Dialetto carrarese
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Dialetto carrarese () † | |
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Parlato in: | Italia |
Regioni:Parlato in: | Toscana |
Persone: | tra 60.000 e 80.000 |
Classifica: | Non in top 100 |
Filogenesi: |
Indoeuropee |
Statuto ufficiale | |
Nazioni: | - |
Regolato da: | nessuna regolazione ufficiale |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | - |
Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica | |
Il dialetto carrarese, a volte chiamato anche dialetto carrarino (localmente 'l cararìn o 'l cararés) è un dialetto della lingua emiliano-romagnola parlato nella città di Carrara e in aree limitrofe. Fa parte del gruppo gallo-italico.
Indice |
[modifica] Caratteristiche e storia
Il dialetto carrarese, pur essendo la città di Carrara in Toscana, presenta caratteristiche molto simili al dialetto modenese ed al dialetto frignanese, venendo spesso incluso fra le varianti dialettali della lingua emiliano-romagnola, e rimanendo fuori dall'insieme dei dialetti toscani, con cui non ha legami di parentela diretta, pur essendo comunque un dialetto neolatino.
La presenza di un dialetto di tipo settentrionale in Toscana (al di sopra della linea Massa-Senigallia) è dovuta al fatto che la città di Carrara e la zona circostante furono dominate per lungo tempo dal Ducato di Modena e Reggio, che considerava Carrara come il suo naturale sbocco al mare. Gli influssi culturali furono tali da creare una sorta di isola dialettale, con una parlata differente al dialetto lunigianese, che, seppur con molteplici sfumature, rimane abbastanza omogeneo nella bassa (provincia della Spezia) e media lunigiana (provincia di Massa-Carrara), mentre cambia radicalmente nell'alta lunigiana, a Pontremoli e Zeri.
Perciò il carrarese, pur trovandosi oggi in Toscana e relativamente vicino alla Versilia, non ha contatti di parentela con il toscano, da cui ha ricevuto pochissimi influssi e prestiti (ad esempio la e aperta come in "bène, "il toc" - in toscano il tocco, la granata ecc.), tanto che i locutori del carrarese si sentono psicologicamente non toscani; difatti un lunigianese o un carrarese, quando si sposta oltre Massa dice: "vado in Toscana".
Nella stessa "isola dialettale" del dialetto carrarese, esistono comunque varie piccole sfumature, che si possono dividere nel carrarese montano, cittadino, avenzino e marinello; questi ultimi due differiscono leggermente dai primi dato che questi territori sono insediamenti più recenti e dunque hanno loro malgrado ricevuto influenze liguri-lunigianesi. Per poter ascoltare la vera parlata carrarina stretta, oltreché consultare persone anziane, è bene recarsi nei paesi pedemontani quali Codena, Bedizzano, Colonnata ecc, anche se negli ultimi anni la popolazione di questi paesi è molto diminuita.
[modifica] Accento
Il dialetto carrarese si caratterizza per una marcata forma d'accento: unico caso di tutta l'alta Toscana, si tratta di un accento detto accento cacuminale, il quale può sembrare simile all'accento sardo, ma che in realtà si pensa derivi direttamente dall'eredità linguistica lasciata dalle popolazioni liguri-apuane che abitavano questo territorio (ciò non è esplicitamente suffragato da prove concrete, ma in alcuni scritti del X-XI sec. si fa riferimento alla strana parlata delle genti delle valli apuane), poi amalgamatasi nel tempo con le lingue romanze.
Tale accento si può trovare, seppur di minore intensità, anche nei villaggi e paesi del versante apuano appenninico, come Vinca o Casola in Lunigiana, ecc, e, se si ascolta attentamente, anche nella parlata massese, la quale però ha subito a lungo influssi dalla vicina Versilia.
Come riprova si osserva che questo accento non è nato solo nella città di Carrara ma era parte integrante di quasi tutto il comprensorio delle Alpi apuane. Le genti apuane furono sconfitte dai romani e massicciamente deportate nel Sannio ma mai del tutto estirpate dalle valli apuane.
[modifica] Fenomeni linguistici
Il dialetto carrarese presenta alcuni dei fenomeni tipici delle varietà dialettali settentrionali:
- lo scempiamento delle consonanti intense:
- gatto → gat
- la caduta delle vocali atone in finale di parola tranne -a:
- cane → can, ma lana → lana
Particolare invece la presenza di un fenomeno solitamente meridionale, come lo sviluppo di /ll/ in /dd/, che si scempia poi regolarmente in /d/:
- gallina → gadina
- capelli → capédi
- fratello → fratèd
Piuttosto rara è la sonorizzazione delle consonanti sorde intervocaliche, ovvero del passaggio di /k/, /t/, e /p/ → /g/, /d/ e /b/, fenomeno che è invece piuttosto produttivo nella vicina Massa, nella quale si registra anche il passaggio di /mp/ e /nk/ → /mb/ e /ng/.
A Carrara si può però riscontrare il passaggio da [ci]- (/ʧi/) e [gi]- (/ʤi/) ad inizio di parola ad una sorta di [zi]- /ʦi/:
- cinque → zìnqui
- giù → zù
Questo fenomeno è abbastanza distintivo tra il dialetto della città e il dialetto di Marina di Carrara, dove [ci]- (/ʧi/) e [gi]- (/ʤi/) rimangono tali.
Nel dialetto carrarese, inoltre, non vi è traccia di metafonesi, di palatizzazione di -[a]- in -[è]- tipica dei dialetti dell'Emilia Romagna:
- sale → sal [≠ e non sèl]
Altra particolarità è che i plurali femminili rimangono invariati rispetto alla parola al singolare variando solo con l'articolo che quindi ne fa capire la quantità:
- la m'rlinzana → l' m'rlinzana
- la carota → l' carota
Un'ultima particolarità, comune ad altri dialetti settentrionali, è l'utilizzo di un pronome clitico monosillabico privo di accento per rinforzare i pronomi personali soggetto:
- io mangio → me a màgn
L'articolo singolare maschile è rappresentato da 'l /əl/ e non vi è presenza di un articolo neutro:
- 'l can; 'l tren; 'l me nonò, 'l vin..
[modifica] Esempi di parole tipiche del dialetto carrarese
- 'ntend'r : capire (nella fraseologia anche: assaggiare)
- A-tè : intercalare utilizzato per richiamare l'attenzione di qualcuno;
- Almànc : almeno;
- Armanér : rimanere;
- Arguadjar : rimediare, tovare;
- Arguadjàrs : prendersi cura di se stessi;
- Arpidjàrs : riprendersi;
- Badòti: castagne bollite, usato anche volgarmente per indicare i testicoli
- Barbantàna : Strega, talvolta la Befana;
- Batacùl : capitombolo, capriola;
- Bég: verme;
- Bicér : bicchiere (e specialmente bic'rin, soprattutto in riferimento ad una bevuta in compagnia, una sbić'rata);
- Bòda : rana;
- Bòda Cozzala : tartaruga, letteralmente sarebbe "la rana col guscio";
- Bòna : buonasera/notte, usato anche quando l'interlocutore non ha capito quello che è stato fatto intendere;
- Bóna : buona, bella;
- Brindelón : penzoloni, larghi;
- Bubanìcia : Grillo-Talpa;
- Butìn : bottino, concime biologico creato con acqua ed escrementi animali;
- Buzi : scarti (nel gioco delle carte);
- Cà : casa;
- Calcinèli: arselle;
- Canèl: mattarello;
- Cantaràn : comò;
- Cap'leti : cappelletti, tortellini;
- Catàro : cosa, oggetto;
- Ciàmpa : gamba, in senso spregiativo; ciampicòn è detto della persona maldestra che incespica sempre o si muove in modo goffo;
- Ciampata : pedata;
- Ciòc : pezzo di legno, colpo, rumore di qualcosa che è caduto o è stato colpito ("chiocco");
- Ciortèla : lucertola;
- Cimùro : cimurro, inteso come: raffreddore;
- Còci : Cocci, pezzi rotti;
- Cocómbla: cocomero, anguria;
- Còli : cavoli;
- Coltrón : coperta pesante;
- Créki : coccole;
- Cuciàr : cucchiaio;
- Cuscì : così;
- Cultèd : coltello;
- Dotór : Dottore;
- Fant : o anche fantòt', giovanotto, in genere adolescente (più cresciuto di un M'nin, comunque) usato anche al femminile: fanta;
- Fava : genitale maschile;
- Fók : fuoco;
- Furzìna : forcina per capelli;
- Gargana : Interiora di Animale morto, specie di pesce;
- Gókia : ago;
- Gonèla: gonna;
- Granàta : scopa;
- Grembiàle : grembiule;
- Guàźa : rugiada;
- Guèrć : cieco;
- Gusce : Gusci;
- Kiòk : incidente, botto;
- Kiuìn : uccellino;
- Liza : ("lizza") antico sistema di trasporto a valle dei blocchi di marmo, antecedente alla meccanizzazione del lavoro di cava;
- Lóź : spazzatura, concimaia;
- Mà : madre;
- Magnàr : mangiare;
- Mić : asino/mulo;
- M'rlinzàna : melanzana;
- M'nin : (o anche ninin) bambino, giovane ragazzo (plurale M'nini);
- Mozkèd : fazzoletto;
- Mózza : vagina;
- Mufo : dal colorito cadaverico;
- Mus : viso; da cui anche Musata nel senso di "dare una facciata contro qualcosa, in senso sia fisico che morale (nel senso di subire dei danni o una delusione a seguito di qualche decisione presa)
- Musc'li : cozze;
- Nemanc : nemmeno;
- Nicò : Tutto, letteralmente deriva da: ogNI COsa;
- Nòta : notte;
- Oć : occhio;
- Ort : orto (anche ortzed, "orticello");
- P'lìn : pulcino;
- P'téra: vagina;
- P'v'rón : peperone;
- Pà: padre;
- Pan : pane;
- Par : sembrare, letteralmente "parire, apparire";
- Paracqua : ombrello;
- Parpagliòn : pipistrello;
- Pè : piedi;
- Pidjàr : prendere;
- Pignàta : pentola/padella
- Piòc : pidocchio;
- Pir : palo, bastone (oppure un oggetto di forma simile) anche in riferimento ai sistemi di pali usati per sotenere le funi durante il lavor di cava;
- Pit : tacchino;
- Pitukìn : capelli legati a coda di cavallo;
- Pód : pollo;
- Póm' : mela
- Pomàta : pomodoro;
- Portsem'l : prezzemolo;
- Raganela : pesce che vive tra le acque marine dotato di aculei sul dorso (tracina in italiano);
- Ravanéto : ammasso di detriti della lavorazione del marmo, scaricato lungo un pendio;
- Réna : sabbia;
- (alla) Rinfùsa: a casaccio;
- Rutola merda : (oppure borb'lon) scarabeo stercorario;
- Sacòcia : tasca;
- Scapuciàr : scivolare (con probabile caduta) mentre si cammina;
- Scràna : sedia;
- Sgang'ràt' : sgangherato, rotto;
- Sgatinàr : vomitare;
- Shi : sì;
- Smalvàt: molle;
- Smunt : deperito;
- Stànzia : stanza;
- Stéda : stella;
- Tafón : schiaffo;
- Tarpón : topo/ratto;
- Tèkia : tegola o parete verticale di una cava (tecchia); il tèkiaiol è il cavatore specializzato nella liberazione dei detriti franosi dalla tecchia;
- Topéti : piccoli gnocchi fatti a mano;
- Tordèli : Tordelli. Tipici i ravioli di carne e bietola di Marina di Carrara;
- Trèn : treno;
- Tronàta: botta contro qualcosa o rumore del tuono (trono);
- Trónco : scemo;
- (a) Ufo : gratis (deriva da: ad Usum FOri; al tempo dell'antica Roma era la frase siglata sui blocchi di marmo bianco, lo statuario, il più puro, proveniente dalle cave apuane e stava a significare che tale marmo era da destinarsi alle opere monumentali della Caput Mundi;
- Vèć : vecchio (anche v'ciot, "vecchietto");
- Vóta : vuota;
- Vòta : volta;
- Źìnqui : cinque;
- Źipóda : cipolla;
- Źìng'ri : capelli non curati;
- Źukèd : zucchina;
- Źuk'r : zucchero;
[modifica] Esempi di frasi in carrarese
- A i ò dit la rasón : "Gli ho detto la ragione", dove "ragione" sta per discorso, o ancora meglio "Mi sono fatto intendere";
- A fian 'l m'zin? : "Facciamo il mezzino?" riferito alle sigarette;
- A la bon'ora : "di buon'ora" detto con sarcasmo;
- A li ciap' i topi to pà?: Scioglilingua, letteralmente "Cattura i topi tuo padre", o meglio "Tuo padre cattura i topi?"
- A Ufo non mi stufo : "Ciò che è gratis non mi stanca";
- Bela me Italia, cum a l'è kunza male : Bella la mia Italia, come è conciata male;
- Che zukèd!: Detto ad una persona per dire che si comporta stranamente, o che è duro di comprendonio.
- Com' al ven, al ven : come viene viene;
- Cos a i è? : "Cosa c'è?";
- Cos t' vò? : "Cosa vuoi?";
- Cos t'à?: "Cos'hai?";
- Fis com un potò : "Fisso come un palo", per indicare un oggetto stabile o, soprattutto, una persona che si fa trovare molto spesso in un certo luogo;
- I dur'rà quant un zukéd n' bocca a n' porc : "Durerà quanto una zucchina in bocca a un maiale", ovvero durerà pochissimo;
- I en di qi scelti 'ntel maz : (sono di quelli scelti nel mazzo) sono i peggiori;
- I fa la boda con le' là : "Fa la rana con quella là", ovvero fa la corte a quella ragazza;
- I magn pù bota che pan : "Mangia più botte che pane", riferito a ragazzini pestiferi oppure a persone che vengono continuamente picchiate;
- I magn'ré ank 'l fisć al trèn : "Mangerebbe il fischio al treno", detto per intendere la voracità di qualcuno;
- I vegn'n zu ank i bodeli/tarpon! : "Vengono giù anche i ranocchi/topi" quando piove tanto;
- La cava e la vita a l'en tuta na salita : "La cava e la vita sono tutta una salita", proverbio carrarese;
- L'altr dì : l'altro giorno;
- Le Grazie a l'stan a Spezia : "Le Grazie stanno a Spezia", formula usata per rifiutare ringraziamenti (il paesino de "Le Grazie" è un borgo in Provincia della Spezia");
- Ma mi lu' lì cum i è kunć: ma guarda quello come è vestito, per dire che è vestito male;
- Me mà i m dà: mia mamma mi picchia;
- Mét'r 'n tors' : mettere in ammollo;
- Mo' a te 'l diz me: "ora te lo dico" io, ma nel senso di "dare una lezione" a qualcuno;
- Mo' anch i av'nzin i vodjn' saper notar? : ora anche gli abitanti di avenza vogliono sapere nuotare? (chiaramente in segno di disprezzo);
- Mo' m' n' vai a cà: "ora vado a casa";
- Mo' ti l'à 'n sacòcia : "adesso sei fregato";
- Mus a pipa : Letteralmente "viso a pipa", detto di chi ha il naso o soprattutto il mento particolarmente prominente;
- N'do t' va? : "Dove vai?";
- N' t' rn'scìr col carbón a canèli : "non dire cavolate";
- Nesc 'mpo' da rumpir i badòti!: Levati di torno! (Lett: esci un po' da rompere i cotali);
- Nè Belo!? (o anche O Belo!?) : Letteralmente "O Bello!?", con tonalità interrogativa e scocciata, serve per evidenziare il proprio stato di disapprovazione in merito ad una data situazione;
- Nud e nato : Nudo come appena nato;
- Oh 'n mea! : Ohimè;
- O q'd om!? (oppure O q'la dòna!?) : Letteralmente "O quell'uomo/quella donna!?", variante di "O belo!?";
- Pì st' qi! : "Prendi questo!" in genere inteso più in senso morale che fisico (quando un interlocutore "segna un punto" a suo favore in una discussione);
- Pogheti e sicureti : "Pochini ma sicuri", riferiti ai soldi, variante del proverbio meglio un uovo oggi che una gallina domani;
- Pov'ra no : Poveri noi;
- T' l'à 'ntes? : l'hai sentito/capito/udito/assaggiato?
- T' mand tut in sicutéri : "Mandi tutto alla rovina, rompi tutto" detto a chi non tiene mai ferme le mani;
- T' sen magr' com' n kiuin : "sei magro come un uccellino", non mangi;
- T' sen propi dur com l'mur : "Sei proprio duro come il muro" detto a chi si ostina a non capire;
- T'à capit?: "Hai capito?";
- T'à m'a rot i badòti: mi hai scocciato!, mi hai rotto le scatole;
- T'à tut unt un tac: Scioglilingua, letteralmente "Hai un tacco tutto unto";
- T'anca mo' f'nit?: "Non hai ancora finito?" inteso come lamentela;
- Trinz com l'tabàc : "Trinciato come il tabacco", ovvero ridotto male, oppure al verde, senza soldi;
- Zup colent : bagnato fradicio, letteralmente sarebbe "zuppo golento";
[modifica] I Numeri
1 Un | 11 ... | 100 Cent |
2 Do | 12 ... | 1000 Mili |
3 Tre | 13 ... | |
4 Quatr | 14 ... | |
5 Zinqui | 15 ... | |
6 Se | 16 ... | |
7 Seta | 17 ... | |
8 Ot | 18 ... | |
9 Novi | 19 ... | |
10 ... | 20 Vinti |
[modifica] Elementi di grammatica
- Articoli
- 'l - la, singolare
- i - l', plurale
- un/'n - una/'na, articolo indeterminativo
- Pronomi
Pronomi personali soggetto |
Me (io) |
Te (tu) |
Lu' - Le' (egli - ella) |
Noaltri (noi) |
Voaltri (voi) |
Lor (essi) |
- Verbi
Verbo essere | Verbo avere |
(Me) a son | (Me) a i ò |
(Te) t'sen | (Te) t'à |
(Lu') i è - (Le') a l'è | (Lu') i à - (Le') a l'à |
(Noaltri) a siań | Noaltri avéń (abian) |
Voaltri siet | Voaltri avet |
(Lor) i en - a l'en | (Lor) i àn - a l'àn |
Prima coniugazione: "pagàr" (pagare) | Seconda coniugazione: "móv'r" (muovere) | Terza coniugazione: "surtìr" (uscire) |
(Me) a pag | (Me) a móv | (Me) a sòrt |
(Te) t'pag | (Te) t'móv | (Te) t'sòrt |
I pag | I móv | I sòrt |
Noaltri pagàń | Noaltri movéń | Noaltri surtìń |
Voaltri pagàt | Voaltri movét | Voaltri surtìt |
Lor i pag'n | Lor i móv'n | Lor i sòrt'n |
[modifica] Fonti
- Carla Marcato, Dialetto, dialetti e italiano. Il Mulino, 2004.
- Francesco Avolio, Fra Lingue e Dialetto D'Italia. Dispensa allegata al corso "Il Dominio Linguistico Italo-romanzo" dell'Università dell'Aquila.
- Auda Fucigna, 'L cararin. Artigianelli, 1968.
- Il glossario e gli esempi sono stati redatti in collaborazione con alcuni parlanti nati a Carrara.