Dieci giornate di Brescia
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Prima guerra di indipendenza italiana |
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Milano V giornate – Como – Pastrengo – Santa Lucia – Goito – Curtatone e Montanara – Peschiera – Vicenza – Custoza – Milano – Novara – Brescia – Venezia – Operazioni navali |
Le dieci giornate di Brescia furono un movimento di rivolta popolare della popolazione bresciana contro l'oppressione austriaca che ebbe luogo dal 23 marzo (il giorno della sconfitta piemontese a Novara al 1 aprile 1849. La fierezza dimostrata dagli insorti nei combattimenti valse alla città di Brescia il titolo di "Leonessa d'Italia"
Indice |
[modifica] Antefatti
Fra il 18 ed il 22 marzo 1848, alla notizia dell'inizio delle Cinque giornate di Milano, alcune città lombarde (Como e Bergamo, in particolare), si erano ribellate alle guarnigioni austriaca, costringendo il maresciallo Radetzky. Dopo la liberazione di tali città, entò in guerra il Regno di Sardegna, il cui esercito lo raggiunse sotto le mura di Verona e lo affrontò in una serie di memorabili battaglie (prima guerra di indipendenza).
Alla firma dell’armistizio di Salasco, che obbligava l'esercito piemontese ad evacuare la Lombardia e Milano (rioccupata il 6 agosto), migliaia di esuli ripararono in Piemonte e in Ticino.
[modifica] Debutto
Il 12 marzo 1849 il Regno di Sardegna denunciò l'armistizio di Salasco. Radetzky evacuava le sue truppe da gran parte delle provincie, lasciando nel castello di Brescia un piccolo presidio di 300 soldati, ma ben fortificato ed assai ben munito di artiglieria.
Il clima era simile a quello dell'anno precedente, benché gran parte dei più animosi fossero espatriati in Piemonte o all'estero. Nella confusione generale, il municipio assunse la direzione della insurrezione, presto affiancato da un comitato di difesa formato dai più accesi mazziniani. Circostanze simili si verificavano, nelle stesse ore, a Como.
[modifica] Il fallimento della guerra regia
Il 20 marzo 1849 gli austriaci passarono a sorpresa in Piemonte per ottenere un grande vittoria, il 23 marzo, alla battaglia di Novara. La notizia giunse, rapida, nelle provincie vicine al confine con il Regno di Sardegna, inducendo, in tempo, i rivoltosi a rinunciare e riprendere la via dell'esilio.
A Brescia, invece, la notizia giunse alcuni giorni più tardi, non venne creduta e la giunta insurrezionale combatté una lunga e gloriosa battaglia, seguita da un atroce saccheggio comandato dallo Heynau.
[modifica] Cronologia
- I Giornata L'elemento scatenante fu la pretesa che fosse pagata una multa risalente al gennaio di quell'anno per via dell'ostilità dei bresciani al regime austriaco. Il popolo scese in strada inneggiando alla rivolta.
- II Giornata Immediata la reazione degli austriaci, che iniziano a bombardare la città con i cannoni del castello.
- III Giornata La situazione è di stallo: la città organizza le difese mentre gli austriaci attendono le truppe di rinforzo provenienti da Mantova sotto il comando del generale Nugent.
- IV Giornata I 1000 uomini del generale Nugent sono fermati da un centinaio di insorti, capeggiati da Tito Speri. Sospeso il combattimento si cerca di trattare: Nugent intima alla città di fermare la rivolta, ma i bresciani non accettano. Continuano nel frattempo i bombardamenti da castello.
- V Giornata I bombardamenti danneggiano il Duomo, la Loggia, il teatro Grande e molte abitazioni private. Ancora oggi il salone di rappresentanza del palazzo della Loggia conserva i segni del terribile bombardamento, ricordati con coccarde bianche e azzurre (i colori della città). Gli austriaci si ritirano a S. Eufemia, dopo essere stati respinti da Tito Speri presso porta Torrelunga.
- VI Giornata Diversi cecchini cercano di colpire gli austriaci rimasti al castello, appostandosi sui Ronchi e sulla torre del Pegol. Un gruppo di insorti è costretto alla ritirata dopo essere entrato in S. Eufemia. In seguito alle difficoltà di scambio delle informazioni, giunge ai bresciani la (falsa) notizia secondo la quale gli austriaci, sconfitti, si sarebbero ritirati dalla Lombardia.
- VII Giornata Il comitato di difesa, nel tenativo di difendere la città fino all'ultimo uomo, richiama all'interno delle mura gli uomini appostati sui Ronchi. I bombardamenti austriaci si concentrano sulla principale barricata, presso porta Torrelunga.
- VIII Giornata Giungono nuovi rinforzi austriaci. La città è ormai completamente accerchiata e sotto bombardamento.
- IX Giornata Giunge da Padova il generale austriaco Haynau, che si guadagnerà il nomignolo di "iena di Brescia". Penetrato in castello con un battaglione attraverso Via del Soccorso e assunto il comando delle truppe asburgiche, chiede la resa incondizionata dei ribelli, a pena della distruzione della città. I bresciani rispondono suonando a stormo tutte le campane e con il grido "guerra!". Riprendono i bombardamenti e i combattimenti, durante uno dei quali resta ferito a morte il generale Nugent. Nella notte si riunisce il consiglio di difesa, nel quale prevale la linea della resa immediata.
- X Giornata Cessate le resistenze gli austriaci incominciano saccheggi e massacri, mentre alcune autorità bresciane tentano di trattare la resa. I caduti da parte bresciana risulteranno circa mille.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- http://www.brescialeonessa.it/xgiorni/xgiorni/index.htm
- http://www.bresciainvetrina.it/bresciastoria/diecigiornate.htm
- http://www.bresciainvetrina.it/lediecigiornatedibrescia.htm
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