Utente:Salli/Giudecca di Reggio
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La Giudecca come in molte altre città era a Reggio Calabria il quartiere ebraico.
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[modifica] La diaspora
Dopo la distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito Vespasiano, l'Impero romano aveva il completo dominio sul mondo. Gli Ebrei, che sfuggirono al terribile eccidio perpetrato dai romani, avevano abbandonato la loro terra e si sparpagliarono nel mondo allora conosciuto, scegliendo quei centri dove meglio potessero esercitare la loro industriosa e laboriosa, fonte di lauti guadagni. Molti di loro ridotti in schiavitù vennero condotti da Tito stesso nell'Urbe, dove alcuni, lentamente e abilmente sfruttando propizie occasioni e distinguendosi per la loro personale abilità, divennero liberti, e a poco a poco acquistarono una certa libertà di azione; riunitisi in comunità (i Ghetti) riuscirono a formarsi un'agiata condizione.
Gli Ebrei sfuggiti ai romani, si erano stabiliti nei luoghi più floridi dell'Italia Meridionale, dove in seguito, ricongiungendosi con gli altri nuclei sparsi per il Lazio, avevano invaso i più importanti mercati con le loro merci e con le loro geniali novità.
[modifica] Arrivo degli Ebrei a Reggio
Per questo motivo si potrebbe, sia pure in modo non assoluto, far risalire a quell'epoca remota la venuta in Calabria di nuclei di Ebrei che in seguito, sfruttando l'ambiente commerciale calabrese con mirabile astuzia, si distinsero diffondendo industrie fiorenti e amplificando notevolmente la vita commerciale.
A tal proposito scrive il Cotroneo:
Egli giunge a questa conclusione sicuramente basandosi sul carattere avido di guadagno dell'Ebreo, e la floridezza di Reggio nell'età dei Flavi.
Reggio infatti in quel tempo godeva della simpatia sia di Vespasiano che di Tito, il quale fu in città specialmente prima e dopo di salpare verso i lidi orientali alla conquista di quelle zone che molestavano l'ancora forte e possente organismo dell'Impero romano.
A Reggio esisteva allora un importante cantiere navale, che insieme all'altro importantissimo di Pellaro, forniva all'imperatore la flotta per il trasporto delle truppe in Oriente, poiché la "industre Congregazione o Fratrìa dei Dendrofori", tagliava alberi secolari sull’Aspromonte e ne costruiva veloci galere.
Per questo è logico pensare che gli Ebrei seguendo forse la rotta dell'imperatore stesso, che sostava in questi luoghi, siano sbarcati silenziosamente, in piccolo numero, e si siano mescolati all'elemento indigeno, trascorrendo una vita pacifica lontana dalle lotte.
[modifica] Venuta dei Normanni
Prima del periodo normanno, tranne qualche notizia riguardo agli Ebrei, nulla abbiamo di certo; si sa però che essi, si garantivano la libertà di culto, mediante un tributo speciale corrisposto prima all’Università e poi alla Chiesa Maggiore.
Di fronte alla popolazione erano considerati in uno stato di inferiorità, dando luogo a molte esagerazioni e facendo della storia ebraica in Calabria, come altrove, una continua persecuzione.
Dopo la venuta dei Normanni a Reggio, molti documenti chiari ed assoluti comprovano la loro esistenza in queste zone, tra cui la Giudecca, l'esplicazione della loro attività e la loro condizione giuridica ed economica.
Ma è solo dal 1127 al 1511 che risulta da fonti concrete la presenza degli Ebrei in queste zone, già in epoca di feconda attività. Molti documenti descrivono il loro "modus vivendi" e parecchi altri delimitano la zona limitrofa oltre la cinta delle mura reggine come la prima loro sede, che fu detta Giudecca.
É certo che la Giudecca, popoloso e ben organizzato quartiere, non sorse così all'improvviso, ma fu un lavorio lento di secoli. Infatti nei primi anni del XV secolo gli Ebrei sono già sistemati in corporazioni, separati dai cristiani, ad opera di legislazioni e d'inquisizioni di quegli ultimi tempi.
I primi nuclei di Ebrei a Reggio abitarono la parte nord della città in un loro quartiere fuori delle mura ed occuparono la parte inferiore della città, rasentando le mura occidentali.
Comunicavano con la marina mediante una porta detta Anzana ed essa era l'unica loro entrata ed uscita, non avendo da alcun altro punto comunicazione con la città di Reggio.
Ai primi scarsi nuclei, altri si unirono formando comunità numerose e portando sempre maggiore incremento alle arti manuali, tanto che la Calabria, e il Meridione, molto debbono a questi Ebrei artefici e geniali innovatori.
Essi recarono nelle contrade di Reggio la coltura dei gelsi, la manifattura della seta e, in epoca più tarda, l'arte di colorire i drappi serici delle più vaghe e graziose tinte mediante l'indaco.
Essi, spinti dalla loro natura proclive alla mercatura ed ai lauti guadagni, con le industrie più lucrose accresciute dall'usura, seppero, in breve spazio di tempo, allargare i confini del loro quartiere, all'inizio ristretto, e, mettendosi in relazione con le fiorenti repubbliche marinare del tempo, fecero di Reggio un centro rumoroso di traffico con un relativo benessere per la popolazione reggina.
Gli Ebrei fino a quando rimasero quasi appartati e rinchiusi nel loro quartiere poco ebbero a risentire della tumultuosa vita di Reggio e vissero tranquilli senza alcuna molestia, finché non si profilò all'orizzonte il dominio assolutistico normanno, in cui essi vennero assorbiti e ne seguirono, insieme con la popolazione reggina, le diverse vicende.
I Normanni, attuato il loro indirizzo politico, si diedero a sviluppare il settore economico del tempo, per cui furono introdotte nuove industrie ed il commercio cominciò ad avere un progressivo sviluppo.
Tutto ciò allora mise in evidenza l'elemento più intraprendente ed attivo: gli Ebrei. Così essi, grazie anche alla loro disponibilità finanziaria, acquisirono una personalità all’interno della società che fino a quel momento era loro mancata.
Divenendo sempre più numerosi la loro ricchezza cominciò a destare preoccupazione nella gente di Reggio; cominciarono quindi le invidie, gelosie, dissidi e lotte sempre più furibonde, che sfociarono, nel 1511, nella loro espulsione dalla Giudecca e da tutto il suolo reggino.
Anche se, alcune fonti riferiscono che, i normanni girarono alla Chiesa molte concessioni che le comunità ebraiche fecero loro, questi atti non erano dei fatti ostili operato dai Normanni a danno degli Ebrei.
Al contrario, dai normanni, gli Ebrei, come altre razze in quel periodo numerose a Reggio, ebbero un trattamento equo. Anche con la chiesa i Normanni, grazie alla loro fine politica, avevano rapporti amichevoli, tuttavia, non osteggiarono mai l'elemento ebraico.
Sotto il Normanni la comunità giudaica reggina ha subito un notevole sviluppo economico, se pure quel tributo speciale detto Il morkafa o mortafa , corrisposto definitivamente alla Chiesa potesse apparire come una soggezione all'elemento cristiano prevalente.
I vescovi esercitavano la loro autorità giurisdizionale sopra la Giudecca reggina per mezzo dei canonici della Chiesa maggiore, i quali, spinti da zelo religioso, tentavano di convertire al cattolicesimo la Comunità degli Ebrei dedita tutta al traffico commerciale ed all'usura lucrosa.
[modifica] Successive dominazioni
La condizione degli Ebrei sotto i successivi dominatori svevi, si delineò ancora meglio, sia di fronte alla Chiesa, come di fronte allo Stato; anzi è da questo momento che iniziarono le controversie fra l’Università reggina e la Chiesa Maggiore, entrambi pretendenti alla riscossione dei tributi fiscali dei Giudei.
La Giudecca reggina era giunta al massimo della floridezza economica; le produzioni di seta e le stoffe reggine avevano invaso i più importanti mercati e il porto di Reggio era divenuto centro di traffico, meta ricercata dei più audaci commercianti.
Questo stato di cose dimostrò la potenza economica dei Giudei, per cui è logico che sia la Chiesa come il Comune desiderassero appropriarsi di quell’enorme tributo, vantando le più svariate pretese.
Da questo momento tutto concorre a ingelosire gli animi e a far mal vedere gli Ebrei, cominciano le prime lotte religiose, dando luogo, all’antisemitismo.
La Giudecca viene presa di mira ed ogni minima occasione serve ad esacerbare gli animi dei Reggini, anche perché, in gran parte, erano debitori degli Ebrei, usurai alquanto privi di qualsiasi scrupolo.
Gli Ebrei, accresciuti di numero, avevano raggiunto una tale condizione da poter gareggiare in tutti i settori col resto della popolazione.
La loro attività superava il loro angusto quartiere e si diffondeva velocemente anche all'interno delle mura, cercando di cogliere quel momento propizio onde esimersi da quello stato di inferiorità iniziale e partecipare anche essi all'amministrazione delle pubbliche cose.
[modifica] l'espulsione
Sotto il dominio svevo la lotta ad oltranza ingaggiata tra Cristiani ed Ebrei, era ancora all'inizio, infatti la questione assume un aspetto sempre più complicato sotto la dominazione angioina ed aragonese, finché, nel 1511, un regio decreto ordinò l'espulsione completa dei Giudei dalla Giudecca, il loro quartiere.
Infatti il Viceré Raimondo di Cardona, istigato dai vescovi, intercedette presso il re, Ferdinando di Aragona, affinché trovasse un rimedio al latente pericolo.
Sicuramente il problema fu enormemente esagerato tanto che il re pienamente convinto della colpa degli Ebrei, firmò velocemente il decreto di espulsione con gran sollievo della gente reggina, la quale si vedeva liberata dagli obblighi contratti con essi.
Ismaele, il più autorevole personaggio della comunità, prima della partenza, nominò suo procuratore in Reggio un tal Giulio Rigori, per la tutela dei beni immobili lasciati e per rappresentarlo in eventuali giudizi.
Ma una volta allontanatisi gli Ebrei, il loro quartiere, la Giudecca, fu data in concessione ai Cristiani; il resto fu venduto all'incanto, mentre i Reggini, per la loro bella vittoria, inneggiavano al loro re Ferdinando.
In un primo tempo, esaltanti, credevano di aver tratto guadagno, più tardi hanno dovuto completamente ricredersi.
I frutti delle attività economiche che gli Ebrei avevano avviato non venivano percepiti solo da essi, ma anche dagli altri cittadini che approfittavano del fiorente commercio per trarre guadagni.
Solo in seguito il popolo di Reggio seppe imitare e sfruttare le lucrose attività dell'altro popolo. In un certo senso si può dire che il posteriore sviluppo commerciale ed economico avuto in Calabria è dovuto ad una continuazione delle fatiche iniziate dagli Ebrei.