Fabrizio De André (L'indiano)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Fabrizio De André [L'indiano] | ||
---|---|---|
Artista | Fabrizio De André | |
Tipo album | Studio | |
Pubblicazione | 21/07/1981 | |
Durata | 40 min 02 sec | |
Dischi | 1 | |
Tracce | 8 | |
Genere | Pop | |
Etichetta | Ricordi | |
Registrazione | Registrato e mixato tra giugno e luglio 1981 agli "Stone Castle Studios" di Carimate | |
Arrangiamenti | Mark Harris, Oscar Prudente |
Fabrizio De André - cronologia | ||
---|---|---|
Album precedente Rimini (1978) |
Album successivo Crêuza de mä (1984) |
|
Si invita a seguire lo schema del Progetto Musica |
Fabrizio De André è il decimo album in studio dell'omonimo cantautore genovese, meglio conosciuto come "L'indiano" a causa della copertina dove compare l'immagine di un nativo americano a cavallo.
L'album è stato inciso nel 1981 in collaborazione con Massimo Bubola, con cui De André aveva già collaborato per l'album precedente, Rimini.
[modifica] Il disco
Fondamentalmente nel disco si parla della natura e dell'uomo, narrati attraverso le storie di due popoli per certi versi affini, il popolo dei sardi e quello dei pellerossa, entrambi chiusi nei loro mondi, ma oppressi da "gente diversa da loro".
Questo è forse l'album più orecchiabile di De André [citazione necessaria], come si può notare già dalla prima canzone ("Quello che non ho") che ha un ritmo che richiama il blues e che mette in evidenzia le differenze tra i popoli autoctoni e quelli che rappresentano gli "oppressori".
"Il canto del servo pastore" è ritenuta una delle canzoni più poetiche del cantautore genovese. La natura viene cantata in modo mirabile dal servo pastore che, pur trovandosi nella misera condizione di servo, possiede una grande sensibilità per la realtà che lo circonda.
Si tratta di un grande omaggio alla Barbagia, la regione sarda in cui biancheggia il complesso carsico del Supramonte, che può rapire il cuore al solo sguardo, con la sua aspra bellezza. Nella canzone vengono evocate molte caratteristiche di quelle lande: il cisto, che cresce ovunque, ora viola ora giallo, accanto al rosmarino, che fiorisce con un mese di ritardo sul Supramonte, per via dell'altitudine. Le sughere ricordano le latre querce, più diffuse in Barbagia, cioè i lecci sempreverdi che crescono spaccando la roccia biancastra, a cui rendono ghiande che nutrono cinghiali, che a volte nascondono inaspettate fontane all'ombra di un crepaccio, le fonti sacre delle misteriose mitologie nuragiche. E rocce e pietre e pascoli sconfinati, dove l'Uomo non è che una comparsa e il Dio spietato si chiama Pan. [citazione necessaria]
Nella terza canzone, i sardi vengono messi per un attimo da parte e gli indiani fanno la loro comparsa in "Fiume Sand Creek", che ha per tema un reale massacro di pellerossa, raccontato attraverso il linguaggio innocente e forse un po' surreale di un bambino testimone dell'avvenimento.
Con parole di altissima poesia viene discritto un episodio emblematico del genocidio dei pellirossa da parte dei coloni europei. Magistrale l'idea narrativa: la menzogna inevitabile di un nonno al nipotino, per non spaventarlo; il candore struggente del bambino, che racconta il massacro come se fosse un sogno, ed è poesia allo stato puro: "... quando l'albero della neve fiorì di stelle rosse...".
Come diceva De André, citando un detto sardo: "Chistu tucca punillu in canzone", gli eventi memorabili vanno tramandati con canzoni, perché non se ne perda il ricordo.
L'attenzione torna sul popolo sardo con "Ave Maria", un canto tradizionale sardo ispirato alla preghiera cristiana che viene riadattato. Nella canzone canta Mark Harris, tastierista e arrangiatore dell'album.
Il quinto brano ("Hotel Supramonte") è il più sofferto dell'album poiché dedicato al rapimento in Sardegna di De André con la sua compagna, Dori Ghezzi, avvenuto nell'agosto del 1979 per mano dell' Anonima sequestri.
Hotel Supramonte, infatti, è il nome con cui la gente del posto chiamava i luoghi sui monti sardi in cui venivano nascoste le persone rapite. Attraverso una lirica intensa ed una musica dolce, l'autore mostra di non portare rancore per ciò che gli è accaduto e narrando in modo poetico la sua triste vicenda (anche attraverso metafore), dedica molta attenzione anche alla sua amata che si trova a soffrire con lui e per lui.
L'amore controverso e impossibile tra una ragazza ed un bandito è il tema di "Franziska", subito prima di "Se ti tagliassero a pezzetti", all'apparenza una canzone d'amore, ma in realtà un inno alla libertà, forse il vero amore di De André. Quando veniva cantata dal vivo, il verso "signora libertà, signorina fantasia" veniva spesso modificato in "signora libertà, signorina anarchia".
L'album si chiude con la gioiosa "Verdi pascoli", in cui l'autore si rivolge ai figli fantasticando di verdi pascoli dove c'è spazio, tranquillità, gioia, un po' come facevano i pellerossa che sognavano la liberazione, con evidenti richiami alla poesia bucolica.
[modifica] Lista tracce
- Quello che non ho - 5:51
- Canto del servo pastore - 3:13
- Fiume Sand Creek - 5:37
- Ave Maria (Rielaborazione di un canto popolare sardo; traduzione di Fabrizio De André/Albino Puddu) - 5:30
- Hotel Supramonte - 4:32
- Franziska - 5:30
- Se ti tagliassero a pezzetti - 5:00
- Verdi pascoli - 5:18
Testi e musiche: Fabrizio De André e Massimo Bubola, tranne ove diversamente indicato
[modifica] Collegamenti esterni
Singoli - "Periodo Karim" (1961-66) · Il pescatore (1970) · Suzanne/Giovanna d'Arco (1972) · Una storia sbagliata/Titti (1980)
Live - In concerto-Arrangiamenti PFM (1979) · In concerto-Arrangiamenti PFM Vol. 2° (1980) · 1991 Concerti (1991) · In concerto (1999) · In concerto vol.2 (2001)
Tributi
Antologie