Giulio Alberoni
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Cardinale | |
![]() Giulio Alberoni della Chiesa cattolica |
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Proclamato | 12 luglio 1717 da papa Clemente XI |
Nato | 21 maggio 1664 |
Ordinato | |
Consacrato | |
Vescovo | |
Deceduto | 26 giugno 1752 |
Cardinale Titolo cardinalizio Collegio cardinalizio · Concistoro Tutti i cardinali dati |
Giulio Alberoni (21 maggio 1664 - 26 giugno 1752), cardinale italiano e statista al servizio di Filippo V di Spagna. Nacque nei pressi di Piacenza, probabilmente a Fiorenzuola d'Arda nella terra di Confine tra il Ducato di Parma e il ducato di Piacenza.
Indice |
[modifica] I primi anni
Suo padre era un giardiniere, ed egli stesso ebbe i primi contatti con la chiesa nell'umile posizione di incaricato alla cura degli interni della cattedrale di Piacenza. Essendosi guadagnato il favore del vescovo Barni prese i voti sacerdotali e successivamente accompagnò il figlio del suo patrono a Roma.
Durante la guerra di successione spagnola Alberoni gettò le fondamenta del suo successo politico, grazie ai servizi che rese al Duca di Vendôme,[1] comandante delle forze francesi in Italia e quando queste vennero richiamate nel 1706, accompagnò il Duca a Parigi, dove venne ricevuto favorevolmente da Luigi XIV.
[modifica] La maturità
Nel 1711 seguì Vendôme in Spagna come suo segretario. Due anni dopo, essendo il Duca di Vendôme morto nel frattempo, l'Alberoni venne nominato agente consolare del Ducato di Parma alla corte di Filippo V di Spagna, venendo innalzato al contempo alla dignità comitale. Al suo arrivo a Madrid trovò Marie-Anne de la Trémoille, molto influente presso il Re, e decise di usarla per portare avanti i suoi piani. D'accordo con lei combinò il matrimonio del Re con Elisabetta Farnese di Parma.
L'influenza della nuova Regina venne esercitata in favore dell'Alberoni ed egli accrebbe rapidamente la sua posizione. Divenne membro del consiglio del Re, Vescovo di Malaga, e nel 1715 primo ministro e divenne infine cardinale nel 1717. La sua politica interna fu eccessivamente vigorosa. Lo scopo principale che si prefisse era di produrre una rinascita economica in Spagna, abolendo i dazi doganali interni, aprendo il commercio con le Indie e riorganizzando le finanze.
Con le risorse acquisite si impegnò a permettere a Filippo V di portare avanti una politica ambiziosa in Italia e in Francia. L'impazienza del Re e della moglie non diedero al ministro il tempo per far maturare i suoi piani. Provocando allo stesso tempo Inghilterra, Francia, Paesi Bassi e Sacro Romano Impero, portò un'ondata di disastri sulla Spagna, per i quali l'Alberoni fu ritenuto responsabile. Il 5 dicembre 1719 gli venne ordinato di lasciare il paese, con la stessa Elisabetta che svolse un ruolo attivo nell'ottenere il decreto di espulsione.
[modifica] Gli ultimi anni
Alberoni tornò in Italia, dove dovette cercare rifugio negli Appennini: infatti Papa Clemente XI, che era suo acerrimo rivale, aveva dato ordini precisi per il suo arresto. Alla morte di Clemente, Alberoni apparve spavaldamente al conclave e prese parte all'elezione di Innocenzo XIII (1721). Dopo di che venne per breve tempo imprigionato dal pontefice su richiesta della Spagna. Durante l'elezione successiva (1724) venne egli stesso proposto per il trono papale e si assicurò dieci voti nel conclave che elesse Benedetto XIII.
Il successore di Benedetto, Clemente XII (eletto nel 1730), lo nominò legato a Ravenna, mansione nella quale incorse nella disapprovazione del Papa a causa delle misure forti ed insostenibili con cui cercò di ridurre la piccola repubblica di San Marino ad assoggettarsi a Roma (occupazione alberoniana). Venne di conseguenza rimpiazzato da un altro legato nel 1740 e poco dopo si ritirò a Piacenza. Clemente XII lo nominò quindi amministratore dell'ospedale di San Lazzaro, a Piacenza, nel 1740. L'ospedale era una fondazione medioevale a beneficio dei lebbrosi. Essendo la malattia scomparsa dall'Italia, Alberoni ottenne il consenso del Papa per la soppressione dell'ospedale, che era caduto in stato di grande disordine, e istituì al suo posto un collegio per l'educazione al sacerdozio di settanta ragazzi poveri, con il nome di Collegio Alberoni che ancora porta.
[modifica] La morte e l'eredità
Alberoni morì lasciando una somma di 600.000 ducati in dote al Collegio Alberoni, seminario da lui fondato, e i residui dell'enorme ricchezza che aveva accumulato in Spagna a suo nipote. Alberoni lasciò numerosi manoscritti, ma la genuinità del suo testamento politico, pubblicato a Losanna nel 1753, è stata messa in discussione.
[modifica] Note
- ↑ Nella sua “Storia dei Papi, …. crimini dei pontefici romani, …. la santa inquisizione, …. crimini dei re” Maurice La Châtre racconta questo episodio che la dice lunga sulle qualità diplomatiche del Cardinale Alberoni. Luigi-Giuseppe di Vendôme, notoriamente omosessuale, era un personaggio grossolano, uso a tutte le dissolutezze e, fra le altre cose, molto goloso e quindi sofferente di continue indigestioni. Era poi particolarmente amante del pesce, che divorava in qualsiasi condizione lo trovasse, buono o cattivo, fresco o rancido, cotto o quasi crudo. Tutto ciò gli provocava frequenti disturbi d’intestino e doveva ricorrere sovente all’uso di una chaise percée, apposita sedia dotata di apertura sul sedile con sotto un grosso pitale. Non era infrequente che ricevesse ospiti o delegazioni seduto su di essa, senza alcun riguardo particolare al loro rango, si trattasse di nobili, ambasciatori od ecclesiastici. Un giorno il duca di Parma Francesco Farnese, dovendo trattare con il Vendôme e non sapendo chi inviargli a suo nome, incaricò della missione l'allora giovane abate Alberoni. Questi accettò, chiese udienza al Vendôme e fu da questi ricevuto proprio mentre sedeva sulla sedia di cui sopra. Lungi dal formalizzarsi, l’Alberoni ringraziò Luigi-Giuseppe per la famigliarità che gli usava, espose i motivi della sua missione, mescolando al proprio discorso battute e motti salaci e beffardi che piacquero molto all'ospite e lo misero a suo agio. Allorché il duca, alzandosi per prendere i propri vestiti, porse le terga nude all'Alberoni, questi si affrettò ad avvicinarsi e ad inginocchiarsi esclamando “Oh! culo d’angelo …”. Inutile dire che il duca di Parma ottenne ciò che voleva e l’Alberoni rimase al servizio del Vendôme che seguirà in Spagna.
[modifica] Pubblicazioni
Una Histoire du Cardinal Alberoni (fino al 1719) venne pubblicata da Jean Rousset de Missy all'Aia nel 1719. Una biografia lodatoria, Storia del Cardinale Giulio Alberoni, venne pubblicata da Stefano Bersani, un prete educato al suo collegio, a Piacenza nel 1861. Giulio Alberoni e il suo secolo, di Giovanni Bianchi (1901), è una biografia più breve e critica. Si veda anche Lettres intimes de J. Alberoni, pubblicato da M. E. Bourgeois (1892).