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Diritto internazionale - Wikipedia

Diritto internazionale

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Diritto internazionale è suddiviso in Diritto internazionale pubblico e Diritto internazionale privato.

Il primo, chiamato anche "diritto delle genti" (ius gentium), è quella branca del diritto che regola la vita della comunità internazionale.

Il secondo, nonostante l'appellativo di internazionale, è l'insieme delle norme di diritto interno che risolvono i conflitti fra le disposizioni dei diversi ordinamenti giuridici applicabili ad un medesimo rapporto, quando esistono collegamenti a più di una legislazione nazionale. Per completezza si ricorderà come le norme concordate fra gli Stati per l'uniforme regolazione del Diritto internazionale privato facciano invece parte del Diritto internazionale pubblico, trattandosi di norme che coinvolgono l'attività di organi statuali.

Ci si occuperà pertanto in questa pagina del Diritto internazionale pubblico, rinviando per quello privato alle apposite norme interne (per l'Italia una legge specifica ha riordinato la materia, in precedenza dispersa sui quattro Codici).

Indice

[modifica] La comunità internazionale

Tradizionalmente la comunità internazionale è considerata come costituita da Stati sovrani e indipendenti che si pongono in una posizione di eguaglianza formale reciproca: il diritto internazionale regola i loro rapporti.

La principale differenza tra la struttura del diritto internazionale e quella del diritto interno è l'assenza di un'autorità centrale che emani la legge e ne assicuri il rispetto (c.d. "anarchia" della comunità internazionale).

A partire dalla fine del XIX secolo e soprattutto dalla fine della prima guerra mondiale agli Stati si sono affiancate le Organizzazioni Internazionali, mentre con l'inizio della decolonizzazione hanno progressivamente assunto personalità giuridica internazionale i movimenti insurrezionali, purché esercitino il controllo effettivo su una popolazione ed un territorio.

Alcuni internazionalisti ritengono che i recenti sviluppi della materia stiano facendo lentamente emergere una soggettività giuridica internazionale degli individui, posizione contrastata dalla maggior parte della dottrina, che ritiene che la scena internazionale è ancora dominata dagli Stati e dalle Organizzazioni sovranazionali, malgrado il ruolo sempre più importante svolto dai singoli e dalle ONG. Il riconoscimento della personalità internazionale degli individui si appoggia sul crescente numero di diritti e obblighi internazionali che spettano ai singoli in quanto tali e non in quanto cittadini di uno stato, come i diritti umani e la responsabilità internazionale individuale (crimini internazionali).

In altri termini, se è vero che "ubi societas, ibi ius", se cioè è vero che il diritto scaturisce dalla necessità della regolazione dei rapporti sociali, ove ci si soffermi sul gruppo sociale costituito dalla comunità internazionale, emerge chiaramente, che, ove esistano dei soggetti che operino in un contesto ultranazionale, costoro avranno bisogno di regole per gestire i loro reciproci rapporti: tali regole costituiscono appunto il diritto internazionale pubblico.

[modifica] Un diritto degli Stati

Gli Stati non sono solo i destinatari, ma anche i creatori delle regole internazionali e sono essi stessi a dare attuazione a operazioni coercitive unilaterali o multilaterali (istituto dell'autotutela). La Corte internazionale di giustizia, istituita contestualmente con le Nazioni Unite per dirimere pacificamente le controversie fra Stati, può esercitare la sua giurisdizione solo se i governi accettano preventivamente la sua autorità. Il principio di effettività regola molti campi del diritto internazionale. I rapporti di forza tra gli Stati ne influenzano inevitabilmente lo sviluppo.
La nascita della moderna comunità internazionale viene fatta convenzionalmente risalire alla firma del Trattato Westfalia nel 1648. Il trattato riconosce l'esistenza di Stati che si fondano su confessioni religiose protestanti e assicura l'indipendenza de facto ai membri del Sacro Romano Impero: sancisce così il declino delle due autorità che avevano dominato le relazioni internazionali in Europa, il Papa e l'Imperatore, con la loro pretesa di universalità.
Per un certo numero di secoli i membri più attivi della comunità internazionale sono stati gli Stati europei, ai quali si sono affiancati, una volta raggiunta l'indipendenza, gli Stati Uniti e i paesi dell'America latina. I rapporti con i paesi che rappresentavano civiltà differenti come Cina, Impero Ottomano e Giappone furono segnati invece in questo periodo dalla pretesa europea di superiorità (ad esempio i trattati stipulati dall'Impero cinese con le potenze europee a partire da metà '800 erano detti trattati ineguali per i vantaggi che portavano a queste ultime). Le entità territoriali più deboli vennero invece spesso assoggettate a regime coloniale.
Con la nascita di stati socialisti in Europa orientale prima e la decolonizzazione poi, un numero sempre maggiore di Stati è entrato a far parte della comunità internazionale ed è venuta meno la relativa omogeneità ideologica culturale, religiosa che per molto tempo aveva costituito il cemento della comunità internazionale. Anche il potere politico, militare ed economico è distribuito in maniera estremamente disomogenea, facendo sì che l'eguaglianza tra Stati indipendenti resti per lo più un presupposto teorico. Negli anni '60 e '70 i paesi del Terzo Mondo, soprattutto quelli riuniti nell'Organizzazione dei non allineati tentarono di introdurre nuovi principi nel diritto internazionale che mutassero i rapporti di forza tra Nord e Sud del mondo, ma riuscirono a far approvare solo Dichiarazioni di principi dall'Assemblea generale dell'ONU.
Con la dissoluzione del blocco socialista i cosiddetti Stati occidentali sono diventati di nuovo la forza egemone a livello mondiale. I paesi del Terzo Mondo cercano soprattutto il compromesso e hanno rinunciato a porre rivendicazioni collettive. Il ruolo di predominio degli Stati Uniti ha fatto parlare alcuni di "Impero mondiale americano".

[modifica] Le organizzazioni internazionali

Logo delle Nazioni Unite
Logo delle Nazioni Unite

Più recentemente le Organizzazioni Internazionali sono entrate a far parte della comunità internazionale. Le prime organizzazioni erano create per scopi specifici e limitati (Unione Postale Universale creata nel 1875, Unione per la protezione della proprietà industriale nel 1883 etc.). Il primo tentativo per dare un ordinamento unitario alla comunità internazionale fu la creazione, nel 1919, della Società delle Nazioni (SDN), fortemente voluta dal presidente americano Woodrow Wilson, che aveva cercato anche di far entrare nel diritto internazionale una serie di importanti principi, solo in parte accettati dalle nazioni europee: innanzitutto il pacifismo e l'autodeterminazione dei popoli (i "quattordici punti"). La Società aveva poteri molto deboli: come se non bastasse gli stessi Stati Uniti non entrarono a farne parte per l'opposizione del Congresso. Nel 1945, l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) prese il posto della SDN. L'ispiratore del progetto era di nuovo un presidente americano, Franklin Delano Roosevelt, che morì prima della nascita dell'ONU ma che vide le sue idee portate avanti dai suoi ex collaboratori. L'ONU aveva ed ha grossi limiti, in buona parte legati al sistema dei veti: per molti anni il sistema di sicurezza collettiva disegnato dalla sua Carta restò paralizzato a causa della guerra fredda, ma in ogni caso la sua nascita ha segnato un passo in avanti importante. Lo Statuto delle Nazioni Unite prevedeva inoltre il divieto dell'uso della forza a livello internazionale, a differenza di quello della SDN.

[modifica] Gli ultimi sviluppi della comunità internazionale

Gli sviluppi recenti del diritto internazionale, in particolare in materia di protezione dei diritti umani, hanno fatto ritenere ad alcuni studiosi che si stia lentamente affermando una soggettività giuridica internazionale degli individui, in rottura con i dettami del diritto internazionale classico.
Mentre tradizionalmente la responsabilità internazionale è collettiva (diretta contro lo Stato nel suo complesso) la fine della seconda guerra mondiale ha visto con il Processo di Norimberga per la prima volta individui che avevano ricoperto alti incarichi governativi venire chiamati a rispondere personalmente dei crimini commessi in nome del loro Stato contro altri popoli davanti a un tribunale internazionale. Con tutti i suoi limiti, Norimberga creò un precedente importante in materia di tutela dei diritti umani a livello mondiale, con la creazione della nozione di crimine contro l'umanità: si afferma l'idea che esistono valori che gli Stati non possono violare coprendosi sotto il mantello della sovranità e dell'indipendenza.
Lo Statuto della Corte penale internazionale, recentemente entrato in vigore (ma non ratificato da numerosi Stati, tra cui gli Stati Uniti) fa rientrare nella nozione di crimine internazionale il genocidio, i crimini contro l'umanità (nella definizione rientrano praticamente qualsiasi grave delitto commesso su larga scala e in modo sistematico e la pratica dell'apartheid), i crimini di guerra previsti dal Diritto internazionale umanitario e la guerra di aggressione.
Alcuni trattati internazionali, come quello della Corte europea dei diritti dell'uomo prevedono poi la possibilità degli individui di rivolgersi autonomamente a organismi internazionali per far rispettare i propri diritti, senza la mediazione degli Stati.
La maggior parte degli internazionalisti peraltro osservano che gli strumenti internazionali che danno agli individui la capacità giuridica attiva e passiva davanti a Corti giudiziarie internazionali, sia in materia penale sia in materia civile ed amministrativa, siano soltanto degli strumenti di delega; in altre parole gli Stati contraenti accettano che, per determinate materie, la giustizia possa - e non necessariamente debba - essere amministrata da un Organo giudiziario sovrannazionale. Confermano tale ipotesi la formula "aut dedere aut judicare", che lascia alla facoltà dello Stato la scelta del procedimento internazionale in sostituzione di quello nazionale, e le recenti disposizioni che hanno restituito alle Corti d'Appello nazionali la competenza a giudicare sulle violazioni del concetto di "giusto processo", in precedenza assunte dalla Corte di Strasburgo.
Inoltre, in materia di autodeterminazione dei popoli, i movimenti di liberazione nazionale hanno visto il riconoscimento del loro status di soggetti di diritto in presenza di un controllo effettivo sul territorio e sulla popolazione non accompagnato da un controllo formale (vedansi i Soggetti del Diritto Internazionale).
Alcuni studiosi sottolineano anche il ruolo delle grandi imprese trasnazionali o joint ventures, così potenti da compromettere a volte l'indipendenza sostanziale degli Stati deboli e influenzare le decisioni degli organismi internazionali: va peraltro confermato che ciò non basta per farne dei soggetti di diritto internazionale.

[modifica] Diritto consuetudinario e diritto convenzionale (o pattizio)

Proprio a causa dell'anarchia della comunità internazionale, il diritto internazionale universalmente valido è per lo più diritto consuetudinario, anche se la politica delle organizzazioni internazionali come l'ONU può influenzarne lo sviluppo (ad esempio sull'uso della forza nelle relazioni internazionali). Per entrare a far parte del diritto consuetudinario una regola deve essere accettata almeno da una larga maggioranza degli Stati che comprenda gli Stati più influenti a livello internazionale.

Il diritto convenzionale si basa invece sulle convenzioni e sui trattati liberamente stipulati dagli Stati, che si impegnano a rispettarne le disposizioni. Di norma il diritto pattizio prevale sul diritto consuetudinario (il diritto particolare prevale su quello generale), ma con una importantissima eccezione per quanto riguarda lo ius cogens. Una norma di ius cogens è una norma consuetudinaria che protegge valori considerati fondamentali e a cui non si può in nessun modo derogare: se due Stati stipulano un trattato in cui si propongono di attuare violazioni dell'integrità di uno Stato terzo o di eseguire azioni considerate crimini internazionali il trattato stesso è considerato nullo.

Forme, contenuti e procedure per la formazione del diritto convenzionale sono state codificate nella Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati; nel Preambolo di questa Convenzione si precisa che le regole del diritto internazionale consuetudinario continueranno a regolare le questioni non disciplinate dalle disposizioni della Convenzione stessa, anche perché la Convenzione rappresenta solo un punto di riferimento e non coincide necessariamente alle consuetudini internazionali in materia.

[modifica] Fonti

  • Consuetudine: comportamento costantemente e uniformemente ripetuto nel tempo, nella convinzione della sua obbligatorietà.Per aversi una consuetudine è necessaria la presenza di due requisiti fondamentali: - "diuturnitas"(prassi) ovvero il protrasi nel tempo un determinato comportamento,- "opinio iuris sive necessitatis" ovvero la convinzione da perte degli Stati della giuridica obbligatorietà di un determinato comportamento.
  • Accordo
  • Fonti previste da accordo: atti di un'organizzazione internazionale, ad esempio le Direttive e i Regolamenti della Comunità Europea o le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

[modifica] Soggetti

  • Gli Stati che soddisfino i requisiti della effettività e della indipendenza(intendendosi lo stato nella sua accezione di Stato-Organizzazione, ossia l'insieme dei governanti e degli apparati di governo);
  • Le Organizzazioni Internazionali, tra i quali in particolare l'ONU, i suoi Organi Ausiliari e le Organizzazioni collegate.
  • La Santa Sede (da non confondersi con lo Stato della Città del Vaticano) e, solo secondo una minoranza di studiosi.
  • I movimenti che esercitano sostanzialmente il controllo di un territorio e di una popolazione, pur non avendone il controllo formale, come ad es. gli Insorti. Mentre per quanto attiene ai movimenti di liberazione a questi non è conferita una vera e propria personalità giuridica quanto il diritto di prendere parte alle riunioni internazionali che trattano di autodeterminazione dei popoli.

la soggettività di alcuni enti è invece in discussione sono generalmente non considerati come soggetti del diritto internazionale:

  • Pur avendo riconosciuto il diritto di autodeterminazione i popoli in se non sono considerabili soggetti di diritto internazionale, mancano infatti le caratteristiche proprie di una stabile organizzazione e della presenza di istituzioni governative.
  • Le OING (organizzazioni internazionali non governative) non sono considerabili soggetti di diritto internazionale anche se molti trattati attribuiscono loro ruoli internazionale (vedi Croce Rossa)
  • Parte della dottrina riconosce una limitata soggettività internazionale anche agli individui facendo riferimento al crescente corpo di norme relative al diritto umanitario.

[modifica] Gli Stati

[modifica] Caratteristiche della soggettività

Gli stati sono i soggetti principali del diritto internazionale essi devono presentare tre caratteristiche sostanziali:

  • avere un popolo: gli stati devono esercitare il loro controllo su di una popolazione stanziata in un dato territorio
  • avere un territorio: gli stati devono esercitare il loro controllo su di uno specifico territorio, non è tuttavia importante che i confini di questo territorio siano esattamente delineati ma è essenziale poter riconosce un nucleo territoriale nel quale gli stati abbiano un reale controllo.
  • avere sovranità reale sul territorio e sul popolo, questa categoria è composta da due tipologie di sovranità.
    • sovranità interna: è la capacità di uno stato di esercitare il proprio imperio all'interno del proprio territorio.
    • sovranità esterna: è la capacità di esercitare il governo di una regione e di un popolo indipendentemente da ingerenze di altri stati, controaltare di questa caratteristica è il dovere di ogni stato di non ingerenza nelle competenze governative di un altro stato.

Più in particolare possiamo indicare delle categorie di stato non propriamente dette che godono o no di soggettività internazionale. a tale proposito possiamo ricordare:

  • i microstati: seppur il territorio sia poco esteso e la popolazione poco numerosa sono soggetti di diritto internazionale
  • stati confederati: sono considerabili soggetti di diritto internazionale ma relativamente alle competenze non demandate alle istituzioni confederative. Ad esempio gli stati della c.d. csi (Comunità Stati Indipendenti).
  • i c.d. stati fantoccio: non godendo di sovranità esterna non sono considerabili come soggetti di diritto internazionale
  • stati federati: non sono considerabili come soggetti di diritto internazionale in quanto delegano ampi poteri all'istituzione federativa (tipicamente competenze internazionali e di difesa) venendo così a mancare la caratteristica della sovranità esterna ad esempio gli stati degli Stati Uniti d'America.
  • governi in esilio: i governi in esilio, parlando di questa categoria si fa soprattutto riferimento ai governi riparatisi in Inghiltterra durante la seconda guerra mondiale non sono da considerarsi soggetti di dirtitto internazionale perché non godono né di un territorio né della reale possibilità di esercitare sovranità sulla popolazione che vi è stanziata. Ciò nonostante, con l'auspicio che in futuro questi governi rientrino in possesso di popolo e territorio, gli atti internazionali compiuti da questi governi possono ritenersi validi. Tale validità è stata fondata però esclusivamente su considerazioni di tipo politico e non giuridico.

[modifica] Acquisto della soggettività

L'acquisto della soggettività internazionale da parte degli stati come anche dei movimenti di liberazione e dei movimenti di insurrezione è legata alla reale manifestazione delle tre caratteristiche di cui sopra (popolazione, territorio, sovranità) in capo ad una organizzazione.

Essendo l'ordinamento internazionale atipico, non contemplando cioè un'istutuzione normativa e giudiziale ma lasciando tutto alla libera iniziativa degli stati e agli accordi che questi pongono in essere tra loro non può in nessun modo essere delineata una procedura di acquisto della soggettività internazionale.

Più in particolare la questione assume un carattere soprattutto politico in quanto di per se il riconoscimento di uno stato da parte di un altro stato o da parte di istituzioni internazionali non ha che una funzione dichiarativa e non costitutiva cioè non è essenziale che vi sia riconoscimento da parte gli altri soggetti perché un'istituzione diventi soggetto di diritto internazionale.

Esempio adducibile è lo stato di Israele che esercita controllo e governo su di un territorio ed in capo ad una popolazione, pur non essendo riconosciuto dalla quasi totalità dei paesi arabi.

Ancora, il riconoscimento può essere espresso (dichiarato da altri stati) o tacito (deducibile dall'inizio di attività di diritto internazionale aventi come controparte il nuovo soggetto, come ad esempio la stipula di un trattato)

[modifica] Limiti alla sovranità interna

Pur essendo per uno stato, in linea di principio, lecito amministrare il proprio territorio a piacimento organizzando liberamente le istituzioni governative e le leggi che regolino la comunità civile, la sovranità dello stesso sul suo territorio conosce diverse limitazioni. Tali limitazioni si riferiscono in primo luogo al divieto di violare il c.d. Jus Cogens quell'insieme cioè di consuetudini imperative per ogni stato in particolare riferimento al rispetto dei diritti umani.

[modifica] Immunità diplomatica

Altra categoria di limitazioni riguarda l'immunità garantita ai funzionari di altri stato. Il principio sottostante che garantisce una protezione estensiva agli agenti diplomatici di stati esteri è da ricercarsi nella consuetudine che istituzioni di pari grado non possano citarsi in giudizio e giudicarsi l'una con l'altra. Questo si riflette nel diritto internazionale nella pratica dell'immunità per i funzionari di uno stato estero che in linea di massima presenta queste caratteristiche:

  • un funzionario di uno stato estero ha diritto ad immunità per quegli atti compiuti per il c.d. Jus Imperii cioè nell'ambito delle proprie mansioni in quanto organo di stato estero.
  • l'immunità comprende:
    • immunità fiscale
    • immunità penale (escusa per i consoli in caso di reati gravi)
    • immunità civile (escusa per beni immobili o attività economiche non possedute per conto dello stato per cui il funzionario opera, viene altresì escusa per le controversie riguardanti le successioni ed eredità)

Sono previste nell' immunità diplomatica anche:

    • inviolabilità personale
    • inviolabilità domiciliare

[non è contemplata l'immunità per violazioni del codice stradale]

[modifica] Le organizzazioni internazionali

[modifica] Gli individui

A seguito del tribunale di Norimberga e di Tokyo, istituiti dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale per perseguire le gravi violazioni della dignità umana durante la guerra, i singoli soggetti sembrano sempre più essere portatori di diritti dunque soggetti autonomi del DI. Se prima della seconda guerra mondiale erano gli stati che con delle convenzioni si impegnavano a tutelare dei diritto in capo agli individui (che rimanevano l'oggetto della convenzione) in tempi recenti si sta affermando la prassi di considerare gli individui come soggetti che godono di diritti e gli stati come soggetti che godono di obblighi. A fronte di tali diritti vi è la formazione della possibilità di appellarsi a corti internazionali deputate alla loro tutela.

Ci si ritrova anche nel diritto internazionale dunque a parlare di diritto soggettivo degli individui e di diritto d'azione degli individui

[modifica] Diritto soggettivo

Come diritto soggettivo si indende la capacità dei soggetti di essere portatori di diritti. La formazione di consuetudini e di obblighi di origine pattizia che pongono gli stati nel dovere di riconoscere e rispettare alcuni diritti per propri cittadini, indipendentemente dalle regole interne proprie di ogni ordinamento, è marcata da alcune tappe fondamentali

  • 1945 Tokyo, Norimberga
  • 1993 corte per i crimini in Ex Jugoslavia (istituita dal Consiglio di Sicurezza ONU)
  • 1994 corte per i crimini in Ruanda (istituita dal Consiglio di Sicurezza ONU)
  • 1998 (in vigore dal 2002) Corte Penale Inernazionale (con sede all'Aja)

[modifica] Diritto d'Azione

È la possibilità di appellarsi ad una corte o più in generale di poter reclamare la tutela di un diritto.

[modifica] I contenuti del diritto internazionale pubblico

  • Il c.d. diritto consuetudinario cogente, detto anche ius cogens
  • Le altre consuetudini internazionali, tra le quali si segnala in particolare la consuetudine "pacta sunt servanda"
  • Gli accordi "universali", fra i quali le dichiarazioni internazionali dei diritti
  • Gli accordi "regionali"
  • Gli accordi "bi- e multilaterali"
  • Le norme internazionali prodotte dalle Organizzazioni internazionali in applicazione del proprio Statuto o comunque di un accordo di delega degli Stati parte

[modifica] L'adattamento del diritto interno al diritto internazionale pubblico

  • L'adattamento automatico: si verifica allorché l'ordinamento interno di uno Stato effettua un rinvio mobile al diritto internazionale. In tal caso al mutare della norma di diritto internazionale muta anche l'ordinamento interno in misura corrispondente. Esempio di adattamento automatico è quello previsto dall'art. 10 della Costituzione italiana che rinvia a tutte le consuetudini di diritto internazionale.
  • L'adattamento a mezzo di recepimento integrale
  • L'adattamento a mezzo di ordine di esecuzione

Esistono in materia due procedimenti di adattamento: quello ordinario e quello speciale. L'ordinario prevede una riformulazione della norma internazionale mentre quello speciale un rimando alla stessa. Il ruolo dell'interprete differenzia ancora di più le due procedure e ed è molto diverso a seconda del procedimento adottato: mentre nel primo egli si troverà di fronte ad una norma che è del tutto simile alle altre norme dell' ordinamento statale nel secondo egli dovrà formulare una ricostruzione della norma internazionale e stabilire se la norma è ancora in vigore sul piano internazionale....

[modifica] La funzione giurisdizionale internazionale

La corte internazionale di giustizia è uno degli organi principali dell' ONU. Essa opera secondo due procedimenti: quello in sede contenziosa e quello in sede consultiva. La prima prevede la risoluzione di una controversia sorta tra due o più stati mentre la seconda lì emnazione di un parere su qualsiasi questione giuridica. Possono adire la corte per quanto riguarda la sede contenziosa solo gli stati mentre in sede consultiva le organizzazioni internazionali.

[modifica] Bibliografia

  • Antonio Cassese, Diritto Internazionale (I. I lineamenti) (2003, ed. Il Mulino)
  • Antonio Cassese, I Diritti Umani nel Mondo Contemporaneo (ed. Laterza)
  • Benedetto Conforti, Diritto Internazionale (ed. Scientifica)
  • Gaetano Morelli, Nozioni di Diritto Internazionale (1967, Cedam, Padova)
  • Attila Tanzi, Introduzione al Diritto Internazionale Contemporaneo (2006, Cedam, Padova)

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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