Bruno Cirino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bruno Cirino Pomicino, noto come Bruno Cirino (Napoli, 25 ottobre 1936 – Vercelli, 17 aprile 1981) è stato un attore italiano, fratello dell’uomo politico democristiano Paolo Cirino Pomicino.

Diplomato all’Accademia d’Arte drammatica “Silvio D’Amico”, inizia la sua carriera di attore teatrale sotto la guida di Eduardo De Filippo (Il Contratto, 1967). In seguito partecipa a spettacoli allestiti da Franco Zeffirelli (Romeo e Giulietta), Giorgio De Lullo (Il giuoco delle parti) e Giuseppe Patroni Griffi (Napoli notte e giorno).

Negli anni settanta fonda la cooperativa “Teatroggi” con la quale, nella borgata romana di Centocelle, mette in scena due testi di Dacia Maraini, Gli anni del fascismo nel 1971 e Viva l’Italia nel 1972, dei quali cura anche la regia. Negli anni successivi la sua carriera alterna lavori di impegno sociale e politico (Marat-Sade di Peter Weiss, Il diavolo e il buon Dio di Jean-Paul Sartre) con la regia di Aldo Trionfo – con altri che si propongono la rivisitazione dei classici della tradizione (Georges Dandin di Molière nel 1979) e del Novecento (La lezione e Le sedie di Eugène Ionesco). Nel 1977 interpreta l’Idiota con la direzione di Aldo Trionfo, spettacolo nel quale mette in luce le sue doti interpretative, caratterizzate da una vena istrionica mitigata da naturale sarcasmo di impronta partenopea.

I suoi lavori di rilievo sono numerosi, da I confessori di Vincenzo Di Mattia del 1978 e Uscita d’emergenza di Manlio Santanelli del 1980 - allestito con la cooperativa teatrale “Gli ipocriti” - a Liolà di Luigi Pirandello nel 1981.

In campo cinematografico sono molte le apparizioni in film di importanti registi italiani, tra cui Paolo e Vittorio Taviani (Allonsanfan del 1974) e Mauro Bolognini (Libera, amore mio del 1975).

Ha svolto parallelamente un’intensa attività televisiva, partecipando a sceneggiati come Dedicato a un bambino del 1970 e Dedicato a un medico del 1973. Interpreta inoltre il ruolo del protagonista nel film per la tv Diario di un maestro, del regista Vittorio De Seta, ambientato nella realtà complessa delle borgate romane all'inizio degli anni ‘70.

Scompare prematuramente a Vercelli nel 1981, in un incidente automobilistico causato da un attacco cardiaco.