Utente:Salli/Toponimo
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Da attenti studi e numerosi indizi si evince che il toponimo dell'antica città di Reggio non deriva dalla fondazione della florida colonia greca, quindi all'VIII secolo a.C. come si è soliti pensare, ma esso risale in realtà ad un periodo molto più antico, dunque al XXX a.C.
Indice |
[modifica] Esclusione dell'origine greca
Il nome "Reggio" non può derivare dal greco, non è infatti possibile reperire alcuna parola o radice che possa avvicinarsi alla parola Reggio o Regghion, cosa totalmente in contrasto con tutti i toponimi della zona che sono perfettamente riconducibili e riconoscibili in luoghi, fatti o fenomeni di cultura greca, conferma che il toponimo non è di origine greca, dunque precedente.
[modifica] Differenti ipotesi
[modifica] Testa del Re
Una delle ipotesi sostiene che il nome derivi dalla radice indoeuropea protoitalica "reg", con il significato di "capo, re", in riferimento al promontorio di Punta Calamizzi che dominava il panorama dalla penisola e che anticamente costituiva il porto naturale.
[modifica] Scomparsa dell'Istmo e genesi dello Stretto
Una prima ipotesi si basa sul fatto tramandato da tutti gli storici che un tempo la Calabria meridionale e la Sicilia erano unite da un istmo. È dunque naturale pensare, data l'elevata sismicità della zona, che la scissione tra le due terre avvenne per effetto di un terremoto o comunque di un evento catastrofico. Queste informazioni, supportate dalle testimonianze storiche e da un'attenta analisi delle iscrizioni antiche che riportano il nome della città, confermano le tesi degli storici moderni secondo cui il nome di Reggio significhi frattura, scissione (dell'istmo). Il termine viene riferito nelle fonti antiche al verbo "regnumi", che significa rompere, spezzare, in ricordo della scissione geologica della Sicilia dalla Calabria.
Che le due sponde fossero unite nei precedenti millenni è accertabile anche da noi che troviamo da una parte e dall'altra dello Stretto le stesse colline di sabbia con le identiche caratteristiche, che vengono fuori ad iniziare dal mare come la collina di pentimele e le collinea destra di messina, colline che raggiungono le stesse quote.
Ciò vuol dire che sono emerse dal mare con una linea di continuità e che si formarono al di sotto del mare, ciò solo ed unicamente possibile con lo sbocco in quel luogo di grandissimo fiume proveniente da un gran continente - può darsi la famosa "Atlantide", continente la cui persistenza del nome vale come effettiva storia pur non rendendocene conto del suo significato, per la sua sparizione.
Molti furono gli storici (Sallustio, Seneca, Plinio, Strabone, Ovidio) e gli studiosi (Geraci, Cortese, Grasso ed altri numerosi) che si occuparono della questione e giunsero quasi tutti ad una conclusione: in epoca remotissima la Sicilia dovette essere congiunta al continente Italico, dal quale venne poi seperata per un violento cataclisma.
Cominciamo con l'esaminare le preziose testimonianze degli storici antichi i quali sono tutti concordi nel menzionare l'evento geologico, anche se non possono fornire la documentazione necessaria.
Nei frammenti di Sallustio, si trova:
![]() «Italiam coniunctam Siciliam constat fuisse»
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![]() «da tradurre»
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Virgilio, fondandosi sulla tradizione orale, tramandata dalla più remota antichità, cantò fra i primi la separazione della Sicilia al continente italiano quando, ad imitazione dei Omero, fa che Elleno predichi i pericoli di Enea...
Strabone, sullo stesso fatto scrive:
![]() «Nomen Rhegio esse ait Eschylus ab eo quod isti accidit regioni: terrae enim motis Siciliam a continente abruptam, cum alii, tum is affirmavit: nomen a verbo quod est rumpi, deductum videmur»
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![]() «da tradurre»
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A queste testimonianze si uniscono quelle di Ovidio, Seneca, Plinio, Stazio, Valerio Flacco, Silio italico, Pomponio Mela, Diodoro Siculo, ed altri di parere concorde con i precedenti.
La loro autorevole testimonianza ci porta ad ammettere che tale separazione dovette essere realmente avenuta, e che la conoscenza dell'evento era largamente diffusa fra gli studiosi antichi e considerata come certa, anche se nei loro scritti non troviamo menzione alcuna circa la dinamica e l'epoca in cui dovette verificarsi lo straordinario fenomeno.
Forse la loro certezza era convalidata non solo dalla tradizione orale, giunta a loro più come leggenda che come fatto storico, ma soprattutto da alcune tracce di natura orografica e geologica, che nelle prime età storiche, presentavano ancora i segni evidenti della frattura che, in tempo remotissimo aveva separato la Sicilia dal continente Italico.
per quanto riguarda l'epoca approssimativa e le probabili cause del cataclisma, il parere di alcuni geologi e studiosi (Geraci, Cortese, Carbone-Grio, Grasso), dato dall'esame orografico e stratigrafico del suolo Calabrese e di quello Siculo, ci dice che nelle prime ere geologiche determinate, cioè azoica, paleozoica e mesozoica, la Calabria e la Sicilia dovettero essere unite fra loro. Ciò è provato dal fatto che nelle creste dei monti peloritani della Sicilia tra capo Tindaro, presso Patti, al Pizzo di polo e Monte Scuderi e nelle vette dei monti dell'Aspromonte, si trovano terreni identici come per esempio micascisti, gneiss, graniti etc.
I terreni dovettero rimanere uniti fino al miocene, epoca in cui secondo il Geraci, il canale era già stato originato ed il posto dell'attuale Calabria era rappresentato da ben cinque isole.
- la prima isola, che si estendeva dal sito in cui oggi sorge Diamante ed arrivava in giù fin dove oggi è Cetraro, aveva forma quasi tringolare con la base ad occidente, sul tirreno e l'apice ad oriente sullo jonio.
- la seconda correva da Fuscaldo del capo Suvero, quasi in forma rettangolare, dall'uno all'altro mare
- la terza andava da Filadelfia a Rosarno
- la quarta da Palmi a Capo dell'Armi
- la quinta era rappresentata dalla Sicilia.
[modifica] Il culto del mare e di Poseidone
Una conferma dell'origine riferita alla scissione è data dal fatto che per effetto del fenomeno, attribuito al mare e a Poseidone, su consiglio di Antioco la città fu consacrata sulle monete al dio del mare, incidendo la parola originariamente data a Reggio - per il fenomeno sopra descritto - dai Giapetici nella loro lingua scritta (RREGHINÒUN).
[modifica] Possibili provenienze non greche
[modifica] Provenienza Osca
Può darsi che esso derivi dall'osco dato che, come conferma lo Spanò Bolani, vi è un argomento decidsivo per escludere la tesi e cioè il fatto che gli stessi antichissimi greci parlano di un "reggino Laerco che fu discepolo di Dadalo di Atene e contemporaneo dei cretesi: Scillide e Dipene, discepoli di Dedalo anch'essi."
Questo Dedalo che, per sfuggire la crudeltà di Minosse, il Re di Creta, aveva cercato ricovero nella Sicania presso Re Cocalo, dicesi essere vissuto circa sei secoli e mezzo prima della fondazione di Roma e cioè nel 1409 a.C.
Che il nome di Reggio possa avere avuto in osco il significato di frattura è indiscutibile, conoscendo la situazione storica del luogo.
[modifica] Provenienza Semitica - sbarco di Aschenez e dei Giapetici
Molti storici tramandano che i reggini discendono da Aschenez, pronipote di Noè, che fondò la città intorno al 2000 a.C.
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«Aschenez in verità diede origine agli Aschenazi, che ora dai greci sono chiamati Reggini»
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E ancora riguardo "Reggio", dal libro di Giovanni Fiore, edito nel 1691:
Dunque eseguendo i calcoli se il diluvio universale avenne intorno al 2283 a.C.[1], aggiungendo 166 anni otteniamo 2283 + 166 = 2449....
la città di Reggio, creata nel 2283 a.C., viene acclamata la più antica città d'italia da Gio, Domenico Tassoni, Enrico Bacco, Gregorio Lode, Gabriele Barrio, e dall'Abbate Ferdinando Ughielli, i quali così ne scrivono:
![]() «Qui mortalium primus post universalem Cathachisnum in Italiam venit, atque ibi sedem posuit, ex quo intelligitur, Rhegium, totius Italiae vetustissimam urbem esse.»
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![]() «... giunse il primo dei mortali (parla di Aschenez) dopo il diluvio universale... , ... , Reggio, è la città più antica di tutta l'Italia.»
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[modifica] Il nome RHGINON sulle monete arcaiche
L'iscrizione RHGINON che troviamo in moltissime monete antiche, non è dell'alfabeto greco, e ciò è possibile stabilirlo ripercorrendo la storia dell'alfabeto.
Sembra che l'alfabeto, almeno il nostro, sia stato inventato dai popoli semitici del vicino oriente, della siria e della palestina nella prima metà del II millennio a.C.
la più antica iscrizione che si conosca è stata scoperta a Byblos nella Siria settentrionale ed è del XVII secolo a.C. l'alfabeto che si può ricavare da queste iscrizioni è composto, come tutti gli altri Semitici, di 22 lettere, ciascuna delle quali rappresenta una consonante. Le vocali non sono espresse, perchè nelle lingue semitiche esse fungono soltanto da attualizzatori del valore semantico generale, cioè ad esse spetta esclusivamente la determinazione particolare del semantema, che è costituito per lo più da due o tre consonanti; e tale determinazione si può intuire dal contesto. La scrittura va da destra verso sinistra. Ogni lettera semitica ha un nome determinato, e occupa un posto fisso rispetto alle altre. mettono in luce questa caratteristica i nomi e la disposizione delle lettere dell'alfabeto greco, che ripetono quasi perfettamente quelle dell'alfabeto ebraico.
La scrittura greca però ha adottato il metodo di scrivere da sinistra verso destra e troviamo che i segni delle lettere ebraiche che hanno le variazioni a sinistra, in greco si trovano a destra; per esempio la "erre" ebraica è scritta q, in greco invece P ed in ebraico si pronuncia "resh" mentre in greco "rho" (in ebraico ha il signoficato di "testa"). la lettera g in ebraico è scritta "come un 7 mentre in greco è girata a destra, all'inverso sulla liea orizzontale che la taglia così come una L capovolta.
Vediamo così come le scritte su tutte le monete suddette di Reggio, una erre ed una acca (la erre scritta P, nel periodo arcaico fu scritta R), che riproducono la fonetica ebraica e noi diremmo quella simile dei cugini Giapetici, di "rh" prima di pronunciare la suddetta G, si aggiunge il valore semantico con la vocale che deve dare il senso ed il suono che dia il valore onomatopeico che si vuol dare.
Concretizzanto quanto detto: se alla RH dobbiamo dare il senso del rumore continuo dello scorrimento come quello dell'acqua la pronunciamo "RHO", se si deve dare il senso del trauma improvviso come una rottura netta, improvvisa vi mettiamo la e, dunque "RHE". Segue la G, scritta come detto, all'inverso; segue la I o Y, che in semitico è una consonante ed il suonome ebraico è "yodh", in greco pronunziato "iota", e significa "mano", mentre il suono y (con la "i" semiconsonantica dell'italiano "ieri"); la N è scritta al solito all'inverso.
Ciò che lascia perplessi è la , aperta e chiaramente dalla parte di sotto che non troviamo in nessun alfabeto. la O ebraica, dicono i testi, si scrive
, il suo nome ebraico è "'ayin", il nome greco "ou", poi "o-micron", significa "occhio" (da noi ancora , nell'alfabeto muto, per indicare la
, si fa un cerchio con l'indice e il pollice e si porta dinnanzi all'occhio), con suono ' (spirante sonora faringale).
Viene solo da pensare che questa consonante così scritta aperta di sotto, debba essere una variante di quella semitica trovata a Byblos, per cui deve ritenersi accettabile come esistente nella scrittura degli Aschenazi o giapetici, come una O aperta di sotto o U rovesciata.
Con l'esame di questa parola, si ha anche l'effettiva esistenza degli Aschenazi riportata dagli storici.
la parola Reggio in greco è pacifico che non esiste e non la si può derivare in alcuna maniera. Qualcuno parla di lingua osca, ma ciò sembra sia da escludere per il fatto lapalissiano che questa consonante o lettera non esiste nè nell'alfabeto osco nè in quello etrusco, nè chiusa nè aperta nè quadrata.
Possiamo tranquillamente stabilire che la parola, o meglio questo nome, è stato dato in lingua giapetica dagli Aschenazi, derivata dal corrispondente alfabeto Caldaico e fedelmente riportata nelle monete. potrebbe configurarsi nella RHE il suono della frattura repentina con boato, oppure dal significato di "testa", terra che si erge dal mare come una testa che si erge dal corpo con, forse, in mezzo una collinetta sabbiosa, come le colline di sabbia rimaste sulle due sponde; della "gamma" e della "enne" i testi dicono che sono di significato dubbio; la "iota" significa "mano", forse che si stringe ad altra mano, dando il senso dell'istmo; la = "occhio", ovvero cosa che si vedeva e non si vede più.
Comunque, una cosa è certa tramandata e risaputa e cioè che quest'istmo ed il nome significa "frattura". Tanto è vero che epr effetto di questo fenomeno che si attribuiva al mare o a Poseidone, la città, per consiglio di Antioco, fu a lui consacrata e sulle monete, col detto Nume, si è incisa la parola originariamente data a Reggio per il fenomeno dai Giapetici e nella loro lingua scritta . Questa parola, con l'originale pronunzia, è consacrata nella storia verbale dei nomi e vieppiù nella pronunzia per chi la vuol capiree capisce la vera essenza di un popolo. la pronunzia corretta, originale è dunque Rrèggio con quasi tripla erre che dà l'idea del rumoroso e repentino scivolamento ed insabbiamento e la successiva gamma e la consonante O con pronunzia spirante sonora faringale, come il gloou, glooug del mare che inghiotte.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Note
- ↑ Gli scavi archeologici testimoniano di una grande inondazione in Shuruppak, estesa fino a Kish e Uruk avvenuta tra il 2900 a.C. e il 2750 a.C. Altri scavi in Ur testimoniano due inondazioni minori databili prima e dopo il grande diluvio.