Penati
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Penati sono una figura della mitologia romana.
Sono divinità protettrici della famiglia e del focolare domestico (Penati familiari o minori), e dello Stato (Penati pubblici o maggiori).
Il nome deriva dal Penus,la parte più intima della casa e la dispensa dove si riponevano le vettovaglie[1].
Ogni famiglia aveva i propri Penati, i quali venivano trasmessi in eredità alla stregua dei beni patrimoniali. Il sacrificio ai Penati poteva avere cadenza quotidiana o occasionale.
I consoli, nell'assumere o nel rimettere la propria carica, erano obbligati a celebrare un sacrificio a Lavinio in onore dei Penati pubblici. Il culto dei Penati pubblici era connesso a quello di Vesta.
I magistrati della città prestavano giuramento in viso ai Penati pubblici.
Per i Penati della famiglia di Enea si conosce anche un culto pubblico, furono identificati come Penati di Roma, per il fatto che Roma veniva fatta ricondurre alla stirpe eneade. Per queste divinità esisteva un tempio sul Palatino, dove venivano rappresentati come due giovani seduti.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
(LA)
«postquam avem aspexitin templo Anchisa,
sacra in mensa Penatium ordine ponuntur; immolabat auream victimam pulchram» |
(IT)
«:Poiché gli uccelli scorse Anchise nel ciclo, / sull'ara dei Penati si dispongono in ordine gli oggetti sacri; / immolava una vittima bella coperta d'oro.»
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( *Gneo Nevio, Bellum Poenicum fragmenta lib. I,1 )
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[modifica] Note
- ↑ Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, II, 68: Quanto a Vesta, è un nome di derivazione greca (trattasi della stessa dea che i Greci chiamano Estia). La sua influenza è rivolta alle are ed ai focolari e poiché a lei spetta la tutela dell'intimità è sempre l'ultima ad essere invocata ed a ricevere sacrifici. Non molto diversa è la funzione degli dèi Penati il cui nome deriva da penus (penus è tutto ciò di cui gli uomini si nutrono) o dal fatto che essi risiedono nel penitus (nella parte piú interna della casa), donde anche la denominazione poetica di penetrales.
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