Battaglia di Carre
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Battaglia di Carre | |||||||
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Parte delle guerre romano-persiane | |||||||
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Schieramenti | |||||||
Repubblica romana | Parti | ||||||
Comandanti | |||||||
Marco Licinio Crasso †, Publio Crasso † | Eran Spahbod, Surena | ||||||
Effettivi | |||||||
43.000 (35.000 legionari, 4.000 cavalieri, 4.000 unità di fanteria leggera) | 10.000 (1.000 catafratti e 9.000 arcieri a cavallo) | ||||||
Perdite | |||||||
4.000 feriti, 20.000 morti, 10.000 prigionieri | minime |
La battaglia di Carre fu combattuta nell'anno 53 a.C. presso la città di Carre (oggi Harran, Turchia) tra l'esercito della Repubblica romana comandato dal generale romano Crasso e l'esercito partico al comando di Iran Spahbod Surena. La battaglia si rivelò un disastro per le forze romane in Medio Oriente.
Indice |
[modifica] La campagna
La battaglia non fu combattuta per motivi strategici, ma perché Crasso, membro del primo triumvirato, voleva ottenere una grande vittoria militare per non perdere prestigio e popolarità nei confronti degli altri triumviri (Cesare e Pompeo). A questo scopo decise di invadere l'Impero dei Parti.
Crasso avanzò con un'armata di circa 35.000 legionari e 4.000 ausiliari. Invece di seguire il corso dell'Eufrate come gli era stato consigliato dai suoi subordinati per avere un fianco protetto e rifornimenti di acqua assicurati, decise di attraversare il deserto siriano.
Mentre le truppe romane avanzavano lentamente e faticosamente nel deserto i Parti, invece di accettare uno scontro campale, iniziarono ad attaccare i Romani con i loro arcieri a cavallo, che colpivano a distanza, infliggendo gravi perdite, per poi fuggire prima che i Romani potessero reagire. Tuttavia questa strategia invece di preoccupare Crasso lo convinse che i Parti erano dei codardi che non accettavano di confrontarsi apertamente con i Romani.
Però quando Crasso decise di mandare un contingente di cavalieri gallici a contrattaccare questi vennero spazzati via dalla pesante cavalleria partica (catafratti) e suo figlio che li comandava venne ucciso.
A questo punto fra i Romani vi fu grande scoramento e i Parti attaccarono il campo romano, solo 10.000 soldati al comando di Cassio, uno dei migliori ufficiali di Crasso, riuscirono a salvarsi. Gli altri, incluso lo stesso Crasso, furono massacrati.
[modifica] Le conseguenze
La morte di Crasso fu l'unica conseguenza importante della Battaglia di Carre, in quanto lasciò Cesare e Pompeo completamente padroni della scena politica a Roma. I Parti decisero di non approfittare del successo per invadere i territori romani. Le guerre tra i Romani (e poi i Bizantini) e i Parti (e poi i Sassanidi) si trascineranno per altri 700 anni finché entrambi non soccomberanno agli Arabi.
Inoltre, si presume che la battaglia abbia dato inizio alle prime relazioni sino-romane. Secondo Plinio, nel 52 a.C., un anno dopo la battaglia, 10.000 prigionieri romani furono deportati dai Parti nella Margiana affinché aiutassero la guarnigione di guardia al confine orientale dell'Impero. La dinastia cinese degli Han, in seguito, conquistò questa regione e prese prigionieri alcuni romani che, presumibilmente, furono i primi occidentali ad incontrare i cinesi. Augusto, divenuto imperatore, stava progettando l'invasione della Germania e per tal motivo decise di trovare un accordo coi Parti per stabilizzare il confine orientale dell'Impero Romano. La pace venne sancita da un trattato nel 17 a.C. che prevedeva la restituzione delle insegne delle legioni di Crasso cadute a Carre (il che puntualmente avvenne)e dei prigionieri romani. Di questi ultimi, però, si perse ogni traccia. Contemporaneamente, le cronache cinesi attestano che un khan degli Hsiung - Nu, noti come Unni, stanziati tra la Mongolia ed i Monti Altaj, aveva invaso i territori della pianura in cui scorre il Fiume Talas, che allora segnava il confine orientale dell'Impero Cinese. Il capo clan unno aveva sconfitto le guarnigioni di confine partiche ed aveva arruolato come mercenari degli abili soldati che combattevano "stretti a vicenda come le squame del pesce", evidente riferimento alla tattica delle legioni romane di stringersi nello schieramento della "Testudo". A parte il fatto che questi presunti romani aiutarono gli avi di coloro che - quattro secoli dopo - annientarono l'Impero Romano medesimo (tra il 375 d.C., data della Battaglia del Fiume Erac, ed il 455 d.C., data della Battaglia del Fiume Nedao), la cosa interessante è data dal fatto che i cinesi, sconfitta e ricacciata l'orda dei nomadi unni verso la loro terra d'origine, arruolarono a loro volta questi guerrieri valorosi dai tratti somatici occidentali, schierandoli a guardia del loro confine occidentale contro i Parti. Ancor oggi, nel sito della guarnigione "romana", esiste una cittadina che ben poco ha a che fare con gli usi e le popolazioni cinesi. Gli abitanti sono di molto più elevati in statura degli Han (l'etnia cinese)e l'analisi del loro DNA li accomuna molto alle popolazione caucasoidi (indoeuropee). Essi, inoltre, coltivano il frumento (e producono il pane), anziché il riso; coltivano la vite vinifera, hanno tratti somatici differenti da quelli di tutte le popolazioni di quell'area geografica. In quanto suggestiva storicamente, il governo cinese ha recentemente incentivato la costruzione di monumenti, a scopo turistico, in tale località, che ricalcano i templi romani e di statue raffiguranti legionari e senatori romani. [1].