Telecom Italia
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Telecom Italia | |
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Tipologia: | Società per azioni |
Fondazione: | nel 1964 (come SIP) 1994 (Telecom Italia) |
Sede sociale: | Milano, Piazza degli Affari |
Persone chiave: |
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30,597 miliardi € |
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Dipendenti: (2005): | 85.484 |
Sito web: | www.telecomitalia.it |
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Telecom Italia SpA è un'azienda italiana di telecomunicazioni.
[modifica] Storia del gruppo
Formalmente nasce nel 1994, con un atto del 30 giugno del Consiglio di Amministrazione dell'IRI che approva il "Piano di riassetto delle telecomunicazioni" nel quadro delle disposizioni contenute nella legge del 29 gennaio 1992.
[modifica] Il riassetto e la fusione STET - Telecom Italia
Il riassetto prevede la fusione delle cinque società del gruppo IRI-STET operanti nel settore telefonico: SIP, IRITEL, Italcable, Telespazio e SIRM. Dalla fusione nasce Telecom Italia.
Nel 1995, con una scissione parziale dalla casa madre, nasce Tim (Telecom Italia mobile) il cui capitale è controllato per il 63,01% da Telecom.
Per massimizzare l'incasso dalla prevista privatizzazione viene deciso nel 1997 di portare avanti il piano cosiddetto della SuperSip, ovvero la concentrazione di tutte le attività operative nella società da mettere in vendita. La Holding STET e Telecom Italia vengono fuse: la nuova società prenderà il nome di Telecom Italia.
Contestualmente Seat (l'editore delle Pagine Gialle) viene scissa da Telecom Italia e nel 1996 viene portata a termine la privatizzazione a favore di Ottobi, cordata formata da De Agostini (maggior azionista), Telecom Italia (20%), Comit e Investitori Associati.
[modifica] La privatizzazione
Sotto la presidenza di Guido Rossi, il 20 ottobre 1997 viene attuata dal governo la privatizzazione della società: dalla vendita del 35,26% del capitale si ricavano circa 26.000 miliardi di lire. La privatizzazione, che comporta la quasi totale uscita del Tesoro, viene realizzata con la modalità del cosiddetto nocciolo duro: si vende cercando di creare un gruppo di azionisti che siano in grado di farsi carico della gestione della società. A causa della scarsa risposta degli investori italiani il nocciolo duro è in realtà un nocciolino duro: il gruppo con capofila gli Agnelli riunisce solo il 6,62% delle azioni e si rivela molto fragile.
[modifica] L'OPA di Olivetti e la fusione Olivetti - Tecnost
A partire dal febbraio 1999 la Olivetti attraverso la Tecnost di Roberto Colaninno, già nel settore delle telecomunicazioni con Omnitel e Infostrada (queste ultime due cedute in seguito alla Mannesmann), lanciarono una offerta pubblica d'acquisto e scambio riuscendo ad ottenere in giugno il controllo della società, con una quota del 51,02%, Telecom era una delle poche public company italiane, in cui il Ministero del Tesoro aveva ancora una quota del 3,5%, pari a due miliardi di euro. Il Tesoro non si presentò all'assemblea degli azionisti che doveva decidere le contromisure alla scalata, preferendo mantenere neutralità rispetto all'operazione. La legge sulla golden share permetteva infatti al Tesoro il diritto di veto sull'operazione, ma tale diritto era contestato in sede europea.
La somma con cui finanzia la scalata, complessivamente 61.000 miliardi di lire, Tecnost li riceve in prestito direttamente dalle banche e con obbligazioni della controllata Tecnost che emette anche nuove azioni per oltre 37mila miliardi. Successivamente Tecnost viene fusa con Olivetti per accorciare la catena di controllo. A questo punto è Bell, una società con sede nel Lussemburgo a controllare la catena con il 22% di Olivetti.
[modifica] Olimpia e la fusione Olivetti - Telecom Italia
All'inizio del 2001 il gruppo Olivetti-Telecom è in grandi difficoltà e Colaninno, Gnutti e i loro soci sono costretti a passare la mano. Dopo diverse trattative viene trovato un accordo con Tronchetti Provera e Benetton. Per il 23% della Olivetti (posseduto da Bell) i nuovi proprietari di Telecom Italia pagano 4,175 Euro per azione, una cifra enorme considerando che le Olivetti quotavano solo 2,25 Euro.
Dal luglio 2001 Telecom è controllata dalla finanziaria Olimpia, partecipazione di Pirelli (al 60%), Edizione Holding dei Benetton, Banca Intesa e Unicredito, a cui in seguito si è aggiunta Hopa, la holding bresciana di Gnutti (tramite Holinvest, scatola cinese (vuota) attraverso la quale Hopa detiene il 3.7% di Telecom Italia).
Per accorciare la catena di controllo viene decisa, nel 2003, la fusione della controllante Olivetti con Telecom Italia.
[modifica] Acquisizioni e cessioni
Nell'ambito del piano di focalizzazione sul core business vengono cedute quasi tutte le partecipazioni in aziende manifatturiere (tranne Olivetti Tecnost), alcune aziende non strategiche e varie partecipate straniere.
- Nel 2000 viene venduta ad Unipol la compagnia di assicurazione MEIE.
- Nel 2000 viene ceduto l'80% di Italtel al fondo Clayton, Dubilier & Rice, oltre che alla Cisco systems.
- Nel 2000 Telecom Italia cede Sirti, collegata che lavorava nell'impiantistica per le reti di telecomunicazioni, ad un gruppo di investitori italiani riuniti nella società Wiretel.
- Nel 2001 viene ceduto il 26% dell'operatore spagnolo di telecomunicazioni AUNA a Endesa, Union Fenosa e Santander Central Hispano.
- Nel 2002 Telecom Italia cede Telespazio a Finmeccanica
- Nel 2004 viene venduto l'operatore mobile venezuelano Digitel a CANTV.
- Nel 2005 Telecom Italia cede Finsiel, la maggiore azienda italiana nel campo del software e della consulenza informatica al Gruppo COS.
- Nel 2005 viene venduta TIM Hellas ai fondi Apax Partners e Texas Pacific Group (TPG)
Il piano industriale porta Telecom Italia ad acquistare aziende che si occupano di internet a banda larga e del campo dei media.
- Nel 2000 le attività di Tin.it vengono unite a Seat (che nel frattempo aveva acquistato il portale Virgilio.it), facendo ritornare l'editore delle Pagine Gialle all'interno del gruppo
- Nel 2000 Seat Pagine Gialle compera TMC e TMC2 da Cecchi Gori Communications
- Nel 2003 Telecom Italia acquista Hansenet (ADSL in Germania) e AP.Biscom (agenzia di stampa poi ribattezzata AP.Com) da e.Biscom
- Nel 2003 il ramo d'azienda di Seat che si occupa delle Pagine Gialle viene venduto ad una cordata di investitori italiani raggruppati nella Silver. Le attività in internet e nei media vengono riunite nella società Telecom Italia Media
- Nel 2005 vengono comperate Liberty Surf (ADSL in Francia) e la rete internazionale in fibra ottica di Tiscali
- Nel 2006 Telecom Italia acquista AOL Germany da Time Warner
[modifica] La fusione Telecom Italia - TIM
Nel marzo 2005 Telecom lancia in borsa un'offerta pubblica d'acquisto su TIM. La fusione Telecom-TIM è finanziata con un mutuo di una cordata di banche, nella misura maggiore da Banca Intesa. Il costo necessario per rastrellare le azioni TIM dal mercato eleva l'indebitamento di Telecom da 29 a 44 miliardi di euro.
Successivamente Telecom Italia acquista tutte le attività Internet della sua controllata Telecom Italia Media (ovvero tin.it), portando nella controllante tutte le capacità per fornire contemporaneamente servizi voce, mobili e dati, lasciando intravedere l'idea di fornire nuovi servizi che sfruttassero la convergenza fisso-mobile-dati.
Dal bilancio 2005, l'indebitamento finanziario netto risulta essere di 39,858 miliardi di euro. Tuttavia, come già nell'anno passato, la società decide, nel marzo 2006, di dare priorità all'aumento dei dividendi per gli azionisti; in risposta, l'agenzia Fitch Ratings riduce il rating di Telecom Italia, portandolo da A- a BBB+.
[modifica] L'ipotesi della divisione in 3 entità
L'11 settembre 2006 il consiglio d'amministrazione dell'azienda decide di procedere alla divisione e riorganizzazione di Telecom Italia in tre distinti settori:
- Telecom Italia (telefonia fissa, internet e media);
- Telecom Italia Mobile (telefonia mobile);
- Telecom Italia Rete (la rete telefonica)
Lo scorporo della rete permetterà l'ingresso facilitato a tutti i nuovi operatori alternativi nella telefonia fissa e internet.
In un primo momento si è parlato di una possibile cessione di TIM, sia in Italia che in Brasile, valutate rispettivamente 30-35 miliardi di euro e 6-7 miliardi di euro. La cessione permetterebbe a Telecom Italia di sanare il suo debito di 44 miliardi di euro. Numerose sono state le polemiche, anche di carattere politico, per quanto riguarda l'eventuale cessione dell'unico operatore mobile italiano ad una società straniera o a Mediaset (ipotesi non impossibile ma che comporterebbe delicatissimi problemi di antitrust, avendo entrambe posizioni importanti nelle tlc). Successivamente il futuro presidente Guido Rossi dichiarerà che non esistono ipotesi di modifica del perimetro delle attività di Telecom Italia, escludendo esplicitamente qualsiasi cessione. La divisione di Telecom Italia da TIM ha portato ad un'inversione di tendenza nella strada che era stata intrapresa per la convergenza fisso-mobile.
Telecom Italia si occuperebbe, invece, della telefonia fissa e dei media, soprattutto grazie agli accordi con la News Corporation, di Rupert Murdoch, in merito a contenuti televisivi. Gli accordi con Murdoch però non sono stati della portata prevista: è stata annunciata solo la concessione in licenza della library per la diffusione online su Alice Home TV.
Dopo la decisione del consiglio di amministrazione, il presidente del Consiglio Prodi lascia trapelare la sua insoddisfazione dicendo di "Non saperne nulla". Il 15 settembre 2006, dopo l'annuncio dello scorporo di TIM, Marco Tronchetti Provera in polemica con Prodi, si dimette dalla guida della società; la presidenza torna, dopo 9 anni, a Guido Rossi, che deve lasciare la FIGC.
[modifica] Il nuovo Patto di controllo
La prima mossa di Guido Rossi alla guida di Telecom è la creazione, il 18 ottobre 2006, di un "Patto di controllo" dell'azienda tra Olimpia, Mediobanca e Generali che controlla in tutto il 21,5% della società: Olimpia (ora controllata all'80% da Pirelli e al 20% da Edizione Holding) porta in dote il proprio 18%, Generali il 2,01%, Mediobanca l'1,5%.
Il 15 Febbraio 2007 (comunicazione Consob del 23 Febbraio 2007) le Assicurazioni Generali passano dal 2,01% al 4,06% di azioni Telecom Italia. Il Patto di controllo Olimpia + Generali + Mediobanca arriva al 23,567%.
Il patto prevede vincoli sulle quote conferite, la possibilità per i contraenti di aumentare la loro quote e anche quella di vendere in prelazione ai soci. Esiste inoltre la possibilità di entrare nal patto per altri soci che abbiano più dello 0,5% del gruppo: si è parlato dell'ingresso di Banca Intesa, Capitalia e Unicredit, mentre il secondo azionista Hopa (3,7%) ne è rimasto fuori. Il patto è un passo decisivo per il rafforzamento dell'azionariato della società telefonica, che con l'ingresso di nuovi partner potrebbe avvicinarsi alla soglia del 30% oltre la quale è obbligatorio lanciare un'offerta totalitaria.
Presidente del nuovo patto è, dopo la sua uscita da Telecom, Tronchetti Provera.
Anche in conseguenza del patto e dell'influenza dei nuovi soci nel controllo delle strategie del gruppo, è definitivamente tramontata l'ipotesi di ricostituire TIM come società autonoma e di venderla successivamente insieme a Telecom Brasil.
[modifica] Un'alleanza con Telefónica?
A febbraio 2007 Telecom avvia i contatti con la spagnola Telefónica per l'entrata degli iberici nell'azienda italiana. L'ipotesi è quella di cedere una parte di Olimpia, la holding che controlla il 18% di Telecom. L'1 Marzo 2007 Telefònica emette un comunicato: "I contatti con Telecom Italia sono al momento sospesi".
[modifica] La divisione in 4 aree
Il 16 Febbraio 2007 il cda ha approvato il nuovo assetto organizzativo basato su 4 entità con i relativi direttori generali:
-Domestic Fixed Services - Massimo Castelli
-Domestic Mobile Services - Luca Luciani
-Finance Administration and Control - Enrico Parazzini
-Technology - Stefano Pileri
[modifica] Nuovo piano industriale 2007/2009
Il 9 Marzo 2007 viene presentato il nuovo piano industriale per il triennio 2007/2009. Il mercato non reagisce bene: in quel giorno le azioni di TI registrano il terzo maggior ribasso della borsa italiana chiudendo a 2,13 Euro (-1,25%). Gli utili sono in calo e, per il futuro, si annuncia una diminuzione dei dividendi.
[modifica] Organico
Dal 15 settembre 2006, dopo un delicato periodo legato all'inizio di un processo riorganizzativo, alla presidenza della società torna il prof. Guido Rossi, che succede al dimissionario Marco Tronchetti Provera, già presidente di Pirelli e altre società. Vice presidente è Gilberto Benetton, che è anche presidente della finanziaria Edizione Holding e di Autogrill. Vice presidente esecutivo è Carlo Buora, l'amministratore delegato è Riccardo Ruggiero. Tra i consiglieri spiccano Massimo Moratti, Carlo Alessandro Puri Negri (di Pirelli), Gianni Mion (di Benetton), nonché Giovanni Consorte (di Unipol), tra gli indagati per lo scandalo Bancopoli (poi dimessosi).
Il personale dell'azienda è passato da 106.620 dipendenti nel 2002 a 91.365 nel 2004, per arrivare a 85.484 a fine 2005.
[modifica] Lo scandalo delle intercettazioni illegali
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Per approfondire, vedi la voce Scandalo Telecom-Sismi. |
Telecom è stata coinvolta, insieme al Sismi, nello scandalo delle intercettazioni abusive legato a varie vicende del 2005-2006, tra cui il caso Abu Omar e lo spionaggio di Alessandra Mussolini prima delle elezioni regionali nel Lazio, nel 2005. Si tratta dello Scandalo Telecom-Sismi.
Secondo la procura di Milano, gli intercettati erano giudici, giornalisti, politici e uomini di altri servizi (l'indagine peraltro è correlata al suicidio, avvenuto nel 2006, di Adamo Bove, manager di Telecom avente incarichi nel campo della sicurezza).
Il 20 settembre 2006 Giuliano Tavaroli, l'ex capo della Security di Pirelli e Telecom, viene arrestato insieme ad altre 20 persone. L'accusa è quella di spionaggio e corruzione. Lo scandalo è partito da un'inchiesta compiuta dai giornalisti del quotidiano La Repubblica Giuseppe D'Avanzo e Carlo Bonini. Tra gli intercettati risulterebbe anche Romano Prodi.
Il 13 dicembre 2006 Marco Mancini (ex numero due del Sismi) è stato inoltre arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulle intercettazioni illegali Telecom, insieme a Giuliano Tavaroli (già in carcere) ed Emanuele Cipriani, investigatore privato fiorentino. L'accusa per tutti è quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla rivelazione del segreto d'ufficio. Cipriani avrebbe realizzato oltre 30 tra dossier e pratiche illegali con il contributo di "dati segreti" procacciati illecitamente da Mancini, che avrebbe ricevuto da Cipriani e Tavaroli somme di denaro indeterminate.
[modifica] Liberalizzazione e proposte di riforma societaria
Una distinzione maggiore fra due generiche attività è introducibile con una separazione societaria e, maggiormente, con una separazione patrimoniale. Un regolamento dell'autorità garante ha imposto la separazione contabile per l'attività di gestione di una rete e quella di fornitore di servizi d'accesso.
[modifica] Un problema simile per diverse infrastrutture
La situazione è simile a quella esistente in altri settori strategici come quello dell'energia e del gas, nei quali la società proprietaria della rete di trasmissione elettrica (Terna) è controllata dell'ENEL, e la proprietaria della rete di distribuzione del gas (Snam) è una controllata dell'ENI. Il proprietario della rete alloca la capacità fra i diversi operatori e tenderà a favorire, a discapito della concorrenza, il fornitore di energia, gas, piuttosto che telecomunicazioni appartenente allo stesso gruppo. Un primo segnale sul fronte energetico è comunque giunto: la società Terna è stata scorporata da Enel ed accorpata al GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale), dando luogo alla nascita del GSE(Gestore dei Servizi Elettrici), proprietario e gestore della Rete elettrica, nonché responsabile della sua manutenzione e di tutte le politiche di sviluppo della medesima. Il mercato libero energetico stenta comunque a decollare, tanto che l' Autorità per l'Energia ha già avviato una serie di verifiche atte a stabilire le motivazioni stanti alla base di questa situazione di stasi.
[modifica] Monopolio "naturale" della proprietà e gestione concorrenziale
Nei tempi delle liberalizzazioni, si è visto come una gestione pluralistica e concorrenziale della rete, alla quale partecipano più operatori, porta vantaggi per gli utenti in termini di tariffe e di qualità. Più difficile è sostenere un argomento simile riguardo alla proprietà delle reti.
Le reti hanno forti costi di costruzione, che rendono difficilmente replicabile una seconda rete altrettanto estesa e capillare di telecomunicazioni (piuttosto che di distribuzione del gas o corrente elettrica): quindi è improbabile avere due o più poprietari di grandi reti.
Suddividere la rete esistente in sottoreti geografiche e frazionarne la proprietà, significherebbe perdere l'interoperabilità, accessibilità e scalabilità che sono fra le caratteristiche principali richieste ad un network. Per questo raramente viene posto in discussione che il proprietario, il centro decisionale competente sull'intera rete, debba essere uno solo, per evitare ridondanze o incompatibilità nella gestione fra un'area geografica e l'altra. Il dibattito verte principalmente su come debba essere ripartito il capitale del soggetto proprietario della rete.
In questo senso, più volte l'Agcom ha ribadito che la rete su doppino non è replicabile; e a proposito di tlc e altre infrastrutture, la rete è equiparata ai monopoli naturali. Nel primo caso una questione economica crea un "monopolio naturale", mentre nel secondo caso si fa riferimento ad un'impossibilità di duplicazione fisica per la natura e tecnica per l'uomo.
[modifica] Separazione fra proprietà e gestione
La competizione globale spinge ad aprire il mercato anche ad operatori stranieri, perché anche le imprese italiane non incontrino difficoltà di accesso nei corrispondenti mercati stranieri.
D'altra parte, l'importanza strategica delle infrastrutture solleva la questione della loro "italianità", di un loro controllo in capo a soggetti pubblici o privati, comunque italiani. Una separazione fra proprietà e gestione può conciliare queste due esigenze, attraverso una proprietà "italiana" e una gestione aperta anche ad operatori esteri.
[modifica] Il modello delle telecomunicazioni britannico
Una vera concorrenza nel settore delle tlc arriverebbe sul modello britannico da una società proprietaria della rete, con separazione patrimoniale e vincoli al possesso di azioni anche con società collegate o controllate rispetto a Telecom Italia, che resterebbe un operatore di rete come Wind, Tele2 e altri.
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Per approfondire, vedi la voce Corporate governance. |
Nel modello inglese la società proprietaria della rete è una public company ad azionariato diffuso.
[modifica] La partecipazione pubblica come nei Paesi UE
In Italia si propone come ulteriore garanzia una significativa partecipazione pubblica (20-30%) al capitale della società, tale da averne il controllo con maggioranza relativa, ma da renderla difficilmente scalabile per via del forte indebitamento e del restante 70% ad azionariato diffuso che andrebbe "rastrellato" in borsa. A seconda della volontà politica, una partecipazione pubblica alta può opporsi infatti in linea di principio a tentativi di scalata, ma può anche agevolare per tempo con legislazioni favorevoli un processo di privatizzazione. Una garanzia più robusta unisce la presenza pubblica a quella di un prevalente azionariato diffuso.
[modifica] Servizio universale e ripartizione dei costi
Il proprietario della rete, nel modello inglese e in altri Stati, è soggetto alla legge del servizio universale, che lo obbliga a manutenere e ammodernare l'intera estensione geografica della rete. Questi forti costi fissi costituiscono un forte indebitamento che rende poco contendibile la società e poco appetibili i tentativi di scalata.
I costi fissi vengono ripartiti fra i vari operatori in misura proporzionale alla quota di mercato, calcolata a partire dal fatturato che è un dato certo e univoco del bilancio.
Nei Paesi in cui il rimborso di questi costi fissi è a carico dello Stato, talora viene mossa l'accusa di un "aiuto di Stato" all'intero settore delle telecomunicazioni, poiché si evitano agli operatori elevati costi fissi, che vengono caricati sul bilancio del proprietario della rete.
[modifica] L'intervento provocatorio di Beppe Grillo
Nel Settembre del 2006 Beppe Grillo lancia un'"OPA alla genovese" (che ha chiamato Share Action) sul suo blog, con la quale richiede a tutti gli azionisti Telecom Italia di delegargli la rappresentanza nell'assemblea, con lo scopo di raggiungere un numero di azioni tale da consentire a lui, e quindi a tutti coloro che avranno aderito, di licenziare i membri del Consiglio di amministrazione.
[modifica] Il Futuro di Telecom Italia
Il 1 Aprile 2007 Pirelli, a seguito di un Cda straordinario, annuncia di avere ricevuto due offerte per rilevare il 66% di Olimpia, la holding attraverso la quale si ha la maggioranza relativa di Telecom Italia con il 18% del Capitale. Le offerte arrivano dall'americana At&t e dalla messicana America Movil, disposte ciascuna a rilevare il 33% di Olimpia, valutando le azioni Telecom molto più del valore borsistico. Immediatamente si sono scatenate polemiche politiche, principalmente perchè la rete fissa finirebbe in mani straniere. E iniziano a circolare diverse ipotesi per tenere Telecom in mani italiane, tra le quali la più accreditata è l'intervento delle principali banche italiane. Con sorpresa, pochi giorni dopo l'annuncio delle due offerte si scopre che Guido Rossi, presidente della società dal Settembre 2006, non farà più parte del Consiglio di amministrazione che dovrà essere rinnovato nell'assemblea degli azionisti del 16 Aprile 2007. Dopo un'intervista a Repubblica in cui Rossi critica aspramente Tronchetti Provera, si dimette da Presidente, e tutti i suoi poteri passano a Carlo Buora, suo vice. E torna il nome di Telefónica per l'acquisto di Olimpia, stavolta però fiancheggiata da Mediobanca.
[modifica] Voci correlate
- Telecom Italia Mobile
- Telecom Italia Net
- Telecom Italia Media
- Olivetti
- Olimpia SpA
- Telecom Italia San Marino
- LA7
- MTV Italia
- Ultimo miglio
- Beppe Grillo
[modifica] Altri progetti
Articolo su Wikinotizie: Si è suicidato il responsabile security di Telecom Italia
Articolo su Wikinotizie: Intercettavano illegalmente attraverso la Telecom: molti arresti
Articolo su Wikinotizie: Arrestato ex numero due del SISMI per l'inchiesta Telecom 12 dicembre
[modifica] Collegamenti esterni
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