Storia delle famiglie nobili di Grotteria
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Grotteria è stata, nel corso dei secoli, un importante centro amministrativo e feudale, che ha raccolto diversi flussi immigrativi. Infatti, molte delle famiglie nobili di Grotteria, hanno origine nel napoletano, in Piemonte e la Grecia. Tra le principali si ricordano:
Indice |
De Luna D'Aragona
I de Luna d'Aragona furono signori feudali di Grotteria con Siderno, Martone, San Giovanni, Mammola e terre annesse e di metà del feudo di Ragusia (attuale Gioiosa Jonica). Di origine spagnola e discendenti dei Goti, i de Luna vissero nel regno d'Aragona imparentandosi ripetutamente con quei sovrani. I marchesi Lupis di Grotteria hanno raccolto l’eredità della famiglia de Luna, per l'estinzione di questa in quella dei baroni Amato di Grotteria, con donna Francesca de Luna d’Aragona, sposa nel 1689 di don Fabrizio Amato e per essersi a sua volta estinta la famiglia Amato nella Lupis con donna Rosa Amato e Falletti, andata sposa al marchese don Fortunato Lupis e Palermo di Santa Margherita (n. 1705 +1773).
Falletti
I Falletti di Grotteria furono marchesi di Bossia, duchi di Cannalonga e principi di Sicignano con Giacinto Falletti Aracadi, nato a Grotteria il 19 settembre 1661, figlio di Giuseppe Falletti e di Antonietta Arcadi dei baroni di Pisana da Castelvetere. Fu conte palatino, duca di Cannalonga e di Laviano, marchese di Bossia, principe di Sicignano, San Gregorio, San Alicandro, Zoppinio e Gallo, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, reggente del Regio Collateral Consiglio e il 3 marzo 1713 sposò Rosa Margherita Valperga dei marchesi di Masino. Il ramo di Grotteria si staccò dal ceppo piemontese dei Falletti marchesi di Barolo passando in Calabria con Alberto Falletti di Barolo, figlio di Pietrino Falletti, il quale, andato a Napoli alla corte della Regina, diventerà capostipite dei Falletti di Grotteria. Una sua figlia, Anna Falletti, sposò nel 1363 Galeazzo di Saluzzo, figlio del marchese Tommaso.
Crisafi
La famiglia Crisafi vanta origini antichissime, provenienti con certezza dalla Grecia. A differenza delle altre principali famiglie nobili di Grotteria (Lupis, Macedonio, Palermo e Falletti) che arrivarono nella Locride più meno tutte insieme, nella seconda metà del XVI secolo, i Crisafi sono documentati in loco fin dal XIII secolo.
Capostipite dei Crisafi fu il generale bizantino Giorgio Maniace (nato nel 998-morto nel 1043 in Macedonia).
La famiglia Crisafi di Grotteria si è estinta con la morte di donna Francesca Crisafi.
Macedonio
I Macedonio furono duchi di Grottolella, marchesi di Ruggiano, Oliveto, [Capriglia]] e [MArtone|baroni di Poligori]] (un feudo rustico in territorio di Martone) e signori dell’isola di Nisida, nel golfo di Napoli. Passarono da Napoli in Calabria con Leone Macedonio, viceré di Calabria, ma la loro origine risale alla dinastia Macedone di Bisanzio e, secondo la tradizione, ad Alessandro Magno, detto il Grande o il Macedone.
Tutti i rami napoletani dei Macedonio si sono totalmente estinti nella prima metà dell’800. Quello dei baroni di Poligori di Grotteria, nella linea primogenita, si è estinto nei marchesi Lupis, baroni di Castania e Cuzzoghieri, con la morte di donna Lauretana Macedonio e Ferrari-Spina, moglie del marchese don Isidoro Lupis e Manso.
Bartolomeo Macedonio di Napoli prestò al Re Carlo d'Angiò i fondi per la battaglia contro Corradino di Svevia. Leone Macedonio, per nomina del Re D'Aragona, divenne Viceré delle Calabrie. Da Leone discende direttamente il duca Tommaso, i cui avi, dal 1400 furono Cavalieri di di Malta.
La Dinastia è detta anche Macedonio del Leone, per evocare l'arma avita del leone di Filippo il Macedone e di Alessandro Magno.
Manso
La famiglia Manso, originaria di Napoli, venne illustrata da Giovanbattista, Consigliere di S. Chiara e del viceré Duca di Alba, che ottenne il Regio Assenso per il feudo di Bisaccia il 7 marzo 1533. Suo figlio Giulio paga il rilievo per i feudi di Bisaccia e Cuculo nel 1567. Giovanbattista II, feudatario di Chianca nel 1593 ottenne il titolo di marchese di Villa nel 1621. Fu principe dell’Accademia degli Oziosi e fondò a Napoli il Monte Manso, una istituzione caritativa alla quale l'intera aristocrazia napoletana riteneva un dovere contribuire.
Un ramo dei Manso si trasferì in Calabria, dapprima a Brancaleone, con il marchese Antonio Manso, trasferitosi poi a Grotteria a causa del matrimonio con donna Saveria Palermo di Santa Margherita e si estinsero nella famiglia Lupis con il matrimonio di donna Giovanna (nata a Grotteria il 16 aprile 1736 e morta il 25 dicembre 1788 sempre a Grotteria), che nel 1779 sposò il marchese don Orazio Lupis di Grotteria.
Palermo
La famiglia Palermo ha origini remotissime risalendo, su base certa e documentata, agli arconti ed ammiragli di Palermo dell'epoca bizantino-araba in Sicilia, originati dai principi di Antiochia. Furono principi di Santa Margherita e [Santo Stefano di Briga|Santo Stefano]], marchesi di Calorendi, Pari del Regno di Sicilia come baroni di Martini. A Salvo Palermo successe Giovanni, barone di Santa Margherita ed a costui un altro Salvo, maestro segreto del regno, che passò in Modica. Da lui discesero una serie d'illustri personaggi, come Cesare Palermo giudice della G. Corte di Modica; frà Diego cavaliere di Malta nel 1645 e bali di Venosa; Giovanni Palermo, barone di Santo Stefano Inferiore e di Galati, nonché primo principe di [[Santa Margherita] nel 1708; Francesco investito di Santa Margherita nel 1715; Tommaso, barone di Castelluccio di Modica e possessore delle terre e casali di Messina detti S. Stefano Mezzano, Santa Margherita, Galati e Mili Superiore. Girolamo Palermo di Santa Margherita fu vescovo di Mazzara nel 1759, giudice della Legazia Apostolica coll'aggregamento dell'abbazia di S.Maria di Terrana nel 1764, ed infine arcivescovo di Laudicea; Giuseppe Giovanni Palermo venne investito del principato di Santa Margherita nel 1758, della signoria col vassallaggio di Martini nel 1759, ed altri.
I Palermo di Santa Margherita di Grotteria si sono estinti nella famiglia dei marchesi Lupis con la morte di Donna Dorotea Palermo di Santa Margherita e Macedonio, moglie del barone di Castania e Cuzzoghieri don Giovanni Lupis e Guerrisi Floccari.
Stemma: partito, nel 1° d'oro, con un grifo rampante d'azzurro, sormontato da lambello di rosso, di tre pendenti; nel 2° d'azzurro, con un leone d'oro, sostenendo sul dorso un giglio d'argento. Cimiero: l'aquila nascente spiegata di nero, imbeccata e coronata d'oro. Corona di principe.
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