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Val Rosandra (Trieste) - Wikipedia

Val Rosandra (Trieste)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Valrosandra vicino Trieste
Valrosandra vicino Trieste

La Rosandra è uno dei fiumi triestini. Sgorga a 412 metri di altitudine, appena oltre il confine con la Slovenia e scorre poi interamente su terreno italiano in un meraviglioso canyon. Sebbene il suo corso non superi i due chilometri e mezzo di lunghezza, la vallata è molto interessante sotto molteplici punti di vista.

Indice

[modifica] Dati storici

La Val Rosandra era abitata già in tempi preistorici. Molti ritrovamenti archeologici documentano la presenza dell’uomo già nel neolitico, presenza che peraltro non è venuta mai a mancare fino ai tempi odierni. In particolare vanno notate le grotte orizzontali sul versante destro della valle, note col nome Grotta delle Finestre, la cui conformazione è quanto mai idonea ad offrire riparo. Si tratta infatti di un insieme di grotte che si aprono sul fianco della montagna attraverso varie brevi gallerie (finestre appunto), il che permette un’eccellente aerazione del posto. Ma gli esperti sono certi che queste grotte non siano mai state abitate stabilmente. Venivano usate come magazzini e stalle, come pure quale riparo di fortuna per pastori e viaggiatori. Questa certezza deriva dall’assenza di reperti archeologici che possano testimoniare la presenza di un qualche antico insediamento umano in tutto il circondario, mentre ci sono testimonianze di passaggio attraverso la valle praticamente durante tutta la storia. Bisogna infatti considerare che questa valle costituisce l’unico passaggio naturale dal mare oltre l’altipiano verso l’odierna Slovenia ed oltre.

[modifica] Acquedotto romano

Resti dell'acquedotto romano
Resti dell'acquedotto romano

La sorgente della Rosandra viene chiamata anche Clìnciza dal nome sloveno del fiume, Glinščica. I Romani la chiamavano Fons Oppia e la valorizzarono costruendo già nel primo secolo un acquedotto di ben 14 chilometri fino al centro di Trieste. Sembra che nelle grotte sui fianchi della vallata ci fossero vedette militari perenni a guardia del manufatto e della strada adiacente. Come tutte le costruzioni romane, anche questo acquedotto funzionò molto a lungo, sembra addirittura fino al secolo sesto o settimo, quando venne danneggiato intenzionalmente. Molto più tardi, nel XVIII secolo, era comunque ancora tanto conservato che l’amministrazione comunale triestina prese in considerazione un suo eventuale restauro per rifornire d’acqua potabile la città che stava crescendo velocemente. L’idea fu poi abbandonata quando si iniziò a sfruttare altre fonti, principalmente il fiume Timavo. Oggi, soltanto un centinaio di metri dell’antico acquedotto romano resta ancora a testimoniare questa poderosa costruzione di un’altra epoca.

[modifica] Una via commerciale

Presso la foce della Rosandra una volta si estendevano grandi saline, fonte di notevole ricchezza fino al tardo Medio Evo. Proprio queste saline furono la causa delle guerre secolari con Venezia che causarono più volte la rovina della città ed in ultimo anche la sua decisione di "dedicarsi" all'Austria piuttosto che sottomettersi alla Serenissima. E da questo momento inizia la storia recente della città. Si può comprendere l'eccezionale importanza di queste saline se si considera che l'unico collegamento di Trieste con il retroterra era la via commerciale che iniziava appunto nelle saline e proseguiva attraverso la valle della Rosandra verso l'interno. Con un linguaggio moderno potremmo dire che l'industria locale possedeva buone infrastrutture di collegamento il che garantiva costante flusso di entrate a gran parte della popolazione.

Furono costruiti due punti di controllo di questa importante arteria. Uno era il castelletto superiore situato appena sopra il paese di Botazzo, circa sull'odierno confine di stato con la Slovenia, e non se ne hanno resoconti storici sicuri. La fortificazione inferiore stava invece all'altro limitare della valle, vicino all'odierno paese Moccò, ed ha una storia interessante. Era stato probabilmente costruito sulle rovine di un'antica torre di guardia romana. Esiste un documento del 1190 con il quale il conte Ulrik Weimar cedeva il manufatto all'allora Vescovo di Trieste Woscalco, il che documenta le tendenze dei vescovi del tempo ad allargare l'autorità ben oltre le mura cittadine. Non è noto quanto tempo la fortezza rimase in mano ai vescovi. Agli inizi del XIII secolo viene menzionata come il castello di Mucho. sembra ne fosse venuto in possesso tale Mok, decidendo di nobilitarsi il nome in de Mucho. Ancor oggi il paese si chiama Moccò. I Veneziani assediarono, conquistarono e demolirono questa fortezza moltissime volte, ed ogni volta i soldati del comune triestino la riconquistarono e la ricostruirono. Finchè nel 1511 i triestini, dopo aver battuto i Veneziani per l'ennesima volta, demolirono essi stessi il proprio castelletto.

La Val Rosandra è uno dei rari casi in cui la guerra non ha devastato quanto aveva voluto proteggere. I combattimenti per il controllo della Rosandra rimasero ai suoi margini. E tanto tempo durarono le battaglie per la via del sale che infine persero ogni importanza. Quando, per imposizione dei Veneziani, le saline vennero distrutte, anche la strada attraverso la valle della Rosandra cadde in dimenticatoio, e i Triestini costruirono una nuova strada verso l'entroterra partendo proprio dal centro città (l'odierna via Commerciale). Più tardi, quando decadde la supremazia dei Veneziani, la riattivazione delle saline non fu più conveniente. Così la meravigliosa Valrosandra rimase intatta. Dal lato mare non c'è più una fortezza a proteggerla, e non ce n'è bisogno perchè l'assenza di saline e del relativo porto commerciale ne ha decretato l'oblio. E invece del castelletto superiore, la racchiude il confine di stato.

[modifica] I mulini

Rovine nella Valrosandra
Rovine nella Valrosandra

Contemporaneamente con il commercio del sale, sulla Rosandra crebbero anche i mulini per le spezie che raggiungevano per mare il porto di Trieste. Questi mulini in effetti trattavano i cereali solo marginalmente, in quanto vennero costruiti proprio per elaborare le droghe e le spezie che viaggiavano poi con il sale verso l'Europa centrale. Il primo dato che si ha su questi mulini è un contratto di compravendita del 1276 dal quale si apprende che allora ve ne furono in funzione tre. Ma considerando che in tutto il circondario la Rosandra è l'unico corso d'acqua in grado di azionare le pale di un mulino, si può capire che in breve tempo ve ne furono costruiti altri. Nel 1757 ve ne furono ben 16, di cui uno a tre ruote. Sulla grande piazza che è tuttora il centro del paese Bagnoli (Boljunec) all'ingresso della valle, c'era all'epoca un tipo di terminal per i carri che trasportavano le merci dalle barche e qui aspettavano il turno per la molitura. Sebbene gli ultimi mulini funzionassero ancora nel XX secolo, oggi praticamente non ne esiste più traccia. Quanto non venne demolito dalla guerra, rimase devastato dal tempo. Le gore, scavate con tanta fatica nella roccia, sono state ricoperte dalla vegetazione incolta o addirittura riempite da terra e detriti; le enormi macine furono fatte a pezzi ed impiegate, assieme alle pietre murarie dei possenti muri, nei rifugi durante l'ultima guerra.

[modifica] Il santuario

Verso la fine della valle della Rosandra, sotto il monte Carso, si trova una chiesetta, chiamata (senza valida spiegazione etimologica) Madonna in Siaris. Secondo la leggenda venne fatta costruire da Carlo Magno che avrebbe voluto esservi sepolto. I primi dati storici risalgono alla Confraternita del SS. Sacramento (o dei Battuti), attiva a Trieste fin dal '200. Nello statuto dell'anno 1330 è tra l'altro prevista la penitenza per i bestemmiatori: il peccatore doveva recarsi scalzo a questa chiesetta che dista ben 12 chilometri dal monastero e che era già allora meta di pellegrinaggi. Si conserva poi un testamento del 1497, con il quale un certo Vale da Boljunec lascia in eredità una vigna ai monaci sulle rocce. Il nome della chiesetta, tra la popolazione slovena del luogo, è in effetti Madonna sulle rocce. Nell'anno 1647 la chiesetta venne restaurata ed ampliata, ma di questo intervento rimane solo la data incisa sull'architrava dell'entrata, in quanto per i due secoli seguenti il santuario fu dimenticato e, data la lontananza da ogni centro abitato, ripetutamente e pesantemente vandalizzato. Solo negli ultimi decenni alcuni interventi privati hanno ridato lustro all'antico santuario, riprendendo anche la pratica della processione attraverso tutta la valle.

[modifica] La ferrovia

la Grotta delle Finestre nella Valrosandra
la Grotta delle Finestre nella Valrosandra

Nel 1841 l'Austroungheria costruì la Südbahn, cioè la ferrovia che collegava Vienna con Venezia, Trieste e l'Istria attraverso Lubiana. Il primo tratto raggiunse Venezia già nel 1857, mentre i lavori sul secondo tratto, da Divaccia a Pola, si prolungarono fino al 1876. Per il completamento della rete prevista mancava solo il collegamento rapido tra Trieste e l'Istria, cioè una scorciatoia dalla stazione di Erpelle attraverso la valle della Rosandra fino in città. In questo modo la distanza da Pola si accorciava di ben 38 chilometri, il che non era poco, dato che si stimava un notevole traffico futuro di merce. Era previsto infatti il passaggio giornaliero di ben 25 treni merci da 25 carri in ciascuna delle due direzioni. Ma la costruzione di questo tratto, di soli 19,6 km, non era tanto semplice. La principale difficoltà era data dal terreno carsico sul quale la massicciata doveva posare. Durante i lavori di sbanco, proprio nella galleria sopra Botazzo si aprì una voragine nella quale precipitarono tre operai, le cui salme non poterono mai esser ricuperate. Il troncone scorciatoia fu completato nel 1887, ma non fu mai utilizzato al meglio della capacità, principalmente a causa degli eventi storici di quell'epoca. Invece del previsto traffico di merce per l'interno, la ferrovia agevolò un vivace viavai di passeggeri tra il Carso orientale, l'Istria e Trieste. Si servivano di questo veloce mezzo di trasporto soprattutto le contadine che rifornivano la città di latte, pollame, carni salate, verdura e frutta, aggiungendo volentieri qualche bottiglia di grappa. Dopo la fine della guerra, per qualche tempo la ferrovia continuò a fare la spola tra la città e Draga S. Elia, ultimo paese prima del confine. Ma nel ]]1958]] la linea fu soppressa e nel 1966 furono rimossi i binari.

[modifica] Scuola di roccia

Valrosandra divenne famosa agli inizi del ventesimo secolo quando venne scoperta dai rocciatori. Gli impervi versanti della valle si rivelarono di gran interesse anche per i più esperti alpinisti, in quanto offrono punti con difficoltà addirittura di sesto grado, a solo mezz'ora di cammino dall'abitato. Proprio per questi motivi vi è stata fondata una scuola di roccia fin dal 1929. Il suo fondatore fu il triestino Emilio Comici, il primo scalatore italiano di sesto grado, ricordato anche perchè nelle Dolomiti aprì oltre duecento nuove vie. La scuola di roccia della Valrosandra è tuttora attiva ed è ben nota nel mondo. Molto conosciuto anche il rifugio alpino che vi si trova, unico al mondo a soli 60 metri di altitudine.

[modifica] Particolarità naturalistiche

La particolarità più eclatante della valle è il repentino ed evidente passaggio dal clima continentale subalpino a quello mediterraneo. La parte superiore della valle, a monte della cascata della Rosandra, è in pieno clima continentale, mentre a valle, subito dopo la cascata, si fa mediterraneo per eccellenza. Essendo le varie parti diversamente esposte sia al sole che alla bora, alle stesse altitudini si riscontrano differenze termiche anche oltre i 10°C il che ovviamente influisce in particolar modo sulla flora locale. Qui si sono conservate molte piante sia alpine che mediterranee che nei territori circostanti sono andate perse con le glaciazioni, ad esempio la Daphne alpina, l'Amelanchier ovalis, la Genista holopetala ed altre. Analogamente vi si trovano vari animali, soprattutto rettili ed anfibi la cui presenza all'esterno della valle è estremamente rara. Da notare ad esempio la Natrix natrix o biscia con il collare che abita prevalentemente in acqua, visto che si nutre quasi esclusivamente con pesci e piccole raganelle. E' conosciuto perché in caso di pericolo si finge morto ed espelle un liquido maleodorante. Similmente si comporta anche la Bombina variegata o ululone dal ventre giallo. Quando si sente minacciata, questa lucertola espelle un liquido repellente e spaventa il nemico esponendo le vistose macchie gialle ventrali.

Rosandra
Rosandra

Il corso superiore della Rosandra e quello inferiore si distinguono anche geologicamente. Dapprima il fiume scorre su un terreno di flish leggermente irregolare, con ricca vegetazione su ambedue le sponde, poi precipita con una pittoresca cascata e si infrange su un terreno assolutamente carsico, tra rocce e strettoie radamente cosparse di modeste pianticelle. Queste particolari caratteristiche fanno della Valrosandra un'eccezionale palestra di ricerca per lo studio di molti fenomeni geologici, come pure di alcuni aspetti della fauna e della flora in pericolo di estinzione o addirittura estinta.

[modifica] Parco naturale

Dopo secoli di storia. oggi la valle della Rosandra non costituisce più una via di passaggio, né per un acquedotto verso la città, né per il commercio verso l'interno, né per la ferrovia imperiale o locale. Si è trasformata in un'oasi riservata agli amanti della natura. A pochi chilometri dal chiasso cittadino, qui ci si può immergere in un ambiente ancora incontaminato che si può scoprire, passo dopo passo, lungo il sentiero a fondovalle oppure camminando, quasi in sommità dei versanti, sulla massicciata della lenea ferroviaria abbandonata.

Da molte parti è stata avanzata la proposta di tutela della valle. Per la massicciata dell'antica linea ferroviaria si prevede un completo restauro, dalla città fin oltre il confine con la Slovenia, per ricavarne una pista ciclabile. Alcuni dei sentieri attuali dovrebbero venir riservati per il trekking e palestre di ginnastica all'aperto. Molto desiderato anche un servizio di escursioni guidate attraverso le grotte carsiche. La chiesetta, il cui mantenimento è ora lasciato alla cura di privati, dovrebbe venir restaurata e se ne dovrebbe valorizzare l'aspetto spirituale con pellegrinaggi e manifestazioni culturali. C'è chi ha proposto anche l'installazione di un osservatorio stabile di geomorfologia carsica. E poi tante altre cose ancora. Non si può prevedere che cosa riservi il futuro per la Valrosandra.

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