Guillaume Seznec
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Guillaume Seznec (1878 - 1954) è stato il protagonista di uno dei casi giudiziari più celebri e controversi della storia francese, secondo per fama solo a quello di Alfred Dreyfus. Un caso che non ha cessato di avere ripercussioni sull'ordinamento giudiziario francese fino a giorni nostri. Al caso di Guillaume Seznec, solo per sottolinearne la fama, sono stati dedicati film, sceneggiati televisivi e persino un famoso ciclo di canzoni (riprese in massima parte da composizioni popolari) dei Tri Yann.
[modifica] Chi era Guillaume Seznec?
Guillaume Seznec (il cognome è la resa francese del bretone saoznek che significa, alla lettera, inglese) era nato a Plomodiern, nel dipartimento del Finistère, in Bretagna, il 1° maggio 1878, da una famiglia contadina. In giovane età si era trasferito a Morlaix, sempre in Bretagna ma nel dipartimento delle Côtes d'Armor (allora chiamato Côtes du Nord), dove aveva avviato un'attività come falegname e commerciante di legname. Dotato di una spiccata propensione per gli affari, aveva ben presto fatto una discreta fortuna, si era sposato con una ragazza del luogo, Marie-Jeanne, dalla quale aveva avuto quattro figli. Una vita normale e agiata; aveva stretto amicizia con un notabile del luogo, Pierre Quémeneur (il cognome è la resa francesizzata del bretone kemener, che significa sarto), persona dal carattere peraltro lontano dal suo; ove Seznec era taciturno e di abitudini sobrie, Quémeneur era un bon vivant impegnato in politica, consigliere regionale del Finistère e in procinto, con ottime speranze di riuscire, di essere eletto presidente dello stesso consiglio per un partito di ispirazione conservatrice. La vita tranquilla di Guillaume Seznec e Pierre Quémeneur si interrompe tragicamente per una vicenda apparentemente banale, il 25 maggio 1923.
[modifica] I fatti
All'alba del 25 maggio 1923 Guillaume Seznec lascia Morlaix diretto a Parigi a bordo di una vecchia automobile, una monumentale quanto malandata Cadillac che Seznec aveva acquistato dallo stesso Quémeneur, il quale la aveva recuperata dalle eccedenze lasciate in Francia dall'esercito americano durante la I guerra mondiale. E tale automobile avrà un ruolo decisivo nella tragica vicenda di Guillaume Seznec.
Pierre Quémeneur lo attende in un albergo di Rennes in preda all'impazienza: i due amici, infatti, si devono recare a Parigi dove sperano di poter vendere l'automobile e di ricavarne qualcosa. Ma non hanno fatto i conti con le condizioni pessime della vettura: Seznec deve fare fronte a continui guasti e forature, e all'impressionante quantità di benzina che la macchina richiede. Dopo che Seznec è arrivato a Rennes con un ritardo spaventoso, i due partono finalmente per Parigi; i continui guasti e le forature proseguono senza sosta. È già quasi notte, e per di più i fari non funzionano. Pierre Quémeneur, che deve essere assolutamente a Parigi per le 10 del mattino del giorno dopo, chiede all'amico di lasciarlo ad una stazione ferroviaria dove avrebbe preso il treno per la capitale; Seznec lo avrebbe raggiunto in seguito da solo con l'automobile. Alle 10 di sera Seznec lascia Quémeneur alla stazione di Houdan; sarà l'ultima volta che viene notato vivo. Guillaume Seznec prosegue da solo, come stabilito; ma a soli cinquanta chilometri da Parigi, sulla salita di Millemont, la vecchia Cadillac dà forfait. Seznec decide di pernottare in macchina e, il giorno dopo, invece di raggiungere Parigi, se la fa riparare alla meglio e dopo un viaggio di ritorno da tregenda ritorna a Morlaix, dove giunge nel pomeriggio del 26 maggio non preoccupandosi di avere notizie dell'amico. Esausto, va a dormire.
Pierre Quémeneur non fu mai più rivisto.
[modifica] L'arresto, le ipotesi e il processo
Qualche giorno dopo, stante la perdurante assenza di Quémeneur, monta il caso giudiziario che farà storia. Quémeneur era scomparso senza lasciare nessuna traccia e, seppure senza nessun indizio preciso (né prova, né testimonianza), la sua famiglia non esita ad accusare Seznec della sua uccisione (ovvero quella di un uomo di cui neppure era stato ritrovato il cadavere). Nelle accuse si distinguerà il cognato di Quémeneur, il notaio Jean Pouliquen, che anche durante il processo sarà il più implacabile accusatore di Seznec.
Le indagini poliziesche sono condotte, in modo assai approssimativo, dall'ispettore Vidal e da un celebre "superpoliziotto", l'ispettore Bonny (che, in seguito, diverrà un famoso collaborazionista durante il Governo di Vichy del maresciallo Philippe Pétain, nonché collaboratore della Gestapo; per questo verrà processato, condannato a morte e fucilato nel 1946). Per questo bizzarro delitto senza cadavere e senza prove, non si ha neppure un movente valido: tra le scarse prove a discapito di Seznec vi sarebbe stata una macchina per scrivere che Quémeneur avrebbe acquistato a Le Havre e che sarebbe servita per compilare una promessa di vendita, fatta da Quémeneur a favore di Seznec, di un podere di campagna nell'isolata località di Traou-Nez. La macchina per scrivere fu ritrovata proprio a casa di Seznec, probabilmente (come fu accertato in seguito) sistematavi proprio dall'ispettore Bonny per "creare la prova". Poco prima di essere fucilato, l'ispettore Bonny confesserà al figlio di "aver mandato al bagno un innocente".
Non fu tenuto nessun conto di una testimonianza di un pescatore che, una sera di fine maggio (cioè pochi giorni dopo la scomparsa di Quémeneur) aveva sentito, la sera, uno sparo provenire proprio dal podere di Traou-Nez; né del fatto che, molti anni dopo, quando Seznec era già al bagno penale, furono ritrovati seppelliti presso lo stesso podere dei resti umani e una cartuccia di fucile, che in seguito scomparvero misteriosamente dagli archivi giudiziari. Infine, il grande accusatore di Seznec, il notaio Pouliquen, aveva un movente ben più valido di quello di Seznec: Quémeneur gli aveva infatti prestato una grossa somma di denaro (circa 160.000 franchi) per aprire il suo studio, e ne reclamava insistentemente la restituzione. Si spiegherebbe così la solerzia di Pouliquen nell'accusare Seznec.
È tra le altre cose possibile che la vendita dell'automobile al misterioso cliente parigino con cui Quémeneur doveva incontrarsi la mattina del 24 maggio 1923 nascondesse qualcosa di abbastanza losco (si parlò di un traffico clandestino di merci in favore dell' Unione Sovietica, che allora era sottoposta ad embargo commerciale da parte della Francia e di altri paesi).
Guillaume Seznec viene arrestato il 1° luglio 1923 e condotto in carcere a Quimper. Nella stessa città, sede della Corte d'Assise di Bretagna, si apre il processo nell'ottobre del 1924, processo che si svolge in un'atmosfera allucinante, carica di tensione e violenza. Il processo di primo grado, nella Francia di allora, prevedeva una sentenza inappellabile; e l'atteggiamento del presidente della corte, Dollin du Fresnel, è assai ostile all'imputato; l'avvocato difensore di Seznec, Kahn, è un giovane legale di religione ebraica che diverrà in seguito uno dei principi del foro francesi, ma che, al suo primo grande processo, patrocina in modo assai incerto o comunque non con il vigore che un caso del genere avrebbe richiesto. Il notaio Pouliquen rincara la dose; uno dei pochi testimoni a favore di Seznec, il bigliettaio di autobus François Le Her (che sposerà poi una figlia di Seznec, Jeanne, divenendo padre di Denis Seznec-Le Her, di cui avremo modo di parlare meglio in seguito), cerca di scagionare l'imputato resistendo in tutti i modi, ma viene delegittimato e deriso brutalmente dal presidente della corte, che lo fa passare per un ubriaco e per un folle. L'interrogatorio della moglie di Seznec, Marie-Jeanne, e dell'anziana madre, si svolgono tra le lacrime; Marie-Jeanne non cesserà mai di credere nella totale innocenza del marito e di lottare per lui.
La tesi della colpevolezza di Seznec prevale tra i giurati con un solo voto di scarto; molti di loro, nel 1934, in piena campagna per la liberazione di Seznec, si pentiranno di quel voto e cercheranno invano di ritrattarlo. Seznec viene condannato il 4 novembre 1924 per omicidio di primo grado ai lavori forzati a vita. L'addio con la moglie al termine del processo è straziante; non la rivedrà mai più. Il 12 gennaio 1925 viene rinchiuso nel bagno penale di St.Martin, sull Isola di Ré, noto per essere il "bagno di transito" per i condannati da deportare alla Cajenna. In condizioni già terribili, Seznec vi resta rinchiuso per oltre due anni potendo soltanto corrispondere (e sotto censura) con la moglie. Nel frattempo, quest'ultima e la famiglia devono subire ogni sorta di vessazioni: il patrimonio familiare viene completamente confiscato e la donna deve accettare i lavori più umili per mantenere i figli. La figlia maggiore di Seznec si farà suora per assistere i deportati e restare in qualche modo vicina al padre; ma muore all'età di soli 21 anni, nel 1930.
[modifica] La deportazione in Guyana
Due volte all'anno, la nave-cellulare La Martinière compie il viaggio tra St.Martin de Ré e la Guyana per il trasporto dei deportati; il viaggio dura tre settimane e si svolge in condizioni indicibili e disumane, con oltre 600 bagnards che vengono tenuti completamente nudi in delle gabbie. Molti non raggiungono neppure la terribile meta e i cadaveri vengono gettati in mare. La partenza di Guillaume Seznec è fissata per il 7 aprile 1927; poco prima di partire fa in tempo a scrivere un'ultima straziante lettera a Marie-Jeanne:
Saint Martin de Ré, 28 marzo 1927
Carissima Jeanne,
Per prima cosa, ti annuncio che non ho avuto più nessuna lettera da parte tua dal 23 scorso ; ma so che sono arrivate a Saint-Martin-de-Ré due lettere a mio nome. Tutte e due sono state trattenute dal sig. Direttore, e quindi sono senza tue notizie. La partenza è fissata per il 7 aprile, e vi sono compreso. Fra 9 giorni, dunque, carissima, dirò addio alla Francia, di cui non posso serbare un buon ricordo. Tuttavia, come ti ho già detto, nella mia vita eterna per te sarà il mio ultimo sospiro.
Oggi ti dico addio perché non ti vedrò mai più, e mai più i miei bambini ai quali non scrivo a parte perché non farebbe che accrescere il loro dolore. Abbracciali e baciali con tutte le tue forze da parte mia, e di' loro tutto quel che nel cuore ho dentro per loro perché so che le mie parole non potranno mai essere tanto chiare quanto ciò che indovinerai da sola.
Questa è l'ultima lettera che ti scrivo dalla Francia. Aggiungo « dalla Francia » perché non si sa mai, sai bene che il viaggio che mi stanno per far fare è terribile, specialmente nelle condizioni in cui lo facciamo. Ma stai sicura che, per me, la morte non è niente. È, anzi, una liberazione, soprattutto per chi non può avere nessuna speranza.
Ti prego, carissima Jeanne, non provare neppure a venirmi veder partire, perché il nostro dolore sarebbe troppo orribile, per l'uno e per l'altra. È stato così per tutti coloro che sono partiti nelle stesse condizioni.
Ti dico allora un'altra volta addio ! Addio, addio, addio ! Arrivederci in cielo !
Guillaume.
Al che la moglie risponde con un breve telegramma quando il marito è già partito:
TELEGRAMMA – provenienza, Morlaix PPTT 78 – numero di parole : 42 ; data, 6 – 4- 27 ; ora di consegna : 14h. 25.
ric.: Saint Martin de Ré (Bassa Charente) 7 – 4 – 27.
Ricevuta notizia troppo tardi. Parti felice Guillaume mio. Niente è più bello della morte di un martire. Porta con te mio cuore. Non abbandonarlo mai. La lotta continua. Starò salda fino alla morte. Nessun addio.
Marie-Jeanne.
Il deportato a vita Guillaume Seznec arriva in Guyana, nel porto di St.Laurent du Maroni, il 30 aprile 1927.
[modifica] Alla Cajenna e all'Isola del Diavolo. La campagna per Seznec.
All'arrivo a Saint-Laurent, sul fiume Maroni, in piena foresta amazzonica, i deportati sono attesi in primis da una schiera di terribili malattie tropicali, come la malaria e la lebbra. I nuovi arrivati vengono fatti entrare nel Campo, dove il direttore del Bagno li « accoglie » annunciando loro il durissimo regolamento. All'occorrenza, il cosiddetto Tribunal Maritime Spécial può condannarli ad essere rinchiusi in isolamento, nella totale oscurità, per un periodo che può arrivare a cinque anni ; oppure ordinare la condanna a morte, per la quale funge da boia un volontario tra i forzati.
A Guillaume Seznec viene attribuito il numero di matricola 49 302. Tra i primi lavori che gli vengono imposti, quello di ripulire un fossato melmoso, e poi di spaccare legna. Le condizioni di vita sono indescrivibili : un clima malsano, caldissimo e umido, con un sole ardente e piogge torrenziali ; i guardiani (chaouchs) usano una brutale violenza sui condannati e sono in gran parte dediti all'alcool. Tra i forzati stessi regnano il terrore e la legge del più forte.
Guillaume Seznec medita di evadere, e comincia a studiare e mettere in atto un progetto. Ma viene scoperto. Il 26 novembre 1928 compare dinanzi al Tribunal Maritime Spécial, che lo condanna ad essere deportato nel Bagno dei bagni, le Isole della Salvezza (Îles du Salut), tre minuscoli isolotti che formano un piccolo arcipelago al largo di Kourou. Da quelle isole è impossibile evadere : le acque circostanti sono battute da correnti fortissime, e infestate di squali. Seznec viene dapprima deportato nella maggiore delle isole della Salute, l'Isola Reale (Île Royale). Non si dà per vinto, e continua a studiare progetti di evasione e a fare dei preparativi ; ma, sfortunatamente, viene di nuovo scoperto e deve comparire di nuovo davanti al TMS. Nonostante il suo comportamento, a detta di tutti esemplare, Guillaume Seznec è condannato a cinque anni di isolamento nell'Isola di Saint-Joseph, detta Isola del Diavolo la stessa dove era stato rinchiuso Alfred Dreyfus. Là dovrà vivere rinchiuso in permanenza in una cella di ferro di sei metri di lunghezza per due di larghezza, nella quasi totale oscurità e sorvegliato dall'alto dai guardiani. È di regola il silenzio assoluto. La sola uscita avviene una volta al mese : il condannato deve far passare la testa attraverso uno sportello, per farsela rasare.
Lo stato di salute di Guillaume Seznec si fa catastrofico. Il medico del bagno, fortunatamente, se ne accorge e intercede in suo favore. Dopo sei mesi di quell'atroce regime, ottiene che la punizione sia annullata. Il giorno stesso della sua liberazione, Seznec viene informato della morte della moglie, avvenuta il 14 maggio 1931, e fatto tornare all'Isola Reale, dove rimane in condizioni più accettabili occupandosi, tra le altre cose, di un semaforo, un segnalatore marittimo al quale dedicherà le più grandi cure.
Passano gli anni, anni durissimi. Nel 1938, il governo del Fronte Popolare di Léon Blum e di Daladier fa finalmente votare una legge che prevede la soppressione del Bagno penale della Guyana, un'istituzione ritenuta indegna di un paese che si vuole civile. Viene comunicato a Seznec che la sua pena è stata appena commutata in vent'anni di bagno ; ma, come estrema beffa, il provvedimento non è considerato retroattivo, e i vent'anni cominciano quindi a decorrere dal 1938. Il termine della pena è quindi previsto per il 1958, quando Guillaume Seznec avrà ottant'anni.
Sotto l'occupazione e il governo di Vichy, le condizioni di vita in Guyana si fanno ancora più terribili. Nel 1943/1944, l'arrivo degli americani e di un'amministrazione gollista riportano delle condizioni migliori.
In Bretagna, nel frattempo, viene messa in atto una campagna per la riabilitazione del condannato, condotta fino alla morte da sua moglie Marie-Jeanne, da sua madre e, in seguito, da sua figlia minore, Jeanne (che nel frattempo ha sposato François Le Her) , appoggiata dal giornalista Emile Petitcolas, dal giudice in pensione Victor Hervé, da Françoise Bosser della Lega dei Diritti dell'Uomo, e da altri. Nel 1934, sei dei giurati di Quimper si pentono del verdetto e richiedono inutilmente la revisione del processo. Lentamente, l'opinione pubblica passa dalla parte del condannato, che sarà infine graziato il 2 febbraio 1946 dal generale De Gaulle.
[modifica] La grazia e il ritorno in Francia. La morte.
È il 1946 : a quasi ventidue anni dalla condanna, diciannove dei quali passati nei terribili bagni penali della Guyana, appare oramai evidente a tutti che Guillaume Seznec è stato vittima di un clamoroso errore giudiziario. Ma la giustizia francese non contempla la revisione del processo, e sebbene Seznec abbia sempre rifiutato categoricamente di chiederla, il generale De Gaulle gli concede la grazia, il 2 febbraio dello stesso anno. Ma il provvedimento resta a lungo inoperativo : Seznec deve passare ancora un anno e mezzo in Guyana prima che venga effettivamente rilasciato, il 23 giugno 1947.
In Bretagna l'emozione è enorme. Guillaume Seznec si imbarca, da uomo libero, sul piroscafo Le Colombie ; arriva a Le Havre il 1° luglio 1947. Tutta la sua famiglia lo attende, assieme ad una folla enorme e a tutta la stampa francese. A bordo del Colombie gli viene scattata una celeberrima foto; Seznec ha 69 anni, ma ne dimostra almeno ottantacinque. Solo gli occhi, chiarissimi, restano vivi. La foto di Seznec a bordo del Colombie è stata da molti ritenuta una delle più belle del XX secolo.
A Le Havre, Seznec sbarca in segreto da un'uscita secondaria per sfuggire alla calca. Il ricongiungimento coi suoi due figli superstiti e coi suoi nipoti, che non ha mai visto, è comprensibilmente emozionante.
Tornato a Morlaix, la prima cosa che fa è andare a raccogliersi sulla tomba della moglie Marie-Jeanne, morta nel 1931. Va a vivere con la figlia maggiore, Jeanne, che nel frattempo si è sposata con il suo antico testimone a favore, François Le Her, ed ha avuto dei figli; tra di essi vi è Denis Seznec-Le Her. Non cessa mai di proclamare la sua innocenza nelle conferenze e nelle interviste.
La sera del 14 novembre 1953 Guillaume Seznec si trova a Parigi, proprio per una conferenza. In pieno centro, viene investito da un furgone il cui conducente si dà alla fuga. Riporta ferite gravissime. Incidente o tentativo di omicidio ? Un testimone oculare afferma con precisione che Seznec, diventato oramai un personaggio assai scomodo, sarebbe stato spinto sotto le ruote dell'autoveicolo.
Il 13 febbraio 1954, all'età di 76 anni, Guillaume Seznec muore in seguito alle ferite riportate nell'incidente. Aveva passato un terzo della sua vita prigioniero con tutta probabilità innocente. Da sottolineare la tragica ironia del destino: per un'automobile era iniziata la sventura di Seznec, e un'automobile ne causa la morte.
[modifica] La revisione del processo e la riabilitazione
Per anni e anni, il nipote di Guillaume Seznec, Denis Seznec-Le Her, andrà rifacendo l'inchiesta, cercando testimoni e documenti, riaprendo fascicoli ufficiali, reclamando nuove perizie e dimostrando la macchinazione di cui era stato vittima suo nonno, con un'attività instancabile che gli vale molte amicizie ed anche molte inimicizie.
Grazie a Denis Seznec e alla vicenda di suo nonno, il 23 giugno 1989, pochi giorni prima del 200° anniversario dell'inizio della Rivoluzione Francese, il parlamento vota all'unanimità una storica legge che mette per la prima volta nella storia francese in discussione l'infallibilità della giustizia ed ammette la possibilitò che un processo possa essere rivisto, anche post mortem. Il valore simbolico di questa cosa è avvertito giustamente come enorme, tanto che alla legge viene "tout court" dato il nome di Legge Seznec (Loi Seznec).
Nel 1992 Denis Seznec pubblica un libro, intitolato Nous, les Seznec, in cui tutta la vicenda viene ripercorsa senza odio, dedicato dall'autore a Guillaume Seznec e Marie-Jeanne, alla loro piccola Jeannette, a mia madre, alla mia famiglia affinché sappia perdonare, e ai francesi perché non dimentichino.
Nel frattempo Denis Seznec e i suoi legali, sostenuti da gran parte dell'opinione pubblica in dibattiti continui e appassionati (si conteranno ben dieci speciali televisivi dedicati alla vicenda, oltre ad un film di Yves Boisset e a uno sceneggiato televisivo che ottenne indici di ascolto altissimi), fanno continue domande per la revisione del processo; domande che però continuano ad essere respinte fino a quando, l'11 aprile 2005, la Corte Suprema francese accetta finalmente la revisione. La relativa domanda e il dossier portano significativamente il numero 001: ciò significa che si tratta del primo caso di revisione processuale mai avvenuto in Francia.
Guillaume Seznec è sepolto a Morlaix; la figlia Jeanne (morta nel 1994) si trova con lui nella tomba.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Pascal Bresson (préface de Denis Seznec), Guillaume Seznec, une vie retrouvée, Éditions Ouest-France, Rennes, 2006;
- Denis Le Her-Seznec, Nous les Seznec, Éditions Robert Laffont, Paris, 1992;
- Daniel Le Petitcorps, Seznec En quête de vérité, Éditions Le Télégramme, 2003, ISBN 2-84833-058-9;
- Guy Penaud, L'Enigme Seznec, Éditions de La Lauze,Périgueux,2006;
- Bernez Rouz, L'affaire Quéméneur Seznec - Enquête sur un mystère , Éditions Apogée, Rennes, 2005.
[modifica] Collegamenti esterni
- L'affaire Seznec
- L'affaire Seznec nel sito dell'Association Strobinet
- Justice pour Seznec, da France Justice
- Il ciclo di canzoni dei Tri Yann, con traduzione italiana e inglese e la storia completa della vicenda, dalle Canzoni Contro la Guerra
- Guillaume Seznec, enfant de Plomodiern sito realizzato da Gilles Renaud, abitante di Plomodiern, villagio natale di Seznec, che non crede alla sua innocenza