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Anima - Wikipedia

Anima

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La parola italiana anima parte dal greco ànemos (dove significa "vento" - e di questo significato si trova ancora traccia nel nostro anemometro - ma anche, nel linguaggio figurato, "passione" e "incostanza"). Nella Grecia antica si faceva a volte riferimento all'anima con il termine psychè (come avviene nel termine moderno psicologia), con un significato più vicino a spirito (vitale). Nell'induismo si fa riferimento all'Ātman, espirazione, anima.

In latino anima indica propriamente ciò che spira, il soffio, il vento, e anche l'elemento aria. Da questo significato passa a quello di "respiro", nel senso dell'aria che si aspira, e per traslato indica la vitalità primordiale, animale, basata appunto sull'atto del respirare.

Difficile da definire sinteticamente, alla rappresentazione dell'oggetto-anima ci si può avvicinare meglio attraverso alcune delle contrapposizioni in cui è implicato:

  • anima / corpo, dove rappresenta il principio vitale di natura immateriale che, finché è presente, rende la materia altra da sé;
  • anima / spirito, dove rappresenta il principio senziente contrapposto a quello raziocinante;
  • anima / animo, dove rappresenta una sensibilità di tipo ricettivo contrapposta ad una di tipo attivo e appropriativo.

Indice

[modifica] Il concetto di anima in filosofia

Secondo il dualismo platonico e gnostico, l'anima è per sua natura simbolo di purezza e spiritualità. Ha la sua origine nel soffio divino (da cui il significato stesso della parola, ossia: vento, soffio).

Secondo Platone l'anima non ha un inizio, in quanto è ingenerata; inoltre, è considerata immortale e incorporea.

Per Plotino l'anima è la terza ipostasi, la cui essenza è immortale, intellettiva e divina. Vi è un'anima che plasma e vitalizza l'intero universo (Anima dell'universo) e anime individuali, per tutti gli esseri animati. Seguendo il Timeo di Platone, egli attribuisce anime anche agli astri e ai pianeti. La singolarità del pensiero di questo filosofo riguardo all'anima sta nel suo averla sdoppiata in "Anima superiore", legata al divino, e "Anima inferiore", legata al corpo.

Secondo la contrapposizione gnostica tra Dio (Perfezione, bene) e Materia (imperfezione, male), l'anima sarebbe stata calata da Dio in un corpo materiale e sarebbe stata contaminata dall'intrinseca malvagità della materia stessa.

[modifica] Anima mundi

Concetto di origine orientale passato, attraverso Platone (per il quale il mondo è una sorta di grande animale, la cui vitalità generale è supportata da questa anima, infusagli dal Demiurgo) e il neoplatonismo, alla cultura rinascimentale.
È una nozione particolarmente cara al pensiero magico e mistico, che viene elaborata in occidente non oltre il periodo romantico (Schelling) - ma tende a riemergere in fasi culturali di incertezza e scarsa chiarezza razionale.

[modifica] Il concetto di anima nelle religioni monoteiste

[modifica] Ebraismo

La bibbia ebraica non ha una definizione sistematica dell'anima, anche se nella letteratura rabbinica classica è possibile trovare diverse descrizioni dell'anima dell'uomo. Nella bibbia ebraica vi sono tuttavia due termini che, nelle elaborazioni successive delle varie religioni, sono stati collegati al concetto di anima.

  • Il primo è nèfesh e indica l'uomo come essere vivente. Nel canone ebraico la parola nèfesh ricorre 754 volte, la prima delle quali in Genesi 1.20. La costituzione dell'uomo come 'nefesh' è descritta in Genesi 2:7:
Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici l'alito vitale e l'uomo divenne un 'anima vivente (ebr. nèfesh hachaiyàh; latino animam viventem; greco psychè ton zòion).
Il nefesh non si identifica con il soffio di vita che proviene da Dio, ma indica il respiro. In questo senso l'essere animato [Nèfesh] va incontro alla morte, identificata con lo Sheol o Inferi, il luogo della morte.
  • Esiste inoltre il termine ruach, in greco pnéuma e in latino spiritus. Pnèuma deriva dal verbo pnèo, che significa “respirare” o “soffiare”, e si ritiene che anche l'ebraico rùach derivi da una radice che ha lo stesso significato, ed indica l'alito vitale comunicato da Dio all'uomo.

Saadia Gaon e Maimonide spiegano il classico insegnamento rabbinico sull'anima attraverso le lenti della filosofia neo aristotelica. Il primo (nel trattato Emunoth ve-Deoth 6:3) sostiene che l'anima è quella parte dell'uomo che è costituita di desideri fisici, emozioni e pensiero. Il secondo, (nella Guida dei Perplessi) intende l'anima come l'intelletto sviluppato, privo di sostanza.

Nella Qabbalah e nello Zohar (un trattato di mistica) l'anima è vista come composta da tre elementi: nefesh, ru'ah, e neshamah. Essi sono solitamente spiegati in questi termini:

  • Nefesh La parte inferiore o "funzioni animali" dell'anima. Si riferisce agli istinti e funzioni vitali. Si trova in tutti gli uomini, ed entra nel corpo fisico al momento della nascita. È all'origine della natura fisica e psicologica.
    Le altre due parti dell'anima non esistono dalla nascita, ma si creano lentamente col passare del tempo. Il loro sviluppo dipende dall'agire e dalle credenze dell'individuo. Di esse si dice che esistano in forma completa negli individui spiritualmente avanzati
  • Ruach L'anima mediana, o spirito. Essa consiste nelle virtù morali e nella capacità di distinguere il bene dal male. Nel linguaggio moderno è analoga alla psiche o all'ego.
  • Neshamah L'anima superiore, il Sé più elevato. Essa distingue l'uomo da tutte le altre forme di vita. Ha a che fare con l'intelletto, e permette all'uomo di godere e beneficiare della vita dell'aldilà. Questa parte è comune ad ebrei e non ebrei al momento della nascita. È la parte che permette la consapevolezza dell'esistenza e presenza di Dio.

Nello Zohar si dice che, dopo la morte, il Nefesh si dissolve, il Ruach si trasferisce in una sorta di stato intermedio dove è sottoposto ad un processo di purificazione ed entra in una specie di "paradiso transitorio", mentre Neshamah ritorna alla sua fonte, il mondo delle idee platonico, dove gode del "bacio dell'amato". Si ritiene che dopo la resurrezione Ruach e Neshamah, anima e spirito, si riuniscano in una forma definitiva trasmutata.

Il Raaya Meheimna, un trattato cabbalistico pubblicato assieme allo Zohar, aggiunge due parti ulteriori all'anima umana: chayyah e yehidah. Gershom Scholem scrive che "essi sono considerati i livelli più sublimi della cognizione intuitiva, e si trovano solo in pochi individui eletti:

  • Chayyah La parte dell'anima che permette la consapevolezza della forza della vita divina stessa
  • Yehidah Il livello più elevato dell'anima, nella quale si raggiunge la più intima unione con Dio.

Molti studiosi del Talmud ritengono che l'infusione dell'anima nell'embrione avvenga non prima del quarantesimo giorno.

[modifica] Cristianesimo

Nel Nuovo Testamento non esiste una definizione univoca di anima. Paolo di Tarso fa riferimento ad una tripartizione dell'uomo, nominando il corpo, l'anima e lo spirito, già presente in Platone. La parola psychè ricorre da sola 102 volte, la prima dei quali nel Vangelo di Matteo 2:20, ed è usata nelle citazioni di passi del Vecchio Testamento dove è presente nefesh. Talvolta le due parole Psyche e Pneuma finiscono per assumere il medesimo significato.

[modifica] Teologia cattolica

La Chiesa Cattolica non ha una definizione filosofica esplicita dell'anima, sebbene abbia respinto diverse dottrine come quelle gnostiche che sostenevano che l'anima individuale era increata perché della stessa sostanza divina, o la teoria della metempsicosi o ipotesi secondo le quali l'anima (intesa come anima razionale e spirito) non era considerata individuale e immortale. Fra gli autori ecclesiastici che hanno affrontato l'argomento, con diverse ipotesi, sono da annoverare Agostino di Ippona, Tommaso d'Aquino e Bonaventura. Mentre Agostino immagina l'anima come una specie di nocchiero del corpo, postulando un certo dualismo, Tommaso d'Aquino insiste sull'unità inscindibile dell'uomo. L'anima intellettuale è la forma del corpo e la sua separatezza dopo la morte è vista come un esilio, poiché essa è naturalmente unita al corpo, a cui tende con la resurrezione finale.

COMPENDIO CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (2005)

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«II. «Corpore et anima unus» - Unità di anima e di corpo

362 La persona umana, creata a immagine di Dio, è un essere insieme corporeo e spirituale. Il racconto biblico esprime questa realtà con un linguaggio simbolico, quando dice: « Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente » (Gn 2,7). L'uomo tutto intero è quindi voluto da Dio.

363 Spesso, nella Sacra Scrittura, il termine anima indica la vita umana, oppure tutta la persona umana. Ma designa anche tutto ciò che nell'uomo vi è di più intimo e di maggior valore, ciò per cui più particolarmente egli è immagine di Dio: « anima » significa il principio spirituale nell'uomo.

364 Il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di « immagine di Dio »: è corpo umano proprio perché è animato dall'anima spirituale, ed è la persona umana tutta intera ad essere destinata a diventare, nel corpo di Cristo, il tempio dello Spirito.

« Unità di anima e di corpo, l'uomo sintetizza in sé, per la sua stessa condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi, attraverso di lui, toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore. Allora, non è lecito all'uomo disprezzare la vita corporale; egli anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno ».

365 L'unità dell'anima e del corpo è così profonda che si deve considerare l'anima come la « forma » del corpo; ciò significa che grazie all'anima spirituale il corpo, composto di materia, è un corpo umano e vivente; lo spirito e la materia, nell'uomo, non sono due nature congiunte, ma la loro unione forma un'unica natura.

366 La Chiesa insegna che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio – non è « prodotta » dai genitori – ed è immortale: essa non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte, e di nuovo si unirà al corpo al momento della risurrezione finale.

367 Talvolta si dà il caso che l'anima sia distinta dallo spirito. Così san Paolo prega perché il nostro essere tutto intero, « spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore » (1 Ts 5,23). La Chiesa insegna che tale distinzione non introduce una dualità nell'anima. « Spirito » significa che sin dalla sua creazione l'uomo è ordinato al suo fine soprannaturale, e che la sua anima è capace di essere gratuitamente elevata alla comunione con Dio.

368 La tradizione spirituale della Chiesa insiste anche sul cuore, nel senso biblico di « profondità dell'essere » (« in visceribus »: Ger 31,33), dove la persona si decide o non si decide per Dio.»

[modifica] Teologia ortodossa

Per gli ortodossi, corpo e anima compongono la persona, e alla fine, corpo e anima verranno riuniti; quindi, il corpo di un santo condivide la santità dell'anima del santo.

[modifica] Teologia protestante

Secondo il teologo protestante Cullmann, autore di Immortalità dell'anima o risurrezione?, pubblicato nel 1986,

"lo stato intermedio fra la morte e la risurrezione del corpo è caratterizzato da un periodo di sonno, in cui gli addormentati (1Tess.4,13) aspettano la resurrezione finale".

Cullmann inoltre nel suo libro fa notare che la dottrina dell'immortalità dell'anima risale al II secolo e che deriva dalla analoga dottrina ellenica, presa a prestito dal cristianesimo.

Cullmann in "Immortalità dell'anima o risurrezione dei morti?" scrive:

“[Esiste] una differenza radicale fra l'attesa cristiana della risurrezione dei morti e la credenza greca nell'immortalità dell'anima. . . . Se poi il cristianesimo successivo ha stabilito, più tardi, un legame fra le due credenze e se il cristiano medio oggi le confonde bellamente fra loro, ciò non ci è parsa sufficiente ragione per tacere su un punto che, con la maggioranza degli esegeti, consideriamo come la verità . . . Tutta la vita e tutto il pensiero del Nuovo Testamento [sono] dominati dalla fede nella risurrezione. . . . L'uomo intero, che era davvero morto, è richiamato alla vita da un nuovo atto creatore di Dio”.

[modifica] Testimoni di Geova

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Motivazione: il paragrafo è scritto in modo non enciclopedico. Invece di dire in forma semplice in cosa credono i testimoni di Geova cita autori di altre religioni. Vedi anche: Progetto religione e Portale religione. Segnalazione di Acis 18:51, 25 mar 2007 (CEST)

I Testimoni di Geova intendono per anima I termini nelle lingue originali (ebr. nèfesh [?פנ]; gr. psychè [ψυχή]) usati nelle Scritture indicano che “anima” è una persona, un animale o la vita della persona o dell'animale.

Le connotazioni che il termine italiano “anima” richiama di solito alla mente della maggioranza delle persone non sono in armonia con il significato dei termini ebraico e greco usati dagli ispirati scrittori biblici. Questo fatto è sempre più largamente riconosciuto. Già nel 1897, nel Journal of Biblical Literature (vol. XVI, p. 30), C. A. Briggs, in seguito a una particolareggiata analisi dell'uso di nèfesh, osservava: “Anima nell'uso che se ne fa attualmente . . . dà di solito un'idea molto diversa dal significato di שפנ [nèfesh] in ebraico, ed è facile che l'incauto lettore fraintenda”.

Più recentemente, nel presentare una nuova traduzione della Torà o primi cinque libri della Bibbia (edita dalla Jewish Publication Society of America) il capo redattore, H. M. Orlinsky dell'Hebrew Union College, ha affermato che il termine “anima” era stato in effetti eliminato da quella traduzione perché “il termine ebraico in questione qui è ‘nefesh’”, e ha aggiunto: “Altri traduttori hanno interpretato che significhi ‘anima’, il che è completamente inesatto. La Bibbia non dice che abbiamo un'anima. ‘Nefesh’ è la persona stessa, il suo bisogno di cibo, il sangue che scorre nelle sue vene, il suo stesso essere”. — The New York Times, 12 ottobre 1962.

Nèfesh deriva evidentemente da una radice che significa “respirare” e, alla lettera, nèfesh potrebbe essere tradotto “uno che respira”. Un lessico lo definisce “l'elemento che respira, che rende uomo e animale esseri viventi Gn 1, 20, l'anima (completamente distinta dalla nozione greca di anima) la cui sede è il sangue Gn 9, 4ss Lv 17, 11 Dt 12, 23: (249 X) . . . anima = essere vivente, individuo, persona”. — L. Koehler e W. Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti Libros, Leida, 1958, p. 627.

In quanto al termine greco psychè, i dizionari lo definiscono tra l'altro “vita”, e “anima come personalità e carattere” o dicono che era usato per indicare la persona stessa, e spiegano che anche in opere greche non bibliche il termine era usato a proposito di animali. Naturalmente opere del genere si basano più che altro sugli scritti di autori greci classici, e includono tutti i significati attribuiti alla parola dai filosofi greci pagani, fra cui “anima” dei morti, “anima, come sussistente senza il corpo, o contrapposta ad esso”, ecc. Dal momento che alcuni filosofi pagani pensavano che l'anima alla morte uscisse dal corpo, il termine psychè significava anche “farfalla”, creatura che subisce una metamorfosi, trasformandosi da crisalide in creatura alata. — L. Rocci, Vocabolario greco-italiano, pp. 2060, 2061.

L'anima umana'. La stessa espressione ebraica usata a proposito della creazione animale, cioè nèfesh chaiyàh (anima vivente), ricorre a proposito di Adamo, quando, dopo che Dio aveva formato l'uomo dalla polvere della terra e gli aveva soffiato nelle narici l'alito della vita, “l'uomo divenne un'anima vivente”. (Ge 2:7) L'uomo era distinto dalla creazione animale, ma non perché egli fosse una nèfesh (anima) e gli animali no. La Bibbia spiega che la diversità stava nel fatto che solo l'uomo era stato creato “a immagine di Dio”. (Ge 1:26, 27) Creato con qualità morali simili a quelle di Dio, con potenza e sapienza ben superiori a quelle degli animali, l'uomo poteva tenere sottomesse tutte le inferiori forme di vita. (Ge 1:26, 28) L'organismo dell'uomo era più complesso, e anche più versatile, di quello degli animali. (Cfr. 1Co 15:39). Inoltre Adamo aveva la prospettiva, che poi perse, della vita eterna; questo non è mai stato detto delle creature inferiori all'uomo. — Ge 2:15-17; 3:22-24.

È vero che la Bibbia dice che ‘Dio soffiava nelle narici dell'uomo l'alito [neshamàh] della vita’, mentre non viene detto niente di simile a proposito della creazione animale. Tuttavia è chiaro che la descrizione della creazione dell'uomo è molto più particolareggiata di quella della creazione degli animali.

Mortale e distruttibile. D'altra parte, Matteo 10:28 dice che Dio “può distruggere sia l'anima [forma di psychè] che il corpo nella Geenna”. Questo dimostra che psychè non si riferisce a qualche cosa di immortale o indistruttibile. Infatti non c’è neanche un caso in tutte le Scritture Ebraiche e Greche, in cui i termini nèfesh o psychè siano accompagnati da aggettivi qualificativi come immortale, indistruttibile, imperituro, eterno e simili. (Vedi IMMORTALITÀ; INCORRUZIONE). Invece ci sono decine di versetti nelle Scritture Ebraiche e Greche dove si legge che la nèfesh o psychè (anima) è mortale o soggetta alla morte (Ge 19:19, 20; Nu 23:10; Gsè 2:13, 14; Gdc 5:18; 16:16, 30; 1Re 20:31, 32; Sl 22:29; Ez 18:4, 20; Mt 2:20; 26:38; Mr 3:4; Eb 10:39; Gc 5:20); può morire, venire “stroncata” o uccisa (Ge 17:14; Eso 12:15; Le 7:20; 23:29; Gsè 10:28-39; Sl 78:50; Ez 13:19; 22:27; At 3:23; Ri 8:9; 16:3), sia con la spada (Gsè 10:37; Ez 33:6) che mediante soffocazione (Gb 7:15) o annegamento (Gna 2:5); può anche scendere nella fossa o nello Sceol (Gb 33:22; Sl 89:48) o esserne liberata (Sl 16:10; 30:3; 49:15; Pr 23:14).

[modifica] Islamismo

Nell'Islam si ritiene che l'infusione dell'anima avvenga al termine del quarto mese.

[modifica] Il concetto di anima nelle religioni orientali

L'anima è l'aspetto più puro e sottile dell'esistenza umana, il principio che dà vita a tutto e che influenza e caratterizza tutta l'evoluzione di un individuo. Non ha "vestimenti", infatti viene anche detta Anupadaka, è cioè priva di aspetti che la separano dal resto della creazione. Il principio separativo, "ego", è soltanto un riflesso limitato di questa immensa energia.

Nelle varie vite che l'uomo si trova a vivere (reincarnazione) le esperienze che vengono vissute vanno a far parte del bagaglio dell'anima, che le ricorda tutte. Il fatto di non ricordare niente delle vite passate dà un'idea della distanza che si crea ogni volta tra la percezione che l'uomo ha di sé stesso durante la vita (ego) e la sua vera natura (anima).
Soltanto gli iniziati ed i maestri riescono a ricordare le vite precedenti, perché la loro identificazione non è più con l'ego inferiore ma con il vero principio unificatore, e la loro sintonia con l'anima è pressoché perfetta.

Tutte le pratiche Yoga e tutte le varie filosofie e religioni hanno come obiettivo la liberazione dalla schiavitù dell'ego e la definitiva sintonizzazione con l'energia della propria anima.

Nella tradizione esoterica si parla di anima individuale (Jiva) e anima suprema (Atman). Lo Yoga ha come obiettivo la fusione del jiva nell'atman, del sé individuale con quello Supremo (Dio, Bhagwan), giungendo così alla vera realizzazione spirituale e alla fine della sofferenza.

[modifica] Il concetto di anima presso i popoli primitivi

[modifica] Lessico, modi di dire, uso figurato

Anima: uso improprio
Anima: uso improprio

In generale, l'uso figurato di anima allude a qualcosa dotato di movimento e di vita (spesso più immaginaria che reale), oppure a qualcosa di segreto ma essenziale, che in qualche modo cambia la natura dell'oggetto in cui si installa.

  • Nei manufatti si definisce anima la componente dura, portante, interna, non visibile ma essenziale dell'oggetto, ad esempio:
    • bastone animato: è un bastone da passeggio che nasconde al proprio interno una lama affilata;
    • anima in polietilene o in poliuretano dentro pannelli in alluminio;
    • in liuteria si intende per anima il pezzetto di legno incastrato, non incollato, tra il fondo e la tavola degli strumenti ad arco.
  • Anime: sono i cartoni animati giapponesi.

C'è poi un spettro semantico nel quale l'anima si riferisce ai morti:

  • la buonanima di..., espressione popolare per alludere a un defunto;
  • le anime sante, frequentemente stazionanti in purgatorio.

E poi c'è la pubblicità...

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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