Bruno Buozzi
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Bruno Buozzi (Pontelagoscuro, Ferrara, 31 gennaio 1881 - Roma, 4 giugno 1944) fu tra i più autorevoli sindacalisti italiani della prima metà del '900 e fu deputato socialista dal 1920 al 1926.
Operaio metallurgico, socialista riformista, nel 1911 assunse la carica di segretario generale della FIOM. Nel settembre del 1920 fu l'ideatore e il principale promotore dell'occupazione delle fabbriche metallurgiche. Continuamente corteggiato da Mussolini sin dal 1919, al contrario di altri eminenti sindacalisti socialisti che cedettero al collaborazionismo, a partire dall'11 giugno 1924, ovvero dopo la crisi politica decretata dall'omicidio Matteotti, iniziò a sfidare apertamente il fascismo rappresentando, insieme a Filippo Turati, il Partito Socialista Unitario nel seno del Comitato dei sedici.
Nel marzo del 1925 guidò gli ultimi imponenti scioperi del periodo fascista. Nel dicembre del 1925, rimasto l'unico sindacalista di un certo calibro a non volersi piegare di fronte al fascismo, si vide costretto da un imperativo morale a succedere a Ludovico D'Aragona, oramai alla deriva politica, nella guida della Confederazione Generale del Lavoro.
Perseguitato dal regime e minacciato più volte di morte, nell'ottobre del 1926 si trasferì in Francia ove ricostituì la sede della CGdL. In Francia si occupò della difesa dei diritti dei lavoratori italiani emigrati all'estero e fece attiva opera antifascista attraverso la direzione del giornale "L'Operaio Italiano" che, pubblicato in formato ridotto, venne anche fatto circolare clandestinamente in Italia. Attivo nella Resistenza, il 3 giugno 1944 firmò con il comunista Giuseppe Di Vittorio e il democristiano Achille Grandi il "patto di Roma" con il quale risorgeva il sindacato democratico CGIL.
Insieme ad altri tredici prigionieri venne fucilato dai tedeschi tra la notte e la mattina del 3/4 giugno in località La Storta sulla via Cassia, a pochi chilometri da Roma (eccidio della Storta).