Guerra russo-polacca
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La Guerra Russo-Polacca, meglio nota come guerra polacco-bolscevica, fu un conflitto armato che vide contrapposti la Repubblica di Polonia, da pochi mesi risorta dopo più di un secolo di dominazione straniera (stato indipendente dal 1918), il suo alleato la repubblica nazionale di Ucraina ed i bolscevichi in lotta per sostituire il potere dei soviet a quello degli zar.
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[modifica] I motivi del conflitto
Il conflitto fu una diretta conseguenza della decisione dei comandi della Ober-Ost, l'armata tedesca disloccata da Konisberg a Kiev ed ancora in armi nonostante l'armistizio, di smobilitare, lasciando vasti territori, ex polacchi, prima delle spartizioni della Polonia, privi di controllo: ciò portò Le truppe polacche e le truppe bolsceviche a diretto contatto.
Le ostilità scoppiarono il 14 febbraio 1919 in seguito all'attacco bolscevico nell'ambito dell'operazione chiamata "Obiettivo Vistola". Tale attacco era fortemente voluto da Lenin, nonostante il parere negativo di Trotsky (come da lui scritto nelle sue memorie) con lo scopo di raggiungere la Germania dove si succedevano moti operai ed esportare così, in occidente la rivoluzione bolscevica.
[modifica] L'andamento della guerra
Il generale Sosnkowski, riuscì in breve termine a formare un esercito, impresa titanica per una nazione ritornata indipendente da pochi mesi dopo più di un secolo di spartizione. Armate polacche conversero verso la madre patria partendo da Vladivostok, il Caucaso, Odessa e Murmansk per unirsi alle Legioni Polacche ed alle truppe che avevano prestato servizio sotto la Germania.
Sotto la guida del maresciallo Józef Piłsudski l'esercito polacco non solo riusci a fermare i bolscevichi ma ad attestarsi a Minsk per l'inverno e riprendere Wilno occupata all'inizio delle ostilità dai Bolscevichi. L'anno succesivo l'esercito polacco riprese l'iniziativa dilagando in Ucraina, a fianco delle truppe ucraine dell'atamano Pletura liberando la città di Kiev l'8 maggio.
Sentitosi attaccato in prima persona, il comandante dell'Armata Rossa Lev Trotsky diede ordine al maresciallo Tukacevsky di rispondere con una grande manovra: il 13 giugno Kiev venne ripresa dai russi, l'11 luglio i comunisti entrano a Minsk, il 14 luglio oltrepassano Vilnius, mentre i polacchi sono costretti a ritirarsi precipitosamente al di là del fiume Bug.
La reazione dei bolscevichi fu quindi rapida. Lenin spinse per la creazione di una Repubblica socialista sovietica polacca e per l'avanzamento ad est allo scopo di invadere successivamente la Germania. La Polonia, che vedeva messa in forse la sua sopravvivenza, chiese aiuti militari ed economici a Francia ed Inghilterra ma non ottenne nulla se si esclude un credito per acquistare armi catturate ai tedeschi e che copriva appena i costi di un giorno di guerra.
Altri dirigenti però, come ad esempio Stalin, auspicavano un'occupazione militare della nazione: la divisione tra i capi politici si rifletté in poco tempo anche nel fronte est. L'1 agosto Tukacevsky è a Brest, e dopo una veloce marcia dieci giorni dopo è alle porte di Varsavia. Parve in quel momento che i bolscevichi russi fossero sul punto di seguire l'esempio dei giacobini francesi, affidando ai loro eserciti il compito di diffondere la rivoluzione del marxismo in Europa. Ma, a fine agosto, una controffensiva polacca porta i bolscevichi alla disfatta: più di 60.000 sovietici vengono fatti prigionieri.
Il "miracolo della Vistola" (come venne chiamata la vittoria di Varsavia) pose fine alle aspirazioni espansionistiche dei Bolscevichi.
[modifica] Trattati di pace e conseguenze
Il 21 settembre i polacchi accettarono la richiesta di Lenin di un armistizio firmato poi in ottobre. Dopo una serie di leggere "scaramucce" tra i due eserciti, si arrivò alla firma di un trattato di pace, noto come Pace di Riga, steso nel marzo del 1921 e firmato il 20 ottobre dello stesso anno.
In buona sostanza la guerra Russo-Polacca si concluse in una divisione della Bielorussia tra l'URSS e la Polonia, ma quest'ultima ebbe in parte accontentate le sue aspirazioni territoriali annettendo ed incorporando ampie zone dell'Ucraina. Questo successo (seppur non totale) diede all'opinione pubblica l'impressione che la Repubblica di Polonia fosse uno stato forte e potente capace di competere militarmente con le più grandi nazioni del mondo.
Anche se la teoria della "rivoluzione permanente" poteva dirsi per il momento accantonata, la Russia comunista aveva resistito in poco più di tre anni ad una rivoluzione, un colpo di stato, una guerra civile, un accerchiamento formato da tutte le potenze capitaliste ed una guerra aperta dichiarata ad uno Stato appena formato: in poche parole, il leninismo non trionfava ma resisteva.
[modifica] Voci correlate