Utente:Salli/Pesca tradizionale del pescespada
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La pesca tradizionale del pescespada (o caccia tradizionale al pescespada) è praticata da secoli in tutto il territorio storico della città di Reggio Calabria, soprattutto nella zona della Costa Viola dove, in particolare nei borghi di Bagnara e Scilla, ha sempre costituito la principale fonte economica nonchè la caratterizzazione sociale e culturale.
nel corso dei secoli, moltissime sono state le trasformazioni sia dei mezzi di lavoro, barche, reti, fiocine, ecc..., sia della cultura, della società e soprattutto del folclore.
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[modifica] le imbarcazioni
Le "Palamatare" - antiche imbarcazioni per la caccia al pescespada - avevano sulla prua un'asta di legno lunga circa 1,6 m, larga 10 cm e spessa 3 cm circa. In cima all'asta era sistemata una palla in legno di quasi 10 cm di diametro, dal colore azzurro con al centro una striscia bianca che divideva sette stelle dell'orsa maggiore pitturate su di essa due in alto e cinque in basso.
Secondo gli studiosi il riferimento più probabile a questo insolito simbolo è da ricercarsi nella cultura dei fenici, che per navigare di notte si orientavano usando proprio l'orsa maggiore come riferimento. Anche la pesca del pescespada con le antiche "palamatare" si svolgeva di notte, il simbolo della costellazione veniva infatti posto in alto alla prua della barca.
[modifica] I rituali legati alla pesca del pescespada
[modifica] La 'runzàta
Legato alla palamatara è anche il rituale della "runzàta". Lo scopo era quello di augurare una buona pesca a chi si recava in mare per la nottata.
in tale occasione alcuni bambini venivano posti a poppa vicino alle reti mentre gli uomini facevano scivolare in mare la barca. Appena la barca raggiungeva il mare, i bambini innaffiavano le reti con la loro pipi bagnandole il più possibile. Dopo questo rito, esclusivamente pagano, e su cui bisognerebbe meglio addentrarsi, ai fanciulli veniva concesso un breve giro in barca prima della partenza.
Negli anni cinquanta e sessanta (quando Bagnara era meta di gite quotidiane di turisti locali) il rito della runzata era diventato quasi una funzione per intrattenere il forestiero che veniva a trascorrere la serata sul lungomare osservando l'evento e gustando un buon gelato.
In merito ai documenti storici che parlano della pesca, si ricordano alcune delle concessioni di epoca normanna fatte all'Abbazia bagnarese, all'atto della sua nascita.
Ad essa furono concesse due poste per la caccia al pescepada, e il diritto di falangaggio.
[modifica] La cardàta
Ed ancora è da ricordare "a cardata ra cruci", segno antichissimo di cui i cacciatori del pesce non hanno ancora perso il ricordo. Essa è il segno a forma di rombo che i pescatori incidono con le unghie sulla guancia destra del pescespada infiocinato. Secondo gli studiosi non è altro che un antichissimo simbolo che i cacciatori di orsi usavano incidere sulla parte destra della testa dell'animale ucciso volendo simboleggiare la sezione del midollo spinale della preda di cui erano ghiottissimi.
Riportato ai nostri giorni, dopo millenni di storia ed importato chissà come, sull'argomento ci sono tanti studi di approfondimento in corso, questo simbolo inneggia alla prosperità della pesca e viene sempre marchiato su tutti i pescespada infiocinati.
[modifica] Le scialàte
Fino agli anni sessanta i pescatori, che costituivano la classe sociale più povera del paese, nei mesi invernali vivevano un periodo di carestia tale da indurre i padroni dell'untri e delle palamatare ad organizzare, da Natale a Carnevale e spesso fino a Pasqua, delle riunioni tra pescatori, dove si consumavano abbondanti pasti dopo magari alcuni giorni di forzato digiuno o mal nutrimento. Queste riunioni, chiamate "scialàte", erano provvidenziali e ben accettate dalle famiglie dei pescatori, i quali, approfittando dell'abbondanza del banchetto, si dividevano il rimanente, che serviva poi rifornire le credenze delle loro case per alcuni giorni. Le scialate venivano consumate nelle numerose cantine cittadine, oggi totalmente sparite. Le pietanze che per l'occasione venivano servite, erano costituite da stoccafisso e patate, pesce salato e conserve ortofrutticole.
Durante il banchetto, mentre qualcuno si lasciava andare a qualche bicchiere di troppo, altri organizzavano e preventivavano il lavoro per la stagione seguente. Si impiantavano strategie per accaparrarsi i marinai più forti e più bravi e si brindava più volte, sia in onore del padrone che aveva offerto il pranzo e che dava loro da lavorare, sia ad ogni nuova idea sul come cambiare e migliorare le varie tecniche di pesca. I più anziani amavano raccontare le loro storie, che venivano ascoltate con interesse da tanti o da pochi in base alla personalità ed alla popolarità che questi possedevano. Non tutti gli anziani godevano della stessa fama, anche tra di loro esistevano i più ed i meno bravi, chi fortunatamente era scampato a più pericoli grazie all'aiuto della Provvidenza, e chi, proprio grazie all'aiuto della Provvidenza, poteva raccontare di pescate miracolose. Tutto ciò costituiva vanto o motivo di rivincita per le generazioni più giovani, che appartenenti a questa o quella famiglia, si vedevano poggiare sulle spalle sia le belle che le brutte eredità.
[modifica] Sitemi per la pesca
Prima dell'avvento dei motori, il pescespada veniva pescato e cacciato con due sistemi molto antichi che da secoli si tramandavano da padre in figlio.
Di giorno si cacciava con l'untri, e di notte si pescava con le reti dette palamatare, da cui presero il nome anche le barche. La giornata cominciava al mattino presto prima delle sei con il varo dell'untri ed il raggiungimento della posta stabilita per quel giorno. L'equipaggio di questa barca molto particolare, comprendeva quattro rematori, un fiocinatore ed una vedetta.
Inoltre un avvistatore si appostava nel luogo prestabilito sulle colline e segnalava con gesti, urla, fazzoletti bianchi, la presenza del pesce nelle vicinanze indicandone la direzione e la velocità. La vedetta sulla barca seguiva con occhio vigile le istruzioni che gli venivano impartite dal monte e comandava ai rematori le dovute indicazioni.
Una lotta ardua si instaurava tra il pesce che scappava e la barca che inseguiva, finche il fiocinatore non lo controllava sotto tiro scagliandogli addosso l'arpione al grido di "San Marco".
Attimi di tensione assalivano tutto l'equipaggio mentre il fiocinatore lanciava la sua arma. Un silenzio di tomba seguiva il rituale di liberare in mare la sagola legata all'arpione che aveva lacerato le carni del pesce infliggendogli un corpo mortale e che il pesce si trascinava lontano nel tentativo di liberarsi. Si seguiva il pesce per tutto il tempo necessario poi, quando questi si arrendeva, veniva recuperato e legato alla barca di lato alla prua.
Non sempre però andava bene. Spesso anche un piccolo spostamento della barca o la variazione improvvisa di direzione del pesce, facevano sbagliare il colpo, ed allora in pochi minuti si consumavano imprecazioni, scuse e rabbia per la fatica sprecata. Dopo, scaricata la tensione, si ricominciava di nuovo con l'aiuto della Provvidenza. Spesso si tornava a riva con le mani vuote.
[modifica] Bibliografia
- Il mare, la pesca e la caccia al pescespada, a cura dell'Associazione Bagnara Calabra d'Australia
[modifica] Voci correlate
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