don Giovanni Pilati e da don Andrea Giulianotti. L'agitazione e le diverse manifestazioni infiammarono gli animi che unirono le istanze popolari all'azione di giovani di nobile famiglia, come il conte Luigi Fantoni di Fivizzano, Rinaldo Ruschi di Pisa, mentre l'ingegner Rodolfo Castinelli progettava le opere di difesa. Un poeta, Lorenzo Costa, colpito dal coraggio degli Zeraschi in armi, dedicò loro alcuni versi di un'ode: “Fra il Magra ed il Verde pel giogo apuano, Dal rapido Zeri all'irto Rossano Un volgo concorde repente si desta All'armi gridando con un suon di tempesta, Che assorda le valli, che abbrivida i cor”. Ma tanto coraggio non servì a nulla perché di lì a poco, il 7 gennaio 1848, il commissario granducale Antonio Mannini e il conte Edoardo dell'Asta, diplomatico del duca di Parma, stipularono l'atto di cessione dei distretti di Pontremoli e Bagnone che costituirono la Provincia della Lunigiana Parmense. Con il 1859 e con la fine della II guerra d’Indipendenza anche Zeri. come gli altri comuni lunigianesi, votò l'annessione al Piemonte. Il 28 dicembre del 1859 un decreto del governo delle province dell'Emilia, retto dal Farini, decretò la creazione della nuova provincia di Massa Carrara che comprendeva i territori appartenenti agli Estensi e ai Borboni. Anche durante la resistenza Zeri ebbe un ruolo molto importante. Infatti era presente nelle valli un Maggiore inglese, Gordon Lett che da Rossano di Zeri determinò le condizioni per la formazione del "Battaglione Internazionale". Con il luglio del 1944 il Battaglione Internazionale entrò a far parte della 1a Divisione Liguria, il cui comando trovò sede ad Adelano, un punto di riferimento importante per il movimento partigiano dello spezzino e della val di Magra. Momenti drammatici che colpirono le valli di Zeri furono quelli legati all’occupazione Nazista in Italia con i rastrellamenti tedeschi avvenuti il 3 agosto del 1944 e il 20 gennaio del 1945. In questi rastrellamenti caddero molti abitanti, furono razziati i raccolti e il bestiame, molti paesi vennero dati alle fiamme distruggendo anche l'antico archivio comunale.

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