Niccolò Fortebraccio

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Niccolò Fortebraccio detto il Piccinino per la bassa statura, parente di Fortebraccio da Montone più famoso col nome di Braccio da Montone, nacque nel 1375 di famiglia ricca e nobile fu avviato agli studi i precettori gli fecero studiare il famoso storico Cornelio Nepote che divenne il suo scrittore preferito con le storie degli eroi che furono dell'antica Grecia. Con il passar del tempo deplorò il tempo sciupato negli studi e iniziava a respirare aria di amore di morte di onore si mise al soldo di Braccio da Montone e fu un allievo diligente e volenteroso. prese Zagarolo, Palestrina ed altre fortezze, fece scorribande fino alle porte di Roma . Fatto prigioniero da Attendolo Sforza ottenne la liberazione dopo quattro mesi e ritornò nelle file di Braccio e con lui continuo la guerra in Romagna. Nell'assedio di l'Aquila fu causa della morte di Braccio da Montone, per bramosie di gloria abbandonò il posto assegnatogli ed espose il suo capitano causandogli la morte e la sconfitta. Chiamato dai fiorentini contro il ducato di MIlano fu vittima di un agguato dei ducali in val Lamone fatto prigioniero fu liberato due mesi dopo, tornato a Firenze si vide rifiutare lo stipendio e trattato in maniera scortese, forse appositamente perché se ne andasse, tornò a Milano dove si mise al servizio del duca Filippo. Al sevizio del duca combatte devasta la Lunigiana, ferma un tentativo di invasione del ducato fatto dai Mantovani, devasta la bergamasca, combatte i veneziani capitanati dal Gattamelata e dal Colleoni i loro esercito fu messo in fuga e il Piccinino si pose all'inseguimento del Gattamelata, ma fu fermato dalla bella moglie del inseguito che piangendo implorò di non catturare il marito, il Piccinino sedotto da lei preferì le lusinghe di Venere alla pugna. Nonostante un serie di vittorie il piccinino viene sconfitto a Tenna dai veneziani aiutati dallo Sforza. Il Duca lo manda allora in Toscana nella speranza che i fiorentini ritirino le forze mandate in aiuto dei veneziani. Devasta il Mugello, vicino a Fiesole intercetta delle lettere della signoria fiorentina che dice al capitano Piergianpaolo Orsini di non cercare la battaglia. Il Piccinino crede di aver la vittoria in pugno. Il 29 Agosto 1440 Niccolò Fortebraccio il Piccinino muove sopra Sansepolcro dove lasciati i bagagli e arruolati 2000 di Sansepolcro che odiavano la città rivale, muove contro Anghiari, nella piana tra le due città l'esercito del Duca condotto dal Piccinino viene travolto dai fiorentini comandati da Michelotto Attendolo e Giampaolo Orsini e la battaglia verra poi immortalata dal genio di Leonardo negli studi per l'affresco della Battaglia di Anghiari. Al Piccinino non resto che ritornare in Lombardia. Fece altre campagne per il duca ma cadde sempre più in disgrazia finché finì i suoi giorni tra il vino delle taverne e i bordelli lasciandosi decadere in un declivio senza ritorno, dissipando i suoi averi Niccolò Fortebraccio il Piccinino che fu anche signore di Sansepolcro morì nel 1444.