Albero della cuccagna
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L'albero della cuccagna è attualmente un gioco popolare i cui partecipanti devono cercare di prendere dei premi posti in cima ad un palo (in genere i premi sono prosciutti o altri generi alimentari). Solitamente il palo viene ricoperto di grasso o altra sostanza che renda difficile l'arrampicata da parte dei concorrenti.
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[modifica] Origini
Ma l'oggetto ha una lunga storia, dietro le spalle.
Frazier fa un'ipotesi antropologica che ne colloca l'origine assai indietro nel tempo, nei culti arborei diffusi in tutta Europa a partire dall'area celtica: le feste del Maggio sarebbero una persistenza degli antichi culti della fertilità, centrali presso le popolazioni agricole.
Al centro dei bisogni c'era il cibo.
Al centro della scena c'era l'Albero di Maggio, venerato come simbolo della nuova stagione e delle sue promesse di abbondanza.
Attorno c'era la festa (e le feste popolari hanno al centro il cibo, anche quando sono religiose) e la sacra rappresentazione - o la rappresentazione del sacro.
Le popolazioni germaniche onoravano in generale gli alberi e gli dei a cui essi appartenevano, e festeggiavano le nuove fioriture con "sacrifici", probabilmente offrendo agli dei focacce (Kuchen) appese all'albero consacrato.
Attorno all'albero sacro si celebravano del resto le feste principali delle civiltà agricole arcaiche: il solstizio d'estate e il solstizio d'inverno.
Di quest'uso resterebbe traccia nel Maibaum che ancora oggi capita di incontrare all'ingresso delle città, con la rappresentazione stilizzata dei prodotti locali, e nelle feste del Midsummer, tipiche dell'Europa settentrionale.
Una variante dello stesso culto - ma collocata nel periodo del solstizio d'inverno - sarebbe l'albero di Natale, trasferito dalla Chiesa a rendere onore a santi che segnavano l'ingresso nel nuovo anno, come san Nicola (il Santa Klaus del nord Europa).
I condizionali nascono dal fatto che, data la sua natura popolare, non risultano attestazioni scritte circa l'evoluzione del fenomeno.
È certo comunque che, nelle lingue europee, esistono termini diversi per indicare queste scene attorno all'albero, probabilmente scaturite da un'unica fonte, ma diverse nello sviluppo e nel senso, oggi.
[modifica] Il nome
L'albero della Cuccagna sembra dunque essere quanto resta dell'arcaico albero sacro di maggio, spogliato di ogni magia e di ogni significato sacrale, e ridotto a gioco nel quale i giovani andavano alla conquista di proteine e calorie aggiuntive, nonché dell'ammirazione delle ragazze spettatrici delle loro esibizioni.
All'origine del termine "Cuccagna" c'è probabilmente la radice latina coq- - quella di cucina (coquina), ma anche di "cake" e "kuche", e nelle varie lingue il paese assume vari nomi:
- in Francia, con nome di origine occitana, si chiama "Cocagne";
- in Gran Bretagna "Cockaigne", forse calcato sul francese;
- in Spagna, "Cocaña";
- in Italia, è il paese di "Cuccagna".
[modifica] L'albero di primavera e l'albero della cuccagna
- L'albero di primavera, quello che rimanda ai riti orgiastici in onore della fecondità della terra e degli uomini, si chiama in tedesco Maibaum e in inglese Maypole: la figura di entrambi è quella di un alto albero adorno di fiori e nastri e colori, che connette il cielo e la terra, e attorno al quale i giovani danzano a primavera.
Lo stesso rito in Italia si chiama Maggio: in alcuni paesi era stato mantenuto come festa che comprendeva anche l'albero della cuccagna, in altri era diventato rappresentazione popolare e mascherata su temi vari, dalle vite dei santi ai fatti dei paladini, a fatti di attualità (è da qui che evolve, probabilmente, il cantar maggio o calendimaggio dell'Appennino settentrionale). - La sua edizione minimale, l'albero della cuccagna, è più caratteristica dei paesi latini: qui l'albero sacro si riduce a palestra di agilità e destrezza per i robusti giovanotti del paese a caccia dei suoi frutti, e a prova di robustezza dell'apparato digerente dei suoi conquistatori. L'albero della cuccagna latino si distingue dall'altro anche nel nome, e cresce, per tutta l'Europa medioevale, nell'utopico paese dell'abbondanza, dove non si fa altro che mangiare e bere, e ce n'è sempre più di quanto se ne desidera - insomma, il sogno di tutti i poveri del mondo.
[modifica] In Italia
In Italia l'uso dell'albero della cuccagna di cui si parla qui sarebbe stato introdotto dai Franchi di Carlomagno e i Kuchen, letti da popoli mediterranei, e invano difesi dai legittimi "cultori" con l'ingrassamento del tronco a cui erano appesi, sarebbero diventati Cuccagna - e il termine, anche senza l'albero, descrive abbondanza estemporanea conquistata per abilità, e non accumulabile.
Ancora oggi, in molte feste di paese della provincia di Verona (come San Zeno di Colognola ai Colli, Santa Maria di Zevio, ecc...), l'albero della Cuccagna non può mancare. Vi partecipano solitamente squadre di Paese e altre squadre più forti che solitamente fanno il giro di tutte le feste dov'è c'è piantato un palo. Come premi non ci sono più come una volta cibi e vino, ma coppe e in certi paesi anche soldi, per invogliare i giovani a mantenere questa tradizione.
Caso forse unico nel suo genere, nel porto di Lazise sul Lago di Garda un'antica tradizione ha imposto una variante, consistente in un palo posto orizzontalmente sulle acque del porto del paese. Il palo è abbondantemente cosparso di grasso ed i concorrenti devono cercare di agguantare la bandierina posta sulla sua sommità camminandovi sopra. L'evento noto come Cuccagna del Cadenon si tiene ogni anno in occasione della Festa dell'Ospite (fine agosto).
In altri paesetti di campagna (come ad esempio a Gagliano di Cividale in provincia di Udine) la conquista dell'albero della cuccagna viene fatto da alcuni giovani che prima allietano la festa del locale patrono (detta pardon dal Rosari) con una esilarante scenetta comica.
[modifica] Bibliografia
- James G. Frazer, Il ramo d'oro. Studio sulla magia e la religione, Bollati Boringhieri, 1990