Empedocle
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Empedocle, (Ἐμπεδοκλῆς / Empedoklēs) filosofo greco, ma anche scienziato, uomo politico, oratore, medico e taumaturgo, nacque ad Agrigento il 492 a.C. circa e morì probabilmente nel 430 a.C..
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[modifica] Vita
Era di antica famiglia nobile e ricca di Agrigento. Come suo padre, Metone, che ebbe un ruolo importante nell'allontanamento del tiranno Trasideo da Agrigento nel 470, Empedocle partecipò alla vita politica della città negli anni fra il 446 e il 444 a.C., schierandosi dalla parte dei democratici e contribuendo al rovesciamento dell'oligarchia formatasi all'indomani della fine della tirannide, un governo chiamato dei "Mille". Dai suoi nemici fu poi esiliato nel Peloponneso, dove forse conobbe Protagora e Erodoto. Tra i suoi discepoli vi fu anche Gorgia.
Se della sua vita non abbiamo molti dati certi, la sua fama di mago contribuì, invece, a far nascere molte leggende sul suo conto. I suoi amici e discepoli raccontano ad esempio che alla sua morte, essendo amato dagli dei, fu assunto in cielo; i suoi detrattori, al contrario, riferiscono che si sarebbe buttato nell'Etna, per dimostrare la sua divinità. In realtà non sappiamo neanche se sia morto in patria o, come sembra più probabile, nel Peloponneso. I Siciliani lo veneravano come profeta e gli attribuivano numerosi miracoli.
A Empedocle la tradizione attribuisce numerose opere, fra cui anche alcuni trattati – sulla medicina, sulla politica e sulle guerre persiane – e tragedie. A noi sono giunti però solo frammenti dei due poemi: Sulla natura (Περὶ Φύσεως, Perì phýseōs) e Purificazioni (Καθαρμοί, Katharmoí). Della prima, di carattere cosmologico e naturalistico, sono rimasti circa 400 frammenti di diseguale ampiezza sugli originali 2000 versi, mentre della seconda, di carattere teologico e mistico, ne abbiamo poco meno di un centinaio rispetto agli originali 3000. La lingua da lui utilizzata è il dialetto ionico. Il suo stile inoltre viene lodato dagli antichi. Cicerone (De Oratore 1, 217) afferma: "dicantur ei quos physikoús Graeci nominant eidem poetae, quoniam Empedocles physicus egregium poema fecerit": (siano pure detti poeti anche coloro che i greci chiamano fisici, dal momento che il fisico Empedocle scrisse un poema egregio); Aristotele (fr. 1, 9, 65) lo definisce "padre della retorica"; Lucrezio (De rerum natura 727 ss.) lo prende addirittura come modello.
[modifica] Il pensiero
La filosofia di Empedocle si presenta come un tentativo di combinazione sintetica delle precedenti dottrine ioniche, pitagoriche, eraclitee e parmenidee. Dalla filosofia ionica e da quella di Eraclito egli accoglie l'idea del divenire, del continuo e incessante mutamento delle cose. Da Parmenide, al contrario, accetta la tesi dell'immutabilità e dell'eternità dell'Essere. Empedocle – e come lui anche gli altri fisici pluralisti – risolve questa apparente contraddizione distinguendo la realtà che ci circonda, mutevole, dagli elementi primi, immutabili, che la compongono.
Empedocle chiama tali elementi "radici" e afferma che sono quattro: fuoco, aria, terra e acqua. L'unione di tali radici determina la nascita delle cose, la loro separazione la morte. Si tratta perciò di apparenti nascite e apparenti morti, dal momento che l'Essere (le radici) non si crea e non si distrugge, ma è soltanto in continua trasformazione.
L'aggregazione e la disgregazione delle radici sono determinate dalle due forze cosmiche e divine Amore e Discordia (o Odio), secondo un processo ciclico eterno. In una prima fase, tutti gli elementi e le due forze cosmiche sono riunite in un Tutto omogeneo, nello Sfero, il regno dove predomina l'Amore. Ad un certo punto, sotto l'azione della Discordia, inizia una progressiva separazione delle radici. L'azione della Discordia, non è ancora distruttiva, dal momento che le si oppone la forza dell'Amore, in un equilibrio variabile che determina la nascita e la morte delle cose, e con esse quindi il nostro mondo. Quando poi la Discordia prende il sopravvento sull'Amore, e ne annulla l'influenza, si giunge al Caos, dove regna la Discordia e dove è la dissoluzione di tutta la materia. A tal punto il ciclo continua grazie ad un nuovo intervento dell'Amore che riporta il mondo alla condizione intermedia in cui le due forze cosmiche si trovano in nuovo equilibrio che dà nuovamente vita al mondo. Infine, quando l'Amore si impone ancora totalmente sulla Discordia si ritorna alla condizione iniziale dello Sfero. Da qui il ciclo ricomincia.
Il processo che porta alla formazione del mondo è quindi una progressiva aggregazione delle radici. Tale unione, lungi dall'avere un benché minimo carattere finalistico, è assolutamente casuale. E tale casualità si evidenzia a proposito degli esseri viventi. All'inizio infatti le radici si uniscono a formare arti e membra separati, che solo in seguito si uniranno, sempre casualmente tra di loro. Nascono così mostri di ogni specie (come ad esempio il Minotauro), che, dice Empedocle quasi anticipando Charles Darwin, sono scomparsi solo perché una selezione naturale favorisce alcune forme di vita rispetto ad altre, meglio organizzate e perciò più adatte alla sopravvivenza.
Le quattro radici sono anche alla base della gnoseologia di Empedocle. La sua tesi fondamentale, esattamente opposta a quella di Anassagora, è che il simile conosce il simile. La conoscenza avviene tramite l'incontro fra l'elemento che è nell'uomo e lo stesso elemento al di fuori di lui. Ogni cosa e ogni corpo infatti emanano degli efflussi che arrivano fino agli esseri viventi e vengono percepiti soltanto se si adattano per dimensione ai pori degli organi di senso; in caso contrario passano inosservati.
Nelle Purificazioni Empedocle riprende la teoria orfica e pitagorica della metempsicosi, affermando l'esistenza di una legge di natura che fa scontare agli uomini i propri peccati attraverso una serie continua di nascite e di morti, tramite cui l'anima, di origine divina, trasmigra da un essere vivente all'altro (animale o vegetale) per millenni. Questa concezione conduce al rifiuto assoluto dei sacrifici, poiché in ogni essere vivente è un'anima umana, che sta compiendo il suo ciclo di reincarnazioni. Se nel corso di questo ciclo l'anima si è comportata bene, al termine potrà tornare nella sua condizione divina.
Fra le due opere vi sono delle contraddizioni che non è facile conciliare. Clamorosamente, ad esempio, alla visione quasi scientifica del poema Sulla natura si contrappone la teoria della reincarnazione delle Purificazioni: nel primo scritto l'anima è anche detta mortale, mentre è definita immortale nel secondo. C'è chi ha spiegato tali incongruenze con la versatilità di Empedocle, scienziato e profeta al tempo stesso, medico e taumaturgo contemporaneamente. C'è invece chi ha ipotizzato una paternità diversa delle due opere.
[modifica] Voci correlate
- Quattro elementi
[modifica] Bibliografia essenziale
- E. Bignone, Empedocle, Torino 1913 (rist. Roma 1963);
- G. Colli, Empedocle, Pisa 1949;
- C. Gallavotti, Empedocle. Poema fisico e Lustrale, Milano 1975;
- L. Rossetti, C. Santaniello, Studi sul pensiero e sulla lingua di Empedocle, Bari 2004.
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