Vincenzo Baldazzi
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Vincenzo Baldazzi detto "Cencio" (Genzano, RM, 25 ottobre 1888 - Roma, 23 maggio 1982), giovanissimo aderisce agli ideali mazziniani ma è anche orientato verso il settore più progresista di tali ideali avendo fra i suoi maestri Errico Malatesta, è ad Ancona allo sciopero nazionale dove per la festa dello Statuto si ebbero violenti scontri fra forza pubblica e un corteo di repubblicani ed anarchici reduci da comizi antimilitaristi, nei giorni successivi fu proclamata la repubblica ad Ancona ed in alcune zone delle Marche e della Romagna. Fu poi "interventista di sinistra" come d'altro canto lo fu anche Antonio Gramsci, pur capenendo molto rapidamente l'errrore commesso; inoltre i tempi sono tali che è possibile in periodi brevissimi passare da posizioni antimilitariste all'interventismo di sinistra. È volontario ed arriva al grado di comandante di una squadra lanciabombe e viene ferito sull'altipiano della Bainsizza dove gli Arditi dimostrarono il loro valore e dove sembra nacque il saluto "A Noi" che fu poi usato anche dagli Arditi del Popolo, da parte delle Formazioni_di_difesa_proletaria, dagli squadristi fascisti ed infine usato esclusivamente dal regime fascista che ben presto lo sostituì con meno eguaglitario (e più confacente al regime stesso) "al duce". Baldazzi e Alfredo Morea rappresentano la frangia (non sono i soli ovviamente, ma son nomi di spicco) repubblicana nell'associazione nazionale Arditi d'Italia che ha a capo Mario Carli che col suo articolo arditi non gendarmi spezza il connubio che si era formato fra Arditi e fascismo. Nascono quindi gli Arditi del Popolo, dopo l'impresa di Fiume che fu il brodo di cultura del combattentismo dannunziano di sinistra, uno degli scopi della organizzazione paramilitare con a capo Argo Secondari è proprio la difesa delle associazioni operaie e contadine da parte degli squadristi fascisti che con la acquiescienza del governo Bonomi han già provocato numerosissime vittime fra gli oppositori di sinistra, alcuni storici stimano per diffetto che il costo del passaggio completo al regime fascista costò agli antifascisti circa 100000 morti, in quel "Cencio" periodo è fornaciaio della Valle dell'Inferno e abita al Trionfale di Roma. Dopo la sconfitta degli Arditi del Popolo, nel 1924, "Cencio" è uno dei promotori di Italia Libera, mantiene i contatti col gruppo del giornale "non mollare" di Carlo Rosselli, G.Salvemini, E.Rossi. Dopo l'attentato a Mussolini da parte di Gino Lucetti viene condannato a 5 anni di galera (l'accusa fu di aver fornito la pistola a Lucetti, nelle cui intenzioni era forse finire il "duce" dopo aver fatto saltar l'auto blindata a colpi di bomba a mano) ed altri 5 li avrà per aver fornito aiuto finanziario alla moglie di Gino Lucetti. Nel 1936 viene preventivamente incarcerato e separato dal gruppo di Giustizia e Libertà. Passerà gli anni dal ’37 al ’43 fra Ventotene e le isole Tremiti (al confino). Nel 1943 assume il comando delle brigate partigiane Giustizia e Libertà braccio militare del partito d'azione con altri partigiani i cui nomi ormai appartengono alla storia (Albertelli, Bauer, Buttaroni, Chierici, Aldo Eluisi, Gabrieli, Fancello, La Malfa, Longo, Lussu, Pertini, Rossi Doria, Roveda, Salvadori, Trombadori, Vassalli) colpisce con durezza i nazifascisti in azioni di alto livello militare,la sua zona operattiva di massimo intervento son i quartieri Trionfale e Testaccio, che furono già al tempo della marcia su Roma fra quei quartieri romani dove i fascisti non poterono "marciare", così come in quei giorni fu leggendaria la difesa del quartiere S.Lorenzo. Dopo la Resistenza e la diaspora conseguente del Partito D'azione (analoga a quella che subì il più folto gruppo della resistenza romana Stella Rossa non legato al CLN) fonda il circolo "Giustizia e Libertà" a Roma e si iscrive al PSI, mantenendo rapporti di amicizia anche con Sandro Pertini, suo vecchio compagno di lotta.
[modifica] Bibliografia
- AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, testi immagini e documenti della mostra (30 aprile - 30 maggio 1983), edizione a cura del Comune e della Provincia di Parma e dell'Istituto storico della Resistenza per la Provincia di Parma
- AA.VV., Pro Memoria. La città, le barricate, il monumento, scritti in occasione della posa el monumento alle barricate del 1922, edizione a cura del Comune di Parma, Parma, 1997
- Pino Cacucci, Oltretorrente, Feltrinelli, Milano, 2003
- Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana, l'anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla guerra di Spagna (191-1939), edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001
- Eros Francescangeli, Arditi del popolo, Odradek, Rom, 2000
- Gianni Furlotti, Parma libertaria, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001
- Marco Rossi, 'Arditi, non gentarmi! Dall'arditismo di guerra agli Arditi del Popolo, 1917-1922, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 1997
- Luigi Balsamini, 'Gli arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste, Galzerano Ed. , Salerno.
- "Proletari senza rivoluzione"storia delle classi subalterne italiane dal 1860 al 1950. - Milano : Edizioni Oriente, 1970 Renzo Del Carria
- "Storia del Partito comunista" Paolo Spriano- Einaudi, Torino, 1967-1975 - 5 volumi
- Del Carria, Renzo, Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi subalterne italiane dal 1860 al 1950, 2 voll., Milano, Edizioni Oriente, 1970 (I ed. 1966), (in particolare il XVII Capitolo "La giusta linea non seguita": Parma come esempio di vittoriosa resistenza politica-militare al fascismo (1-6 agosto 1922).
- "Proletari senza rivoluzione"storia delle classi subalterne italiane dal 1860 al 1950. - Milano : Edizioni Oriente, 1970 Renzo Del Carria
[modifica] Voci correlate
- Ercole Miani
- Arditi
- Arditi del Popolo
- Carta del Carnaro
- Antonio Cieri
- Guido Picelli
- Filippo Corridoni
- Argo Secondari
- Alberto Acquacalda
- Vincenzo Baldazzi
- Alceste De Ambris
- Armando Vezzelli
- Gaetano Perillo
- Lorenzo Parodi
- Storia del movimento partigiano a Genova
- Strade di Genova intitolate a partigiani ed antifascisti
- Fatti di Sarzana