Portale:Socialismo
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Bettino Craxi. Primogenito dell'avvocato Vittorio Craxi, dinasticamente originario di San Fratello sui Nebrodi, in provincia di Messina, e di Maria Ferrari, una casalinga di Sant'Angelo Lodigiano, Craxi nasce a Milano il 24 febbraio 1934. Durante il conflitto, la famiglia decide di affidarlo ad un collegio di preti, sia per il carattere turbolento, sia per allontanarlo dai pericoli dell'attività antifascista del padre che, dopo la liberazione, assumerà la carica di vice-prefetto a Milano e poi quella di Prefetto a Como. Bettino Craxi, dopo la maturità, divenne funzionario della federazione milanese del Partito socialista ed entrò nel comitato centrale del PSI a ventitré anni. Fu eletto deputato per la prima volta nel 1968 e, in seguito, venne nominato vicesegretario nazionale e responsabile del PSI per gli esteri. In quest'ultima veste, egli finanziò economicamente alcuni partiti socialisti messi al bando dalle dittature dei rispettivi Paesi, tra cui il Partito Socialista Operaio Spagnolo, il Partito Socialista Cileno di Salvador Allende e il Partito Socialista Greco. In un momento di grave crisi interna del PSI, il 16 luglio nel 1976 Craxi fu scelto dal Comitato centrale per sostituire l'ex segretario Francesco De Martino. Iniziò così la sua lunghissima avventura come leader di partito, anche se, la "vecchia guardia" socialista lo riteneva un "segreterio di transizione". Candidato alla segreteria della piccola corrente autonomista di Pietro Nenni, che lo considerava il suo erede, fu appoggiato anche da altri esponenti socialisti, tra cui Giacomo Mancini (regista dell'operazione, detto per questo "Craxi driver") e Sandro Pertini, allo scopo di evitare una spaccatura del partito e la confluenza degli autonomisti nenniani nel PSDI (rischio già manifestatosi dopo la fine dell'unificazione socialista). Al contrario, con l'elezione alla segreteria del partito del giovane Bettino Craxi, nel PSI ebbe inizio un processo di rinnovamento (al tempo definito la "rivolta dei quarantenni") che portò ad un periodo di stabilità interna fra le correnti destinato a durare fino alla primavera del 1978. In quell'anno la corrente dell'"Autonomia Socialista" guidata da Craxi, che era considerato il delfino di Nenni, ebbe un duro scontro all'inizio con la corrente lombardiana (guidata da Claudio Signorile) e con quella demartiniana (con a capo Enrico Manca). Tuttavia Craxi si alleò varie volte con queste correnti, ricevendo anche l'appoggio determinante di quella manciniana (capeggiata da Antonio Landolfi) che era stata decisiva nella destituzione di De Martino. Così, mentre l'opposizione interna si ridusse, nel PSI si creò il cosiddetto "asse Craxi-Signorile", che determinò una radicale trasformazione del partito. |
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