Patto per l'Italia
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Il Patto per l'Italia è stata una coalizione elettorale, di centro, costituita in occasione delle elezioni politiche del 1994. Essa concorreva nei collegi maggioritari sia alla Camera sia al Senato con propri candidati alternativi sia alla sinistra (che si presentava sotto il simbolo dei Progressisti), sia alla destra (che si presentava sotto i simboli del Polo delle Libertà al nord e del Polo del Buon Governo al sud).
[modifica] Le elezioni del 1994
La coalizione del Patto per l'Italia, che individuava il proprio candidato alla presidenza del Consiglio in Mario Segni, era formata da diversi soggetti politici:
- il Partito Popolare Italiano, sotto la segreteria di Mino Martinazzoli
- il Patto Segni di Mario Segni
- il Partito Repubblicano Italiano di Giorgio La Malfa
- l' Unione Liberaldemocratica di Valerio Zanone
- gruppi riformisti di stampo socialista e socialdemocratico, con l'appoggio di Giuliano Amato.
Nella quota proporzionale per la Camera la coalizione presentava due liste: quella del Partito Popolare Italiano e quella del Patto Segni (che comprendeva al suo interno anche candidati repubblicani, liberali e riformisti socialisti e socialdemocratici).
La coalizione di centro ebbe però un risultato deludente (circa il 15% alla Camera e il 16.7% al Senato): schiacciata dai due principali schieramenti di sinistra, guidato dal pidiessino Achille Occhetto, e di centrodestra, guidato da Silvio Berlusconi. Il "centro" riuscì infatti a vincere solo in quattro collegi maggioritari alla Camera dei Deputati (tre in Campania: Gianfranco Rotondi, Antonio Valiante e Mario Pepe peraltro in virtù del fatto che il polo di centrodestra in questi 3 collegi si presentava diviso con due candidati, uno di Alleanza Nazionale e uno di Forza Italia-CCD; e uno in Sardegna: Giampiero Scanu), ai quali bisogna però aggiungere la quota di recupero proporzionale che favorì soprattutto il PPI. La disfatta fu tale che nemmeno Mario Segni, candidato nella parte maggioritaria, risultò vincitore nel suo collegio elettorale di Sassari.
[modifica] La dissoluzione del "Patto per l'Italia"
Dopo gli scarsi risultati riportati in occasione delle elezioni politiche del 1994 la coalizione di "centro" si è sciolta:
- Il Partito Popolare Italiano, sotto la guida del nuovo leader Rocco Buttiglione avviò un processo di confronto tanto con il centro-destra quanto con la sinistra. Il partito risultò così spaccato in due forti correnti, una favorevole all'alleanza con la Casa delle Libertà (guidata dallo stesso Buttiglione) ed una favorevole al confronto con i Progressisti (guidata da Gerardo Bianco). La crisi si concluse con la fuoriuscita di Buttiglione dal partito, che portò con sè lo "scudo crociato". La maggioranza del PPI rimane comunque nel partito, mentre la restante parte, sotto la guida di Bianco, diede vita all'alleanza di centro-sinistra denominata L'Ulivo.
- Il Patto Segni subì scissioni verso destra (Giulio Tremonti e Alberto Michelini) ma manterrà sostanzialmente una linea di centro per poi aderire al centrosinistra con il quale si presentò nel 1996 sotto le insegne di Rinnovamento Italiano. A partire dal 1999 tuttavia il piccolo partito scelse l'alleanza con il centrodestra confermata nel 2001. Nel 2004 invece il partito, divenuto Patto dei Liberaldemocratici, corse sganciato dai principali schieramenti.
- Il Partito Repubblicano Italiano di Giorgio La Malfa, dopo una iniziale confluenza nel soggetto di centrosinistra Unione Democratica, scelse poi a partire dal 2001 di aderire al centro-destra.
- La Unione Liberaldemocratica di Valerio Zanone invece è confluita poi nella Federazione dei Liberali Italiani, è entrata a far parte della coalizione politica di centro-sinistra, ed oggi - pur non presentando proprie liste - si riconosce in parte ne La Margherita (di cui Zanone è senatore).
- I gruppi di matrice socialista e socialdemocratica, per la maggiore sono confluiti a centro-sinistra ed in particolare nel nuovo soggetto centrista e laico-riformista Unione Democratica. Questo, dopo alcuni anni, confluirà poi a sua volta nel nuovo movimento riformista de I Democratici (che poi parteciperà alla fondazione de La Margherita). Giuliano Amato invece si avvicinerà ai settori "socialisteggianti" dei Democratici di Sinistra.