Villa Spineda di Venegazzù
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La grande villa Spineda-Gasparini-Loredan sorge lungo la strada statale Schiavonesca Nuova (Montebelluna - Conegliano) a Venegazzù di Volpago del Montello (Treviso) e venne commissionata nel 1753 dal patrizio trevigiano Marcantonio Spineda de Cattaneis all’architetto bassanese Giovanni Miazzi, anche se è sempre stata controversa l’assegnazione del progetto tra il Miazzi e Francesco Maria Preti. Giovanni Miazzi, comunque, nel 1753 preparò un primo progetto che conteneva l’impostazione generale del complesso, con il corpo dominicale isolato al centro, le barchesse laterali simmetriche, allineate e raccordate con archi e la chiesetta circolare con cupola. Su questo progetto intervenne Francesco Maria Preti, già progettista del duomo di Castelfranco Veneto e di villa Pisani a Strà, apportando alcune modifiche finalizzate a raggiungere un controllo delle proporzioni, secondo le regole da lui fissate nel trattato “Elementi di Architettura” del 1780. L’edificio, pur non possedendo la suggestione di molte ville venete di epoca precedente, si trova armoniosamente integrato nell’ambiente, al centro della tenuta, con alle spalle il Bosco del Montello, ad esaltarne il bianco prospetto. Il corpo di fabbrica tipicamente palladiano è disposto su tre piani fuori terra, con pronao tetrastilo composito e timpano sormontato da tre statue e contenente lo stemma patrizio degli Spineda; lateralmente la facciata è trattata con lesene contenenti tre ordini di finestre con edicola. Le barchesse, simmetriche rispetto all’edificio dominicale, presentano tre arcate con un lungo profilo ad arco a tutto sesto limitato alla parte centrale. Esse risultano riquadrate da un ordine di lesene con capitelli compositi, che sostengono una trabeazione modanata sulla quale si saldano i conci a voluta in chiave d'arco. Sia le barchesse che il corpo centrale in tutto il pianterreno sono trattati a bugnato. Nel salone passante a tutta altezza sono riportate le architetture esterne mentre nelle stanze laterali sono presenti degli stucchi con pavimenti in seminato veneziano. Il senatore Jacopo Gasparini allestì, al pianterreno della barchessa Ovest, un museo di cimeli africani, decorando l’ambiente in stile neoegizio. Esternamente in origine il giardino era caratterizzato da giochi d’acqua e un bosco a Sud, mentre a Nord, verso il Montello, vi era un esteso frutteto. L’ampio complesso architettonico è circondato da una peschiera e da un alto muro di cinta, un tempo decorato con affreschi, coperti con l’ultimo restauro. Per rendere il sito ancora più scenografico, sia verso Nord che verso Sud, un ampio viale di pioppi cipressini, utilizzato come maneggio, attraversava le proprietà. Ancor oggi, lungo via Sant'Eurosia, strada parallela alla Statale Schiavonesca, si possono vedere i due cedri che costituivano il termine del lungo viale.