Pietro Nenni
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Pietro Nenni (Faenza, 9 febbraio 1891 - Roma, 1° gennaio 1980) è stato uno dei principali uomini politici italiani del Novecento.
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[modifica] Anni giovanili
Nacque in una famiglia povera e rimase orfano di padre in giovane età: la madre fu quindi costretta ad iscriverlo in un collegio, dove ebbe l'occasione di assistere ad alcune repressioni perpetuate dall'esercito ai danni degli operai. Giornalista pacifista, inizialmente aderì al Partito Repubblicano Italiano, partecipò alle proteste contro la guerra di Libia insieme a Benito Mussolini e con lui passò un periodo in carcere. Dopo la traumatica esperienza della Prima guerra mondiale (a cui prese parte), volle trasferirsi nel Partito Socialista Italiano, proprio nel momento in cui avveniva la scissione tra socialisti e comunisti.
Divenuto dirigente del PSI, lavorò per ottenere l'unità con i riformisti di Filippo Turati, ma non ottenne i risultati sperati. Ad ogni modo, si segnalò come uno dei politici più attivi del movimento socialista.
Nel 1923 divenne direttore dell'Avanti, ed in questa veste confermò il carattere antifascista del quotidiano. Fu per questo molto inviso al regime mussoliniano (soprattutto dopo che nel 1925 aveva fondato il quotidiano Quarto Stato), tanto da essere costretto ad andare in esilio in Francia nel 1926.
[modifica] Militanza all'estero e ritorno in Italia
Nenni fu partigiano durante la Guerra civile spagnola, dove venne nominato commissario politico nelle Brigate Internazionali e combatté al fianco di democratici provenienti da tutto il mondo. Per narrare al meglio questa esperienza egli scrisse dei Diari privati e soprattutto un libro dal titolo significativo, Spagna, che oltre che a narrare le vicende storiche e politiche del massacro perpetuato dai franchisti costituisce una raccolta dei discorsi del leader socialista che danno bene il senso di ciò che la vicenda spagnola abbia rappresentato nella storia europea e nella vita degli antifascisti.
Anche durante la Seconda guerra mondiale aderì alla Resistenza e fu uno dei membri più influenti delle Brigate Garibaldi, tanto da meritarsi il Premio Lenin. Nell'estate del 1943, all'indomani della caduta del duce, venne confinato a Ponza: riuscì comunque a liberarsi ed a trasferirsi a Roma dove, insieme a Sandro Pertini, Giuseppe Saragat e Lelio Basso, riuscì ad unificare tutti i socialisti italiani in un unico movimento: il Partito Socialista di Unità Proletaria.
[modifica] La stretta alleanza con il PCI
Divenuto già nel 1944 segretario nazionale dello PSIUP, egli inizialmente favorì uno stretto rapporto tra i socialisti e il Partito Comunista Italiano. Dopo le elezioni politiche del 1946 (in cui venne eletto deputato), inaugurò la politica del "frontismo" e, a causa di questa scelta, dovette subire nel gennaio del 1947 la cosiddetta "scissione di Palazzo Barberini", guidata da Giuseppe Saragat, dalla quale nacque il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.
In vista delle fondamentali elezioni politiche del 18 aprile 1948, fece entrare il suo partito nel Fronte Democratico Popolare, una coalizione di sinistra alla quale partecipavano anche i comunisti di Palmiro Togliatti: le conseguenze del risultato deludente della lista (31% dei voti alla Camera e 30,76% delle preferenze al Senato) furono la netta affermazione della Democrazia Cristiana e la nascita di tre governi De Gasperi.
In vista delle elezioni politiche italiane del 1953, lottò contro la nuova legge elettorale voluta dalla DC (denominata dai detrattori dello Scudo Crociato "legge truffa") ed ebbe partita vinta: il suo PSI conseguì un incoraggiante 12,7% dei consensi e per pochissimi voti il premio di maggioranza previsto dal decreto tanto criticato non scattò: questa fu l'ultima volta in cui Nenni si presentò alle elezioni da rivale della Balena Bianca.
[modifica] Il centro-sinistra e l'addio
Dopo i fatti d'Ungheria del 1956 preferì allontanarsi dai comunisti ed all'interno del partito guidò la corrente dei "Socialisti autonomisti", tendente a creare le condizioni per un governo che fosse espressione di un accordo tra i socialisti ed il centro, contrapposta alla corrente dei "Socialisti carristi", più orientati a sinistra.
Fondò, con Aldo Moro, Ugo La Malfa e Giuseppe Saragat, una nuova coalizione politica, chiamata centrosinistra. Tuttavia in tale occasione si ebbe la scissione della corrente dei "carristi" che, dolo il congresso al palazzo Esposizioni dell'EUR), all'inizio del 1964 diedero vita al nuovo PSIUP, guidato da Tullio Vecchietti e Dario Valori.
Più volte deputato e ministro (ed anche vicepresidente del Consiglio nel primo, nel secondo e nel terzo governo Moro), fu favorevole all'unione tra socialisti e PSDI e la sua ultima grande campagna fu quella per il riconoscimento legale del divorzio.
Nel 1970 venne nominato senatore a vita, ma rimase comunque presidente onorario del partito: quando morì, il giorno di capodanno del 1980, il PSI era da tempo nelle mani di Bettino Craxi, che era considerato il suo delfino.
[modifica] Bibliografia
- Giuseppe Tamburrano, Pietro Nenni, Roma-Bari, Laterza, 1986.
- Enzo Santarelli, Pietro Nenni, Torino, UTET, 1988.
Predecessore: | Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana | Successore: | ![]() |
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Alcide De Gasperi | 1946 - 1947 | Carlo Sforza | I |
Giuseppe Medici | 1968 - 1969 | Aldo Moro | II |
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