Panthera leo leo
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Leone dell'Atlante | ||||||||||||||||||
![]() Leone dell'Atlante nello zoo di Lipsia, Germania. |
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Stato di conservazione | ||||||||||||||||||
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Classificazione scientifica | ||||||||||||||||||
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Nomenclatura trinomiale | ||||||||||||||||||
Panthera leo leo Linnaeus, 1758 |
Il leone dell'Atlante o leone di Barberia (Panthera leo leo) è una sottospecie di leone che un tempo viveva nel Nordafrica e che, oggi, è estinta (per lo meno allo stato brado). Non si conosce invece il numero di leoni dell'Atlante che sopravvivono in cattività anche perché, spesso, gli esemplari tenuti negli zoo e nei circhi non sono "puri" ma sono ibridi, derivanti da numerosi incroci tra le diverse sottospecie di leone.
Indice |
[modifica] Descrizione
Il leone dell'Atlante è per dimensioni la terza sottospecie di leone mai esistita storicamente: ancora più grandi erano il leone delle caverne e il leone americano, diffusi rispettivamente in Eurasia e in America durante il Pleistocene. I maschi del leone dell'Atlante pesano tra i 220 e i 270 kilogrammi, mentre le femmine si aggirerebbero sui 150 kilogrammi. Fra i felini moderni, dunque, il leone dell'Atlante è quello di dimensioni maggiori, subito dopo la tigre siberiana (Panthera tigris altaica).
I maschi del leone dell'Atlante erano facilmente distinguibili da quelli appartenenti ad altre sottospecie grazie alla loro criniera: si trattava infatti di una folta criniera nera che correva lungo il petto e che aveva una forma molto simile a quella del leone asiatico, la sottospecie più prossima al leone dell'Atlante. La criniera scura contrastava fortemente con il resto del mantello, molto più corto e di colore chiaro.
Diversamente dalle altre sottospecie, il leone dell'Atlante era solito cacciare nelle boscaglie delle cime dell'Atlante. Ed è forse riferendosi alle abitudini di caccia di questa sottospecie che si potrebbe spiegare il titolo di "re della foresta" che solitamente viene attribuito al leone. Era comunque possibile incontrare questi animali anche in zone più pianeggianti e meno ricche di alberi, visto che l'areale di diffusione della specie arrivava sino al Sahara Occidentale, alla Libia, all'Egitto e, passando per il Sudan, all'Etiopia. Molte delle zone dove un tempo cacciava il leone dell'Atlante sono ora desertiche o semi-desertiche, mentre un tempo erano coperte dalla savana o dalla boscaglia.
Quanto al comportamento, il leone dell'Atlante doveva essere piuttosto simile alle altre sottospecie, sebbene il suo habitat naturale lo rendesse meno socievole e più portato a cacciare da solo o in gruppi molto ristretti. Tra le sue prede abituali vi erano il cervo comune,il daino persiano, l'asino selvatico del Nord Africa, la capra selvatica, il cinghiale e diverse antilopi. Per catturare questi animali il leone dell'Atlante doveva competere con orsi e leopardi, che sono ugualmente scomparsi dall'Africa settentrionale.
Verso la fine dei suoi giorni in libertà, la scarsità di prede spinse il leone dell'Atlante a spostare la sua attenzione sugli animali domestici, soprattutto asini, capre e dromedari, contribuendo in questo modo alla sua persecuzione.
[modifica] Declino ed estinzione
L'area di distribuzione originale del leone dell'Atlante copriva il Magreb, l'intera zona attualmente occupata dal Sahara, l'Egitto, il nord-est del Sudan, l'Eritrea e la zona settentrionale dell'Etiopia. A partire dal quarto o terzo millennio prima di Cristo, il Sahara, fino ad allora occupato da una savana simile a quella dell'Africa orientale, comiciò a desertificarsi e ad assumere l'odierna conformazione. Insieme alle piante sparirono anche i grandi erbivori, e con loro i leoni berberi. In questo modo restarono suddivisi in tre zona distinte, separate da migliaia di kilometri di deserto: la catena montuosa dell'Altante e la Tripolitania, il massiccio del Tassili n'Ajjer (in mezzo al Sahara) e il nord-est dell'Africa, seguendo la valle del Nilo fino alle montagne etiopi. La prima zona nella quale sparì il leone dell'Atlante per cause umane e non esclusivamente climatiche fu il delta del Nilo, prima del 3000 AC. Questa estinzione non fu dovuta alla caccia del leone (considerato sacro alla dea Sekhmet), ma piuttosto all'impatto ambientale causato dagli antichi Egizi: essi disboscarono foreste, ararono terre, costruirono città. A mano a mano che questa civiltà si estendeva lungo il corso del fiume, i leoni arretravano. Anche altri popoli del nordafrica adorarono il leone dell'Atlante per la sua forza e la sua ferocia, come per esempio gli Etiopi, che chiamavano i loro re (l'ultimo dei quali, Haile Selassie, fu detronizzato nel 1974) con il nome di Leoni d'Etiopia. Nessun popolo diede altrettanta importanza a questo animale come i romani, che li importarono per secoli perché partecipassero a sanguinosi combattimenti circensi contro altre fiere, oppure perché divorassero gladiatori, prigionieri e cristiani. Avere un leone diventò un simbolo di potere, al punto che Giulio Cesare arrivò ad possederne 600, e Pompeo 400. Queste catture causarono una diminuzione nella popolazione di leoni, ma non ebbero conseguenze tanto drammatiche quanto l'introduzione delle armi da fuoco nel nordafrica. Il leone si estinse quindi verso il 1700 in Libia, e a metà del XIX secolo nell'est dell'Africa e del Tassili. Nel 1891 scomparve dalla Tunisia e nel 1893 dall'Algeria. Ormai presente solo in scarse aree del Marocco, alcuni esemplari sono stati rinchiusi in giardini zoologici per evitare un'estinzione che già si avvertiva imminente. Nel 1922, la Casa Reale del Marocco rinchiuse nello Zoo Reale di Temara un branco di leoni dell'Atlante, i cui discendenti furono ceduti nel 1975 allo Zoo di Rabat. L'ultimo leone dell'Atlante vissuto in libertà fu probabilmente un maschio abbattuto 53 anni fa, anche se ci sono stati avvistamenti non confermati fino agli anni '40
[modifica] Progetti di reintroduzione
Oltre a quello di Rabat, molti altri giardini zoologici di diverse città (tra cui Tampa, Florida; Madrid e Addis Abeba), oltre al parco Nazionale Kruger del Sudafrica e molti circhi nel mondo affermano di avere tra i loro animali dei Leoni dell'Atlante più o meno puri. La prima proposta di reintroduzione dei leoni in un nuovo parco ubicato nell'Atlante marocchino fu fatta giá nel 1978, peró alla fine non si realizzó.
Recentemente l'impresa WildLink International, in collaborazione con la Universitá di Oxford, ha messo in marcia un piano ambizioso per recuperare il leone dell'Atlante "autentico" e tornare a introdurlo in qualche zona protetta del suo habitat naturale.
Tale piano consiste nello studio preciso del DNA di diversi esemplari conservati in musei europei, per stabilire il tipo genetico proprio del leone dell'Atlante e poter cosí determinare il grado di incrocio che é presente negli individui in cattività.
Una volta ciò sia stato ottenuto, gli individui piú affini alla sottospecie originale sarebbero sottoposti a incroci selezionati, con il fine di riottenere leoni puri che sarebbero quindi reintrodotti nel Nordafrica. Sebbene si ignori perché WildLink International si sia ritirata all'ultimo momento dal progetto, quando giá si erano ottenute i campioni dai musei di Parigi, Bruxelles e Torino, l'universitá ha capacitá sufficiente per realizzare i seguenti passi. L'ostacolo rappresentato dal denaro, che l'impresa aveva inizialmente previsto, ha per il momento paralizzato il progetto.
Ciò nonostante lo studioso Noboyuki Yamaguchi e altri scienziati di Oxford hanno deciso di proseguire per conto proprio e stanno cercando i finanziamenti necessari.
Un altro progetto simile, anche se più in ritardo nel suo sviluppo, si sta realizzando con il concorso di scienziati della universitá del Michigan diretti da Dan York.
Anche in Italia esiste un preciso progetto in tale senso, sostenuto dall'associazione Asae-onlus (Associazione per lo studio degli animali estinti).
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Altri progetti
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