Mishnah
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Il termine Mishnah proviene dalla parola ebraica sh n nah, ripetere (da cui studiare, insegnare), "mishnah" (M.) suggerisce ciò che è imparato a memoria, per ripetizione e designa l'insieme della Legge orale e il suo studio (per opposizione a Miqra' che si riferisce alla Scrittura e al suo studio). Può anche designare l'insieme della halakhah (parte legislativa) o ancora una forma d'insegnamento di quella, non più partendo dal testo biblico, ma a partire dalle sentenze dei Maestri della tradizione riguardo a problemi concreti.
La tradizione ebraica insegna che anche la Legge orale fu trasmessa, insieme a quella scritta, da Dio a Mosè sul Monte Sinai, sette settimane dopo l'uscita dall'Egitto del popolo ebraico. Essa fu tramandata di generazione in generazione finché le persecuzioni ne misero in pericolo la corretta trasmissione. È in questo contesto che nasce la Mishnah, compilazione della tradizione orale così come fu esposta dai Tannaim (Maestri anteriori al III secolo), e compilata verso il 200 d.C. da Rabbi Yehuda Hanassi in Galilea.
La tradizione ci ha tramandato anche i criteri circa le opinioni da adottare, fissando così la halakhah (decisione pratica concernente questioni legali, rituali o religiose); tanto che l'opera è non solamente una collazione della Legge orale, ma divenne il codice ufficiale e canonico della vita giudaica. Redatta in ebraico tardo, è disposta secondo gli argomenti, in sei ordini (sedarim) e 60 trattati. Le tradizioni tannaitiche non incorporate nella Mishnah sono chiamate baraitoth («esteriori»); una parte di esse fu raccolta, verso il 250, nella collezione chiamata Tosefta (supplemento, aggiunta). Molte di esse sono presenti anche nel Talmud, i cui trattati seguono la stessa disposizione della Mishnah.
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