Palazzo Ximenes da Sangallo
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Il Palazzo Ximenes-da Sangallo o Panciatichi-Ximenes si trova in Borgo Pinti 66, all'angolo con via Giusti, a Firenze.
Nel 1490 i celebri fratelli Giuliano e Antonio da Sangallo acquistarono il terreno per costruire la loro abitazione, che progettarono essi stessi. Giorgio Vasari racconta di come in questo palazzo i due fratelli "Condussero in Fiorenza nelle lor case una infinità di cose antiche di marmo bellissime...", facendo del palazzo una sorta di museo personale, pari a quelli dei potenti signori che servirono nella loro vita. Nonostante le massiccie dimensioni, le due facciate creano un armonico rapporto tra vuoti e pieni, con un'elegante commistione tra superficie ed elementi decorativi.
I loro discendenti continuarono ad abitare il palazzo ma la collezione venne via via dispersa per incuria, fino alla cessione del palazzo nei primi anni del Seicento al portoghese Sebastiano Ximenes, la cui famiglia aveva accumulato una cospicua fortuna con i commerci. In quel periodo vennero approntate modifiche al palazzo ad opera dell'architetto Gherardo Silvani, che ampliò l'edificio e creò il giardino, oggi purtroppo quasi scomparso dopo che venne sacrificato nel 1865 per far passare la nuova via del Mandorlo (oggi via Giusti).
Dopo la rivoluzione francese il palazzo fu abitato dal Ministro residente della Repubblica Francese, una tale Giot, e per due notti ospitò anche l'Imperatore Napoleone Bonaparte (30 giugno e 1 luglio 1796). A quell'epoca Napoleone non aveva ancora fondato il Regno d'Etruria e si trovava in Toscana per cercare alcune presunte parentele con le quali voleva fondare le sue pretese di nobiltà.
Con l'estinzione degli Ximenes nel 1816 il palazzo è passato più volte da un proprietario all'altro. Attualmente è posseduto dalla famiglia Arrigoni degli Oddi.
Napoleone a Firenze |
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Nel 1796 il generale Napoleone Bonaparte visitava Firenze e la Toscana in cerca di presunte parentele che gli stavano molto a cuore. Entrò a Firenze accompagnato dal suo Stato Maggiore e da una scorta di dodici dragoni in alta uniforme. Dopo essersi alloggiato al Palazzo Ximenes presso il ministro francese Giot, ed aver passato la notte, il mattino successivo era in programma un pranzo a Palazzo Pitti, ospitato dal Granduca Ferdinando III di Asburgo-Lorena.
I due avevano in comune l'età di ventisette anni, ma caratteri e interessi di fondo opposti. Con una carrozza degna di un monarca Napoleone lasciò il Palazzo Ximenes accompagnato oltre che dalla scorta personale da cento soldati dello sparuto esercito toscano, anche se, forse su sua esplicita richiesta, prima del pranzo visitò la Galleri granducale, cioè gli Uffizi e, tramite il Corridoio Vasariano, la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, accompagnato dal direttore della collezione Tommaso Puccini. Le cronache ricordano come il futuro imperatore rimase colpito dalla Venere Medici, al punto di chiedere ironicamente al Puccini se lo Stato di Toscana avrebbe dichiarato guerra se "qualcuno" avesse pensato di trasferire a Parigi quela capolavoro. In effetti Napoleone aveva già messo gli occhi sulla statua che su un suo preciso ordine avrebbe preso la via per il Louvre dopo l'occupazione francese e la fondazione del Regno d'Etruria. Durante il pranzo ciascuno cercò rimanere su un effimero livello di cordialità evitando il più possibnile di esprimere il proprio pensiero, mentre la sera Napoleone asistette a uno spettacolo teatrale, prima di tornare a Palazzo Ximenes e ripartire il mattino dopo. |
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