Hip hop italiano
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L'hip hop italiano è un genere musicale adattato sulla falsariga della musica hip hop, nata negli USA durante gli anni 1970 diffusasi a livello internazionale a partire dalla decade successiva. I suoi esponenti di maggior successo per quanto concerne il mainstream sono stati Jovanotti, gli Articolo 31, Neffa, Piotta e i Sottotono; più di recente Fabri Fibra e Mondo Marcio hanno ottenuto contratti discografici con major, permettendo alle loro produzioni di essere pubblicizzate a livello nazionale, con dati di vendita molto positivi.
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[modifica] Gli anni '80: Un precursore
Nel 1987 un DJ italiano incide il suo primo disco: Jovanotti for President. Non si può parlare di un lavoro Hip Hop, ma i testi sono interpretati rappando in inglese i contenuti volutamente leggeri e faziosi, che conferiranno a Jovanotti quell'etichetta di "eterno ragazzino" che ancora oggi lo marchia. Jovanotti fa tendenza, ma già dall'anno dopo, con "La mia moto" (e poi nel 1990 con "Giovani Jovanotti") abbandona in buona parte il corso iniziato l'anno precedente, sebbene "Il capo della banda" si possa considerare il primo rap cantato in Italiano a scalare le classifiche. Quando rientrerà in scena con un disco hip hop nel 1991, sarà già parte di un fenomeno leggermente più vasto, ed in espansione.
[modifica] I primi anni '90
Tutto nacque all'inizio degli anni 1990, con il movimento delle "posse", termine inglese che significa "gruppo", ancora vincolato alla visione politicizzata e di rivendicazione di diritti. Il movimento si sviluppò essenzialmente nell'ambito dei centri sociali, che trovarono in questo stile un mezzo per poter esprimere le proprie opinioni e diffonderle.
Si potrebbero affermare due realtà completamente distinte per il rap italiano. Nella prima si hanno rappers e crew strumentalizzati dal fattore economico e molto spesso criticati dalla scena "Underground", ossia la non commerciale, per il semplice fatto che, andando a colpire un certo tipo di "ascoltatori", la scena commerciale propone "sounds" e rime che sappiano di già noto ed essendo così più orecchiabili per il grande pubblico, senza perciò creare niente di nuovo e semplicemente attenendosi ai canoni dati dallo stereotipo di mc(rapper).
Alla scena commerciale, si contrappone la sopraccitata sub-urbana e le differenze non sono poche. Contrariamente al rap mirante all'incasso, l'Underground sottolinea le varie sfumature che assume questo genere per lo stile di ogni mc, richiedendo più attenzione nell'ascolto dell'album o della singola canzone e proponendo, o per lo meno, cercando di proporre, qualcosa di nuovo nell'ambiente e, per pochi, nel rap in generale. Per farla breve la scena sub-urbana cerca, e probabilmente riesce, a dare il posto a produzioni più accurate, dove non basta più inventare qualche rima su una base qualsiasi ma è fondamentale la ricerca di uno "stile" (in molti casi, la ricerca dello stile sarà a scapito dei contenuti).
Probabilmente, pur essendoci, non era così drastica la distinzione fra le due realtà quando, "Batti il tuo tempo", col quale l'Onda Rossa Posse di Roma invitava a combattere la disinformazione imperante a colpi di rap, comincia a far indossare pantaloni larghi ai giovani, o quando, nel 1992 gli aeroplanitaliani portano al Festival di San Remo un brano dal titolo "Zitti Zitti (Il silenzio è d'oro)" che sfonda il muro dell'underground e si fa notare per una interpretazione sul palco del Teatro Ariston in cui un prolungato silenzio di 30 secondi, paradossalmente è ciò che fa più scalpore in quell'anno o ancora quando, nel periodo molto prolifico che ne segue Frankie HI-NRG MC e Assalti Frontali, tuttora in circolazione, riescono a emergere. Ovviamente il sound di quegli anni, molto semplice, con testi non troppo significativi e con "pezzi" mancanti di metrica, fu completamente abbandonato quando cominciarono a farsi notare nell'ambiente rappresentanti del genere come OTR , Porzione Massiccia Crew , Bassi Maestro al Nord, Colle Der Fomento al Centro,Sangue Misto e La Famiglia al Sud, ognuno con un proprio stile e un proprio modo di fare rap. Senza dubbio fra i citati i maggiori esponenti sono i Sangue Misto che con l'album SxM (ritenuto il migliore album di hip hop made in Italy) segnano l'epoca. Il punto di forza della crew fu il rappresentare il rap in modo davvero eccezionale, con basi cupe e acide e metrica incredibile.
Anche Adriano Celentano nel 1994 saltò sulla carovana in corsa della scena rap in pieno sviluppo, con il disco Quel punto, in cui rivendicava la paternità del rap italiano grazie alla sua Prisencolinensinainciusol, datata 1973, in cui effettivamente si poteva intravvedere una certa attenzione dell'autore alla scena Americana, che proprio in quegli anni dava i natali all'Hip Hop.
[modifica] La "golden age"
Comincia così quello che viene definita la "golden age" del rap italiano. Uno dei protagonisti dell'età d'oro è Joe Cassano aka Johnny Jab, rapper cresciuto musicalmente tra New York e varie crew italiane. Con l'album Dio Lodato del 1999, postumo alla sua morte per infarto (1998), Joe raggiunge l'apice per flow e rime del rap italiano. Quest'opera, che comprende la maggior parte delle composizioni di Joe, è uno degli album centrali della golden age, segnato da pezzi quali Dio Lodato per sta chance... , Gli Occhi della Strada e Nocche Dure. Altri personaggi importanti di quest'epoca sono indubbiamente Neffa, Dj Gruff, Kaos One, AMNK con uno stile aggressivo e graffiante, Esa, Deda e più in generale i Messaggeri Della Dopa, supercollettivo che dà vita all'associazione culturale Zona Dopa. Con la Zona si promuovono tantissime manifestazioni e jam in tutta Italia e tutt'ora attiva.
Vengono pubblicati in quel periodo dischi considerati classici, quali Fastidio di Kaos, Contro gli estimatori di Bassi Maestro, Novecinquanta di Fritz Da Cat' o Neffa & I Messaggeri Della Dopa di Neffa, che riscuote un buon successo a livello commerciale grazie al singolo Aspettando Il Sole. Di quegli anni è anche l'esplosione degli Articolo 31 e i Gemelli Diversi, spesso criticati e considerati fuori da questa ondata perché troppo "commerciali", e portatori di messaggi spesso disimpegnati. Oltre i Messaggeri non vanno dimenticati per i loro contributi i già citati OTR, capeggiati da Esa, La Pina e Polare. La crew stabilisce contatti con gruppi internazionali, come la CNN Crew di Bruxelles, formando il team La Connessione. Da non dimenticare poi personaggi come Dj Double S, dj, o Speaker Deemo, grafico.
Questo periodo, tuttavia, segna per l'hip hop italiano (nonostante una finalmente raggiunta ampia diffusione al pubblico di massa), un grande disimpegno nei contenuti. Sono infatti di questo periodo i brani tanto di successo quanto futili negli argomenti. Nei testi di questo periodo, infatti, si esaltava la droga senza argomentarne i motivi, ci si azzuffava tra artisti dello stesso genere a colpi di dischi o si facevano rime quasi no-sense. In questo periodo insomma, vi è stato il completo distacco dalla linea precedente (periodo delle posse), in cui l'impegno sociale era argomento primario per il genere.
[modifica] Le guerre in rima dagli anni '90 al terzo millennio
La scena hip hop italiana degli anni '90 si è caratterizzata per alcune polemiche interne allo stesso genere musicale che hanno solo in parte una connessione con le cosiddette beef tipiche dell'hip hop statunitense. La prima di queste grosse polemiche è riferita alla contrapposizione delle due idee di hip hop presenti in Italia ad inizio del decennio ovvero quella del "muretto" e quella del "centro sociale": il risultato storico della contrapposizione fu un progressivo accostamento delle due filosofie, tanto da fondersi oggi in una musica hip hop capace di argomenti di rilevanza sociale mescolati a temi emozionali, il tutto costruito con rime dalla tecnica evoluta su basi in alcuni casi talmente curate da interessare persino gli artisti di oltreoceano.
La seconda faida interna, seppure con toni velati, è quella che opponeva ed oppone gli artisti ritenuti "commerciali" da quelli che continuano a percorrere la strada dell'autoproduzione e della auto-distribuzione. Per cui vi era una vera e propria guerra a colpi di CD tra gli artisti underground e quelli ritenuti commerciali. Dj Gruff, ha dedicato diversi brani ormai storici nel tentativo di screditare gli Articolo 31 e i Sottotono. Anche i sardi La Fossa non sono da meno. Vi era un botta e risposta anche abbastanza crudo tra le band, tale pratica oggi trova un minor riscontro anche se non è del tutto sparita.
[modifica] La scena attuale
L'hip hop italiano odierno è divisibile in 3 categorie:
- L'hip hop underground classico, è caratterizzato da rime e stili piuttosto complicate ed elaborate, ma da contenuti più leggeri nei testi, come ad esempio la vita di strada, le proprie capacità, l'amore per la cultura hip hop, le narrazioni quotidiane. Precursori di questa categoria possono essere Piotta, Colle der Fomento, Dj Gruff, Cor Veleno, Dj Lugi, Kaos One, Bassi Maestro ecc.. A questa categoria corrispondono oggi: Club Dogo, Co'Sang ecc..
- L'Hip hop di massa, propone argomenti e tecniche espressive semplici tali da poter essere orecchiabili dal grande pubblico. In questa categoria si possono collocare artisti come i Sottotono, Gemelli Diversi, Articolo 31, Jovanotti ecc - per ciò che rigarda la scena di "ieri" - Fabri Fibra, Puni, Amir, Inoki, Mondo Marcio - Per la scena attuale.
- Infine c'è la categoria underground "impegnata" nella quale vi si possono collocare quei rapper che non hanno raggiunto un elevato livello di popolarità e che trattano di argomenti legati alle vicende politiche e/o sociali (dalla mafia, alla droga, alla politica ecc...) Essi sono in buona sostanza gli eredi delle posse, sebbene vi sia un progressivo miglioramento della tecnica lasciata un tempo in secondo piano rispetto ai contenuti (Villa Ada posse, 99 posse, Salento posse, DLH posse, Isola posse, ecc...) e sono artisti come Inoki, C.U.B.A. Cabbal, Rankin Lele, Papa Leu & Marina, *Sirdee ecc...
Dopo un periodo di stanchezza che va dal 2000 al 2002 la scena italiana si risveglia con alcune produzioni notevoli: in primis va ricordato L'Alba dei La Crème, datato 2002, che riesce a vendere bene nonostante la quasi morte del rap italico; 5° Dan di Inoki e della PMC di Bologna; Mi Fist dei milanesi Club Dogo, scossone definitivo che rientra nella lista dei classici del nuovo millennio. I titoli non si fermano qui e i restanti costituiscono quella che viene definita la nuova era dell'hip hop tricolore.
L'impatto del parlato e delle relative rime spesso si coniuga con la cultura popolare e viene filtrato dai diversi dialetti della penisola, favorendo la divulgazione di realtà regionali e l'evoluzione complessiva dello stile italiano, evidente in produzioni come quelle dei Co'Sang, Clementino e La Famiglia di Napoli o i pugliesi Pooglia Tribe.
Nonostante l'Italia rimanga salda nell'underground il mercato dei dischi, capeggiato da etichette indipendenti come la Portafoglio Lainz o la Vibrarecords, dà comunque dei risultati. E nel 2006 diversi MCs riescono ad ottenere un contratto discografico con delle majors: Mondo Marcio, giovane rapper milanese, firma per la EMI, Fabri Fibra, apprezzato e contestato artista di Senigallia, con la Universal, i romani Cor Veleno per la H2O Music (primi artisti italiani a sfruttare la musica formato digitale) ed Amir per la Virgin Records o Puni con la Warner. Alcuni video indipendenti, come quello di Una Volta Sola del Club Dogo, riescono ad arrivare su emittenti come All Music o MTV e guadagnare discrete posizioni nelle classifiche.
[modifica] Le altre discipline dell'hip hop italiano
Ovvio sia impossibile in poche righe descrivere il fenomeno hip hop in Italia, che va ben oltre le espressioni della musica rap, ma giunge alle altre discipline di questa cultura, come il writing e la breakdance, che annovareno esponenti di spicco come The NextOne ed i Break The Funk (Best Show alla finale mondiale del Battle of the Year 2004), oltre che al DJing, in cui emergono forti le abilità di Dj Myke e dei Men In Skratch (quattro volte finalisti all mondiale DMC Techincs World DJ Finals e secondi all'ITF Eastern Emisphere), e anche della crew Alien Army, crew creata da dj Skizo, e ormai sciolta, contenente tra i migliori esponenti del djing italiano, come: dj Gruff, ex componente dei sanguemisto e Dj TayOne particolarmente apprezzato per le sue abilità nello scratch, oltre naturalmente dj Skizo stesso.
[modifica] Immagini dell'hip hop italiano
Nella produzione cinematografica italiana, l'hip hop ha ricoperto un ruolo tutto sommato marginale e spesso affidato a produzioni low cost rintracciabili a fatica oppure affidate a distribuzioni indipendenti ed alternative.
Il documentario di Renato de Maria dal titolo Lu Papa Ricky realizzato per la serie di Rai Tre Storie Vere non viene riproposto in Tv oramai da anni, dopo essere stato presentato per la prima volta nel 1993 al Festival Cinema Giovani di Torino. Il lungometraggio parla dell'hip hop come di un movimento in crescita parallelamente alle vicende di vita dei suoi protagonisti, sullo sfondo dell'Isola del Kantiere di Bologna. In Lu Papa Ricky il protagonista è lo stesso Papa Ricky, membro originario dell'Isola Posse All Stars e poi dei Sangue Misto, emigrato da Lecce a Bologna dove la sua famiglia divente quella dell'Isola Posse e dell'etichetta indipendente Century Vox con cui produce i suoi primi brani. Nel lungometraggio compaiono diversi esponenti della scena non solo bolognese, tra cui i Sud Sound System.
Tracce del festival della comunità hip hop nazionale tenutosi ad Ampollino in Calabria sono riportate nel documentario in videocassetta di realizzazione indipendente dal titolo Ampollino Rap, dove si ravvisa una moltiplicazione degli stili di rima, segno di un progressivo superamento della distanza tra disimpegno e militanza. Nel documentario appaiono artisti di importanza nazionale come Sangue Misto, Sud Sound System, 99 Posse e Frankie HI-NRG MC.
Nel 1998 i Manetti Bros. realizzano con un budget limitato il film Torino Boyz che non riguarda prettamente l'hip hop ma è incorniciato in una colonna sonora curata da Neffa e rappata poi da vari MC per raccontare la vita notturna come territorio da esplorare: Al Castellana, Er Piotta, Colle Der Fomento, Sottotono e La Pina, per un risultato piuttosto raffinato ed evoluto.
Nel 2000 Er Piotta collabora alla realizzazione de Il segreto del giaguaro a cui partecipano anche G Max ed uno dei miti dell'hip hop Kurtis Blow. Nel 2002 in abbinamento con il libro Hip-Hop Sangue e Oro, 20 anni di cultura rap a Roma, scritto da Vincenzo Patanè Garsia per l’Editrice Arcana s.r.l. è uscito il film Superautomatic Roma Metal Jacket di Aj Sikabonyi, girato a costo bassissimo nel 1998-1999 e narrante un ferragosto romano al ritmo di un cast d'eccezione per la scena, con Ice One, Neffa, Flaminio Maphia, Cor Veleno ed Er Piotta. Si intrecciano non solo la scena musicale ma anche la aerosol art, il b-boying e le sfide di MC e DJ in una atmosfera che mutua molto dall'improvvisazione tipica dell'hip hop primordiale. Il critico Pierfrancesco Pacoda lo tratteggia come:
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«[...] il primo manifesto hip hop di strada italiano»
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(Pierfrancesco Pacoda, Hip hop italiano: suoni, parole e scenari del posse power, Einaudi 2000)
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[modifica] Voci correlate
- Lista degli artisti di hip hop italiano
- Lista degli album di hip hop italiano
- Cronologia degli album di hip hop italiano
- Underground hip hop italiano
[modifica] Bibliografia
- Pierfrancesco Pacoda, Hip hop italiano:suoni, parole e scenari del Posse power, Einaudi, 2000, ISBN 8806154737
- Vincenzo Patanè Garsia, Hip-Hop Sangue e Oro, 20 anni di cultura rap a Roma, Arcana, 2002, ISBN 887966266X
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