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Partito Radicale - Wikipedia

Partito Radicale

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Nota disambigua - Se stai cercando altre esperienze politiche radicali, vedi Radicalismo.

Il Partito Radicale è un partito politico italiano che ha partecipato alla vita politica repubblicana a partire dal 1955 fino al 1989, anno in cui ha assunto la denominazione di Partito Radicale Transnazionale deliberando la scelta di svolgere attività politico-culturale e di non partecipare a competizioni elettorali, incarico affidato ad altri soggetti dell'area radicale.

Indice

[modifica] Il Partito Radicale (1877-1925)

Per approfondire, vedi la voce Partito Radicale Storico.

[modifica] Origini culturali

Le origini culturali del Partito Radicale sono ravvisabili nel nucleo teorico del radicalismo ottocentesco promosso da Felice Cavallotti e Agostino Bertani, eredi della cultura risorgimentale e promotori di uno spirito laico e liberale, teso a promuovere l'estensione del suffraggio, la laicità del sistema scolastico, il federalismo amministrativo e la riduzione dell'orario lavorativo alle otto ore. Nel 1904, sotto la guida di Ettore Sacchi, la matrice anticlericale, che aveva animato il pensiero politico radicale sin dal principio, non indulge in posizioni antireligiose e raccoglie il consenso di don Romolo Murri.

Durante il fascismo gli ideali e la cultura radicale sono accolti e rivendicati da numerosi intellettuali antifascisti: già a partire dal 1925, quando "la piccola confraternita" dei salveminiani – Nello Tarquandi, Tommaso Ramorino, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi e Nello Rosselli – danno vita all’esperienza fiorentina del "Circolo della cultura" e, in seguito, a quella ancor più rischiosa di "Italia Libera" (associazione di reduci antifascisti indirizzata a propagandare la disobbedienza civile e ad organizzare azioni dimostrative, nata nel 1923 nello studio dell’avvocato Enrico Bocci e diretta da Dino Vannucci, Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, Piero Calamandrei e Nello Rosselli). Nella ricostruzione genealogica del PR non bisogna tralasciare l'importanza dell'esperienza del "foglio clandestino di battaglia", il Non Mollare, e del movimento, di orientamento liberal-socialista, Giustizia e Libertà; nato a Parigi nel 1929 per volontà dell'esule Carlo Rosselli, si propone come un movimento rivoluzionario e insurrezionale, e non come partito, in grado di riunire tutte quelle formazioni non comuniste che intendano combattere e porre fine al regime fascista cavalcando la pregiudiziale repubblicana.

Nel dopoguerra, intorno al settimanale "Il Mondo", diretto da Mario Pannunzio, si crea un vero e proprio club politico-culturale d'ispirazione radicale; gli "Amici del Mondo" e il Partito Radicale condividono, ad un primo sguardo, un orizzonte comune di problematiche, percorsi e obiettivi politico-sociali. Le istanze di maggior vicinanza sono ravvisabili, in primo luogo, nella necessità di abrogare talune leggi fasciste ancora presenti all'interno della nostra Costituzione, di approvare leggi antitrust, di difendere una cultura e un pensiero laico soprattutto all'interno della scuola statale, di "l'abolire la miseria" e, nell'urgenza di normare gli ambiti relativi al divorzio e al riconoscimento dei figli illegittimi. Nel Taccuino "Il resto è silenzio", apparso nel dicembre 1955 su "Il Mondo", circa la comunione d'intenti tra uomini di salda cultura liberale – come Ernesto Rossi, Riccardo Bauer, Aldo Garosci e i "nuovi radicali"- Bruno Villabruna, Mario Pannunzio, Nicolò Carandini e Francesco Libonati – verrà scritto: «Accomunati dal vincolo fraterno delle amare esperienze, non rassegnati, non perplessi, si accingono a costituire una nuova larga formazione politica che s'ispiri ad una concezione moderna e civile del liberalismo, a quella concezione che Benedetto Croce ebbe a definire ad una parola radicale […] In questo campo, i "padroni del vapore" non troveranno certo mercenari e staffieri pronti a vender le idee per un assegno mensile»[1].

Durante il VII Congresso, svoltosi il 9-11 dicembre 1955 al Palacongressi dell'Eur, gli "Amici del Mondo" – composti da un gruppo di secessionisti del PLI, da una frangia moderata (Villabruna, Olivetti, Carandini, Libonati) e da una parte più progressista che vedeva tra i suoi militanti Mario Pannunzio, Benedetti e Eugenio Scalfari - daranno inizio all'avventura del Parito Radicale. Ernesto Rossi, in un primo momento, si mostra titubante circa l'adesione al PR ma, in occasione della prima costituente – 20 gennaio 1956 - sarà egli stesso a tentare di convincere, in ambiente progressista, Giorgio Agosti e Manlio Rossi Doria ad aderire alla nuova iniziativa politica. Sebbene il PR si ponesse come alternativa alle forze politiche tradizionali, intendendo la democrazia in senso laico, socialista e riformista, contribuendo a sbloccare una situazione politica imbrigliata -come sosteneva Nicolò Carandini- tra il timore comunista da una parte e le istanze clericali dall'altra, e dunque mostrando caratteristiche che senza dubbio erano perfettamente aderenti al pensiero di Ernesto Rossi, il suo atteggiamento iniziale di scarsa risolutezza può essere attribuito all' ostilità che aveva sempre nutrito nei confronti dei partiti politici "mere macchine per fabbricare deputati e senatori". In ogni caso sentiva la necessità di fare tutto ciò che era in suo potere per scalzare via la presenza sempre più invadente del clero all'interno della vita pubblica e di non lasciare ai comunisti questo arduo compito. Decide pertanto di entrare a far parte del Comitato Provvisorio, che avrebbe dato poi vita al PR, insieme a Bruno Villabruna, Calogero, Eugenio Scalfari e Leo Valiani, rinunciando però alla proposta di entrare nella direzione del partito, affermando di provare disgusto nei confronti dei congressi e delle assemblee di partito. Contribuì alla stesura dei punti di orientamento del partito con "concretismo salveminiano" imprimendo la sua voglia di rinnovamento democratico del Paese contro le alleanze "clerico-fasciste" aperte e mascherate.

Le tematiche che il PR affronta con maggiore urgenza sono: in primo luogo, la laicità dello stato e la lotta contro l'ingerenza vaticana nelle questioni pubbliche; la critica al sistema economico italiano viziato da sistemi di corruzione e dal dominio dei monopoli statali; la polemica contro il dogmatismo marxista veicolato da una parte della sinistra; la denuncia, per mezzo di serrate campagne di stampa del "Mondo", del malgoverno e della corruzione.

[modifica] Nascita e primi anni Sessanta

Nacque nel 1955 con la denominazione di Partito Radicale dei Liberali e Democratici Italiani (PRLDI), per effetto di una scissione delle correnti di sinistra del Partito Liberale Italiano, avendo fra i suoi fondatori Leopoldo Piccardi, Mario Pannunzio, Ernesto Rossi, Leo Valiani, Guido Calogero, Giovanni Ferrara, Paolo Ungari, Eugenio Scalfari, Marco Pannella. L'oggetto fondante, sviluppato da un comitato esecutivo provvisorio cui prendevano parte Valiani, Pannunzio ed altri, comprendeva l'attuazione della Costituzione e la effettiva instaurazione dello Stato laico e liberale, quello stato di diritto che fa tutti i cittadini uguali innanzi alla legge, senza discriminazioni politiche e religiose, e che ne garantisce la libertà attiva dall’arbitrio governativo e poliziesco.

Come si vede, fra i primi iscritti figuravano personaggi di tutto rilievo dell'ambiente socio-culturale del tempo, confluenti alla nascente formazione anche da aree più direttamente di sinistra, come per Ernesto Rossi, già messosi in luce nelle fila del Partito d'Azione, lo stesso movimento di cui era prestigioso leader Leo Valiani. Valiani non sarebbe restato a lungo nel Partito Radicale, rinserrandosi nuovamente nel "suo" più sobrio partito di provenienza quando fra i radicali cominciò a consolidarsi la leadership di Marco Pannella. Rossi era invece fra i fondatori, e forse il più fervido stimolatore degli "Amici del Mondo", un raggruppamento di intellettuali associatisi per approfondire ricerche politico-istituzionali (i cui dibattiti venivano seguiti dal settimanale diretto da Mario Pannunzio "Il Mondo" da cui ne derivanoil nome). Gli "Amici del Mondo" seguirono le fasi iniziali della crescita del partito ed a margine della campagna elettorale in corso nel 1956 per elezioni amministrative, nella quale i radicali (col nome abbreviato in "Partito Radicale") si erano schierati contro la speculazione edilizia ed i c.d. "palazzinari", gli "Amici di Rossi" (come venivano denominati da destra, giocando sul nome dell'intellettuale e sulle sue presunte contiguità ideologiche) organizzarono un convegno sulle speculazioni immobiliari attribuite al Vaticano.

Nel 1957, sempre affiancati dagli "Amici del Mondo", i radicali lanciarono nel dibattito politico, che presto ne divenne alquanto scomposto, la proposta dell'abolizione dei Patti Lateranensi integrati nella Costituzione. Nacque con questa fase, supportata da autorevoli interventi tecnici di personalità di varie discipline, una linea politica equanimemente anticlericale, non-comunista e anti-partitocratica. Ma certamente restò più vivido, e più a lungo, il segno dell'accento anticlericale. Fu nel 1959 che questo accento prese la piega di una vera e propria campagna antidemocristiana, accusando il partito di maggioranza, la DC, di aver costruito un regime in seno ad un sistema di democrazia repubblicana. Vi fu un importante dissenso all'interno del partito, cominciando a manifestarsi la frattura che ne avrebbe di lì a poco allontanato Leo Valiani e Giovanni Ferrara.

Nel 1962, a seguito della scissione interna al Partito fra gli alternativisti, coloro che intendevano costituire la “sinistra radicale” (Spadaccia, Pannella, Roccella, Mellini, Bandinelli, Teodori) e i filo-lamalfiani (Giovanni Ferrara, Stefano Rodotà, Piero Craveri) lo stesso gruppo degli “Amici del Mondo” si lacera e vede scindersi dal suo interno personalità quali Pannunzio, Carandini e Cattani. A provocare la rottura definiva tra Rossi e Pannunzio fu in modo peculiare il "caso Piccardi". Lo storico Renzo De Felice aveva scoperto nel corso delle sue ricerche sul razzismo in Italia, che Leopoldo Piccardi, in qualità di consigliere di stato, aveva partecipato ad un convegno giuridico italo-tedesco destinato ad essere il luogo dell’elaborazione teorica delle leggi razziali. Mentre Pannunzio e altri “ Amici del Mondo” condannarono irrevocabilmente Piccardi, Rossi che aveva sulle spalle anni di collaborazione con “l’amico del Mondo”, fu solidale, insieme a Ferruccio Parri, con Piccardi; Parri e Rossi avviano da quel momento un sodalizio intellettuale che li vede collaborare sulle colonne del settimanale</ref>.

Gianfranco Spadaccia nel suo ritratto dedicato ad Ernesto Rossi “radicale” ricorda: «Noi, con la guida e la tenace ostinazione di Pannella, invece raccogliemmo l’eredità organizzativa e politica del Partito radicale ridotto ormai a poche decine di iscritti ma avemmo l’insperato sostegno di Elio Vittorini che accettò di esserne il presidente del consiglio nazionale. Anche con Rossi ci fu dunque una separazione organizzativa. Il suo scetticismo nei confronti dello strumento partito fu rafforzato dalle vicende traumatiche che il PR aveva subito. Non vi fu mai invece separazione personale e dissenso politico»[2].

[modifica] Gli anni Sessanta

Sul principio degli anni '60, si unirono al partito altri nomi illustri, fra i quali lo scrittore Elio Vittorini, l'attore Arnoldo Foà, Stefano Rodotà, Lino Jannuzzi, ed Antonio Cederna, destinato a svolgere nei decenni successivi un ruolo di sviluppatore tematico di grande importanza. Mentre l'arrivo di nomi noti anche ad un pubblico non solo elitario consentiva di migliorare le strategie di comunicazione del partito, da allora in poi sempre d'avanguardia (ampliando ed amplificando le sue posizioni, cui garantiva un'eccellente conoscibilità pubblica), al suo interno maturava però una contrapposizione che vide consolidarsi la "sinistra radicale", capeggiata da Bruno Villabruna (il vero "transfuga" dalle schiere del PLI) ed Ernesto Rossi.

Fu questa corrente a muovere con più deciso piglio per la promozione di una sorta di causa comune della sinistra, della quale criticava la superficiale e vana condotta d'opposizione alla DC, e dal partito nacque l'idea di "infiltrare" (quantunque alla luce del sole) suoi esponenti all'interno di altri partiti, come ad esempio nel Partito Socialista Italiano. Ma fu anche questa corrente a mettere a soqquadro il partito in occasione dello "scandalo Piccardi". Il buon Piccardi, co-fondatore del partito, era stato "pescato" dallo storico Renzo De Felice che aveva scoperto la sua partecipazione come relatore ad alcuni convegni nazi-fascisti di argomento razziale. Pannunzio e Rossi, che confermava il suo appoggio al malcapitato, entrarono in aperto conflitto, rendendo ingestibile il partito e costringendolo ad una revisione della dirigenza dopo che fu respinta la richiesta di esplusione di Piccardi (che avrebbe poi tardato a dimettersi da sé).

Furono in molti ad uscire dal partito, compreso lo stesso Rossi che insieme a Piccardi ed a Ferruccio Parri si sarebbe dato ad altre esperienze vagolanti nelle risacche ideologiche della sinistra post-resistenziale.

In realtà della rottura si poterono dare molte interpretazioni, essendovi in atto anche un contrasto (con costellazione di differenti posizioni) sulle visioni del ruolo della sinistra in quella fase politica: vi era, ad esempio, chi vedeva con favore un avvicinamento al PSI, nel quale Pietro Nenni (col suo rampante delfino Craxi) apriva ad una "non sfiducia" al Patto Atlantico, così come vi era chi anticipava tematiche che sarebbero poi state riprese in termini di eurocomunismo, e vi era anche chi, dalle colonne de Il Mondo, si volgeva apertamente al filo-americanismo. E vi era bastante numero di altre posizioni per poter considerare certamente non unitaria la linea del partito in materia di rapporti con le altre forze politiche, oltre a far dubitare che ve ne fosse una di cui si disponesse. Il caso (o lo scandalo) Piccardi, insomma, fu solo un elemento scatenante, capace di far affiorare dissidi interni espressivi di distanze non solo ascrivibili alla gioventù della formazione, ma gravi segnali di mancanza di un reale fattor comune. Emarginati o "autoepuratisi" gli anziani, il partito restò in mano ai giovani, ai "giovani guastatori", come furono (non senza sufficienza) definiti dai fuoriusciti.

[modifica] Marco Pannella alla guida del PR

Il 1963 fu l'anno dell'affermazione di Pannella come politico, che fu protagonista, sebbene in concorso con altri, delle aperture internazionali del partito, mentre il celebrato Vittorini veniva assiso sulla presidenza del Consiglio Nazionale del partito. All'ombra del nuovo leader, che rappresentava la classe giovanile dei militanti, si preparavano intanto le giovani leve, che avrebbero, stavolta di maggior concerto, gestito le età successive dell'esperienza radicale. Fra tutti, Gianfranco Spadaccia fu il più stretto collaboratore di Pannella all'Agenzia Radicale, un'agenzia di stampa ad edizione in ciclostile che fu usata per "lanciare" alcuni scoop, come quello sui finanziamenti dell'Eni di Enrico Mattei (da poco caduto a Bascapé) a partiti e giornali, seguitati dal successore Eugenio Cefis in favore del quotidiano comunista Paese Sera o di quello di destra Lo Specchio.

L'anno successivo prese corpo la linea politica del disarmo, con l'appoggio a iniziative internazionali, mentre fu stipulata un'alleanza elettorale con il PSIUP, che si teneva in una posizione di sperato raccordo fra il PCI ed il PSI. Diretto frutto dell'accordo fu, dopo poco, la creazione del CUSI (Comitato per l'Unità della Sinistra Italiana), che però fu tiepidamente accolto a sinistra e presto superato da nuove formulazioni.

A più riprese Pannella cercò infatti un'inarrivabile unità delle sinistre e per questo obiettivo spese buona parte del suo tempo dialettico ora sollecitando, ora sferzando, tutti i partiti. Fu detto, da alcuni, che in questa fase il partito radicale, pronto ad accostarsi a molti diversi soggetti politici, avesse perduto una sua distinguibilità univoca, e del resto il ruolo di "partito di servizio" collideva con le precedenti "radicali" campagne, che erano divenute oggetto di aspettative anche al di fuori della compagine. La consuetudine della "doppia tessera" (molti erano infatti iscritti, contemporaneamente, al Partito Radicale e ad altri partiti) contribuiva a farlo equivocare con un club di svago politico, un circolo di retroguardia, più che identificarlo con un partito di innovativi obiettivi.


[modifica] La ripresa dell' anticlericalismo

Negli anni '60 l'impostazione nettamente anticlericale del Partito Radicale diventava ancora più evidente e prendeva sempre più corpo la prospettiva di un'alternativa laica. Il nuovo partito era ora alle prese con un contesto sociale non più risorgimentale.
Il problema tra Stato e Chiesa doveva essere affrontato guardando alla società del XX secolo, che evolveva veicolando valori e bisogni nuovi, spesso relegati ai margini della società, spesso incompatibili con il modello proposto dalle gerarchie cattoliche.

Partendo da questi presupposti, il Partito Radicale vedeva nella denuncia unilaterale dei Patti Lateranensi e nell'abolizione del Concordato la possibilità di limitare la pretesa della Città del Vaticano di esercitare la sua giurisdizione sulla società civile.

Nel 1971 l'Assemblea Nazionale Anticoncordataria aveva fondato la LIAC (Lega Italiana per l'Abrogazione del Concordato ) e nel 1973 si provava a indire un referendum anticoncordatario.
Nel 1976 l'allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti aveva presentato un progetto di legge per la revisione dei Patti Lateranensi del 1929, progetto che però arenò in Parlamento grazie anche alla dura opposizione del Partito Radicale.
L'iniziativa sarebbe venuta a compimento nel 1977, a conclusione della campagna dei radicali per la raccolta delle firme necessarie per la richiesta del referendum.
Nel 1978 però la Corte Costituzionale con la sentenza n.16 aveva dichiarato inammissibile il quesito referendario, considerando il Concordato come trattato con uno stato estero, ed estendendo quanto previsto dall'articolo 75 della Costituzione, che vieta di abrogare per via referendaria leggi di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali.

Nel 1984 si profilava nuovamente una possibilità di revisione del Concordato attuata dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal Segretario di stato del Vaticano Agostino Casaroli. L'accordo veniva concluso e ratificato con una semplice informativa in Parlamento seguendo la procedura standard per i trattati internazionali.
Il nuovo Concordato prevedeva l'istituzione di una Commissione Paritetica che si occupava degli aspetti economici nei rapporti fra Stato italiano e Chiesa Cattolica.
Grazie a questa commissione la Chiesa Cattolica può beneficiare di una somma dedotta dal reddito dei contribuenti, l'otto per mille, per il quale sono i contribuenti a decidere la destinazione dell'imposta.

Il Partito Radicale criticava in Parlamento in particolare la legislazione e l'organizzazione economica dello Stato Pontificio ed i suoi rapporti politici ed economici con lo Stato italiano.
Nonchè fra le altre questioni mettevano in discussione il fatto che la Chiesa Cattolica Romana abbia riconosciuti diritti e privilegi che vengono invece negati ad altre confessioni religiose.

L'anticlericalismo radicale non si limitava ad essere una presa di posizione teorica, dispiegata unicamente nella storica lotta all'abolizione del Concordato, piuttosto si canalizzava in iniziative pratiche che bene si incastrano nella piattaforma di valori politici dei radicali, quelle che dimostrano sul piano pratico l'importanza di un adeguato "processo di secolarizzazione", mostrando quanto la mancanza di questo veicoli tutta una serie di violazioni delle libertà personali dell'individuo.

Un esempio è la battaglia per l'approvazione in Parlamento di una legge per il divorzio (1965-1974) - la Chiesa rivendicava questo diritto richiamandosi all' articolo 34 del Concordato del '29, diritto ridefinito nell'articolo 7 della Costituzione, che oltre ad impegnare l'Italia a riconoscere effetti civili al matrimonio religioso, così come regolato dal diritto canonico, affidava ai tribunali ecclesiastici anche la giurisdizione sulle vicende successive all'atto del matrimonio e quindi sul suo eventuale scioglimento- oppure l'impegno della "Lega 13 Maggio" guidata da Marco Pannella per la promozione di un referendum abrogativo della legge sull' aborto, per la violazione della quale Adele Faccio, Emma Bonino e Gianfranco Spadaccia erano stati arrestati.
In quell'occasione anche l'Espresso di Livio Zanetti aveva appoggiato l'iniziativa , con una copertina che sarebbe rimasta famosa nella storia del giornalsmo italiano.

Un esempio più recente, ma altrettanto incalzante, è quello preso dai radicali nel 2000 a favore della libertà di ricerca scientifica, una libertà che poggia prima di tutto sulla laicità dello stato e sulla netta separazione di quest'ultimo dalla Chiesa.

[modifica] Gli anni Settanta

Fu negli anni '70 che la vocazione per le campagne moralizzatrici riprese vigore, imperniandosi, come da originaria missione, sulla difesa dei diritti umani, dei diritti civili, per il pacifismo e la non violenza, contro la corruzione e contro l'infiltrazione legislativa di ispirazione cattolica (o più propriamente il suo retaggio) nelle regolamentazioni del diritto di famiglia. Sono note le vittoriose campagne referendarie in tema di divorzio, condotta attraverso la "Lega per l'Istituzione del Divorzio" (LID), ed aborto, con il "Centro di Informazione Sterilizzazione e Aborto" (CISA), cui seguirono un nutrita schiera di quesiti refendari, di cui molti poi proposti all'elettorato.

Della stessa decade sono le forme inconsuete di pubblicizzazione delle campagne radicali, la più nota delle quali consiste dello sciopero della fame, principalmente messo in atto da Pannella per richiamare attenzione ora sull'antiproibizionismo in materia di droga (attraverso la fondazione del CORA, "Coordinamento Radicale Antiproibizionista"), ora sull'antimilitarismo e l'obiezione di coscienza (LOC, "Lega degli Obiettori di Coscienza" di Roberto Cicciomessere), ora sul femminismo e le libertà sessuali, con una spigolosa apertura al mondo omosessuale attraverso la federazione col "FUORI!" (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), primo movimento italiano per i diritti degli omosessuali precedentemente fondato da Angelo Pezzana e Mario Mieli, che ruppe in totale dissenso da questa scelta.

Sul fronte dell'accettazione sociale di un raggruppamento condotto da Pannella verso una ormai caratteristica tradizione scandalistica, nacque il fenomeno dei cosiddetti "Radical Chic". La definizione, coniata negli Stati Uniti da Tom Wolfe, fu giornalisticamente ripresa in Italia ad indicare esponenti dell'alta borghesia e comunque dei ceti monetariamente o culturalmente più rilevanti, che abbracciavano (ma mai senza qualche distinguo) la causa radicale per effetto di una fenomenologia forse più modaiola che ideologica. In compenso, la popolarità crebbe anche presso i ceti meno fortunati, grazie all'impiego di tecniche di sicuro effetto per "restituire", almeno in via di tentativo, forme di partecipazione popolare alla vita democratica. Il referendum era certo una di queste, e le raccolte di firme ne erano il segnale "stradale" più noto, ma anche l'affermazione di Radio Radicale, emittente privata coordinata da Marco Taradash, consentì di diffondere le dirette delle sedute parlamentari, talvolta disvelando non edificanti performance dei massimi rappresentanti democratici.

[modifica] Oltre il partito e le nazioni

Dopo lunghe discussioni in seno al Pr, il Consiglio Federale del Partito riunito a Trieste dal 2 al 6 gennaio 1989, decide di dar vita a un Partito Radicale Transnazionale e transpartitico. In pratica i radicali vengono lasciati liberi di candidarsi e/o iscriversi con altri partiti e al contempo si aprono le porte a iscritti di altri stati.

Alle elezioni europee del 1989 alcuni tra i più importanti esponenti radicali si candidarono in quattro liste diverse:

Pannella ed Emma Bonino, durante le elezioni amministrative del 1990, si sono anche candidati in due liste di alternativa democratica con il PCI, riuscendo ad essere eletti il primo a L'Aquila e la seconda a Bra.


– Partito Radicale alle Elezioni Politiche
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1976


1979


1983


1987
Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato
394.212
265.947

1.264.870
413.478

809.810
548.863

988.180
572.461°
1,07
0,85

3,45
1,32

2,19
1,77

2,56
1,77°
4
-

18
2

11
1

13
3

° In alcune regioni il PR si presenta con PSI e PSDI (e in Trentino Alto Adige anche con i Verdi) , raccogliendo 1.020.716 voti (3,15%), pari a 10 seggi assegnati però agli altri partiti.


– Partito Radicale alle Elezioni Europee
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1979

1984
Parl. Europeo

Parl. Europeo
1.283.512

1.197.490
3,67

3,41
3

3

[modifica] Eredi elettorali del PR

Dal 1992 il punto di riferimento per l'area Radicale nelle competizioni elettorali italiane è stato rappresentato dalla Lista Marco Pannella che dal 1999 partecipa alle elezioni europee con il diverso simbolo della Lista Emma Bonino.

Nel 2001 nasce il movimento politico Radicali Italiani, organo costituente del Partito Radicale.

Nel 2004 trae ispirazione dall'esperienza del Partito Radicale il partito dei Radicali di sinistra.

Il 25 Settembre 2005 Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Socialisti Democratici Italiani, Federazione Giovani Socialisti e diversi intellettuali di ispirazione liberale, si riuniscono a Fiuggi per dar vita alla Rosa nel Pugno.

[modifica] Segretari

[modifica] Congressi

Congressi nazionali (Pr)

  • I Congresso - Roma, 27-28 febbraio 1959
  • II Congresso - Roma, 26-28 maggio 1961
  • III Congresso - Bologna, 12 maggio 1967
  • IV Congresso - Firenze, 4-5 novembre 1967
  • V Congresso - Ravenna, 2-4 novembre 1968
  • VI Congresso - Milano, 1-3 novembre 1969
  • VII Congresso - Roma, 9-10 maggio 1970
  • VIII Congresso - Napoli, 1-3 novembre 1970
  • IX Congresso - Milano, 14 febbraio 1971
  • X Congresso - Roma, 31 ottobre-2 novembre 1971
  • XI Congresso - Torino, 1-3 novembre 1972
  • XII Congresso - Roma, 7-8 luglio 1973
  • XIII Congresso - Verona, 1-3 novembre 1973
  • XIV Congresso - ?, 1-4 novembre 1974
  • XV Congresso - Firenze, 4 novembre 1975
  • XVI Congresso - Roma, 16-18 luglio 1976
  • XVII Congresso - Napoli, 1-4 novembre 1976
  • XVIII Congresso - Roma, 7-8 maggio 1977
  • XIX Congresso - Bologna, 29 ottobre-1 novembre 1977
  • XX Congresso - Bari, 15 novembre 1978
  • XXI Congresso - Roma, 29 marzo-3 aprile 1979
  • XXII Congresso - Genova, 31 ottobre-4 novembre 1979
  • XXIII Congresso - Roma, 7-9 marzo 1980
  • XXIV Congresso - Roma, 31 ottobre-4 novembre 1980
  • XXV Congresso - Roma, 5-7 giugno 1981
  • XXVI Congresso - ?, 28 ottobre-1 novembre 1981
  • XXVII Congresso - Bologna, 28 ottobre-1 novembre 1982
  • XXVIII Congresso - ?, 13-15 maggio 1983
  • XXIX Congresso - Rimini, 28 ottobre-1 novembre 1983
  • XXX Congresso - Roma, 31 ottobre-4 novembre 1984
  • XXXI Congresso - Firenze, 30 ottobre-3 novembre 1985
  • XXXII Congresso - Roma, 29 ottobre-2 novembre 1986; 26 febbraio-1 marzo 1986
  • XXXIII Congresso - Roma, 25-26 aprile 1987
  • XXXIV Congresso - Bologna, 2-6 gennaio 1988

Congressi transnazionali (Prt)

  • XXXV Congresso - Budapest, 22-26 aprile 1989
  • XXXVI Congresso - Roma, 29 febbraio-3 marzo 1992; 4-7 febbraio 1993
  • XXXVII Congresso - Roma, 7-8 aprile 1995
  • XXXVIII Congresso - Ginevra, 4-7 aprile 2002; Tirana, 31 ottobre-3 novembre 2002

[modifica] Politici ed iscritti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


[modifica] Note

  1. Giuseppe Fiori, Una Storia italiana.
  2. G.Spadaccia, "Ernesto Rossi, un radicale", in Lorenzo Strik Lievers, Ernesto Rossi. Economista, federalista, radicale, cit., p. 178
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