Umberto Maddalena
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Umberto Maddalena, (Bottrighe, Rovigo 1894 - Cielo del Tirreno presso Mezza Spiaggia,Marina di Pisa, 1931) fu un aviatore italiano del XX secolo.
Figlio di un medico, trascorse la gioventù a Pettorazza e frequentò il Collegio Menegatti di Rovigo, seguendo i corsi tecnici. In seguito si trasferì a Venezia, dove ottenne il diploma di Capitano di lungo corso presso l'istituto Nautico Paolo Sarpi
Fin da giovanissimo appassionato di vela, effettuò avventurose imprese nautiche.
Entrato in marina dopo il diploma, fece esperienza di navigazione ed al ritorno in Italia completò gli studi presso l'Accademia Navale di Livorno, ottenendo la nomina a Guardiamarina di complemento. In seguito, imparò a pilotare gli aerei, che stavano imponendosi come nuova frontiera del settore degli armamenti.
Durante la prima guerra mondiale fu pilota di idrovolanti per la Marina meritando tre Medaglie d'argento al valor militare, oltre a numerosi altri riconoscimenti per il valore e il coraggio dimostrati nelle audaci azioni contro il nemico. Tra i riconoscimenti, gli vennero attribuite ben cinquantasei ricognizioni antisommergibile, di cui due compiute con maltempo, tre bombardamenti in sfida alla contraerea nemica, e una ricognizione sulle linee nemiche particolarmente pericolosa.
A partire dal 1925 si rese protagonista di importanti imprese aeronautiche. Nel 1928 partì con un Savoia-Marchetti S.55A alla ricerca dei naufraghi del dirigibile Italia comandato dal Generale Umberto Nobile e dispersi nell'Artico. [1]
Maddalena riuscì a trovarli, grazie alla famosa tenda rossa e a rifornirli di viveri rendendo possibile il loro salvataggio [2]. Il 2 giugno 1930 conquistò, con un Savoia-Marchetti S.64, il primato mondiale di durata e di distanza in circuito chiuso segnando 67 ore di volo senza sosta, con 8.188 km e 800 metri di percorrenza. Ebbe un ruolo fondamentale nell'organizzazione della Prima Crociera Atlantica alla quale partecipò con l'S.55 matricola S55 I Madd ottenendo una Medaglia d'oro, diventando in seguito istruttore e direttore del Corso Atlantici della Scuola dell'Aeronautica militare di Orbetello.
Il 20 giugno 1930 venne nominato Tenente Colonnello per merito straordinario.
Rimase ucciso dall'esplosione in volo del suo S.64 Durante il volo di trasferimento da Milano a Montecelio, da cui sarebbe dovuto partire per un'imminente trasvolata da record. Oltre al comandante Maddalena furono uccisi gli altri due uomini del suo equipaggio; il capitano Cecconi e il sottotenente Da Monte. Il cadavere di Maddalena non fu rinvenuto, al contrario di quello dei due compagni di equipaggio.
La teoria più accreditata, tra le possibili cause del disastro, è quella di un'esplosione provocata da una sigaretta: irriducibile fumatore, infatti, Maddalena non riusciva ad astenersi dal consumare le sue sigarette neppure durante il volo.
Nel 1931 gli venne intitolato l'Istituto Figli degli Aviatori (IFA) di Gorizia, poi trasferito a Firenze e a Cadimare. [3] [4]
Il 17 settembre 1978, è stato inaugurato a Bottrighe un monumento memoriale.