Agro nolano
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L'agro nolano è quel tratto del piano campano che si incunea fra il Vesuvio e l'Appennino, comprendendo tutta la vasta zona che si allarga fin verso Baiano, Lauro e Marigliano. Il suo nome deriva dalla città di Nola che ha avuto storicamente un ruolo centrale e ha influenzato costumi, dialetto e scambi.
Un tempo si parlava genericamente di campagna nolana o di territorio nolano, a sostegno di ciò rimane il fatto che in tutti i comuni ricadenti in tale ambito la misura agraria di superficie è il moggio nolano (più grande del moggio napoletano).
[modifica] Storia
Dopo le guerre sannitiche Nola divenne fedelissima a Roma, che la elevò a municipium, le permise di avere un Senato proprio e perfino di coniare monete.
Per la feracità delle sue terre e per il clima dolce delle sue colline e del mare non lontano, molti patrizi si trasferirono in questa città e vi costruirono ville e mausolei. Altri coloni si stanziarono nell'agro, favoriti dalla distribuzione delle terre conquistate; vi costruirono le proprie case, dapprima modeste e povere poi più ampie con vaste corti, fino a formare dei villaggi e borgate. Tali villaggi in epoca molto posteriore divennero dei veri e propri comuni autonomi (ciò avvenne durante il ducato di Napoli) e presero il nome dalle ville dei patrizi ivi stanziatisi.
Così, ad esempio, Faibano da praedium Fabianum (gens Fabia); Scisciano da fundus Settianus; Pomigliano da gens Pomelia; Marigliano da praedium Marianum, o meglio da gens Marilia; Ottaviano (NA) da Octavianus ecc.
Quasi tutti i comuni dell'agro nolano non hanno una loro vera e propria storia, bensì dividono la loro con quella di Nola e dei suoi sedici casali: Saviano, Sant'Erasmo, Sirico, San Paolo, Livardi, Liveri, Cimitile, Camposano, Cumignano, Faibano, Gallo, Risigliano, Vignola, Scaravito, Tufino, Casamarciano, ai quali se ne aggiunsero molti altri.
Finita la signoria degli Orsini, Nola divenne una città libera e con i suoi sedici casali formò una università, cioè un gran municipio, che non ebbe però lunga durata, ma si smembrò per l'autonomia che andavano acquistando i suoi casali.
Furono così eretti a comuni: Cimitile, Casamarciano, Liveri, Cumignano con Gallo, Tufino con Risigliano e Vignola, San Paolo con Livardi e Scaravito, Sant'Ermo e Sant'Erasmo, Sirico e Saviano, Camposano e Faibano.
Il territorio nolano, in antichità, era per la maggior parte ricoperto da boschi in parte protetti come selve sacre, ma già nei primi secoli dell'impero romano lo sfruttamento del legname era diventato talmente intensivo che nel IV secolo Frontino scriveva che i boschi erano oramai scomparsi, da tutta la pianura campana e rimanevano soltanto sulle montagne. Queste selve sacre o selve di pianura erano costituite da boschi di lecci e di sughero con tutto il loro corteggio di piante arbustive.
La città di Nola e i suoi casali fin dal 1529 fecero acquisto dal Regio Fisco, con l'approvazione della Camera della Sommaria del Regno, dei due latifondi Bosco Fangone di moggia 605 (Ha 242) e Bosco Gaudio di moggia 113 (Ha 45,2), per il prezzo complessivo di ducati 11.450, dati in enfiteusi a principi, marchesi e baroni, dai quali dipendevano detti casali, con godimento degli usi civici.
E ciò ad evitare che il Regio Fisco li avesse alienati ad altri baroni. I due latifondi divennero quindi proprietà comunali, e tali rimasero per oltre tre secoli, non appartenenti cioè a quelle terre da ripartirsi tra i cittadini non possidenti in forza delle leggi 1° nov. 1806 e 3 dic. 1808, promulgate dai bonapartisti.
La quotizzazione di dette terre, disposta in base alle citate leggi, era dunque non solo illegale, ma anche arbitraria perché le originarie terre demaniali erano diventate vere e proprie terre patrimoniali, così accatastate , non soggette quindi agli usi civici e alla promiscuità di commercio fra i cittadini.
Nondimeno il Ministro Di Rudini, nel 1891, ne aveva ordinata la quotizzazione fra i cittadini non possidenti, con l'obbligo di un piccolo canone annuo.
Tommaso Vitale, sindaco di Nola, coadiuvato efficacemente dal colto e intelligente segretario del Comune Cav. Raffaele De Sena, spese tutta la sua attività per evitare tale sconcio, con un'opera assidua e tenace durata alcuni anni. E ciò non allo scopo di defraudare la classe colonica di un diritto, ma di trasformare una proprietà, erroneamente ritenuta demaniale, mal coltivata, poco redditizia e in parte derelitta, in una proprietà patrimoniale, ripartita tra enti, che rappresentavano gli interessi della collettività.
Quotizzantosi i terreni, dei Boschi Fangone e Gaudio tra tutti i cittadini non abbienti, costoro sarebbero diventati singolarmente proprietari di minuscoli appezzamenti di terreno che, col tempo, avrebbero finito con l'essere venduti a prezzi irrisori a capitalisti speculatori: cosa antipatica e deleteria.
Dopo la morte di Tommaso Vitale, i due boschi divennero sempre più ristretti, piccoli latifondisti e coloni non possidenti occuparono le due aree, frazionandole in mille fazzoletti di terra. Mai Tommaso Vitale fu più lungimirante di allora, i suoi timori si avverarono successivamente, i fertili terreni di Bosco Fangone e Gaudio furono brutalmente espropriati e venduti in epoca moderna ai recenti “Conquistadores” venuti dalla vicino Napoli, con la complicità di amministratori locali corrotti e privi di scrupoli. Così i “gioielli di famiglia” che per oltre tre secoli avevano rappresentato la vera ricchezza della città di Nola divennero terra di conquista per capitalisti speculatori.
[modifica] Provincia di Nola
Esiste un progetto di legge per istituire una nuova provincia quella di Nola anche se la regione Campania non si è ancora pronunciata, per le molteplici resistenze a questo progetto. Basti pensare che il disegno di legge originario prevedeva 40 comuni, che dovevano far parte della nuova entità territoriale.Ma per la forte opposizione dei parlamentari Avellinesi e, pur in presenza di forte contrarietà dei Comuni Vesuviani (in modo particolare Ottaviano e Somma Vesuviana), il progetto, è stato ridimensionato a 27 comuni, quelli elencati tutti della provincia di Napoli:
Nola, Acerra, Brusciano, Camposano, Carbonara di Nola, Casamarciano, Castello di Cisterna, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Mariglianella, Marigliano, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomarino, Roccarainola, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, San Paolo Bel Sito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano , Somma Vesuviana, Terzigno, Tufino, Visciano
Comunque si attende che venga presentato in Parlamento un emendamento al DDL affinché anche i comuni di Ottaviano e di Somma Vesuviana vengano esclusi da questa ipotizzata provincia.
[modifica] Collegamenti esterni
- L'Ager Nolano, di Antonio Napolitano, da cui proviene la versione originale di questa voce