Tristano e Isotta (mito)
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La storia di Tristano e Isotta è probabilmente uno dei più famosi e struggenti miti nati durante il Medioevo. Di origine celtica, le prime redazioni sono state realizzate da poeti normanni. Il compositore tedesco Richard Wagner ne ha tratto un'opera intitolata Tristan und Isolde.
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[modifica] Origine del mito
[modifica] La storia
Alcune fonti parlano di un guerriero di nome Drust o Drustan, che visse in Cornovaglia tra l'VIII e il IX secolo, e cioè durante l'epoca carolingia; di questo personaggio comunque si sa poco o nulla.
[modifica] I testi
Nel XII secolo, nascono diversi romanzi che raccontano la storia di Tristano e Isotta; molti, purtroppo, sono andati perduti: è il caso di un romanzo che avrebbe scritto Chrétien de Troyes, come si legge nel prologo del Cligès. Degli altri testi si conservano solo frammenti:
- Il più antico romanzo, detto della "versione comune", è opera di Béroul, scritto probabilmente verso 1170 e tradotto da Eilhart d'Oberg nel 1180 nel romanzo tedesco Tristrant.
- Tra 1172 e 1175, Thomas d'Angleterre (Tommaso d'Inghilterra) scrive a sua volta un romanzo, detto della "versione cortese" per la profondità dell'analisi psicologica dei personaggi. C'è da notare tuttavia che la materia stessa del mito di Tristano e Isotta lo rende difficile da collocarsi nel filone della tradizione cortese. Di questa versione fu fatta una traduzione molto fedele in norvegese da Frate Roberto nel 1226.
- Due manoscritti raccontano un episodio in cui Tristano si traveste da pazzo per rivedere Isotta: la Folie Tristan di Berna viene in genere collegata alla versione di Béroul, mentre la Folie Tristan di Oxford viene collegata a quella di Thomas.
- Maria di Francia racconta a sua volta un episodio tratto dal romanzo, in una novella in versi intitolata Lai du Chèvrefeuille ("lai del caprifoglio"), e scritta tra 1160 e 1189.
- Al XIII secolo risale l'enorme romanzo di Tristano in prosa, che riporta anche altre leggende.
- Altri testi, come il Romanzo di Jaufré (anonimo, XIII secolo), fanno evolvere il personaggio di Tristano facendolo diventare un cavaliere della Tavola Rotonda alla corte di re Artù.
[modifica] Le origini celtiche
L'origine primitiva della leggenda è incerta: Tristano sarebbe alla nascita un eroe scozzese, e il suo nome deriverebbe dalla parola Drust (o Drostan) che significa "impetuoso"; ma la leggenda deve molto anche ad apporti di diversi popoli celtici (come i Galli e i Bretoni dell'Armorica= Bretagna, regione del nord-ovest della Francia). I critici discutono se far risalire la nascita della storia al XII secolo o addirittura all'VIII secolo. D'altro canto, l'esistenza stessa della prima redazione scritta è discussa, dal momento che non si ritiene che la leggenda si sia formata in una sola volta, ma che si sia sviluppata progressivamente nella tradizione orale dapprima, poi nel corso delle successive redazioni e re-interpretazioni. Si può tuttavia supporre che i bardi gallici, a cui dobbiamo i primi scritti su Tristano (le triadi), si siano essi stessi ispirati a una leggenda della tradizione celtica, i cui protagonisti sono gli amanti Diarmaid e Grainne, e di cui molti temi e motivi si ritrovano nella storia di Tristano e Isotta. Altri hanno identificato un'altra fonte del mito nella leggenda irlandese di Deirdre e Noise.
[modifica] Influenza dei romanzi antichi
Anche se la fonte primaria del mito è legata alle leggende celtiche, si possono comunque stabilire delle relazioni con i romanzi antichi. In particolare il romanzo di Thomas vi sarebbe legato, dal momento che le sue caratteristiche più originali rispetto alla versione comune di Béroul, come la grande presenza di monologhi e di commenti del narratore, sembrano derivare dalla materia antica. Questi sono alla base di una riflessione sull'amore che si sviluppa nel romanzo, il quale inoltre sviluppa maggiormente la storia di Tristano dalla sua nascita, avvicinandosi quindi ai racconti biografici. Elementi della leggenda derivati dalla materia classica sarebbero il filtro d'amore, citato nei Remedia Amoris di Ovidio, e la molti tratti della figura di Tristano che lo accomunano all'eroe Teseo (entrambi lottano con dei mostri, e in entrambi è presente il motivo delle vele bianche e delle vele nere).
[modifica] I rapporti con la tradizione cortese
La presenza della locuzione fin amor (= "amore perfetto", con la quale i poeti designavano l'amore cortese) nel manoscritto di Béroul e di una vera e propria analisi dell'amore in Thomas potrebbero indurre in errore portando a un affrettato parallelismo tra la storia di Tristano e Isotta e il romanzo cortese. Le differenze sono però molte: al culto del desiderio e dell'amore, visto come forza di vita e spinta alla perfezione, della tradizione cortese, la storia di Tristano e Isotta oppone un desiderio devastatore, fonte di dolore più che di elevazione spirituale, e vera e propria forza di morte in quanto il loro amore non può portarli che alla morte. Il confronto più efficace può farsi con la coppia di Lancillotto e Ginevra, in cui la dama è sempre superiore all'uomo, che per lei è disposto a tutto pur di essere degno del suo amore (fin'anche a umiliarsi, come nel romanzo di Chrétien de Troyes "Lancillotto o il cavaliere della carretta"), e il cui amore è perfettamente integrato nella società: l'amore di Tristano e Isotta si pone invece in costante sfida nei confronti della società, rendendo impossibile una conciliazione dei valori morali e sociali con quelli dell'amore, e connotandosi più come "amore-passione" (dal latino patior, cioè soffrire e subire: in effetti i due amanti sembrano più vittime del filtro che li soggioga, e si nota in Béroul una preoccupazione costante a giustificare le colpe degli amanti, rendendoli innocenti di fatto, e colpevolizzando unicamente l'amore).
[modifica] La leggenda
![Tristan and Isolde, Edmund Blair Leighton (1902).](../../../upload/shared/thumb/b/bb/Leighton-Tristan_and_Isolde-1902.jpg/350px-Leighton-Tristan_and_Isolde-1902.jpg)
Sintetizzare la storia di Tristano e Isotta è di per sé difficile a causa delle diverse versioni e dei continui rimaneggiamenti; quello che segue è quindi un brevissimo riassunto:
- Rivalen, re di Loonois, ha sposato Bleunwenn ("Bianco-Fiore"), sorella del re Marco di Cornovaglia in Bretagna; egli muore tuttavia poco dopo, in guerra. Prima di morire anch'essa dal dolore, Bleunwenn partorisce un figlio, a cui dà nome Tristano.
- Il bambino è allevato da suo zio il re Marco, il quale è sottoposto al pagamento di un gravoso tributo dal re d'Irlanda: diventato un giovane guerriero, Tristano decide di liberare la Cornovaglia da questa sottomissione e parte per l'Irlanda, dove riesce a uccidere il gigante Morholt, fratello del re: viene tuttavia ferito con un colpo di spada avvelenato, ma curato dalla figlia del re, Isotta, che non sa che egli ha ucciso suo zio. Tristano, una volta guarito, torna in Cornovaglia.
- Pressato di sposarsi per garantire al trono una successione, il re Marco decide di prendere per moglie colei a cui appartiene un capello d'oro, portato dal mare da un uccello. Tristano, ricordandosi di Isotta, parte per l'Irlanda, ma, appena arrivato, deve combattere un terribile drago. Lo uccide, ma viene ferito, e, ancora una volta, curato da Isotta, che si accorge allora che egli è colui che uccise il Morholt: rinuncia tuttavia a vendicarsi e viene promessa in sposa a Marco per sanare le rivalità tra i due regni. Si imbarca dunque con Tristano verso la Bretagna.
- La regina d'Irlanda affida all'ancella Brangien un filtro magico, da far bere ai due sposi la notte di nozze: essi allora si innamoreranno profondamente l'uno dell'altra. Ma durante la navigazione, Tristano beve per errore il filtro, credendo che sia vino, e lo offre a Isotta: i due cadono nelle braccia l'uno dell'altra. Isotta sposa tuttavia Marco, facendosi sostituire da Brangien per la consumazione del matrimonio.
- Dopo mesi di amori clandestini, di trucchi e menzogne, i due innamorati vengono scoperti e condannati a morte, riescono a fuggire e si rifugiano nella foresta. Dopo tre anni, il filtro comincia a indebolirsi: non sopportando più la vita allo stato selvaggio, e scoperti da re Marco, Tristano decide di restituire la donna al re, e parte.
- Si reca nell'isola di Bretagna dove sposa Isotta dalle Bianche Mani, con la quale tuttavia non consuma il matrimonio. Ferito gravemente durante una spedizione, capisce che solo Isotta può guarirlo e la manda a chiamare, chiedendo che vengano messe vele bianche alla nave con cui verrà, se lei accetta di venire, e nere se si rifiuta. Ella accetta, ma la sposa di Tristano, avendo scoperto il loro amore, gli riferisce che le vele sono nere. Credendosi abbandonato da Isotta, Tristano si lascia morire; la donna, arrivata troppo tardi presso di lui, muore di dolore a sua volta. Pentita, la moglie di Tristano rimanda i corpi in Cornovaglia, facendoli sepellire assieme.
[modifica] Altri progetti
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