La mia droga si chiama Julie
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Titolo originale: | La sirène du Mississippi |
Paese: | Francia |
Anno: | 1969 |
Durata: | 120' (edizione italiana: 110') |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | drammatico |
Regia: | François Truffaut |
Soggetto: | William Irish (romanzo) |
Sceneggiatura: | François Truffaut |
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Fotografia: | Denys Clerval |
Montaggio: | Agnès Guillemot |
Musiche: | Antoine Duhamel |
Scenografia: | Claude Pignot |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
La mia droga si chiama Julie (La sirène du Mississippi) è un film diretto da François Truffaut nel 1969, tratto dal romanzo Vertigine senza fine (Waltz Into Darkness) di William Irish (pseudonimo di Cornell Woolrich).
Fu presentato al pubblico italiano in una versione tagliata, priva di alcune sequenze salienti.
Tra i film di minor successo, sia di critica che di pubblico, del regista francese, La mia droga si chiama Julie riveste tuttavia un posto di primo piano nella filmografia di Truffaut. Lo stesso regista dirà di aver girato Baci rubati - uno dei suoi film di maggior successo - «per guadagnare quei soldi che mi permettessero di acquistare i diritti di adattamento della "Sirène"».
[modifica] Trama
Louis Mahé è un ricco produttore di tabacco nell’isola di Réunion. Ha un rapporto di sola corrispondenza con Julie Roussel che, un giorno, giunge dalla Francia per sposarlo. Nonostante questa non coincida alla donna delle fotografie, Louis accetta ben volentieri tutte le sue deboli giustificazioni, perché è di una bellezza che cancella qualsiasi ombra.
Dopo una breve convivenza vissuta intensamente da entrambi, non appena ottenuto l’accesso ai conti bancari del marito, Julie prende tutto e scappa col malloppo. Solo allora Louis apre gli occhi e capisce il piano di chi, sostituendosi alla vera Julie, ha solo recitato la parte dell’amorevole moglie per poterlo poi derubare.
Allora Louis, con la sorella della scomparsa Julie, assolda un detective per sapere la fine di questa e per rintracciare colei che vi si è sostituita. Intanto, sconvolto, torna in Francia per riposarsi. Il caso vuole che si imbatta proprio nella sua ex moglie: il suo vero nome è Marion e, tutt’altro che ricca si guadagna da vivere in un locale notturno di Antibes. Louis, dapprima vuole ucciderla, poi, commosso dalla sua triste storia di bambina abbandonata, poi prostituta, quindi sfruttata, le confessa il suo amore e le offre di tornare a vivere con lui.
Ma, nonostante il semiisolamento della campagna provenzale, il detective da lui pagato li rintraccia. Questi vuole assicurare Marion alla giustizia per l’omicidio di Julie Roussel, così Louis lo uccide non trovando altre vie d'uscita nella sua mente ormai alterata.
Occultato il cadavere, i due scappano a Lione: non hanno più un soldo. Dopo tensioni e attriti, tutto si ricompone quando Louis ottiene un buon gruzzolo dal suo socio a Réunion per la vendita della sua quota dell’impresa. L’incalzare della polizia rende però impossibile persino prendere i soldi, mettendo in fuga verso la Svizzera i due amanti assassini.
Chiusi in uno chalet in mezzo alle montagne nei pressi del confine di stato, lei perpetra l’ultima nefandezza nei suoi confronti cercando di avvelenarlo a poco a poco con un veleno per topi. Lui se ne accorge, tenta la fuga, ma non appena la rivede, la perdona di nuovo essendo lei necessaria più d’ogni altra cosa.
[modifica] Curiosità
- Truffaut anticipa il titolo del film già nel suo film precedente - Baci rubati - in cui il protagonista Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud) ha in mano il romanzo La sirène du Mississipi (con una sola "p") da cui il regista ha tratto l'idea alla base del film. In effetti il romanzo di Irish era ambientato nell'Ottocento a New Orleans, mentre il regista ne modifica sia l'ambientazione temporale (trasportandolo nel presente) che quella geografica (l'isola di Réunion e il sud della Francia). Il film conserva però in francese lo stesso titolo del libro (se si eccettua la "p" in più) perché Truffaut dà quel nome alla nave da cui sbarca la protagonista all'inizio del film.
- L'investigatore privato che nel film viene ucciso da Louis Mahé (Jean-Paul Belmondo) si chiama Comolli come Jean-Louis Comolli, all'epoca direttore dei Cahiers du cinéma a cui aveva dato un taglio molto diverso da quello del suo fondatore André Bazin e che Truffaut non poteva certo condividere. E, volendo, anche questa può essere vista come una delle citazioni filmiche così frequenti in Truffaut: l'8 e ½ di Fellini in cui il regista romagnolo "impicca" il critico cinematografico.
- Il film si conclude in una baita isolata in mezzo alla neve come in un altro film precedente di Truffaut: Tirate sul pianista (Tirez sur le pianiste) (1960).
I film di François Truffaut |
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Une visite (1955) | Les mistons (1957) | Une histoire d'eau (1958) | I quattrocento colpi (1959) | Tirate sul pianista (1960) | Jules e Jim (1962) | Antoine e Colette (1962) | La calda amante (1964) | Fahrenheit 451 (1966) | La sposa in nero (1968) | Baci rubati (1968) | La mia droga si chiama Julie (1969) | Il ragazzo selvaggio (1970) | Non drammatizziamo... è solo questione di corna (1970) | Le due inglesi (1971) | Mica scema la ragazza! (1972) | Effetto notte (1973) | Adèle H., una storia d'amore (1975) | Gli anni in tasca (1976) | L'uomo che amava le donne (1977) | La camera verde (1978) | L'amore fugge (1978) | L'ultimo metrò (1980) | La signora della porta accanto (1981) | Finalmente domenica! (1982) |