Giovanni Maria Vitelleschi
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Cardinale | |
![]() Giovanni Maria Vitelleschi della Chiesa cattolica |
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Proclamato | 9 agosto 1437 da papa Eugenio IV |
Nato | |
Ordinato | |
Consacrato | |
Vescovo | |
Deceduto | 1 o 2 aprile 1440 |
Cardinale Titolo cardinalizio Collegio cardinalizio · Concistoro Tutti i cardinali |
Giovanni Maria Vitelleschi (originario di Corneto di Tarquinia, morto il 1 o 2 aprile 1440) fu un cardinale e condottiero italiano del XV secolo.
Ricevette un'istruzione militare sin da giovane nella cosiddetta Banda della Tartaglia, e affinò la sua educazione al servizio di Papa Martino V, che lo nominò protonotaio apostolico.
La sua carriera religiosa iniziò come vescovo di Recanati. Assoldato da Papa Eugenio IV per comandare le truppe papali, condusse le operazioni militari contro la fazione dei Colonna (famiglia), i quali erano in lotta contro Papa Eugenio per il rovesciarsi della loro fortuna politica quando era morto il papa Martino V che apparteneva alla loro famiglia. Il Vitelleschi riuscì a sedare la rivolta, per la quale il papa era fuggito in esilio a Firenze nel 1434, in seguito all restaurazione di un'effimera Repubblica romana. Per riuscire a riprendere la città Il Vitelleschi, non fu estraneo ad atti di ferocia e crudeltà, visto che aveva anche abolito il diritto romano in vigore. L'impresa terminò nell'ottobre del 1434, con la vittoria dei papali e il ritorno del pontefice. In seguito comandò anche le truppe papali contro Renato d'Angiò, che voleva impossessarsi del trono di Napoli.
Per venire ricompensato delle sue imprese il papa gli concesse il titolo, ormai puramente onorario di Patriarca di Aquileia, e poco dopo il più immediato titolo di Arcivescovo di Firenze (dal 1435 al 1437 dopo Amerigo Corsini). Conservò le due cariche contemporaneamente, ma di fatto non ebbe modo di dedicarvisi: a Firenze per esempio delegò le sue funzioni all'Arcivescovo di Pisa, il Vescovo di Fiesole e messer Giuliano di Niccolò Davanzati.
Nel 1436 ebbe, dal papa, l'ordine di reprimere le turbolenze dei baroni romani, che avevano occupato Terracina, dopo essersi ribellati a papa Eugenio IV. Radunati fanti e cavalli, il Vitelleschi si scontrò con le milizie avversarie presso Albano, vinse il loro capitano Francesco Savelli ed occupò Palestrina e Zagarolo, costringendo Renzo Colonna a fuggire. Attaccò poi Antonio da Pontedera, lo sconfisse e lo fece impiccare, riuscendo infine a domare i baroni.
Nel 1439 per ordine del papa di distruggere la famiglia Trinci, mise sotto assedio Foligno e la conquistò, facendo prigioniero Corrado Trinci con i suoi due figli.
Fu nominato prefetto delle armi pontificie e cardinale nel concistoro del 9 agosto 1437 da Papa Eugenio IV. In quell'occasione rininciò alla sede fiorentina, che passò a Ludovico Scarampi, anche se spesso cominciò ed essere chiamato il "cardinale fiorentino".
Machiavelli lo cita nelle Istorie fiorentine:
Le spie fiorentine controllavano segretamente la sua corrispondenza è intercettarono così alcune missive a Niccolò Piccinino, il capo di una banda di ventura che compiva saccheggi e devastazioni in Toscana. Sebbene il messaggio fosse cifrato e pieno di allusioni, esso fu interpretato come peridìcoloso per il papa, così che Eugenio IV colse l'occasione per incarcerare l'uomo ormai troppo potente. La maniera con la quale fu catturato a Roma in Castel Sant'Angelo dal castellano Antonio Rido di Padova è pure raccontata dal Machiavelli:
Morì così il 1 o 2 aprile 1440. La famiglia Vitelleschi comunque mantenne un notevole prestigio in Italia centrale. Il nipote di Giovanni, Bartolomeo Vitelleschi, fu vescovo di Corneto e Montefiascone e a sua volta cardinale dal 1444.
[modifica] Bibliografia
- N. F. Faraglia. Storia de la lotta tra Alfonso V d'Aragona e Renato d'Angiò. 1908, Lanciano;
- A. Dragonetti. Vite degli illustri aquilani. 1847, Aquila.
Predecessore: Amerigo Corsini |
Arcivescovo di Firenze | Successore: Ludovico Scarampi |