Fata Morgana (film 1970)
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Titolo originale: | Fata Morgana |
Lingua originale: | Tedesco |
Paese: | Germania Ovest |
Anno: | 1970 |
Durata: | 79' |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | documentario |
Regia: | Werner Herzog |
Soggetto: | Werner Herzog |
Sceneggiatura: | Werner Herzog |
Produzione: | Werner Herzog Filmproduktion, Monaco |
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Fotografia: | Jörg Schmidt-Reitwein (Eastmancolor) |
Montaggio: | Beate MainkaJellinghaus |
Musiche: | Händel, Mozart, Blind Faith, François Couperin, Leonard Cohen, The Third Ear Band |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
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«E sotto l'arco del firmamento si stendeva immobile il mare»
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(cit. dal Popol Vuh nel film)
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Fata Morgana è un film del 1970 del regista bavarese Werner Herzog.
Il film fa parte di una ipotetica trilogia composta dal precedente Die fliegenden Ärzte von Ostafrika, 1969 (t.l. I medici volanti dell’Africa orientale) e del successivo Auch Zwerge haben klein angefangen, 1970 (t.l. Anche i nani hanno cominciato da piccoli).
In circa due anni di viaggi nel continente africano Herzog raccoglie materiale per tre film: documentario su commissione il primo, lungometraggio con attori nani il secondo, Fata Morgana si colloca in un genere inclassificabile, in tensione fra l’immagine documentata e quella costruita. Somiglianze estetiche ricorrono nelle tre opere, prendendo di volta in volta una connotazione diversa. I medesimi scenari sono indirizzati a differenti letture a seconda del contesto del film.
[modifica] Trama
Protagonista indiscusso è il Deserto del Sahara, i suoi miraggi e gli esseri viventi che lo popolano. Il film si apre con la discesa e l’atterraggio di un aereo. La sequenza si ripete per otto volte mostrandoci come gli strati d’aria sempre più caldi sulla pista rendano i contorni del velivolo dissolti nel cielo.
Suddiviso in tre parti: La creazione, Il paradiso e L’età dell’oro.
Nel primo “movimento” si narra di un fallimento divino, le riprese si muovono su spazi sterminati di natura incontaminata. Lentamente emergono i segni di una civiltà, o meglio i suoi resti. Lo stato di abbandono delle cose degli uomini.
Seconda parte, Il Paradiso. Appaiono i primi personaggi di un pianeta che stiamo imparando a conoscere, un bambino tiene per il collo sopspeso da terra la sua piccola volpe albina, uno scienziato ci mostra orgoglioso un varano che cammina sul proprio braccio. Le apparizioni di questi personaggi sembrano delle vere e proprie esibizioni, ma l’incontro che abbiamo con essi non si esplica mai con un contatto dialettico comprensibile. Tutto appartiene ad uno sguardo distaccato e allo stesso tempo molto profondo.
L’eta dell’Oro è caratterizzata dal leitmotiv di una canzone popolare spagnola suonata da un’improbabile duo, un cantante-batterista in occhiali scuri e una matrona vista di profilo al pianoforte. Turisti sbucano dalle cavità rossicce dell’isola di Lanzarote, richiamando l’attenzione coi loro gesti. Ancora sequenze variopinte dall’alto e ancora l'uomo alle prese con gli animali del territorio. Un improbabile subaqueo ci mostra una grossa tartaruga per poi gettarla in una piscina e inseguirla.
Nei tre “movimenti” del film persistono in lontananza visioni di miraggi come eterne domande. Ambiguità della visione.
Le immagini sono accompagnate da una voce extra-diegetica femminile (nella verione originale quella della critica cinematografica Lotte Eisner) che legge estratti dal sacro libro del sedicesimo secolo dei Quiché gualtematechi, Popol Vuh (ed. it. Einaudi, 1960). Mentre le voci maschili leggono frasi composte dallo stesso regista. La musica, sia che si tratti di una messa o di un brano pop, come i testi recitati non è mai di contorno o commento ma amplifica connotando, i soggetti inquadrati. Anticipando contrasti e fornendo associazioni impensabili.
[modifica] Realizzazione del film
Concepito come un film di fantascienza nel quale degli extraterrestri giunti sulla terra iniziavano ad esplorarla, l’idea venne presto abbandonata. Intatta fu l'attitudine a rappresentare il nostro pianeta come territorio (non solo fisico) ignoto.
Nel 1968 Herzog, accompagnato solo dall’operatore alle riprese Jörg Schmidt-Reitwein parte per l’Africa. A novembre è in Kenia e Tanzania. In Uganda vengono arrestati ma per breve tempo. Dal maggio a settembre 1969 sono nel Sahara algerino, Nigeria, Alto Volta, Mali, e Costa d'avorio. E’ il periodo più ostile, delle tempeste di sabbia e dei miraggi appunto. In Camerun sono fermati una seconda volta e sospettati di essere mercenari vengono rinchiusi in una prigione comune. A dicembre ’69, a Lanzarote (Isole Canarie), terminano le ultime riprese.
Il film fu mostrato a Cannes nel 1971 e nel Giugno dello stesso anno nelle sale cinematografiche.