Scicli
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | 108 m s.l.m. | ||
Superficie: | 137,57 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 187 ab./km² | ||
Frazioni: | Donnalucata, Sampieri, Cava d'Aliga e Playa Grande | ||
Comuni contigui: | Modica, Ragusa | ||
CAP: | 97018 | ||
Pref. tel: | 0932 | ||
Codice ISTAT: | 088011 | ||
Codice catasto: | I535 | ||
Nome abitanti: | sciclitani | ||
Santo patrono: | Madonna delle milizie | ||
Giorno festivo: | ultimo sabato di maggio | ||
Sito istituzionale | |||
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Scicli è un comune di 25.560 abitanti della provincia di Ragusa.
Indice |
[modifica] Geografia
Scicli dista 24 chilometri da Ragusa. Il comune si situa sul mare a sud del capoluogo di provincia. Scicli è nella parte interna e collinare del comune.
[modifica] Storia
Scicli si estende su una larga pianura incastonata all’interno di tre valli strette ed incassate dette “cave” (le valli di Modica, di Santa Maria La Nova, e di San Bartolomeo), scavate da corsi d’acqua torrentizi. Le sue origini sono molto antiche e risalgono, con ogni probabilità, al periodo siculo, quindi circa tre mila anni fa. Il nome Scicli si pensa che derivi da Siclis uno degli appellativi utilizzati per indicare il popolo dei Siculi.
La presenza umana nel territorio di Scicli risale addirittura al periodo eneolitico, come dimostrano i ritrovamenti della Grotta Maggiore situata vicino all’Ospedale Maggiore, datati fra l’età del rame e l’età del bronzo antico (III-II millennio a.C – XVIII-XV sec. A.C).
La caratteristica conformazione del territorio con la presenza di “cave” e grotte carsiche, ha favorito la nascita di numerosi insediamenti rupestri. Oltre a quello preistorico di Grotta Maggiore, ricordiamo anche l’insediamento tardo bizantino del VII sec. d.C. sito in località Castellaccio, e l’insediamento rupestre bizantino (VIII sec. d. C.) e medievale (X-XI sec. d.C.) in località Chiafura, visibile sino ai nostri giorni.
Ritrovamenti archeologici, in particolare i resti di un abitato greco presso la foce dell'Irminio, testimoniano la presenza, o comunque dei contatti di primaria importanza con i greci. Così come Comiso e Ispica, Scicli vanta la propria discendenza dalla città greca-siracusana Casmene, fondata nel VII sec. A.C. Per motivi topografici l'ipotesi che Scicli possa discendere da Casmene è da considerare comunque non realistica.
Oltre ai resti greci sono state trovate tracce che testimoniano la presenza dei cartaginesi, presenti nell’isola fino alla conquista romana avvenuta nel III sec. AC. Sotto il dominio romano Scicli divenne città "decumana", ovvero città sottoposta al tributo della "decima" consistente nel pagamento di un decimo del raccolto.
Dopo la caduta dell’impero romano Scicli passò ai bizantini è subì, come altre città dell’Isola, le incursioni dei Barbari.
La città antica sorgeva sul colle di San Matteo, dove ancora oggi si trovano i resti di un Castello che rendeva l'antico abitato difficile da espugnare. Una struttura fortificata doveva comunque esistere già nel periodo bizantino come si evince da fonti arabe:
“ l'anno duecentocinquanta (864-65)… I Musulmani, assediata Scicli, la presero”
L'assedio da parte degli arabi fa presupporre la presenza di un sistema di difesa fortificato a salvaguardia dell'abitato. Verso la metà del XIV secolo esistevano due Castelli: il Castellaccio “castrum magnum” ed il Castello dei tre Cantoni “castrum parvum” ambedue in contrada Castellaccio.
Sotto il dominio Arabo, Scicli conobbe un periodo di notevole sviluppo agricolo e commerciale e lo storico arabo Edrisi nella prima metà del XII secolo, esaltò la prosperità economica di Scicli con queste parole:
“rocca di Siklah, posta in alto sopra un monte, è delle più nobili, e la sua pianura delle più ubertose. Dista dal mare tre miglia circa. Il paese prospera moltissimo: popolato, industre, circondato da una campagna abitata, [provveduto] di mercati, a’ quali vien roba da tutti i paesi. [Qui godesi] ogni ben di Dio ed ogni più felice condizione: i giardini producono tutta sorte di frutte; i legni arrivano di Calabria, d’Africa, di Malta e di tanti altri luoghi; i poderi e i seminati sono fertilissimi ed eccellenti sopra tutt’altri; la campagna vasta e ferace: ed ogni cosa va per lo meglio in questo paese. I fiumi [del territorio], abbondanti di acqua, muovono di molti molini.”
Si fa risalire all’anno 1091 la liberazione definitiva di Scicli dal dominio saraceno per opera di Ruggero d’Altavilla e il passaggio al dominio normanno. A questa battaglia, avvenuta nella Piana dei Milici è legata la leggenda della Madonna delle Milizie. Si narra che la battaglia finale, avvenuta nel marzo 1091, fu vinta dai Cristiani per l'intercessione della Vergine Maria scesa su un bianco cavallo a difesa di Scicli. Nella località dell’avvenimento venne costruita la chiesetta della Madonna dei Milici.
La battaglia è ricordata ogni anno con la Festa delle Milizie, una delle principali attrazioni folcloristiche di Scicli.
I Normanni (1090-1195) introdussero il sistema feudale già diffuso altrove, e Scicli ed altre città vicine, furono considerate cittá demaniali. Nel 1093 Scicli viene ricordata come dipendente dalla diocesi di Siracusa.
Ai Normanni successero gli Svevi (Arrigo Imperatore di Svezia si impossessò del trono di Sicilia nel 1195). Nel 1255 durante la lotta dei Papi contro la casa Sveva, Papa Alessandro VI concesse alcuni territori tra cui Scicli, Modica e Palazzolo, a titolo di Feudo, a Ruggiero Fimeta “Rogerio Finente de Leontino” che si era ribellato agli Svevi. Ruggiero non arrivò mai a prendere il possesso della città perché fu sconfitto.
Anche sotto gli Svevi, Scicli conservó il privilegio di cittá demaniale. La sua storia segue quella della Sicilia, per cui con la caduta dei Svevi avvenuta nel 1266, passò sotto la dominazione Angioina, mal tollerata, a causa della politica di Carlo I d'Angiò che, diversamente dai suoi precedessori normanni e svevi, considerava il Regno di Sicilia territorio di conquista e di vantaggi economici e finanziari. La politica di Carlo D’Angiò fu causa di un’insurrezione in tutta la Sicilia, nota come i Vespri Siciliani. Il 5 aprile 1282 Scicli, insieme a Modica e Ragusa insorge contro le guarnigioni francesi del luogo cacciandole e ponendosi sotto la protezione di Pietro III d'Aragona.
Fu sotto la dominazione aragonese che si formò la contea di Modica, e Scicli ne venne a far parte, seguendone le sorti sotto i Mosca (1283- 1296), i Chiaramonte (1296-1392), i Cabrera (1392-1477) e gli Enriquez-Cabrera (1477-1742). Dal 1535 al 1754 Scicli fu anche capoluogo di Sede d’Armi (circoscrizioni militari che erano dieci in tutta la Sicilia) e nel 1860, con un plebiscito, proclamò la sua annessione al Piemonte.
Scicli, con un passaggio graduale dal colle al piano, assunse la sua forma topografica tra il XIV ed il XVI secolo. La popolazione era aumentata notevolmente ma la peste del 1626 la ridusse drasticamente di quasi due terzi portandola da 11000 a 4000 abitanti circa. Dopo la peste, anche grazie ad agevolazioni economiche a favore di chi decideva di risiedere in città, si ebbe un nuovo sviluppo demografico, ma il tremendo terremoto del 1693 causò 3000 morti e la distruzione di gran parte della città. Da quelle macerie, Scicli rinacque in chiave barocca, e oggi è caratterizzata da numerosi edifici settecenteschi.
Abitanti censiti
Bene appartenente al Patrimonio dell'Umanità UNESCO | |
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Città tarde barocche del Val di Noto | |
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Dati | |
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Anno inserimento: | 2002 |
Tipologia: | architettonico |
Criterio: | C (i) (ii) (iv) (v) (*) |
In pericolo: | no |
Scheda: | Scheda UNESCO |
Patrimoni in Italia |
[modifica] Cultura
[modifica] I monumenti
Scicli è un centro del barocco ibleo della Val di Noto, Patrimonio dell'Umanità nella lista dell'heritage dell'UNESCO, tra i suoi principali monumenti si ricordano
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- Palazzo Beneventano
- Fu definito da Sir Anthony Blunt il più bello della Sicilia, ("di un pallido colore giallo-oro che al sole acquista un'indescrivibile opulenza"). Caratteristici mascheroni "irriverenti" lo adornano
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- Chiesa di San Matteo:
Simbolo di Scicli e chiesa Madre fino al 1874, è posta sul colle di San Matteo, sito della città vecchia.
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- Palazzo Fava
- Palazzo Spadaro (sulla carattertica Via F. Mormino Penna; è una delle sedi istituzionali del Comune)
- Chiesa di San Bartolomeo
(scenograficamente inserita nella "cava" omonima). La facciata a torre dei primi dell'800 riprende temi gia sviluppati a Ragusa da Rosario Gagliardi (S. Giorgio e S. Giuseppe a Ibla) e Modica (S. Giorgio a Modica Alta). L'interno è ad unica navata a croce greca e si presenta sostanzialmente tardobarocco-rococò; custodisce uno spettacolare ciclo di stucchi che vanno dal '700 all'800.
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- Chiesa di Sant'Ignazio
(della prima metà del '700; è la Chiesa Madre della città dal 1874, anno del trasferimento della Madrice dalla Basilica di San Matteo)
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- Chiesa di Santa Maria La Nova
(di origini antichissime, dal 1994 è sede del Santuario di Maria SS. della Pietà. L'interno neoclassico a tre navate -con l'ampio abside quadrangolare di Venanzio Marvuglia- è frutto della ricostruzione ottocentesca della chiesa. )
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- Convento del Rosario
(sull'omonimo colle)
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- Convento e chiesa del Carmine:
fra tutte le architetture ecclesiastiche della città il complesso del Carmine rivela la più elevata omogeneità stilistica fra le componenti architettoniche, scultoree e pittoriche: tutto concorre a creare una estatica atmosfera rococò (gli stucchi candidi, la luminosità dell'aula, le numerose tele). L'impianto architettonico ad aula unica è definito da uno splendido ciclo di stucchi monocromi attribuiti al Gianforma stuccatore palermitano allievo del Serpotta.
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- Chiesa di Maria SS della Consolazione:
la struttura attuale delle navate resistì al sisma del 1693 e risale al 1600 circa; l'abside e il cupolino furono ricostruiti successivamente secondo uno stile pomposamente settecentesco-rococò; notevole la pavimentazione a tarsie marmoree del coro nonchè il fastoso organo settecentesco e gli stalli lignei.
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- Convento della Croce
- Chiesa di San Giuseppe:
si trova nel quartiere omonimo. L'interno è settecentesco e custodisce due notevoli sculture: la statua lignea di S. Giuseppe laminata in argento e quella di S. Agrippina del '400.
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- Convento dei Cappuccini: Il complesso si estende fra le pendici delle rocciosa collina della Croce e l'altura argillosa della Bastita. Il convento fu costruito annesso a quella che era la chiesa di S. Agrippina. Il culto della santa si trasferì poi nella chiesa di San Giuseppe dove ancora rimane una bellissima statua del '400 ( di scuola gaginiana?) dedicata alla Santa.
- Chiesa di Santa Teresa:
la facciata rivela influenze ancora legate alla tradizione architettonica precedente il terremoto del 1693. L'interno tardobarocco è uno dei più ricchi della provincia per gli stucchi, le tele, le sculture, le pavimentazioni a tarsie bianche e nere.
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- Chiesa di San Michele
- Chiesa di San Giovanni:
la facciata concavo-convessa a tre ordini rivela influssi borrominiani (S. Carlino alle Quattro Fontane - Roma). L'interno a pianta ellittica coperta da una cupola (i finestroni si aprono direttamente sull'imposta della cupola) è preceduta da un endonartece e conclusa da un'abside. Gli stucchi dell'interno sono del secolo XIX.
[modifica] Scicli in letteratura
Elio Vittorini si sofferma sulla sua magica morfologia ne "Le Città del Mondo": «La città di Scicli sorge all'incrocio di tre valloni, con case da ogni parte su per i dirupi, una grande piazza in basso a cavallo di una fiumara, e antichi fabbricati ecclesiastici che coronano in più punti, come acropoli barocche, il semicerchio delle altitudini...».
Pier Paolo Pasolini visitò da giornalista la città vecchia (Chiafura) scavata nella roccia che sovrasta il centro storico, descrivendola come "una specie di montagna del Purgatorio, coi gironi uno sull'altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene, dove la gente ha messo un letto, delle immagini sacre o dei cartelloni di film alle pareti di sassi e lì vive, ammassata, qualche volta col mulo".
Leonardo Sciascia è stato più volte a Scicli, dove teneva conferenze e incontri e dove viveva l'amico e pittore Piero Guccione, sciclitano di nascita.
[modifica] Gli appuntamenti
- Festa delle Milizie: I festeggiamenti, che hanno inizio ogni anno, a fine maggio, durano una settimana. Il momento più significativo della festa è la rappresentazione teatrale, il sabato, di una "moresca" a ricordo di una battaglia avvenuta nel 1091 per la liberazione della Sicilia dal dominio saraceno; nella rappresentazione, che si tiene ogni anno da tempo immemorabile, si fronteggiano i Turchi (i Saraceni) capeggiati dall'Emiro Belcane e i Cristiani (i Normanni) guidati dal Gran Conte Ruggero d'Altavilla. Nella rappresentazione, vengono ricreati gli ambienti suggestivi della lotta e attori popolari con abiti d’epoca e armi, recitano sulle strade ripercorrendo i momenti più importanti della battaglia, che si conclude con l'intervento miracoloso della Vergine Maria (detta "delle Milizie" o "dei Milici"), che, scesa dal Cielo in groppa ad un Bianco Cavallo, libera la città dall'assedio straniero. La tradizione vuole che Maria Santissima delle Milizie rappresenti l'Addolorata, molto venerata dagli sciclitani, cui sono anche dedicate due processioni e due culti (nella Chiesa di Santa Maria La Nova e nella chiesa di San Bartolomeo).
- Il Gioia: Al culmine della Settimana Santa, il giorno di Pasqua viene festeggiata la Resurrezione di Cristo, detto l'Uomo Vivo, al grido di "Gioia", da cui per antonomasia il Gioia (con l'articolo al maschile). La statua lignea del Cristo, opera settecentesca attribuita a Civiletti e custodita nella Chiesa di Santa Maria La Nova, viene portata in processione per le vie della città e fatta ondeggiare e ballare in segno di gioia per tutto il giorno sino a tarda ora. Di recente il cantautore Vinicio Capossela ha dedicato una delle sue canzoni a questa caratteristica festa.
- La Cavalcata di San Giuseppe: il sabato precedente il 19 marzo (o quello successivo) dalla Chiesa di San Giuseppe parte una suggestiva processione di cavalli e cavalieri, detta la Cavalcata di San Giuseppe, per le vie della città di Scicli. Figuranti che rappresentano San Giuseppe e la Vergine Maria guidano il corteo che passa nei vari quartieri in cui vengono allestiti dei falò, dei fuochi detti Pagghiari, dove i cavalieri e la gente che segue la cavalcata accende dei fasci di stoppie dette ciaccàre. I cavalli sono bardati con manti di violaciocche, dette bàlicu, di vari colori' e gigli selvatici (spatulidda) composti a modo (nelle settimane precedenti) per rappresentare scene religiose o simboli della città (leone rampante, stemma, San Giuseppe, Gesù, la croce...). Campanacci, sonagli, testiere, ed altri ornamenti completano le bardature.
Il 19 marzo la stessa processione si fonde a quella religiosa di San Giuseppe. La rappresentazione vuole ricordare la Fuga in Egitto di Giuseppe e Maria, dopo l'editto di Erode. La sera del sabato della Cavalcata nel sagrato della chiesa di San Giuseppe si svolge una Cena in cui si bandiscono prodotti tipici per raccogliere offerte per la parrocchia e i poveri, e i cavalli e cavalieri della Cavalcata presenziano alla Cena, alla fine della quale verranno premiati i migliori manti infiorati.
- Sagra della seppia di Donnalucata, località balneare in provincia di Ragusa, si svolge nel fine settimana che precede il 19 marzo in occasione dei festeggiamenti di San Giuseppe, principalmente in Via Pirandello che in quei giorni si popola di bancarelle e di gente. Lungo la strada sono allestiti gli stands dove è proposto un menù che va dall'antipasto ai vari secondi, tutti a base di seppie pescate al largo di Donnalucata e perciò freschissime e cucinate secondo la tradizione locale.
Sempre all'interno dei festeggiamenti, una sfilata di cavalli, mutuata da quella, più antica, che si tiene nel centro cittadino di Scicli, ricorda la fuga della Sacra Famiglia in Egitto guidata dal Santo, manifestazione che, secondo la tradizione locale, è chiamata "la Cavalcata".
I cavalli sono bardati con delle gualdrappe fatte con foglie di palma e fiori (violaciocche), con campanacci e sonagliere; al termine si celebra il concorso con la premiazione per la bardatura migliore.
- 1 maggio: Sagara del Pomodoro o festa del grappolino a Sampieri. Festa del pomodoro a grappolo di produzione locale. Oltre al pomodoro spazio viene dedicato agli altri prodotti orticoli e ai formaggi.
- Il sabato del villaggio, in primavera, festa del Villaggio Jungi, parte integrante di Scicli
- Carnaluvaru ra Stratanova: il Carnevale da anni viene festeggiato in Corso Umberto, detto dagli scilitani "A Stratanova" (la strada nuova) e si svolge con manifestazioni, sketches in maschera, sfilate e carri allegorici.
[modifica] Arte
Da Scicli prende nome una scuola di pittura e scultura contemporanea, detta Gruppo di Scicli, su cui hanno scritto Marco Goldin, Susan Sontag ed altri, e di cui fanno parte Piero Guccione, Franco Sarnari, Franco Polizzi, Carmelo Candiano, Sonia Alvarez, Mimmo Fiorilla, Paolino, La Cognata ed altri.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Bartolomeo Falla dal 7/06/1998
Centralino del comune: 0932 839111
Email del comune: comune.scicli@tiscali.it
Sito del sindaco Bartolomeo Falla: http://www.bartolomeofalla.it
Il sindaco Bartolomeo Falla è stato eletto nel 1998 con una maggioranza costituita dalla Rete e da Rifondazione, nel 2003 da tutto il centrosinistra.
[modifica] Collegamenti esterni
- Il primo blog degli sciclitani della diaspora
- Il blog di Globalsiculo
- Circolo politico "Scicli per il Partito democratico"
- Associazione Treno Barocco del Val di Noto
- Sito ufficiale della Parrocchia Santa Caterina da Siena di Donnalucata
- Sentieri del Barocco: Scicli
- Luigi Nifosì immortala Scicli
- Il primo sito web su Scicli
- La guida turistica di Scicli
- Sito di Donnalucata, frazione di Scicli
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