Fara (Longobardi)
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La fara era l'unità fondamentale dell'organizzazione sociale e militare dei Longobardi. Essa era costituita dall'aggregazione di un gruppo omogeneo e compatto di famiglie (originate dallo stesso clan gentilizio) ed era in grado di organizzarsi in contingente con funzioni militari di esplorazione, di attacco e di occupazione di territori durante le grandi migrazioni che condussero il popolo longobardo dall'area del Baltico, alla Pannonia, fino in Italia.
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[modifica] La struttura sociale
Un orientamento storiografico tradizionale identificava la fara con gruppi famigliari estesi, ma ormai da tempo si è consolidata un'intepretazione che sottilina maggiormente il ruolo di unità militare della fara. In accordo con l'etimologia (cfr tedesco faharen, andare, viaggiare), Jörg Jarnut propende per una definizione della fara come di "associazione in marcia"[1] che includeva, accanto ai guerrieri, tutti gli affini non combattenti (donne, vecchi, bambini, schiavi, perfino bestiame). Durante la fase nomade del popolo longobardo (II-VI secolo) ai compiti militari, nella fara, si accompagnavano quelli sociali: il gruppo doveva garantire la pace interna, assicurare il sostentamento di tutti, erigere i ricoveri provvisori al termine degli spostamenti. A capo delle fare era posto un duca, guerriero insignito di tale dignità per i legami dinastici e per il valore militare mostrato in guerra e premiato dal sovrano. La coesione interna era assicurata dai legami famigliari che i membri di una fara ritenevano di avere gli uni con gli altri; durante il ventennale stanziamento in Pannonia (547 circa-568), tuttavia, l'inevitabile nascita di differenze economiche consentì ai più ricchi e potenti fra i duchi di accogliere all'interno della propria fara combattenti meno provvisti di mezzi.
L'invasione dell'Italia, nel 568, fu organizzata da Alboino sulla base delle fare, che costituirono le unità, militari e migratorie insieme, per mezzo delle quali i Longobardi penetrarono nella Penisola. Una volta giunti in un nuovo territorio, una fara veniva prescelta per essere insediata nel suo complesso in un punto strategico, di norma appoggiandosi a strutture preesistenti. Per esempio, il primo duca longobardo creato da Alboino in Italia, Gisulfo I del Friuli, si stanziò con il suo seguito nella città di Cividale. A conquista avvenuta, la fare conservarono ancora per alcuni anni i loro caratteri di mobilità e di provvisorietà, per poi progressivamente evolversi in insediamenti stabili.
[modifica] Gli insediamenti
I luoghi dove si stabilirono le fare, ubicati spesso nelle zone di confine dell'espansione longobarda, divennero in molti casi centri abitati permanenti dei quali è rimasta traccia nella toponomastica.
[modifica] La toponomastica
In Italia numerosi sono i paesi, le frazioni o le semplici località che conservano nel proprio nome, in forme diverse, traccia delle loro origini di fara, ovvero di antico insediamento longobardo:
- Fara, località nel comune di Gallarate (Va)
- Fara Basiliana antico nome di Basiano (Mi)
- Fara Filiorum Petri (Ch)
- Fara Gera d'Adda (Bg)
- Fara in Sabina (Ri)
- Fara Novarese (No)
- Fara Olivana con Sola (Bg)
- Faraone, frazione di Sant'Egidio alla Vibrata (Te)
- Fara San Martino (Ch)
- Fara Vetula, antico nome di Fallavecchia, località nel comune di Morimondo (Mi)
- Fara Vicentino (Vi)
- Farra, frazione di Mel (Bl)
- Farra d'Alpago (Bl)
- Farra d'Isonzo (Go)
- Farra di Soligo (Tv)
- Faruciola (piccola fara), località nel comune di Morimondo (Mi)
[modifica] Note
- ↑ Storia dei longobardi, pag. 45
[modifica] Bibliografia
- Adriano Cavanna, Fara, sala, arimannia nella storia di un vico longobardo, Milano, 1967
- Jörg Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino, Einaudi, 2002. ISBN 8846440854