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Impero romano - Wikipedia

Impero romano

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Impero romano (latino: Imperium Romanum) è il termine con il quale gli storici identificano lo Stato romano dall'ascesa al potere di Ottaviano Augusto nel 31 a.C., anno in cui la flotta romana comandata dal Generale Marco Vipsanio Agrippa sconfisse la flotta egiziana comandata da Marco Antonio presso Azio, nel Mar Egeo, segnando la disfatta definitiva dell'unico vero avversario di Ottaviano, al 476 d.C., anno in cui venne deposto Romolo Augustolo da parte del Generale Odoacre. Legalmente, però, l'ultimo imperatore legittimamente nominato fu Giulio Nepote che, sebbene perdesse effettivamente il potere nel 475 d.C. per opera del generale Oreste, rimase in vita rivendicando il suo titolo fino al 480 d.C. quando fu assassinato per volere di Odoacre mentre si accingeva ad una spedizione militare per spodestare il re degli Eruli. In realtà però la definizione di Impero Romano è usata impropriamente fino all'avvento al potere di Tito Flavio Vespasiano, il quale assunse la carica formale di Imperator nel senso in cui è più conosciuto oggi. Infatti prima di Vespasiano il titolo di Imperator era attribuito al comandante in capo dell' Esercito Romano. Infatti, anche se in sostanza non cambiò nulla, né Ottaviano né i suoi successori fino a Vespasiano mai ebbero formalmente il titolo di Imperator. Ottaviano infatti rispettò formalmente le istituzioni repubblicane, ricoprendo diverse cariche negli anni.
L'impero Romano non è il più vasto mai esistito, benche questo primato spetti all'Impero Mongolo, ma è considerato il più grande in termini di gestione e qualità del territorio. Infatti i Romani vi costruiro città, strade, ponti, fortini e possedevano l'intero bacino del mediterraneo . Al contrario l'Impero Mongolo possedeva solo un terreno desertico e poco praticabile, e non vi sviluppo strade, ponti ecc. L'Impero Romano arrivò all'apice della sua potenza durante i Principati di Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio, alla morte di quest'ultimo il potere passò al figlio Commodo che portò il principato verso una forma più autocratica e teocratica determinandone un indebolimento, che proseguì con i suoi successori sempre più bisognosi dell'appoggio dell'esercito per governare, nonostante il tentativo operato dal Prefetto del Pretorio e poi Imperatore Publio Elvio Pertinace di rinvigorire il ruolo del Senato, destinato nei secoli successivi ad un ruolo sempre più formale.
Questa sudditanza sempre maggiore degli Imperatori ai capricci delle legioni porta a un periodo di forte instabilità definito dagli storici come "anarchia militare".
Dopo circa 70 anni di lotte fratricide salì al potere il generale illirico Gaio Aurelio Valerio Diocleziano che riorganizzò il potere imperiale istituendo la Tetrarchia. Il sistema non resse però e quando si ritirò a vita privata scoppiarono nuove lotte per il potere e da queste ne uscì vincitore Costantino I il Grande.
Neppure Costantino seppe dare stabilità al potere imperiale che dopo la sua morte tornò in crisi. L'ultimo grande imperatore dell'Impero Romano unito fu Teodosio, che nominò suoi eredi con pari dignità i suoi due figli: Arcadio (per la parte orientale) ed Onorio (per la parte occidentale). Alla sua morte, avvenuta nel 395 d.C., l'Impero quindi si divise in due parti.
La parte occidentale, più provata economicamente, politicamente, militarmente e demograficamente dalle continue lotte dei secoli precedenti e dalla pressione delle popolazioni barbariche ai confini, collassò rapidamente e già nei primi 20 anni del V secolo gli Imperatori d'Occidente videro venir meno la loro influenza in tutto il nord Europa (Gallia, Britannia, Germania) ed in Spagna, mentre gli Unni negli stessi anni si stabilivano in Pannonia (regione di cui fa parte l'odierna Austria orientale e parte delle Alpi italiane, nonché l'Ungheria occidentale e le rive slovacche del Danubio).
Sostanzialmente, in breve tempo l'effettivo potere imperiale, comunque vacillante, si ridusse alla sola penisola italiana continuamente esposta ad incursioni. Un accenno di ripresa parve esserci grazie all'operato del generale Flavio Ezio che sconfisse la coalizione di popolazioni barbare guidata dal re Unno Attila presso i Campi Catalaunici nel 451, ma la sua grande abilità e prestigio indussero l'imperatore Valentiniano III ad assassinarlo.
Dopo Ezio più nessuno seppe risollevare le sorti dell'Impero d'Occidente che secondo la storiografia classica ebbe termine nel 476 d.C. con la deposizione da parte del generale Odoacre di Romolo Augustolo posto sul trono l'anno prima da suo padre, il generale Oreste. Secondo un'altra coerente storiografica però la fine formale dell'Impero d'Occidente la si può stabilire con l'assassinio, commissionato da Odoacre, di Giulio Nepote avvenuto nel 480 d.C., poiché egli fu l'ultimo imperatore che regnò legittimamente anche se solo formalmente. Gli Stati successori in Occidente (Regno franco e Sacro Romano Impero) ed in Oriente (l' Impero Bizantino prima, e successivamente la Russia degli Zar) continuarono ad usare i titoli adottati dall'Impero romano, fino all'epoca delle rivoluzioni.

La civiltà romana, sviluppatasi pienamente in epoca imperiale, è alla base del mondo occidentale, le cui istituzioni politiche, sociali e giuridiche si ispirano ancor oggi alla Città Eterna ed alla sua storia millenaria.

Indice

[modifica] L'ascesa di Augusto e gli imperatori Giulio-Claudi

Per approfondire, vedi la voce Albero genealogico Giulio-Claudio.
Imperium Romanum
Impero Romano
L'Impero Romano alla sua massima espansione
Motto:
Senatus PopulusQue Romanus
(Latino: Il Senato e il Popolo Romano)
Lingua ufficiale Latino
Capitale Roma; più tardi (dalla fine del III secolo) anche : Treviri, Milano, Nicomedia, Ravenna e Constantinopoli
Governo Monarchia,Repubblica, Principato
Capo dello Stato Imperatore; dopo le divisioni vedi :Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente
Organo deliberativo Senato romano
Area (totale) al momento della sua massima espansione (II secolo ): 2,3 milioni di miglia quadrate
Popolazione (totale) prima del crollo : stimata dai 55 milioni a 120 milioni.
Istituzione 2 settembre, 31 a.C.
Dissoluzione dopo la divisione (395) : l'Impero Romano d'Occidente, cade il 4 settembre 476,e l' Impero Romano d'Oriente, meglio conosciuto come Impero Bizantino, cade il 29 maggio 1453.
Primo Imperatore Augusto (27 a.C.- 14 DC)
Ultimo Imperatore Teodosio I (347-395)ultimo Imperatore,prima della divisione finale. L'ultimo imperatore d'occidente: Romolo Augusto (475-476)o secondo altri Giulio Nepote (474-475)di fatto, ma legalmente fino al 480. Ultimo Imperatore d'Oriente: Costantino XI Dragases Paleologo (1449-1453).
Stato precedente Repubblica Romana
Stato successivo L' Impero Romano d'Occidente,l' Impero Romano d'Oriente, meglio conosciuto come Impero Bizantino, il Regno Franco e, successivamente, il Sacro Romano Impero
Moneta Solido, Aureo, Denario, Sesterzio, Asse
edit

[modifica] Ottaviano Augusto

Per approfondire, vedi la voce Ottaviano Augusto.

Quando la Repubblica Romana (509 a.C. - 31 a.C.) arrivò alla fine, Caio Giulio Cesare Ottaviano, pronipote di Giulio Cesare e da lui adottato, rafforzò la sua posizione con la sconfitta del suo unico rivale per il potere, Marco Antonio, nella battaglia di Azio. Anni di guerra civile avevano lasciato Roma quasi senza legge. Tuttavia Roma non era ancora preparata ad accettare il controllo di un despota.

Ottaviano agì astutamente. Per prima cosa sciolse il suo esercito ed indisse elezioni. Ottaviano fu eletto alla prestigiosa carica di console. Nel 27 a.C., ufficialmente restituì il potere al Senato di Roma, e si offrì di rinunciare alla sua personale supremazia militare ed egemonia sull'Egitto. Non solo il Senato respinse la proposta, ma gli fu anche dato il controllo della Spagna, Gallia e Siria. Poco dopo Il Senato gli concesse anche l'appellativo di "Augusto".

Augusto sapeva che il potere necessario per un governo assoluto non sarebbe derivato dal consolato. Nel 23 a.C., rinunciò a questa carica, ma si assicurò il controllo effettivo assumendo alcuni poteri legati alle antiche magistrature repubblicane.

  • Gli fu garantita a vita la tribunicia potestas, legata in origine alla magistratura di tribuno della plebe, che gli permetteva di convocare il Senato, di decidere e porre questioni avanti ad esso e di fruire della sacrale inviolabilità della propria persona.
  • Ricevette inoltre l'imperium, ossia il comando militare, che gli dava autorità suprema in tutte le questioni riguardanti il governo del territorio.

Il 27 a.C. e il 23 a.C. segnano le principali tappe di questa vera e propria riforma costituzionale, con la quale si considera che Augusto assumesse concretamente i poteri propri di imperatore di Roma. Egli tuttavia più tipicamente usò titoli come "Principe" o "Primo Cittadino".

Con i nuovi poteri che gli erano stati conferiti, Augusto organizzò l'amministrazione dell'Impero con molta padronanza. Stabilì moneta e tassazione standardizzata; creò una struttura di servizio civile formata da cavalieri ed uomini liberi (mentre in precedenza erano prevalentemente schiavi) e previde benefici per i soldati al momento del congedo.

Fu un maestro nell'arte della propaganda, favorendo il consenso dei cittadini alle sue riforme. La pacificazione delle guerre civili fu celebrata come una nuova età dell'oro dagli scrittori e poeti contemporanei, come Orazio, Livio e soprattutto Virgilio. La celebrazione di giochi ed eventi speciali rafforzavano la sua popolarità.

Augusto inoltre per primo creò un corpo di vigili, ed una forza di polizia per la città di Roma, che fu suddivisa amministrativamente in 14 regioni.

Il controllo assoluto dello stato gli permise di indicare il suo successore, nonostante il formale rispetto della forma repubblicana. Inizialmente si rivolse al nipote Marco Claudio Marcello, figlio della sorella Ottavia, al quale diede in sposa la figlia Giulia. Marcello morì tuttavia nel 23 a.C.: alcuni degli storici successivi ventilarono l'ipotesi, probabilmente infondata, che fosse stato avvelenato da Livia.

Augusto maritò quindi la figlia alla sua "mano destra", Agrippa. Da questa unione nacquero tre figli Caio Cesare, Lucio Cesare e Postumo (così chiamato perché nato dopo la morte del padre) e i due maggiori furono adottati dal nonno con l'intento di farne i suoi successori, ma morirono anch'essi in giovane età. Augusto mostrò anche favore per i suoi figliastri (figli del primo matrimonio di Livia) Tiberio e Druso, che conquistarono a suo nome nuovi territori nel nord.

Dopo la morte di Agrippa nel 12 a.C., il figlio di Livia, Tiberio, divorziò dalla prima moglie, figlia di Agrippa e ne sposò la vedova, Giulia. Tiberio fu chiamato a dividere con l'imperatore la tribunicia potestas, che era fondamento del potere imperiale, ma poco dopo si ritirò in esilio volontario a Rodi. Dopo la morte precoce di Caio e Lucio nel 4 a.C. e 2 a.C. rispettivamente, e la precedente morte del fratello Druso maggiore (9 a.C.), Tiberio fu richiamato a Roma, e venne adottato da Augusto, che lo designava in tal modo proprio erede.

L'imperatore Tiberio (Tiberio Claudio Nerone)
L'imperatore Tiberio (Tiberio Claudio Nerone)


Il 9 agosto 14, Augusto morì. Poco dopo il Senato decretò il suo inserimento fra gli dei di Roma. Postumo Agrippa e Tiberio erano stati nominati coeredi. Tuttavia Postumo era stato esiliato e venne ben presto ucciso. Si ignora chi ordinasse la sua morte, ma Tiberio ebbe la via libera per assumere lo stesso potere che aveva avuto il padre adottivo.

[modifica] Tiberio

Per approfondire, vedi la voce Tiberio (imperatore romano).

I primi anni del regno di Tiberio furono pacifici e relativamente tranquilli. Tiberio assicurò il potere di Roma e la sua ricchezza. Nel 19 fu accusato della morte del nipote, il popolare Germanico. Nel 23 morì suo figlio, Druso minore. Sempre più Tiberio si ritirava in se stesso e diede il via ad una serie di processi ed esecuzioni per tradimento. Lasciò il potere nelle mani del comandante della guardia pretoriana, Elio Seiano. Tiberio stesso si ritirò a vivere nella sua villa di Capri nel 26 lasciando Seiano al potere. Seiano proseguiva le persecuzioni. Anche lui cominciò a consolidare il proprio potere; nel 31 fu nominato console insieme a Tiberio e sposò Livilla, nipote dell'Imperatore. Ma la sua potenza divenne eccessiva e la paranoia dell'Imperatore che aveva sfruttato tanto abilmente per il suo interesse, colpì questa volta lui. Seiano fu messo a morte, insieme a molti dei suoi amici lo stesso anno. Le persecuzioni continuarono fino alla morte di Tiberio nel 37.

[modifica] Caligola

Per approfondire, vedi la voce Caligola.

Al momento della morte di Tiberio, molti dei personaggi che avrebbero potuto succedergli erano stati brutalmente uccisi. Il successore più logico (scelto anche da Tiberio) era il suo pronipote e figlio di Germanico, Caio (meglio conosciuto col nome di Caligola, per la sua abitudine di portare delle calzature militari, o caligae). Caligola iniziò il regno ponendo fine alle persecuzioni e bruciando gli archivi dello zio. Ma sfortunatamente cadde presto malato e a partire dal tardo 37 gli storici successivi riportano una serie di suoi atti insensati, alterando probabilmente in parte le vicende storiche. Pare che avesse ordinato ai suoi soldati di invadere la Britannia, ma avesse cambiato parere all'ultimo minuto, mandandoli invece a raccogliere conchiglie sulla riva del mare. Venivano inoltre riportati i rapporti incestuosi che avrebbe avuto con le sue sorelle. Il suo ordine di erigere una sua statua nel tempio di Gerusalemme, sebbene fosse di normale amministrazione nelle province orientali il culto riservato al sovrano, scatenò l'opposizione degli Ebrei. Nel 41, Caligola cadde vittima di una congiura, assassinato dal comandante dei pretoriani Cassio Cherea. L'unico membro rimasto della famiglia imperiale era un altro nipote di Tiberio: Tiberio Claudio Druso Nerone Germanico, meglio noto come Claudio.

[modifica] Claudio

Per approfondire, vedi la voce Claudio (imperatore romano).

Claudio era stato a lungo considerato un debole ed un pazzo dal resto della famiglia. E tale fama, alla quale contribuì anche lo scrittore Tacito, gli rimase per tradizione. Egli non fu tuttavia né paranoico come lo zio Tiberio, né pazzo come il nipote Caligola, e fu invece capace di amministrare con responsabile capacità. Riorganizzò la burocrazia e mise ordine nella cittadinanza e nei ruoli senatoriali. Proseguì la conquista e colonizzazione della Britannia, creando nel 43 la nuova provincia, ed aggiunse all'Impero molte province orientali. In Italia costruì un porto invernale ad Ostia, creando magazzini per accumulare granaglie e cereali provenienti da altre parti dell'Impero e da usare nella cattiva stagione.

Sul fronte familiare, Claudio ebbe meno successo. La moglie Messalina lo tradiva e fu quindi messa a morte; successivamente sposò la nipote Agrippina. Questa, insieme con molti dei suoi liberti aveva uno straordinario potere su di lui e probabilmente lo uccise nel 54. Claudio nello stesso anno fu inserito fra gli dei. La morte di Claudio spianò la strada al figlio di Agrippina, il sedicenne Lucio Domizio Enobarbo, che adottato da Claudio aveva preso il nome di Tiberio Claudio Nerone Domiziano, noto come Nerone.

[modifica] Nerone

Per approfondire, vedi la voce Nerone.

Inizialmente, Nerone lasciò il governo di Roma a sua madre ed ai suoi tutori, in particolare a Seneca. Tuttavia divenendo adulto, il suo desiderio di potere aumentò; fece giustiziare la madre ed i tutori. Durante il regno di Nerone ci fu una serie di rivolte e ribellioni in tutto l'Impero: in Britannia, Armenia, Partia e Giudea. L'incapacità di Nerone di gestire le ribellioni e la sua sostanziale incompetenza divennero rapidamente evidenti e nel 68, cosicché perfino la guardia Imperiale lo abbandonò. Nerone si suicidò, e l'anno 69 (noto come l'anno dei quattro Imperatori) fu un anno di guerra civile, con gli Imperatori Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano al trono in rapida successione. Alla fine dell'anno, Vespasiano riuscì a consolidare il suo potere come Imperatore di Roma.

(l'albero genealogico degli Imperatori Giulio Claudi in inglese)

[modifica] Gli Imperatori Flavi

[modifica] Vespasiano

Per approfondire, vedi la voce Vespasiano.

Vespasiano era stato un Generale Romano di notevole successo ed aveva amministrato molte parti esterne dell'Impero.

Aveva sostenuto la candidatura imperiale di Galba; tuttavia alla sua morte, Vespasiano divenne il maggior aspirante al trono. Dopo il suicidio di Otone, Vespasiano riuscì a dirottare la fornitura invernale del grano per Roma, mettendosi in ottima posizione per sconfiggere l'ultimo rivale, Vitellio. Il 20 dicembre 69, alcuni sostenitori di Vespasiano occuparono Roma. Vitellio fu ucciso dalle sue truppe, ed il giorno successivo il Senato confermò Imperatore Vespasiano.

Vespasiano fu praticamente un autocrate, ed ebbe molto meno appoggio dal Senato dei suoi predecessori Giulio-Claudii. Questo è esemplificato dal fatto che lui stesso riferisce la sua salita al potere l'1 luglio quando fu proclamato Imperatore dalle truppe, invece del 21 dicembre quando fu confermato dal Senato. Egli volle, negli anni successivi, espellere i Senatori a lui contrari.

Vespasiano riuscì a liberare Roma dai problemi finanziari creati dagli eccessi di Nerone e dalle guerre civili. Aumentando le tasse in modo drammatico (talvolta più che raddoppiate), egli riuscì a raggiungere una eccedenza di bilancio ed a realizzare progetti di lavori pubblici. Egli fu il primo committente del Colosseo e costruì un Foro il cui centro era il Tempio della Pace.

Vespasiano fu inoltre effettivamente imperatore delle province. I suoi generali soffocarono ribellioni in Siria e Germania. Infatti in Germania riuscì ad allargare le frontiere dell'Impero, e gran parte della Bretagna fu portata sotto il dominio di Roma. Inoltre estese la cittadinanza romana agli abitanti della Spagna.

Un altro esempio delle sue tendenze monarchiche fu la sua insistenza che gli succedessero i figli Tito e Domiziano; il potere imperiale non era visto allora come ereditario. Tito, che aveva avuto qualche successo militare all'inizio del regno di Vespasiano, fu visto come il supposto erede al trono; Domiziano era visto come meno disciplinato e responsabile. Tito affiancò il padre nei compiti di censore e console e lo aiutò nel riorganizzare i ruoli del Senato. Il 23 giugno 79, alla morte di Vespasiano, Tito fu immediatamente confermato imperatore.

[modifica] Tito

Per approfondire, vedi la voce Tito (imperatore).

Il breve regno di Tito fu marcato dai disastri: nel 79 l'eruzione del Vesuvio distrusse Pompei, e nell'80 un incendio distrusse gran parte di Roma. La sua generosità nella ricostruzione dopo le tragedie, lo rese molto popolare. Tito fu molto fiero dei suoi progressi nella costruzione del grande anfiteatro cominciato dal padre. Egli tenne la cerimonia inaugurale nell'edificio non ancora terminato durante gli anni 80, con un grandioso spettacolo in cui si esibirono 100 gladiatori e che durò 100 giorni. Tuttavia il Colosseo fu completato solo durante il regno di Domiziano. Tito morì nell'81 a 41 anni e ci furono voci che fosse stato assassinato dal fratello impaziente di succedergli.

[modifica] Domiziano

Per approfondire, vedi la voce Domiziano.

Fu con Domiziano che i rapporti già tesi tra la dinastia flavia ed il senato si andarono sempre più logorando. Le cause di questo difficile sodalizio furono dapprima la divinizzazione del culto personale dell'imperatore secondo modalità tipicamente ellenistiche ed in seguito il divorzio dalla moglie Domizia, di estrazione senatoria. Anche sul fronte esterno le cose non andavano meglio; nonostante i successi della guerra britannica, finita nell'84, e la vittoria sui Catti, la Guerra Dacica (85-89) finì col pagamento dell'alleanza con Decebalo. Nell'89 Domiziano dovette reprimere la ribellione di Antonino Saturnino a Magonza. La parte finale del suo regno fu macchiata dalla condanna dei filosofi e, nel 95, dalla persecuzione contro i Cristiani. L'anno seguente Domiziano morì, vittima di una congiura.

[modifica] Gli imperatori adottivi

Il periodo che va dalla fine del I alla fine del II secolo è caratterizzato da una successione non più dinastica, ma adottiva, basata sui meriti dei singoli scelti dagli imperatori come loro successori.

[modifica] Nerva

Per approfondire, vedi la voce Marco Cocceio Nerva.

Marco Cocceio Nerva (Narni, 8 novembre 30Roma, 27 o 21 gennaio 98), noto semplicemente come Nerva, fu un aristocratico romano, divenuto poi imperatore.

Era figlio di Cocceio Nerva, famoso giureconsulto, e di Sergia Plautilla, figlia del console Popilio Lena.

Fu l'ultimo imperatore italiano sia di nascita che di famiglia. Nerva non aveva seguito l'usuale carriera amministrativa (il cursus honorum), anche se era stato console durante l'impero di Vespasiano nel 71 e con Domiziano nel 90. Nerva era molto stimato come anziano senatore ed era noto come persona mite e accorta. Alla morte di Domiziano, Nerva acconsentì a divenirne il successore e fu acclamato imperatore in Senato da tutte le classi concordi sul suo nome.

Durante il suo regno, breve ma significativo, apportò un grande cambiamento: il "principato adottivo". Questa riforma prevedeva che l'imperatore in carica in quel momento dovesse decidere, prima della sua morte, il suo successore all'interno del senato. Questo faceva sì che i senatori venissero responsabilizzati.

[modifica] Traiano

Per approfondire, vedi la voce Traiano.

Nerva adottò un eminente personaggio militare, Traiano. Durante l'impero di quest’ultimo (98-117), le conquiste derivanti dalle guerre daciche e dalle campagne contro i Parti, con la creazione di tre nuove province (Armenia, Mesopotamia e Assiria), consentirono all'impero di raggiungere la sua massima estensione.

[modifica] Adriano

Per approfondire, vedi la voce Adriano.

A lui succedette Adriano (117-138), che accrebbe i poteri del principe rispetto a quelli del senato ed unificò la legislazione dell'impero. Negli anni del suo regno vi fu un periodo di pace, turbata esclusivamente dalla seconda rivolta giudaica (132-135), e l'imperatore si occupò della fortificazione dei confini settentrionali, con la realizzazione del Vallo di Adriano in Britannia ed il consolidamento del confine germanico.

[modifica] Antonino Pio

Per approfondire, vedi la voce Antonino Pio.

Antonino Pio (138-161), capostipite della Dinastia degli Antonini, continuò la politica pacifica del predecessore, fu un saggio amministratore e riconfermò al senato le prerogative passate, tanto da meritarsi l'appellativo di Pio.

[modifica] Marco Aurelio

Per approfondire, vedi la voce Marco Aurelio.

Alla sua morte gli succedettero Marco Aurelio (161-180) e Lucio Vero, morto nel 169. Il periodo del regno dell'imperatore filosofo non fu felice come i precedenti: dal 162 al 165 vi fu una guerra contro i Parti, nel 166 scoppiò una pestilenza, dal 167 al 175 le campagne contro Marcomanni e Quadi e la rivolta di Avidio Cassio in Oriente misero a dura prova le finanze dell'impero. I prodromi della crisi che investì l'impero romano nel III secolo si fecero maggiormente sentire con la successione al trono di Commodo (180-192).

[modifica] Commodo

Per approfondire, vedi la voce Commodo.

Il figlio di Marco Aurelio incrinò l'equilibrio istituzionale raggiunto e con il suo atteggiamento dispotico favorì il malcontento delle province e dell'aristocrazia. Il suo assassinio diede il via ad un periodo di guerre civili.
L'ultimo periodo della pax romana può essere considerata l'età più felice dell'impero romano: tramite la politica di pace instaurata e la prosperità derivatane il governo imperiale attirò consensi unanimi, tanto che Nerva ed i suoi successori sono anche noti come i cinque buoni imperatori.

Lo sviluppo economico e la coesione politica ed ideale, raggiunta anche per l'adesione delle classi colte ellenistiche, che contraddistinsero il secondo secolo, non devono, comunque, trarre in inganno, in quanto da lì a poco l'impero comincerà a mostrare i primi sintomi della decadenza.

[modifica] I Severi

E' ormai evidente come gli aspiranti imperatori debbano passare attraverso il consenso militare. I pretendenti alla più alta carica sono di due tipi: italici, cioè persone che fino ad allora hanno formato la classe dirigente dell'impero e che cercano il consenso dell'esercito attraverso forti donazioni. I secondi sono invece militari provenienti dalle zone periferiche e che durante la loro carriera hanno già guadagnato il consenso del loro esercito. E tra questi spicca Settimo Severo, fondatore di una nuova dinastia: i Severi.

[modifica] Settimio Severo

Nel 192 riesce ad acquistare il titolo di imperatore Pertinace. Tre mesi dopo Dido Giugliano riesce a farlo eliminare dai pretoriani in cambio di forti donazioni. Intanto dalle periferie arrivano Albino, Nigro e Settimio, tre militari che aspirano a prendere il posto di Giugliano. Sarà Settimo Severo, fondatore di una nuova dinasta, a essere nominato nuovo imperatore dal Senato. Passerà i primi quattro anni e aliminare gli altri aspiranti imperatori. Muore nel 211.

[modifica] Caracalla

Nel 211 è imperatore Caracalla. Nel 212 egli promulga la "constitutio antoniana de civitate", l'editto con il quale estende la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell'impero, con rare eccezioni. Tra i vari motivi di tale decisione vi è sicuramente un esigenza finanziaria: con tale editto non solo vengono estesi i diritti, ma anche i doveri. Del resto tutti i sudditi dovevano pagare le tasse per la successione o per la monimissione (l'atto con cui si affrancano gli schiavi). Muore nel 217.

[modifica] Macrino

Macrino è il primo imperatore che si fa incoronare direttamente dall'esercito, senza neanche aspettare il consenso del Senato. Tuttavia dopo qualche mese sarà quello stesso esercito che lo assassinerà, forse prchè aveva stipulato un trattato oneroso con il regno dei Parti.

[modifica] Eliogabalo

Succede a Macrino il quattordicene Eliogabalo, grazie alla nonna Giulia Mesa, la quale sostiene tra le milizie orientali una campagna a suo favore. Inoltre si pone come continuatore dei Severi, in quanto parente di Settimo e Caracalla. Ciò che lo caratterizza è un progetto di rinnovamento relgioso e di classe dirigente, motivo per il quale verrà assassinato dai pretoriani nel 222.

[modifica] Alessandro

Succede a Eliogabalo suo cugino Alessandro, quasi della stessa età, che lo ha adottato. Costui governerà poco più a lungo del suo predecessore, in quanto si piegherà agli interessi della classe dirigente romana e occidentale.

[modifica] Imperatori militari

I cento anni che seguono la morte di Alessandro segnano la sconfitta dell'idea di impero che vi era stata sotto la dinastia Giuglio-Claudia e Antonina. Tale idea si basava sul fatto che l'Impero era fondato sulla collaborazione tra l'imperatore e le forze politico-economiche interne. Ora tutte le energie dello Stato venivano spese per difendere i confini dalle invasioni barbare.

[modifica] Massimino

Nel 236 imperatore è Massimino, il primo di umilissimi origini proveniente dalla Tracia. Si crede addirittura che facesse parte di una famiglia "dediticia", cioè di quelle famiglie che anche dopo l'editto di Caracalla non era stata riconosciuta la cittadinanza romana. Il suo regno avrà una vita breve, giusto il tempo di diffendere i confini nella zona del Danubio.

[modifica] Giordano I e Giordano II

Nel 238 le province africane, in rivolta contro la politica fiscale di Massimino, eleggono nuovo imperatore Giordano I, il quale affianca alla guida dell'impero suo figlio Giordano II. Dopo pochi mesi verrà assassinato da uomini fedeli a Massimino.

[modifica] Balbino e Pupieno

Dopo l'assassinio di Giordano I il Senato elegge due imperatori: Balbino e Pupieno. Sarà quest'ultimo a sconfiggere definitivamente Massimino e nominare suo successore Giordano III.

[modifica] Giordano III

Poco dopo essere stato nominato imperatore dall'esercito e con il consenso del Senato, Giordano III decide di affrontare l'impero persiano, rinatto sotto la nuova dinastia dei Sassanidi. Giordano III affianca come suo consigliere il prefetto Temesiteo. Tuttavia muore durante il conflitto e verrà sostituito da Giunio Filippo, figlio di un cittadino romano dell'Arabia.

[modifica] Filippo l'Arabo

Nel 244 il prefetto Giunio Filippo tradirà il suo imperatore e nè prenderà il suo posto, il quale si affretterà a stipulare una pace con i persiani. Poi raggiunge immediatamente la zona del Danubio per affrontare e sconfiggere i Carpi. Nel 249 verrà assassinato dal suo successore.

[modifica] Decio

Nel 249 è imperatore Filippo l'Arabo. Egli avvia una feroce repressione verso i cristiani: questo soprattutto per una politica di rafforzamento dell'autorità imperiale attraverso il culto dell'Imperatore, collante fondamentale per un Impero che sta crollando. Morirà assassinato, mentre combatte contro i Goti in Mesia, dal suo luogotenente, Treboniano Gallo.

[modifica] Treboniano Gallo

È il 251 quando Treboniano Gallo è proclamato imperatore. Anch'egli verrà assassinato dal suo luogotenente Emiliano due anni dopo, nella stessa regione.

[modifica] Emiliano

Nel 253 è imperatore Emiliano. Tre mesi dopo l'esercito pone termine al suo mandato.

[modifica] Valeriano

Succede ad Emiliano P. Licio Valeriano. Appena eletto, Valeriano nomina suo figlio Gallieno Augusto d'Occidente, mentre per sé manterrà il controllo della parte orientale, dove deve affrontare i Goti. Dopo averli sconfitti, nel 260, comincia una guerra contro il regno persiano. Tuttavia Valeriano cadrà prigionieri del re dei persiani, Sapore, lasciando tutto l'impero al figlio.

[modifica] Gallieno

Gallieno, divenuto imperatore, troverà difficoltà a mantenere il territorio unito. Nelle zone occidentale è nato il Regnum Gallicum, di cui Postumo ne è il re. Nelle zone orientali, un certo Macriano, un ufficiale dell'esercito stanziato in Oriente, cerca di prendere il potere. Galliano allora chiede aiuto a Odenato, un nobile di Palmira, città carovaniera, punto di incontro tra l'Impero romano e le zone interne dell'Asia. In cambio Odenato otterrà una specie di sovranità sulla parte orientale dell'Impero, ricevendo il titolo di Dux Orientis, anche se in realtà questo porterà alla nascita di una nuova potenza e quindi ritornerà in sostanza alla situazione di Macriano. Morirà assasssinato nel 268 da ufficiali illirici.

[modifica] Claudio II

Nel 268 è imperatore di nuovo un militare: Claudio II, proveniente dalle zone illiriche. Nelle zone balcaniche si impegna nell'arginare le incursioni gotiche.

[modifica] Aureliano

Nel 270 è imperatore Aureliano. Intanto i due regni di Gallia e Palmira sono passati rispettivamente a Pio Tetrico e a Zenobia. Primo obiettivo di Aureliano è la ricoquista di Palmira, che avviene tra il 271 e il 273. Tornando in Occidente riconquisterà anche il Regno Gallico.

[modifica] Claudio il gotico

Imperatore dal 268 al 270.

[modifica] Tacito Marco Claudio

Imperatore dal dal 275 al 276.

[modifica] Floriano

Imperatore nel 276.

[modifica] Probo

Imperatore dal 276 al 282.

[modifica] Caro

Imperatore dal 282 al 283.

[modifica] Numeriano

Imperatore dal 283 al 284. Egli riesce a dare vita ad un brevissimo periodo di recupero economico e culturale, inaugurando più di 50 giorni di festività un po' dappertutto nell' impero, da Nimes, a Roma, da Olympia a Antiochia.

[modifica] Carino

Imperatore dal 283 al 285.

[modifica] La tarda età imperiale

Le spinte eccentriche vengono in qualche modo frenate dall'imperatore Diocleziano istituendo la tetrarchia, un regime collegiale di due Augusti e due Cesari che amministrano raggruppamenti distinti di province dell'Impero, accresciute in numero e riunite in diocesi. In questa circostanza anche l'Italia viene suddivisa in province. Più in generale si verifica in questi anni una progressiva marginalizzazione delle aree più antiche dell'impero a vantaggio di un oriente, forte di tradizioni civiche più antiche e di un'economia mercantile maggiormente consolidata, assai più prospero quanto a politica, amministrazione e cultura. Ciò crea i presupposti per il frazionamento dell'impero che avviene di fatto nel 395, alla morte di Teodosio I.

La struttura dell'Impero Romano si è evoluta, partendo dal percorso augusteo fino a Diocleziano, in una specie di dualismo tra la città di Roma, amministrata da Senato, e l'Imperatore, che invece percorre l'impero e ne amplia o difende i confini. Il rapporto tra Roma e l'Impero è ambivalente, se essa è il punto di riferimento ideale della "romània", pure il potere passa gradualmente al monarca (l'Imperatore) che sposta il suo luogo di comando man mano si sposta nell'Impero, e si assiste ad un chiaro decadimento di Roma. Nel tardo impero autori come Jones calcolano che con l'Imperatore si spostassero qualcosa come 12.000 persone, compresi i funzionari, i dignitari, perfino la zecca. Un istituto particolare è quello del "comitatus". Dai "comites" (coloro che accompagnano l'Imperatore) deriva (con altro significato pratico) il titolo di "conte". L'imperatore stabilisce alcune "residenze imperiali": tra queste in Oriente Nicomedia (e poi Costantinopoli) e Sirmio, in Occidente Milano e Treviri. Gli imperatori provengono spesso dalle zone periferiche dell'Impero ( in gran parte dall'Europa Orientale di lingua latina ) ma proprio per questo pervasi da un più profondo sentimento di romanità (come Aureliano, Diocleziano o Costantino). Molti Imperatori quasi non conoscono Roma, la vita militare li costringe a vivere (e spesso a morire) in prossimità della frontiera danubiana, in Siria, Mesopotamia o Britannia. Le loro visite all'Urbe si faranno sempre più sporadiche ed effettuate in taluni casi per celebrare un trionfo, o per esercitare una forma di controllo su un senato sempre più esautorato.

È importante notare che la pressione dei barbari sull'Impero non sempre è distruttiva, nel senso che molti barbari non desiderano altro che entrare a far parte dell'Impero, stanziandosi sul territorio o offrendosi al servizio di questo (si vedano i generali barbari come il grande Stilicone, o il caso di Magnenzio, che tuttavia si autoproclamò imperatore, Arbogaste, che dopo una onorevole carriera in cui fece addirittura le veci dell'Imperatore in Occidente probabilmente fece assassinare l'imperatore Valentiniano II, ecc. ecc. ).

Tuttavia, quando si accorgono che il rapporto di forze è loro favorevole, a volte i capi barbari non esitano a rompere gli indugi e misurarsi in battaglia con le forze imperiali. A questo proposito è indicativa la clamorosa sconfitta subita da Valente da parte dei Goti che successivamente distruggeranno anche Milano o il sacco di Roma da parte di Alarico frustrato nella sua ambizione di venir nominato maresciallo dell'Impero e sentitosi tradito dai romani che lo avevano lusingato con fallaci promesse.

[modifica] Impero Romano d'Occidente

Per approfondire, vedi la voce Impero Romano d'Occidente.

L'Impero Romano d'Occidente si costituì dopo la divisione dell'Impero nel 395 ed Il suo ultimo imperatore (Romolo Augustolo) fu deposto nel 476.

[modifica] Impero Romano d'Oriente

Per approfondire, vedi la voce Impero Romano d'Oriente.

L'Impero Romano d'Oriente o Impero bizantino si formò anch'esso nel 395 e cessò di esistere nel 1453.

[modifica] Caduta dell'impero

Ad un certo punto uno di questi capi barbari (Odoacre) ritiene che la figura dell'Imperatore (ormai un fantoccio nelle mani dei "re" barbarici) non serva più, e depone l'ultimo imperatore d'Occidente (Romolo Augustolo) nel 476 d.C. e spedendo le insegne imperiali a Costantinopoli, che invece rappresenterà la legittima continuazione dell'Impero per ancora un millennio.

Questo atto del generale Erulo è il risultato di un progressivo svuotarsi della figura dell'Imperatore, che da monarca/generale diviene una figura simbolica, che viene sostituito gradualmente da generali e funzionari plenipotenziari che si sostituiscono progressivamente a lui nell'esercizio del potere e nel comando dell'esercito,Odoacre quindi non fa che sanzionare ciò che ormai è un dato di fatto e fa semplicemente cadere le apparenze.

[modifica] La vita nell'Impero

La vita politica, economica e sociale durante i primi secoli dell'Impero gravitava attorno all'Urbe. Roma era la sede dell'autorità imperiale e dell'amministrazione, principale luogo di scambio commerciale tra Oriente ed Occidente oltre ad essere di gran lunga la più popolata città del mondo antico; per questo migliaia di persone affluivano quotidianamente nella capitale via mare e via terra ed arricchendola di artisti e letterati provenienti da tutte le regioni dell'Impero

Esisteva una netta differenza tra il vivere a Roma o nelle province; gli abitanti della capitale godevano di privilegi ed elargizioni mentre il peso fiscale si riversava più pesantemente sulle provincie. Anche tra città e campagna, ovviamente tenendo conto del ceto sociale, la qualità di vita era migliore e più agiata per i cittadini che usufruivano dei servizi pubblici come terme, acquedotti, teatri e circhi.

Dall'epoca di Diocleziano, Roma perse il suo ruolo di guida dello stato a favore di altre sedi (Milano, Treviri, Nicomedia ecc.), fino a quando, nel corso del V secolo, si andò sempre più imponendo Costantinopoli (la " Nova Roma " voluta da Costantino), anche grazie ai mutati rapporti di forza tra un Oriente ancora prospero ed un Occidente in balia delle orde barbariche e sempre più prostrato dalla crisi economica, politica e demografica.

Dopo la crisi che paralizzò l'Impero nei decenni centrali del III secolo, le frontiere si fecero più sicure a partire dal regno di Diocleziano (284-305), il quale introdusse profonde riforme nell'Amministrazione e nell'esercito. L'Impero poté così vivere ancora un periodo di relativa stabilità fino almeno alla battaglia di Adrianopoli (378) e, in Occidente, fino ai primi anni del V secolo, quando si produsse una prima, pericolosa incursione da parte dei Visigoti di Alarico (401-402) cui ne seguirono altre che culminarono nel celebre sacco di Roma del 410, avvertito dai contemporanei (S.Girolamo, S.Agostino) come un avvenimento epocale. Gli ultimi decenni di vita dell'Impero romano d'Occidente (quello d'Oriente sopravviverà, come si è detto, per un altro millennio) furono vissuti in un clima apocalittico di morte e di miseria che falcidiarono la popolazione di molte regioni dell'Impero e che ebbero come conseguenza la caduta della stessa struttura imperiale.

[modifica] Economia

Per approfondire, vedi la voce Economia dell'Impero Romano.

[modifica] Storici antichi dell'Impero

[modifica] In latino

[modifica] In greco

[modifica] Letteratura latina del periodo imperiale

[modifica] Studi del XVIII secolo e XIX secolo

[modifica] Studi moderni sull'Impero romano

  • Brown, P., Società romana e impero tardo-antico, Laterza, Roma-Bari 1986.
  • J.B. Bury, A History of the Roman Empire from its Foundation to the death of Marcus Aurelius, 1913
  • Carro, D., Classica (ovvero "Le cose della Flotta") - Storia della Marina di Roma - Testimonianze dall'antichità, Rivista Marittima, Roma, 1992-2003 (12 volumi)
  • Jacques, F. - Scheid, J., Roma e il suo impero. Istituzioni, economia, religione, Laterza, Roma-Bari 1992.
  • Jones, A.H.M., Il tardo impero romano. 284-602 d.C., Milano 1973-1981.
  • Luttwak, E.N., La grande strategia dell'impero romano, Milano 1991.
  • Mazzarino, S., L'impero romano, Laterza, Roma-Bari 1995.
  • Rémondon, R., La crisi dell'impero romano, Milano 1975.
  • Rostovzev, M., Storia economica e sociale dell'Impero romano, Firenze 1980.
  • Saltini Antonio, I semi della civiltà. Frumento, riso e mais nella storia delle società umane., Prefazione di Luigi Bernabò Brea, Bologna 1995
  • Wacher, J. (a cura di), Il mondo di Roma imperiale, Roma-Bari 1989.
  • Wheeler, M., La civiltà romana oltre i confini dell'impero, Torino 1963.
  • Deary, D. - Birattari, M., Brutte Storie - I rivoltanti Romani (per ragazzi), Bergamo 2005.

[modifica] Voci correlate

Sulle battaglie:

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