Gorgia
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Gorgia, in greco Γοργἰας (Leontini, circa 483 a.C. - Tessaglia, circa 375 a.C.), retore greco del V secolo a.C., è considerato uno dei maggiori esponenti della Sofistica.
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[modifica] Vita
Nato a Leontini (odierna Lentini), città della Sicilia (al tempo parte della Magna Grecia) intorno al 483 a.C., nel 427 prese parte a una ambasceria ad Atene per richiedere aiuti militare nella guerra in corso contro Siracusa. Gli Ateniesi rimasero grandemente colpiti dalla sua abilità oratoria, tanto che Gorgia si fermò ad Atene, dove si diede all'insegnamento della retorica, che gli fruttò fama e ricchezza notevoli.
Tipico dell'oratoria di Gorgia era l'ampio uso di complesse figure retoriche, desunte dal linguaggio poetico ed epico.
Morì in Tessaglia intorno al 375 a.C., più che centenario.
Si tramanda fosse stato discepolo del filosofo naturalista Empedocle e che fosse stato in contatto anche con la scuola eleatica di Parmenide.
[modifica] Contenuto delle opere principali
Opere principali di Gorgia sono l'Encomio di Elena e Sul non essere o sulla natura. L'attribuzione della prima, tuttavia, è incerta. Il contenuto della seconda ci è tramandato tramite una parafrasi di Sesto Empirico.
Nella prima opera Gorgia difende Elena dall'accusa di essere stata causa della guerra di Troia, con la sua decisione di tradire il marito Menelao e seguire Paride. Elena è innocente, perché fece quel che fece o mossa da un principio a lei superiore (che si tratti degli dei o della Necessità), o rapita con la forza, o persuasa da discorsi, o vinta dall'amore. In ogni caso il movente rimane esterno alla sua responsabilità.
Nella seconda opera Gorgia dimostra, tramite procedimenti di reductio ad absurdum, tre ipotesi:
- Nulla è.
- Se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile.
- Se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile.
[modifica] Interpretazione dell'opera
Le interpretazioni di Gorgia si possono dividere fondamentalmente in due tipi, a seconda che si considerino le sue opere scritte con intento serio o ironico. Nel secondo caso, difatti, il trattato Sul non essere sarebbe unicamente una parodia delle dottrine e dello stile argomentativo tipico di Parmenide e della sua scuola e non, piuttosto, una presa di posizione convinta che invece farebbe di Gorgia, secondo alcuni, un precursore del nichilismo.
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Per approfondire, vedi la voce Relativismo etico sofistico. |
Resta quindi dubbio se Gorgia avesse un'effettiva sfiducia nelle possibilità conoscitive dell'uomo o non, piuttosto, un'enorme fiducia nelle possibilità del linguaggio, in grado di dimostrare tutto e il contrario di tutto, svincolato da ogni criterio di verità. Significativo, in tal senso, il grande spazio concesso, nella difesa di Elena, al potere della parola. Il discorso è definito da Gorgia come «un potente signore, che col più piccolo è impercettibile dei corpi riesce a compiere le imprese più divine». Resta tuttavia incerto quanto la coscienza da parte di Gorgia dell'onnipotenza della parola fosse filosoficamente consapevole ed elaborata o non piuttosto un ovvio corollario della sua attività retorica.
Un'interpretazione forte e filosofica del pensiero di Gorgia tenta invece di tracciare un percorso che, partendo dal naturalismo proprio di Empedocle conduce alla cosiddetta crisi eristica, di stampo nichilista, sino a uno sbocco in un più sereno scetticismo del linguaggio.
[modifica] Opere
Opere conservate:
- Sul non essere o sulla natura
- Encomio di Elena
- In difesa di Palamede
L'attribuzione a Gorgia di queste due ultime è discussa.
Opere conservate in frammenti:
- Epitaffio per i morti della guerra del Peloponneso
Opere perdute:
- Discorso Olimpico
- Discorso Pitico
- Encomio di Elide
Si presume inoltre che Gorgia avesse redatto diversi manuali di retorica contenenti numerose orazioni da memorizzare come esempî.
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