Casa delle Libertà
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La Casa delle Libertà | |
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Coalizione politica italiana | |
Leader | Silvio Berlusconi |
Ideologia politica | coalizione di centro-destra |
Sito internet | nessun sito ufficiale |
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La Casa delle Libertà (CdL) è il nome della coalizione del centro-destra italiano, fondata alla fine del 2000 e guidata da Silvio Berlusconi.
La coalizione viene costituita in occasione delle elezioni politiche del 2001 sulla base dei precedenti accordi che avevano riunito, nel 1994 e nel 1996, partiti moderati, conservatori, liberisti, autonomisti e di destra sotto le insegne del Polo delle Libertà e del Polo per le Libertà.
Nel 2001, la CdL si candida con successo al governo dell'Italia, guidando il Paese per il quinquennio 2001-2006 e dando vita ad un governo (il Governo Berlusconi II) che risulterà il più longevo della storia della Repubblica.
[modifica] Composizione
Sono partiti fondatori della Casa delle Libertà:
- Forza Italia, soggetto politico liberale e democristiano guidato dallo stesso Berlusconi;
- Alleanza Nazionale, partito nazional-conservatore guidato da Gianfranco Fini;
- Lega Nord, movimento autonomista e federalista dell'Italia settentrionale guidato da Umberto Bossi;
- Nuovo PSI, partito socialdemocratico guidato da Gianni De Michelis;
- Partito Repubblicano Italiano, guidato da Giorgio La Malfa e Francesco Nucara.
La composizione della coalizione rimane invariata nel corso degli anni ma, soprattutto alla fine del quinquennio di governo, quando la CdL si candida per la seconda volta alla guida del Paese, acquisisce l'adesione di nuovi partiti e movimenti ed è interessata da lievi modificazioni della sua geografia:
- nel gennaio 2006, aderisce alla coalizione la Democrazia Cristiana per le Autonomie, guidata da Gianfranco Rotondi;
- nello stesso periodo, la CdL si accorda con forze della estrema destra quali Alternativa Sociale, guidata da Alessandra Mussolini,la Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli e il Partito Nazional Democratico il quale non riesce tuttavia a presentarsi alle elezioni . Sostengono la coalizione anche i Riformatori Liberali (movimento d'ispirazione radicale guiato da Benedetto Della Vedova, contrario all'alleanza di centro-sinistra), il Movimento per l'Autonomia (attivo nel Sud Italia, che dà vita ad un "Patto per le Autonomie" insieme alla Lega).
In occasione delle elezioni politiche del 2006, si presentano con la CdL anche liste minori come il nuovo Partito Liberale Italiano, la lista dei Pensionati Uniti (una costola del Partito Pensionati contraria all'alleanza con il centro-sinistra), i Verdi Verdi, No euro, SOS Italia, Italia di Nuovo, Patto Segni, Partito Sardo d'Azione e i movimenti regionali siciliani Patto per la Sicilia, Nuova Sicilia e Patto Cristiano Esteso.
A novembre 2006, rientra a far parte della CdL il Partito Pensionati che, alle elezioni politiche, aveva appoggiato invece il centro-sinistra.
- A novembre del 2006 l'UDC tramite uno dei suoi maggiori esponenti -l'ex Presidente della Camera dei Deputati Pierferdinando Casini- dichiara finita l'esperienza del suo partito all' interno della Casa delle Libertà stessa, sancendone la fuoriuscita manifestando il 2 dicembre 2006 contro la finanziaria del governo Prodi a Palermo, non aderendo alla manifestazione unitaria della Cdl tenutasi a Roma.
[modifica] Storia
[modifica] La nascita e la vittoria elettorale
La CdL nasce come prosecuzione dell'esperienza delle precedenti coalizioni di centrodestra presentate sullo scenario politico italiano nel 1994 e nel 1996, riconosciute sotto il nome di "Polo", Polo delle Libertà, Polo del Buon Governo e Polo per le Libertà.
Essa è frutto di un rinnovato accordo tra partiti stabilmente alleati (FI-AN-CCD-CDU) e la Lega Nord, che precedentemente (sostenendo le tesi della secessione del Nord dal resto dell'Italia) aveva tentato una strada autonoma. L'accordo (quando, cioè, la Lega abbandona i suoi propositi secessionisti e si concentra sul federalismo) viene concretizzato già in occasione delle elezioni regionali del 2000, che costituiscono il preludio della complessiva esperienza dell'anno seguente.
Il momento culminante dell'esperienza della CdL è fornito dalle elezioni politiche del 2001, nelle quali la coalizione riesce a superare lo schieramento dell'Ulivo (che proponeva come candidato premier Francesco Rutelli), dopo aver siglato un "Contratto con gli Italiani" contenente i principali punti d'impegno del nuovo governo.
[modifica] I governi Berlusconi e le riforme
Il Governo Berlusconi II all'inizio della sua attività deve fronteggiare la crisi internazionale dovuta alle ripercussioni dell'11 settembre 2001 e ai nuovi scenari del terrorismo internazionale. Appoggia l'attacco americano alle milizie talebane in Afghanistan e, più tardi, la guerra in Iraq contro il dittatore Saddam Hussein avanzata dagli Stati Uniti d'America.
Queste alcune delle principali azioni del Governo della CdL.
[modifica] Riforma della forma di stato e di governo
Approvata nel novembre 2005, la riforma costituzionale introduce il federalismo (o devoluzione), che affida alle Regioni un campo specifico di legislazione (potere esclusivo) per realizzare gli interessi dei cittadini in base alle individualità territoriali, ma pur sempre nel rispetto di un interesse nazionale. La riforma si propone di ridurre il numero dei parlamentari (-175 fra Camera e Senato) e di porre fine al bicameralismo perfetto (accusato di rallentare l'azione parlamentare), dando vita al Senato Federale (che sarebbe dovuto andare in vigore dal 2011) da eleggere contestualmente ai Consigli Regionali.
La riforma vuole attribuire inoltre maggiori poteri al premier, denominato Primo Ministro in luogo di Presidente del Consiglio, attribuendogli alcune competenze che attualmente sono prerogativa del Presidente della Repubblica, il cui ruolo di garante degli equilibri costituzionali esce significativamente ridimensionato con minimi poteri di controllo. Approvata dai soli parlamentari della coalizione di centrodestra con un quorum inferiore ai due terzi dei parlamentari, la riforma costituzionale della Cdl è stata perciò subordinata all'approvazione da parte del corpo elettorale in un referendum che ha avuto luogo il 25 e 26 giugno 2006. Il referendum ha sancito la vittoria dei "No" con una larga maggioranza (61,3%), azzerando di fatto la riforma.
[modifica] Riforma della scuola
È la cosiddetta "Riforma Moratti", che prende il nome dal ministro dell'Istruzione. Essa innalza l'obbligo formativo all'età di 18 anni, introduce lo studio dell'inglese e dell'informatica sin dall'inizio del ciclo scolastico.
Il percorso scolastico viene articolato in cicli:
- scuola dell'infanzia (quella finora chiamata scuola materna),
- primo ciclo (costituito da scuola primaria e scuola secondaria di primo grado, corrispondente al vecchio corso di scuole elementari e medie)
- secondo ciclo (quello della scuola secondaria di secondo grado, suddiviso nella duplice scelta tra 8 indirizzi liceali e la formazione professionale).
[modifica] Pressione fiscale
Il Governo ha attuato una riforma delle tasse che introduce una serie di fasce, a seconda del reddito familiare, in base alle quali sono stabiliti sgravi corrispondenti.
[modifica] Riforma del mercato del lavoro
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Per approfondire, vedi la voce Legge Biagi. |
La legge 30/2003 detta legge Biagi (dal nome del giuslavorista Marco Biagi ucciso dalle Brigate Rosse) o legge Maroni (da Roberto Maroni, ministro del Lavoro del secondo governo Berlusconi e del terzo governo Berlusconi, introduce numerose novità e modifiche alla legislazione sul mercato del lavoro in Italia (in particolare, allo Statuto dei lavoratori), già abbondantemente modificata in precedenza dalle iniziative legislative di Tiziano Treu, ministro del Lavoro nel primo Governo Prodi.
Introduce nuove forme di flessibilità e nuove tipologie contrattuali, al fine di incentivare l'ingresso nel mondo del lavoro; trasforma anche alcune tipologie già esistenti, quali il contratto di collaborazione coordinata e continuativa, che diviene contratto di collaborazione a progetto (con alcune tutele in più rispetto alla forma precedente, ad esempio riguardo la maternità).
La legge, nella sua iniziale presentazione, chiedeva anche, in via sperimentale e per un periodo oscillante tra i due e i quattro anni, la sospensione dell'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori in alcuni casi specifici e numericamente limitati. Successivamente, anche a causa di forte pressioni dal parte del mondo del lavoro dipendente e grandi manifestazioni sindacali, il governo ha ritirato questa particolare proposta.
[modifica] Riforma delle pensioni
Andrà in vigore dal 2008, prevede, come requisiti per andare in pensione:
- 65 anni d'età per gli uomini, 60 per le donne
- 40 anni di contributi indipendentemente dall'età
- 35 anni di contributi e 60 d'età (61 per gli autonomi)
- 35 anni di contributi e 57 di età per le donne (la rendita sarà calcolata soltanto con il metodo contributivo).
Prevede una nuova serie di requisiti a partire dal 2010. L'obiettivo dichiarato dal governo è quello di poter continuare a garantire il sistema pensionistico, riuscendo a fronteggiare l'aumento della durata della vita, l'invecchiamento della popolazione e il calo demografico.
[modifica] Riforma sull'immigrazione
È la cosiddetta legge Bossi-Fini, che introduce sistemi rigorosi di controllo tesi a limitare l'immigrazione clandestina: prevede la concessione di permesso di soggiorno solo in presenza di un'occupazione, l'espulsione dei clandestini e pene severe per i trafficanti.
[modifica] Riforma del sistema radiotelevisivo
È la cosiddetta legge Gasparri sul sistema radiotelevisivo che introduce il "digitale terrestre". Introduce un Sistema integrato delle comunicazioni, il quale prevede che nessun operatore possa conseguire ricavi superiori al 20% delle risorse complessive del Sic, o controllare più del 20% dei programmi televisivi o radiofonici irradiati attraverso frequenze terrestri. Prevede limiti alla pubblicità e dà l'avvio alla privatizzazione della RAI, attraverso la fusione tra "Rai spa" e "Rai Holding".
[modifica] Riforma della giustizia
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Per approfondire, vedi la voce Riforma Castelli. |
Approvata a luglio 2005, introduce la separazione delle cariche tra pubblico ministero e giudice, prevede l'avanzamento in carriera dei magistrati non solo per anzianità ma anche per meriti a concorso e una riorganizzazione delle procure.
[modifica] Il calo di consensi e la crisi di governo
Dopo tre anni dall'insediamento del governo della CdL, arriva il primo appuntamento elettorale che coinvolge l'intero Paese e che ripropone il tema del confronto fra le coalizioni. Alle elezioni europee del 2004, i partiti della coalizione si presentano in calo rispetto ai risultati trionfalistici del 2001 e i due poli della politica italiana escono sostanzialmente a parità di consensi, oscillando entrambi intorno al 45%. A far registrare il calo maggiore è Forza Italia che, fondata precedentemente sull'immagine del suo leader, paga il prezzo più grosso per qualche malcontento sull'azione di governo: FI è in calo soprattutto al centro-sud e si attesta al 21% a livello nazionale (alle precedenti europee e alle politiche aveva toccato il 29%).
Il calo di consensi si rende evidente nel 2005, in occasione delle elezioni regionali che consegnano la vittoria alla nuova coalizione di centrosinistra, L'Unione, vittoriosa in 12 regioni su 14. Berlusconi si attribuisce il grave errore di non aver preso parte alla campagna elettorale. La CdL si aggiudica soltanto il governo di Lombardia e Veneto e, pertanto, si impone una indispendabile aria di cambiamento: UDC e AN annunciano il ritiro dei loro ministri dal governo, criticando la predominanza dell'asse Forza Italia - Lega Nord (cosiddetto "Asse del Nord" Bossi-Tremonti). Berlusconi si dimette e costituisce un nuovo governo (il Berlusconi III) che ritrova l'unità della coalizione, istituendo un nuovo ministero ad hoc per il Mezzogiorno, il Ministero della Coesione Territoriale.
[modifica] Il biennio 2005-2006
Nell'ultima fase della legislatura, la coalizione lavora per presentare ai cittadini i bilanci del quinquennio e ripresentarsi al nuovo appuntamento con le elezioni politiche.
[modifica] La riforma elettorale
Ad ottobre 2005, viene approvata una riforma elettorale che reintroduce il sistema proporzionale, a dodici anni dall'entrata in vigore del sistema maggioritario.
Viene introdotta la figura del leader della coalizione, al quale si ricollegano una serie di liste (bloccate) che si ripartiscono i seggi disponibili in maniera proporzionale, con un premio di maggioranza alla coalizione vincitrice che garantisca la governabilità. Lo sbarramento (per i partiti coalizzati) è del 2% alla Camera e del 3% al Senato. Al Senato, inoltre, il premio di maggioranza viene assegnato su base regionale.
L'approvazione di questa legge provoca le dimissioni di Marco Follini da segretario dell'Udc, che aveva sollecitato una legge proporzionale che non prevedesse liste bloccate. Follini era stato più volte in contrasto con Berlusconi e, nell'estate 2005, si era fatto sostenitore di un cambiamento di leadership e di impostazione generale della CdL. La guida dell'Udc viene assunta da Lorenzo Cesa. Nel marzo 2006, uno degli estensori materiali della riforma elettorale, Roberto Calderoli, ha definito la legge "una porcata" (da ciò il soprannome, dato alla legge, di "Porcellum", in opposizione alla precedente detta il "Mattarellum").
[modifica] La strategia delle "tre punte"
In vista dell'appuntamento elettorale 2006, la Cdl, sfruttando la nuova logica proporzionale, annuncia la cosiddetta "tattica delle tre punte" per sconfiggere il centrosinistra guidato da Romano Prodi. In caso di vittoria, proporranno al Capo dello Stato la nomina a Presidente del Consiglio del leader del partito che avrà conseguito più voti: si impegnano in prima persona il premier Berlusconi, il ministro degli esteri Fini e il presidente della Camera Casini (che rappresentano rispettivamente FI, AN e UDC), i quali inseriscono nei simboli elettorali i loro cognomi.
Nel deposito dei contrassegni elettorali viene però indicato Berlusconi come capo unico della coalizione.
[modifica] Le elezioni politiche
La campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006 è una delle più accese di tutta la storia. Berlusconi e la CdL devono portare il conto di un'azione di governo ininterrotta che è durata cinque anni e che ora deve presentarsi al giudizio degli elettori. Lo sfidante è Romano Prodi, che si presenta con una coalizione di centrosinistra rinnovata, chiamata L'Unione, e fa leva sui presunti risultati negativi ottenuti dal centrodestra in questi anni.
Berlusconi partecipa a due confronti televisivi ufficiali col suo sfidante (con regole di ispirazione USA). Durante il secondo di essi accusa la sinistra di essere divisa sui principali temi dell'economia, accusa il suo sfidante di essere solo un'immagine da presentare al paese per vincere le elezioni e che non ha alcun potere reale sulla coalizione che gli sta alle spalle, fa un intervento all'assemblea di Confindustria e sceglie, come chiusura della campagna, di lanciare agli italiani la proposta dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa.
Grazie a questa campagna incisiva, la Casa delle Libertà è riuscita a riconquistare consensi e Forza Italia ha ottenuto un risultato in netta ascesa rispetto alle previsioni confermandosi la prima forza politica della CDL e del Paese (superata solo dall'Ulivo che però è l'unione di due partiti). La rimonta di Forza Italia non è bastata però alla CdL per rivincere le elezioni. Alla Camera dei deputati il centrosinistra ottenne, con 24.755 voti in più, il premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale varata nel 2005 e nel complesso (contando anche i voti del Trentino Alto Adige, della Valle d'Aosta e della circoscrizione Estero) circa 130.000 voti in più, con una percentuale del 49,73% dei consensi contro il 49,40% della CdL.
Al Senato, la situazione era ribaltata: la CdL ha ottenuto nel complesso circa 147.000 voti in più (il 49,57% contro il 49,16%), ma con l'apporto del voto della circoscrizione Estero, l'Unione è riuscita comunque ad avere due seggi in più (158 - 156).
Forza Italia si conferma il primo partito italiano con una percentuale di consensi di circa il 24%; nel centrodestra seguono Alleanza Nazionale (12,4%), l'Udc (6,8%) e la Lega Nord in alleanza col Movimento per l'Autonomia (4,5%). L'unica altra lista che riesce ad eleggere parlamentari è l'aggregazione costituita dalla Democrazia Cristiana per le Autonomie e dal Nuovo PSI che, seppure con un risultato dello 0,7%, partecipa alla ripartizione dei seggi della Camera in qualità di "miglior perdente" (lista che ha conquistato il maggior numero di voti al di sotto dello sbarramento del 2%).
Nell'immediato dopo-elezioni, Berlusconi e la CdL contestano sonoramente il risultato delle urne, parlando di presunti brogli elettorali nei seggi che avrebbero portato voti al centrosinistra, affermando di non accettare il risultato finché non venisse fatto un riconteggio globale delle schede e arrivando persino a ipotizzare il varo di un decreto legge che imponesse un riesame di tutte le schede nulle, ipotesi non prevista dalla legge vigente e che trova la netta contrarietà del Presidente della Repubblica Ciampi e la freddezza del Ministro dell'Interno Pisanu, i quali fin dalla chiusura delle urne avevano tenuto a sottolineare l'assoluta correttezza delle consultazioni elettorali.
Il 19 aprile la Corte di Cassazione, in seguito al riesame delle schede contestate, dichiara i seguenti dati definitivi:
- L'Unione = 19.002.598 voti
- Casa delle Libertà = 18.977.843 voti
- differenza = 24.755 voti
Non soddisfatti di tale verifica, Berlusconi e la CdL dichiarano di voler ricorrere alla Giunta per le elezioni, promettendo che, nel caso in cui la Giunta arrivasse a dimostrare che quei 24.755 voti non esistono e che le elezioni in realtà sono state vinte dalla CdL, si sarebbero appellati al Capo dello Stato per chiedergli un immediato ritorno alle urne. Tuttavia, in seguito alle due successive sconfitte elettorali, in occasione delle elezioni amministrative di maggio e del referendum costituzionale di giugno, la CdL concentra maggiormente la strategia di opposizione sul piano dei programmi.
Nell'autunno del 2006 le Giunte per le elezioni della Camera e del Senato stabiliscono un riconteggio parziale delle schede (metodo a campione); brogli accertati e riconosciuti per la votazione nella circoscrizione estero[citazione necessaria].
[modifica] L'opposizione al Governo Prodi
La neo-costituita maggioranza, guidata da Romano Prodi, è chiamata, nel giro di pochi mesi, al banco di prova con la elaborazione della prima Legge Finanziaria. La Casa delle Libertà, il 2 dicembre 2006 organizza una imponente manifestazione di piazza, a Roma, in Piazza San Giovanni, dove, secondo le stime degli organizzatori, si radunano due milioni duecentomila persone (di cui 700 mila in Piazza San Giovanni, secondo stime provenienti da ambienti delle forze dell'ordine). L'obiettivo è di protestare contro la politica del governo e quella che viene definita la finanziaria delle tasse. Berlusconi lancia proposte di unità e preannuncia la nascita di un movimento unitario del centrodestra. Dal palco intervengono anche Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Aderiscono alla manifestazione anche la Democrazia Cristiana per le Autonomie, il Movimento per l'Autonomia, Fiamma Tricolore, il Partito Pensionati, Azione Sociale e i Riformatori Liberali.
L'UDC, invece, non aderisce alla manifestazione e organizza una manifestazione parallela e contemporanea, a Palermo, dove viene affermato che "esistono due opposizioni al centro-sinistra", una, quella dei moderati rappresentata appunto dall'UDC, l'altra, quella delle forze di destra rappresentata da Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord che si avviano - seppur con dei distinguo - alla costituzione di una federazione di partiti, definita da Berlusconi come la Federazione delle Libertà.
Diversa è invece la posizione di Nuovo PSI e PRI che anziché scendere in piazza annunciano una proposta di legge per riscrivere le regole della struttura della Finanziaria.
[modifica] Gli appuntamenti elettorali
Partito | Politiche 2001 | Europee 2004 | Regionali 2005 | Politiche 2006 | |
---|---|---|---|---|---|
Proporz. Camera | Camera | Senato | |||
Forza Italia | 29,4 | 21,0 | 18,7 | 23,7 | 24,0 |
Alleanza Nazionale | 12,0 | 11,5 | 10,6 | 12,3 | 12,4 |
UDC | 3,2 (1) | 5,9 | 5,8 | 6,8 | 6,8 |
Lega Nord | 3,9 | 5,0 | 5,6 | 4,6 (2) | 4,5 (2) |
Nuovo PSI, DC | 1,0 (3) | 2,0 (4) | - | 0,7 (5) | 0,6 (5) |
PRI | 0,8 | 0,7 (6) | - | - | 0,1 |
Dati espressi in %.
- (1) Lista Il Biancofiore
- (2) Lista Lega Nord-MPA
- (3) Lista Nuovo PSI
- (4) Lista Socialisti Uniti per l'Europa
- (5) Lista DC-Nuovo PSI
- (6) Lista PRI-Liberal Sgarbi
[modifica] Collegamenti esterni
- Forza Italia
- Alleanza Nazionale
- Lega Nord Padania
- Nuovo PSI
- PRI
- Democrazia Cristiana per le Autonomie
- Movimento per l'Autonomia
- Riformatori Liberali
- PLI
- Partito Nazional Democratico
- Partito della Destra Popolare
- Programma elettorale della CDL 2006
[modifica] Bibliografia
- Silvio Berlusconi, Verso il Partito della Libertà, Mondadori, Milano 2006.
- Luca Ricolfi, Dossier Italia. A che punto è il "Contratto con gli italiani", Il Mulino, Bologna 2005.
- Luca Ricolfi, Tempo scaduto. Il "Contratto con gli italiani" alla prova dei fatti, Il Mulino, Bologna 2006.