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Canzo - Wikipedia

Canzo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Canzo
Stato: Italia
Regione: Lombardia
Provincia: Como
Coordinate:
Latitudine: 45° 51′ 0′′ N
Longitudine: 9° 16′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 402 m s.l.m.
Superficie: 11.8 km²
Abitanti:
5.052 31-12-2006
Densità: 445 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Asso, Caslino d'Erba, Castelmarte, Cesana Brianza (LC), Civate (LC), Eupilio, Longone al Segrino, Proserpio, Pusiano, Valbrona, Valmadrera (LC)
CAP: 22035
Pref. tel: 031
Codice ISTAT: 013042
Codice catasto: B641 
Nome abitanti: canzesi 
Santo patrono: Santo Stefano 
Giorno festivo: 26 dicembre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia
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«Bisognerebbe trovarsi in questa terra in un bell'autunno per godere l'amenità della sua posizione e delle sue feste campestri; un vago teatro, allegre danze, vivaci merende, e tutte quelle altre festività che piacciono tanto più, quanto più siamo disgiunti dalla città. Giace questo paesello alle falde dell'erta e brulla montagna a cui la somiglianza della configurazione diede il nome di Corni di Canzo, lunati cocuzzoli, il più alto de' quali sorge piedi parigini 1076 al di sopra del livello del mare.»
(Ignazio Cantù, Guida pei monti della Brianza e per le terre circonvicine)

Canzo (nell'idioma locale, Canz) è un comune italiano di 5.052 abitanti in provincia di Como, nel Triangolo Lariano, tra le Prealpi lombarde. È capoluogo della Comunità Montana del Triangolo Lariano.

Indice

Geografia

È l'ultimo paese dell'Alta Brianza al confine con la Valassina (da cui è separato dalla cascata della Vallategna), situato in una valle circondata dai monti Cornizzolo (nell'idioma locale, Curnisciöö), Corni di Canzo (Còrni o Curunghèj), Barzaghino (Barzaghìn) e Scioscia (Sciòscia).

È attraversato dal torrente Ravella (Ravèla), lungo il quale si è formato il centro storico, e ad ovest marginalmente dal fiume Lambro (Lambar) in corso torrentizio, proveniente dalla limitrofa Valassina; inoltre sono presenti molte fonti nelle montagne del paese ed un lago, il lago del Segrino, in comune con i paesi di Eupilio (Eüpìli) e di Longone al Segrino (Lungùn).

L'altitudine del territorio comunale va da un minimo di 360 ad un massimo di 1.371 m s.l.m..

Storia

Nascita del borgo

Il toponimo Canz deriva probabilmente dal latino Cantius, a sua volta derivato da una radice celtica [1].

Le tracce più antiche di colonizzazione umana del territorio canzese risalgono all'ultima fase della glaciazione würmiana, durante il periodo mesolitico (circa 10.000 anni fa). L'accampamento di caccia situato a quota 900 m sul monte Rai (Raj) fu utilizzato durante il periodo estivo, continuativamente fino all'età del bronzo medio.

Mappa dei comuni della Provincia di Como, con evidenziato Canzo.
Mappa dei comuni della Provincia di Como, con evidenziato Canzo.

L'epoca eneolitica (circa 4.000 anni fa) è segnata dall'importante testimonianza di una tomba a cista con stele, ritrovata in località Büdracch. La tomba è stata totalmente ricostruita nel giardino delle scuole secondarie di primo grado.

L'età del bronzo antico è testimoniata da un insediamento sulla riva nordorientale del lago del Segrino, il cui ritrovamento ebbe un certo peso per la conoscenza delle prime popolazioni stanziali nell'alta Brianza.

L'insediamento sul sito dell'attuale abitato risale all'epoca romana, alla quale si deve inoltre il tracciamento delle strade principali per scopi militari e commerciali. Relativamente a questo periodo è stata scoperta una pietra miliare vicino al lago del Segrino, che indicava le distanze lungo la via strata (via lastricata), mentre nel 1822 venne messa alla luce una tomba romana con le sue suppellettili.

Medioevo ed epoca moderna

Per approfondire, vedi la voce Corte di Casale.

Nei secoli dopo la scomparsa dell'Impero Romano, Canzo fece parte del "Contado della Martesana" ed in seguito divenne feudo del monastero di Sant'Ambrogio. Il toponimo della Martesana e del vicino paese di Castelmarte sono stati messi in relazione con un culto del dio Marte. Nel 1162 Federico Barbarossa lo cedette al monastero di San Pietro al Monte di Civate. In seguito Canzo entrò a far parte dei domini dei Visconti, che nel 1403 vi istituirono la Corte di Casale.

Nel 1472 gli Sforza, succeduti ai Visconti nel ducato di Milano, cedettero la "Corte di Casale" alla ricca famiglia di armaioli (fabbricanti di armi) dei fratelli Negroni detti Missaglia, che avevano richiesto la concessione per la presenza di miniere di ferro[2]. Lo stemma della cosiddetta Cumünanza da Canz, trascurato durante il Regno d'Italia e riadottato nel 2002, rappresenta infatti "tre forni all'antica a guisa di alveari, per la fusione del ferro"[3]. Nel Novecento la tradizione siderurgica si riversò nella produzione di forbici, di cui Canzo divenne importante centro.

Nel 1526 l'esercito spagnolo in lotta contro il ducato di Milano occupò Canzo, tenuta dal condottiero di ventura Niccolò Pelliccione, al soldo del duca Francesco II Sforza. Dopo la morte di questi, Canzo, come tutto il ducato di Milano, passò sotto il dominio spagnolo e successivamente sotto quello austriaco.

Dopo l'estinzione della famiglia dei Missaglia nel 1667 la "Corte di Casale" passò ai marchesi Crivelli, che vi introdussero l'industria della seta e alla fine del XVIII secolo le filande attive erano sei. Nel 1786, nell'ambito della riorganizzazione del territorio, Canzo fu unito alla nuova provincia di Como. Tuttavia il legame con Milano rimane sempre molto forte fino ad oggi, grazie alla villeggiatura milanese, a partire dall'Ottocento, e all'appartenenza all'arcidiocesi di Milano, quindi al rito ambrosiano, e non alla diocesi di Como.

Demografia

Abitanti censiti

L'incremento demografico a partire dagli anni cinquanta, che ha sfiorato il raddoppio della popolazione in 50 anni, è riconducibile agli effetti di una natalità sempre elevata, alla netta riduzione della mortalità infantile, all'aumento della speranza di vita e dall'altra parte da un costante fenomeno immigratorio verso Canzo.

Se negli anni cinquanta e sessanta il flusso migratorio fu indotto dal boom economico con la conseguente richiesta di manodopera dal Mezzogiorno, successivamente lo sviluppo urbanistico, generando un incremento nell'offerta abitativa, ha attirato molti nativi brianzoli, meneghini e valassinesi.

A partire dall'ultimo decennio del secolo scorso, anche Canzo è stata interessata dal fenomeno dell'immigrazione extracomunitaria, in parte stimolata dalla richiesta, da parte delle piccole industrie locali, di manodopera a basso costo e non qualificata.

I cognomi più diffusi e più tipici di Canzo sono Pina (probabilmente nato durante la dominazione spagnola) e Paredi (più antico cognome degli Alp), e tra i cognomi più antichi si trovano Paredi, Pellizzone, Carpani, Prina.

Cultura locale

Dialetto

Per approfondire, vedi la voce Dialetto canzese.

Il dialetto canzese è parlato da circa 2.000 persone del paese. È simile agli altri dialetti della Brianza, al Milanese e al Comasco. Fa parte dell'Insubre (lmo-ins), che a sua volta è considerato parte della famiglia di lingue Lombarda (codice ISO 639-3 "lmo"). Presenta varianti anche all'interno del paese.

Feste e sagre

Giubiana da Canz

Per approfondire, vedi la voce Giubiana.

La Giubiana è una tradizione brianzola e piemontese consistente nel mettere al rogo il pupazzo di una vecchia che rappresenta i mali dell'inverno e dell'anno trascorso. La festa si svolge l'ultimo giovedì di gennaio. Al rogo segue una cena di risotto allo zafferano con salsiccia (lügànega), e vin brülé.

A Canzo la celebrazione è particolarmente articolata, essendo presenti il processo in dialetto con la sentenza dei Regiuu, ovvero gli anziani autorevoli del paese, e altri personaggi simbolici e tradizionali, quali la fata acquatica Anguana (proveniente dal Cèpp da l'Angua), l'Òmm Selvadech (cioè "uomo selvatico", personaggio della mitologia alpina), l'Urzu ("orso", che esce dalla tana alla Cròta dal Bavèsc, simbolo della forza istintiva che deve essere domata) e il Casciadùr ("cacciatore", che doma e fa ballare l'orso), il Bòja ("boia" che rappresenta la condanna del male), i Cilòstar (cioè "coloro che reggono i candelabri", incappucciati, che simboleggiano la luce che vince il Male), i Bun e i Gramm ("buoni e maligni", bambini vestiti di bianco e di nero, tinti in volto, che con il suono delle campanelle e con il rumore delle latte invitano le forze del bene e scacciano il maligno), l'Aucatt di caus pèrs (l'avvocato delle cause perse, quello venuto dal foro di Milano per difendere la Giubiana), il Barbanégra (l'indovino), gli Scarenèj (i rappresentanti della vicina campagna di Scarenna, legata storicamente con i contadini canzesi), le Strij picitt (le streghe che fanno paura ai bambini), la Cumàr da la Cuntrada (che legge il testamento della Giubiana), i Diauj da la bèla vus (diavoli che cantano l'ode alla Giubiana), i Pumpiér (i pompieri in bicicletta, in costume storico e con la pompa dell'Ottocento), il Pastùr (il rappresentante in maschera del mestiere pastorizio), i Buschiröö (la maschera del boscaiolo), il Carètt di paisàn ("carretto dei contadini"), il Traìn (lo "slittone" con le fascine), ed altri ancora, che percorrono in processione parte del centro storico. La festa è arricchita da vestiti tradizionali e da suggestivi addobbi, tra cui la gamba russa (cioè "rossa") e i paramenti a lutto, com'è anche la musica dei tamburi e dei baghèt. L'atmosfera è di forte sacralità e festosità, grazie al simbolismo, di origine celtica e cristiana, presente in tutta la manifestazione.

Sabato Grasso

Per approfondire, vedi la voce Carnevale#Carnevale ambrosiano.

Cargà i alp

Ogni anno, in un sabato a cavallo fra aprile e maggio, è ripercorso un originale (ma allo stesso tempo antico) itinerario fra i monti di Canzo, rievocante l'antichissima usanza del cargà i alp (ovvero la transumanza verso gli alpeggi), che avveniva in queste zone fino alla metà del Novecento.

Macc

Festa primaverile dei ragazzi di leva, che portano in paese dai boschi la Pianta dal Macc, un abete rosso (péscia) e, dopo averlo privato delle fronde ad eccezione della cima, e decorato con nastri colorati, lo installano in una piazzetta. Quindi il tronco viene marchiato con il numero dell'anno della classe e vi si issa un pupazzo (rampeghìn), rappresentante la gioventù che si arrampica e sale. Importante è anche il saggio aiuto degli anziani. La festa, di origine celtica, è presente in varie forme anche in altri luoghi d'Italia, dove viene chiamato "albero della cuccagna" e d'Europa, come in Spagna, dove viene chiamato Mayo (o cucaña). Il nome, in entrambi i casi, corrisponde a quello del mese di maggio.

Festa del Sole - Festa di Òman

La Festa del Sole di Mezza Estate ha origini antichissime, celtiche e poi romane, ed è assimilabile ad altre feste estive come il Ferragosto (che a Canzo si festeggiava la prima domenica d'agosto). Il suo nome celtico è Lughnasadh, cioè festa in onore del dio Lugh, signore del sole, paragonabile con il Sol Invictus. Viene sovrapposta alla tradizionale Festa di Òman, estintasi cent'anni or sono, in cui si celebrava la mascolinità, legata sempre ad immagini di forza e fertilità proprie del sole. Lo stesso sole che fecondava le messi alpine: dunque si coglie l'occasione per ricordare anche l'importanza della coltura montana nell'economia-tradizione agricola d'un tempo, simboleggiata dall'Alp e dal suo Re. Dalla Festa di Òman deriva l'uso di legare un fiocchetto rosso alla patta degli uomini e di decorare con nastri e fiocchi colorati cappelli ed altro.

Fera di üsei

Si tratta di una fiera internazionale degli uccelli e della caccia, tenuta in una giornata di domenica d'agosto nel "campo di Miro" (comprendente la piazza Giovanni XXIII, il parco giochi, il palazzetto dello sport e la piazzetta dei Caduti Alpini). Comprende un mercato (specialmente di oggetti venatori e da pesca), la vendita di uccelli, cani e animali da cortile, concorsi e mostre canine e dimostrazioni e gare di chioccolo, tiro con carabina, falconeria e lancio di piccioni viaggiatori. Nel parco Barni di prima mattina, si svolge inoltre una gara di canto per uccelli, con premi divisi per specie.

Biofera

Il primo fine settimana di settembre, nei cortili ed interni di Villa Meda, si svolge la Biofera, una fiera mercato nella quale artigiani e agricoltori presentano i loro manufatti ed i prodotti di agricoltura biologica, sono presenti esposizioni di terapie, farmaci e rimedi di medicina alternativa. Contemporaneamente si tengono conferenze sui temi del rapporto uomo-natura e altri settori conducono il visitatore alla riscoperta di usanze tradizionali dimenticate. In questa fiera sono confluiti anche elementi della vecchia Festa di Nost, con danze, canzoni, giochi per bambini e competizioni tipiche, legate alla tradizione celtica.

Castagnate

Come è tipico in tutta la Lombardia, a Canzo si svolgono le "castagnate", ovvero manifestazioni di diverso genere in cui ci riunisce per mangiare prevalentemente caldarroste (biröll). La principale è la castagnata alpina, organizzata dal gruppo Alpini di Canzo.

Natale

Oltre alla presenza di suonatori girovaghi di pive, baghèt e pifferi, accompagnati dal cafè dal pügnatìn (un tipico caffè speziato) e dalla distribuzione dei ceppi di Natale, contribuiscono alla creazione di un'atmosfera natalizia altre iniziative, quali convivi a base di trippa in minestrone (büsechìn da la vigilia) da parte di alcune associazioni (Alpini, Cumpagnia di Nost, Cacciatori...), e la messa natalizia dell'aurora (Mèssa Prima), con la lettura del Vangelo in dialetto canzese.

Festa patronale e fiera di santo Stefano

Nel giorno del santo (26 dicembre) si tiene una processione solenne e, come da tradizione brianzola, si brucia un pallone bianco appeso al soffitto della chiesa durante la messa principale delle ore 10:30. In via Rimembranze e nel piazzale Giovanni XXIII si svolge la fiera di Santo Stefano, che ha sempre attirato compratori e curiosi da tutta la Brianza. Nel periodo natalizio, in concomitanza con la festa patronale, vi sono a Canzo le giostre e il circo sulla piazza del mercato, un tempo in piazza della chiesa.

Mercati periodici

Il normale mercato settimanale si svolge ogni mercoledì sulla piazza Giovanni XXIII (in passato si teneva nella piazza della chiesa e nel portico antico). Inoltre si fa mercato il 26 dicembre, festa patronale di Santo Stefano. D'estate, di domenica, nel suggestivo Parco Barni, vi è il mercato domenicale (detto strasc e besasc), abbinato alla "Piccola Bagutta"[4].

Specialità gastronomiche del paese

  • Nocciolini di Canzo: piccoli dolci simili all'amaretto, a base di farina di nocciole, con l'aggiunta di albumi montati, liquori e aromi particolari, in vendita in tutte le pasticcerie del paese (peraltro le ricette sono segrete, quindi ogni pasticceria ne possiede una variante).
  • Vespetrò: liquore a ricetta segreta, brevettato dal canzese Scannagatta, di origine savoiarda. È stato prodotto fino agli anni '60, venduto in tipiche bottiglie strette ed allungate. La produzione di questo liquore, diffuso e rinomato in passato, trova testimonianza nelle guide Baedeker di inizio Ottocento, che lo indicano come soggetto di rilevanza per il paese.
  • Témpia cui sciger: tempia di maiale con i ceci, cucinata un tempo in tutte le botteghe del paese in occasione del Dì di Mòrt (Commemorazione dei Defunti).
  • Funghi trifolati: tipica di Canzo secondo il manuale Vecchia Brianza in cucina[5].
  • Tordi arrosto e Uccellini con la polenta: sempre secondo il manuale citato.
  • Coq-au-vin e Boeuf à la mode: ricette portate a Canzo da Stendhal.

Personalità legate a Canzo

Filippo Turati
Filippo Turati

Associazioni

Principali associazioni culturali/sociali

  • Amici della banda
  • Associazione Nazionale Alpini
  • Associazione Nazionale Carabinieri
  • Associazione Volontaria di P.S. e P.A. SOS
  • Centro di aggregazione "Piera Mazza"
  • Centro Musicale Canzese
  • Circolo Culturale "F. Turati"
  • Coro e Orchestra "M° Carlo & Maria Colombo"
  • Corale "Santo Stefano"
  • Coretto Oratorio "Santo Stefano"
  • Cumpagnia di Nost
  • Filodrammatica Canzese
  • Fondazione "Raverta"
  • Gruppo folcloristico Fit-Fucc
  • Gruppo Naturalistico Brianza
  • Gruppo Natura "Marco Bomman"
  • La Margherita Spazio Aperto
  • Pro Canzo
  • Società Operaia di Mutuo Soccorso

Principali associazioni sportive

  • A.S. Canzo
  • Associazione Cacciatori
  • Atletica Triangolo Lariano
  • Bocciofila Canzese
  • C.A.I. Sezione di Canzo
  • Ciclo Team Canzo
  • Club Ippico Ravella
  • Gruppo Sportivo Oratorio
  • K3 Volley Team
  • Karate Do Canzo
  • Moto Club Canzo
  • Polisportiva Canzese 2001
  • U.S. Canzese
  • U.S. Giovanile Canzese

Trasporti

A Canzo sono presenti due stazioni ferroviarie: Stazione di Canzo e Stazione di Canzo-Asso; quest'ultima, la maggiore, è capolinea della linea proveniente dalla stazione di Milano Cadorna.

I servizi di trasporto pubblico sono completati da linee di autobus per Como, Erba, Lecco, Bergamo e Milano. Le strade principali sono la provinciale verso la Valassina e la SS-40 (Arosio - Canzo) verso la brianza meridionale attraverso Erba.

Luoghi d'interesse

Luoghi naturali e località montane e di campagna

Fonti di Gajum e altre fonti

Le fonti da Gajum si trovano sul versante destro del Torrente Ravella, alla quota di m. 485 s.l.m., al bivio delle strade che portano agli Alp ed al Santuario di San Miro.

Il nome delle "Fonti di Gajum" è italianizzato dal canzese Gaümm (dalla radice celtica ga=recipiente, pancione), che significa mallo, in quanto sopra alla fontana era presente un grosso noce e i malli cadevano nella vasca. La fama della bontà di quest'acqua è così diffusa che di fronte alle fontanelle vi è sempre una fila di persone, provenienti da tutta la Brianza e dal milanese con bottiglie vuote e taniche da riempire; una ordinanza comunale limita a sei il numero di bottiglie riempibili consecutivamente. Secondo l'antica tradizione contadina, Gajum è la terza fonte più pregiata di Canzo.

Le Fonti di Gajum sono un classico punto di sosta e di ristoro per gli escursionisti da più di un secolo, tipici sono i tavoli ed i sedili in pietra, ancora esistenti nel luogo, e risalenti a quando queste fonti furono scoperte, dal punto di vista turistico durante l'Ottocento. Nel bosco, sopra le fonti, nei secoli scorsi venne eretta una Cappella dedicata alla Madonna Addolorata (Madòna di Sètt Dulùr), tuttora ben conservata.

Negli anni sessanta fu creata, da alcuni canzesi una società per imbottigliare l'acqua della fonte; questa società venne poi assorbita dalla Bognanco, ed ora l'impianto, non più attivo, è di proprietà del Comune. Una piccola parte dell'acqua di Gajum è immessa nell'acquedotto comunale ed un'altra parte è condotta fino ad una fontana interna nel giardino di Villa Meda.

Nel territorio canzese sono presenti molte altre sorgenti: ogni Alp fu costruita in corrispondenza di una o più fonti, necessarie per la vita dell'Alp; altre sorgenti sono presenti nella valle di Pesora e presso l'eremo di San Miro, oltre che in altri luoghi meno accessibili lungo i versanti della Val Ravella. Per l'abbondanza d'acqua, anche rispetto ai paesi circostanti, sono presenti in paese molte fontanelle pubbliche di acqua potabile, e ancor più ce n'erano in passato.

Lago del Segrino

Per approfondire, vedi la voce Lago del Segrino.

Il lago, situato in una stretta valle, tra i monti Cornizzolo e Scioscia, ha probabilmente origine da uno sbarramento glaciale, ed una tipica forma allungata (1.800 m in senso nord-sud, su una larghezza massima di 200 m). Le sue acque, poco profonde, sono di color verde intenso e purissime, in quanto tutte le sorgenti sono sotterranee. Il suo nome deriva forse dal latino Sacrinus. Dal punto di vista ambientale è un'area verde protetta.

Gli Alp

Gli Alp sono frazioni montane, abitate un tempo tutto l'anno, che potevano ospitare fino a cento contadini ciascuno, con numerosi capi da allevamento. Vi si praticava un'agricoltura montana, che richiedeva prati, campi e boschi puliti, per evitare il rimboschimento e assicurare la necessaria esposizione al sole, atta a contrastare il clima rigido. Essi sono costituiti da un unico blocco abitativo, imperniato sulla curt, a cui si aggiungono talvolta altri piccoli edifici, quali i casèj e le ghiacciaie, per la conservazione degli alimenti.

I più importanti Alp si trovano lungo la strada acciotolata che dalle "Fonti di Gajum" sale verso la "Colma", lungo il versante destro della Val Ravella, e sono chiamati col numerale secondo la disposizione lungo l'itinerario:

  • Primo Alpe (Primm Alp), detto anche Alpe Grasso (Alp Grass) per la sua fertilità, a quota 720 m. L'Alp venne abbandonato dalle famiglie, che storicamente vi abitavano, negli anni cinquanta, quando la sua area venne inglobata nella Riserva dei Corni di Canzo e venne gestita dal Corpo forestale dello Stato, che organizzò parte del prato sottostante come vivaio di piante. A seguito del trasferimento di competenze al servizio forestale regionale, l'edificio principale venne ristrutturato preservandone i tipici lineamenti architettonici originari, ed è dato in gestione ad una cooperativa di educazione ambientale, contiene un piccolo museo naturalistico, specifico dell'area, funge da ostello per queste attività educative e per volontari ecologici. Un muro esterno è stato attrezzato come palestra artificiale di arrampicata.
  • Secondo Alpe (Segùnt Alp), detto anche Alpe Betulli o Alpe del Sole (Alp dal Suu), perché ben esposto al sole, a quota 790 m. Vi nacque san Miro, ma fu abbattuto e abbandonato negli Cinquanta e recentemente vi sono stati condotti degli scavi che hanno permesso di individuare la planimetria degli antichi fabbricati.
  • Terz'Alpe (Terz Alp), detto anche Alpe Piotti, a quota 793 m. Si trova alla base della salita per i Corni di Canzo, ed all'incrocio con i sentieri (percorribili anche in bicicletta) che collegano la Val Ravella con Valmadrera passando per la Colma e con Longone al Segrino passando per il Cornizzolo. Fino a pochissimo tempo fa vi si proseguiva la tradizione degli Alp, era abitato permanentemente tutto l'anno, con un piccolo pascolo di mucche; inoltre durante i fine settimana fungeva da trattoria e punto di ristoro per gli escursionisti.

Alpeggi minori sono l’Alpètt, l’Alp a vòlt... ubicati a mezzacosta del monte Cornizzolo, lungo il versante che dà sulla Ravella, abbandonati da tempo e quindi con le parti in muratura in rovina.

I Corni di Canzo

Per approfondire, vedi la voce Corni di Canzo.

Il Cornizzolo

Per approfondire, vedi la voce Cornizzolo.

Edifici

Villa Meda - Stelline - Caserma

Villa Meda (XVII-XVIII sec.), costruita sul fianco destro del torrente Ravella, nel centro storico del paese, è un complesso composto da una corte principale con un porticato ad arcate con pilastri quadrangolari, decorati da lesene che sostengono un marcapiano. All'interno sono presenti volte affrescate e soffitti in legno a cassettoni decorati da Luca Roscio di Vill'Albese, del 1701[6]. Da un altro più piccolo cortile, si accede al battistero a pianta circolare, con colonnato centrale in pietra e volta ottagonale in legno. Il parco è occupato da alcune piante secolari, cippi in granito, balconate belvedere, portali e nicchie sul muro simulanti piccole grotte, come in uso nei giardini signorili ottocenteschi.

La villa è opera dell'architetto Simone Cantoni[7], che trasformò una casa di campagna nella residenza del conte Meda, con interventi di stile neoclassico. Il progetto si protrasse dal 1795 al 1804, quando il lavoro fu portato a termine dal monsignore fratello del conte. L'architetto dispose i locali di rappresentanza attorno ai cortili interni e le parti abitate a contatto col giardino all'italiana e con l’ambiente agreste raggiungibile sull' altra sponda del il torrente Ravella tramite un ampio ponte interno al perimetro della villa.

L'edificio, venne usato nel XX secolo come colonia estiva per le Stelline[8] e poi, durante la Seconda guerra mondiale come caserma, ospitando le SS italiane arruolate presso le carceri milanesi; recentemente è stato restaurato per un utilizzo misto privato, sale pubbliche e stanze date in gestione alle locali associazioni; vi ha sede la biblioteca civica.

Teatro Sociale

La "Società del Teatro Sociale di Canzo"[9] venne fondata nell'aprile del 1828 per volontà di famiglie benestanti canzesi e milanesi, con autorizzazione di Maria Teresa d'Austria. I lavori di costruzione furono ultimati l'anno successivo permettendo l'inaugurazione il 18 ottobre del 1829 invitando la compagnia del Teatro Filodrammatici di Milano.

Il Comune, divenuto proprietario dell'immobile, si occupò di rinnovare il tetto dopo la storica nevicata del 1985 e se ne decise il completo restauro, dopo circa cinquant'anni di funzionamento come sala cinematografica. Fu quindi inaugurato il 25 aprile del 1990.

L'Amministrazione comunale decise di allestire di nuovo una stagione teatrale per gli anni 1991-'92, iniziando proprio col Teatro Filodrammatici di Milano. Accanto a questa compagnia vanno ricordati anche l'orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e l'Autunno Musicale di Como sempre presenti nella programmazione. Sono inoltre frequenti commedie dialettali, grazie ad una compagnia veneta ed alla Filodrammatica Canzese.

Ospita attualmente stagioni di musica e di prosa.

Cappella di San Michele - Lazzaretto

La cappella è dedicata a san Michele Arcangelo e si trova in cima ad un piccolo dosso, a quota 460 m sul lato destro lungo la strada verso le Fonti di Gajum. Questo luogo venne utilizzato come lazzaretto durante l'epidemia di peste del 1863 e forse anche in casi di precedenti contagi: secondo una tradizione locale il prato sottostante sarebbe usato come camposanto per i morti della peste del 1630, descritta da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. La cappella è stata oggetto di interventi di restauro e conservazione nel corso del tempo garantendone un buono stato di conservazione fino ad oggi. Da questa cappella si diparte il sentiero, un tempo mulattiera acciotolata, che risalendo lungo la Val Pesora arriva alla cima del monte Cornizzolo.

Tra le altre costruzioni sacre vi sono l'edicola della Madonna in via Monte Rai, quella in via Gajum, quella in una curt della Cuntrada dal Cuèrc, quella di Sant'Anna in fondo all'omonima scalinata, presso piazza Giovanni XXIII, quella della Madonna e di Gesù al Parisone, la croce all'angolo tra via Vittorio Veneto e via Pasubio, la fontana del Cuèrc dedicata alla dipartita di San Miro. Infine è presente il santuario oratorio di San Miro al monte e, sulla carrozzabile, una cappelletta. Presso il lago del Segrino è presente l'edicola del Caradùr indurmentaa, poi dedicata anche alla Vergine.

La struttura del paese

Le montagne fanno da corona al paese; i quattro punti cardinali corrispondono a quattro acque e a quattro venti: la sorgente del torrente Ravella e l'Ariasc di Alp ad est, il lago del Segrino e la Bréva dal Segrin a sud, il fiume Lambro e la Bréva da Caslin ad ovest, la cascata della Vallategna e il Véent dal San Prim a nord.

Inizialmente il paese si sviluppò lungo il versante destro del torrente Ravella, più elevato rispetto al versante sinistro, e quindi meno a rischio di essere alluvionato dalle piene del torrente; al contempo i terreni pianeggianti, più favorevoli ad un utilizzo agricolo venivano preservati come tali. In seguito l'incremento della popolazione portò ad estendere le zone abitative riducendo via via la superficie dei terreni agricoli. A partire dal XIX secolo vennero inoltre costruite ville eleganti per la villeggiatura, spesso con vasti giardini e parchi annessi. A partire dalla metà del XX secolo sono sorti nuovi quartieri residenziali, modificando totalmente l'urbanistica del paese, con un forte sviluppo edilizio verso la piana alluvionale del torrente Ravella e la sua confluenza con il fiume Lambro.

Il centro storico è composto da ampi cortili, detti curt,[10] e da "contrade", vie e vicoli, in passato pavimentate con acciottolato, oggi spesso sostituito dal porfido. I principali toponimi del centro storico sono:

  • Cuntrada da Casàrch: dall'unione delle parole canzesi cà(s)=casa e arch=arco, poiché gli ingressi dei cortili di questa contrada[11] sono quasi tutti ad arco, o forse dal latino Casearium, per la produzione di formaggio. Assimilabile, come origine toponomastica, al nome del paese di Casargo (LC). Corrisponde all'odierna via monsignor Longoni.
  • Cuntrada da Sumbìch: dall'unione delle parole latine summ[um]=elevato e vic[um]=borgo, poiché anticamente vi era presente una frazione in posizione sopraelevata rispetto al paese. Corrisponde all'odierna via Sombico. Assimilabile, come orgine toponomastica, ai nomi dei paesi di Sonvigo (BZ), di Sonvico (Svizzera) e di Sovico (MI). Al cipilöö da san Ròcch vi è un bivio: a sinistra si giunge alla Tur (Torre) di Canzo e poi nelle località Castèll e Valicc; a destra si prosegue nella contrada e si imbocca la salita per Gaümm, dopo essersi unita con la contrada Lünaa in località Maj (Maglio).
  • Cuntrada da Lünaa: dalla radice celtica lun[k]=palude col suffisso locativo ate, poiché anticamente il corso del torrente Ravella, non ancora ben arginato, straripava in questa contrada. Corrisponde all'odierna via Lunate. Assimilabile, come orgine toponomastica, ai nomi dei paesi di Lonate Ceppino e Lonate Pozzolo (VA).
  • Cuntrada da San Mirètt: è più recente delle tre precedenti contrade, e termina nella Bergamasca; prende infatti il nome dalla chiesa da San Mirètt, con cui si intende la chiesa di San Francesco, utilizzando un diminutivo del secondo santo dedicatario (il beato Miro Paredi da Canzo) per differenziarla dal santuario da San Mir.
  • Cuntrada dal Murnerìn, più recente, prende il nome da un fatto fra lo storico e il leggendario: durante la dominazione spagnola, un murnerìn (giovane mugnaio) avrebbe accoltellato il prepotente capitano spagnolo che dominava la zona, essendosi travestito da donna e avendolo raggiunto al castello, per opporsi allo ius primae noctis che il signorotto aveva rivendicato nei confronti della sposina del mugnaio. Il Murnerìn divenne quindi eroe di paese e gli fu intitolata una via. Corrisponde all'odierna via Mornerino, che collega Mèzz Canz alla Cuntrada dal Cuèrc.
  • Cuntrada dal Cuèrc, anche questa più recente, prende il nome dal Cuèrc, antico portico, sede del consiglio degli anziani canzesi in epoca comunale. Nei secoli il Cuèrc si è ridotto fino a diventare semplicemente una fontana coperta. Qui san Miro avrebbe salutato la popolazione prima di andare in eremitaggio, esaudendo miracolosamente il desiderio di pioggia. Corrisponde all'odierna via Risorgimento.
  • Pretòri: anticamente vicolo del palazzo del Pretorio, sede del prefetto e delle carceri.
  • Portacinés: tratto di incontro fra Mèzz Canz, le contrade di Sumbìch e Casàrch, marginalmente di Lünaa e con Turèta. Pur essendo molto ristretto, è presente una fontana e un tempo anche un'osteria. Il nome sembra essere un'abbreviazione di Pòrta Ticinés ("Porta Ticinese"), forse per similitudine con quella di Milano.
  • Turèta: prosegue pressoché parallela a Mèzz Canz, e prende il nome da una piccola torretta, forse parte dell'antico castello di Canzo, collocato qui prima che fosse trasferito nell'odierna località Castèll ("Castello", appunto).
  • La stréncia: significa "la stretta" ed indica il vicolo, stretto ma attivo commercialmente, che collega la Piaza da la gésa a Mèzz Canz giungendo nella fine di Turèta. Ha un tratto più largo, l'odierno vicolo Santo Stefano, ed un tratto strettissimo fra due case, parzialmente coperto.
  • Bergamasca: termine canzese usato per indicare una zona abitata al di là della Ravella, sulla sponda sinistra, rispetto al primo nucleo del centro storico, paragonandola alla Bergamasca, zona al di là dell'Adda, che rispetto al ducato di Milano era terra straniera. Corrisponde alle odierne vie: Caravaggio, Martiri della Libertà, piazza S. Francesco, inizio via Gajum.
  • Caravazz: parte della Bergamasca che conduce dalla Piazèta da San Mirètt alle campagne in direzione del Lago del Segrino. Prende nome dalla cappelletta della Madonna di Caravaggio presente all'incrocio con le odierne vie Verdi e Martiri della Libertà. Corrisponde all'odierna via Caravaggio.
  • Mèzz Canz: termine canzese usato per indicare il centro sociale e commerciale del paese di un tempo, ove si incontravano press'a poco le tre contrade più antiche; non è il centro geometrico dell'attuale abitato di Canzo. Corrisponde all'odierna via Meda (esclusa Villa Meda).
  • Via Granda: indica semplicemente la strada principale del paese dal punto di vista viario, in quanto è quella che sfiora il centro storico collegandolo agli altri paesi (ossia è la strada provinciale per la Valassina). Corrisponde all'odierna via Mazzini, e collega la Piaza dal munümént alla Piaza da la gésa. Lungo questa via si trova il palazzo del Comune.
  • Via di Giüdée: significa "degli Ebrei" ed è l'odierna via Orlandi.
  • Piaza: è la "Piazza" per antonomasia. Spesso si sottointente da la gésa ("della chiesa"): è infatti sede della basilica prepositurale di Santo Stefano, con vicino l'antico portico del mercato, dove si tiene il processo alla Giubiana.
  • Piaza dal munümént, ovvero "Piazza del monumento", per il monumento ai caduti canzesi della prima guerra mondiale. Con questa dicitura si differenzia dalla Piaza da la gésa. È l'odierna Piazza Garibaldi.
  • Piazèta: diminutivo di Piaza, è la Piaza da San Mirètt, ovvero l'odierna Piazza San Francesco.

Amministrazione comunale

Sindaco: Silvia Tresoldi in Cerati dal 14/06/2004
Centralino del comune: 031 674111
Email del comune: segreteria@comune.canzo.co.it

Galleria fotografica

Note

  1. Col significato di "spigolo", probabilmente prima riferito ad una delle vette canzesi; vd. ted. Kantzel=pulpito, Kante=spigolo > it. cantone, cantonata; vd. ing. Kent.
  2. A Canzo, in località la Tampa al Runcaöö si trovano ancora i resti di una miniera di ferro, che allora permise l'indipendenza siderurgica del ducato di Milano.
  3. Stralciato del Decreto di concessione dello stemma da parte del Presidente della Repubblica, datato 4 marzo 2002.
  4. Mostra di quadri all'aperto. Prende scherzosamente il nome dal Circolo di via Bagutta a Milano, dove si ritrovavano alcuni critici d'arte, dando poi vita al Premio Bagutta.
  5. Vecchia Brianza in cucina, di Ottorina Perna Bozzi con introduzione da Stendhal. Giunti - Martello.
  6. I Quaderni della Brianza n. 60 del 1988 di F. Cajani.
  7. I progetti e i disegni del Cantoni sono presenti all’archivio storico di Bellinzona.
  8. Le orfanelle dell'omonimo istituto milanese, equivalente femminile dei Martinitt.
  9. Le vicende storiche del Teatro sono state ricostruite e pubblicate in Canzo e il suo Teatro – 170 anni di storia di Severino Colombo - Comune di Canzo 1998 Ristampa 2006
  10. Cortile entro il perimetro di uno o più fabbricati o quello attiguo alle case coloniche, che dà accesso alla casa stessa o alla stalla e in cui possono essere allevati gli animali domestici. Edificio singolo o complesso di edifici in cui sono ospitate diverse famiglie di agricoltori appartenenti alla stessa azienda o proprietari di aziende indipendenti.
  11. In Insubre la parola cuntrada non è da intendere come quartiere, bensì come via rilevante di un centro.

Collegamenti esterni

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